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Autore: Less_    22/08/2011    1 recensioni
Leggo da una vita, dovrei essere brava con le parole. Ma non credo sia così. Se lo fossi, magari non ci sarebbe bisogno di scriverti. Magari sarei riuscita a dirti subito quello che adesso affido alla carta. Però sono sempre stata un tipo da gesti eclatanti. Quel tipo di persona casinista che fa cose assurde e plateali. Quindi era probabile che avrei finito per fare così, un'altra volta. Perciò ecco il punto; tutto quello che non sono riuscita a dirti, che avrei voluto esprimere prima. Ti voglio bene.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao G.
Sai, leggo da una vita, dovrei essere brava con le parole. Ma non credo sia così. Se lo fossi, magari non ci sarebbe bisogno di scriverti. Magari sarei riuscita a dirti subito quello che adesso affido alla carta. Però sono sempre stata un tipo da gesti eclatanti. Quel tipo di persona casinista che fa cose assurde e plateali. Quindi era probabile che avrei finito per fare così,
un'altra volta.
Perciò ecco il punto; tutto quello che non sono riuscita a dirti, che avrei voluto esprimere prima.
Tu avevi gli occhi che brillavano e io scommetto di aver avuto l'aria da idiota. Per una volta. Istupidita, direi. Scommetto che ti ho guardata come se ti fosse spuntato un terzo occhio. E' che non riuscivo a capacitarmi. Chiedi a mio padre e a mia madre, quante volte ho continuato a dire: "Se ne va in Nigeria", come una babbea. Ultimamente ho avuto problemi con i libri, avevo bisogno di rileggere più volte la stessa frase per comprenderne il significato. E' stato un po' come tornare alla scorsa settimana. Non
capivo proprio, in termini pratici, cosa stessi cercando di dirmi, cosa la mia stessa testa stesse cercando di dirmi.
E' stato... uh, non terribile, no. Però spiacevole.
E quindi ecco perché non ti ho detto niente. Ecco perché continuavo ad abbassare lo sguardo sulla borsa e riportarlo su di te. Due volte. Tre volte. Ripetutamente. Ecco perché ti ho balbettato una specie di domanda idiota - sì, di nuovo, idiota - mentre cercavo di afferrare il concetto.
Ecco perché sono riuscita a malapena a stringerti in un abbraccio un po' - decisamente - goffo per le mie braccia disabituate, e schioccarti un bacio sulla guancia - quello che probabilmente aspettavi dall'ultima volta che mi hai offerto qualcosa che contenesse cioccolato, giusto?
Il punto è. Devo esserti sembrata sconvolta. Il che è vero, non fraintendermi. Assolutamente vero.
Ma non voglio che pensi che io non sia felice per te. Perché lo sono, davvero.
Non ho pensato che non dovessi andare, mai, neanche una volta.
Ma ho pensato a come sarebbe stato per me restare. Sto benissimo dove sto, ma mi mancherai.
E mi mancherai tanto, perché sei una buona amica.
Non stringo amicizia molto facilmente. Si intuisce? Non lo so, non te l'ho mai chiesto prima. Adesso, sì, è vero, ho parecchi amici. Ma non è sempre stato così. E non è sempre stato facile. E, cosa più importante, non è nemmeno sempre stato semplice incontrare amici per i quali il gioco valesse la candela.
Be', sembrerà patetico, stupido e romantico, molto strano sulla mia bocca, forse quasi fuori posto, però tu eri una di quelli.
Una di quelli che avrei voluto al mio fianco per tutta la vita. E poco importa che non stai per morire, che vai solo (?) in Nigeria, e che tornerai per Natale e a vedere il saggio di teatro. Sono certa che sentirò sempre un gran vuoto nel posto che prima occupavi tu. Volevo dirti questo, ecco. Quando sono stata zitta e inebetita a fissare oggetti random per non dover guardare il tuo viso splendente di gioia, in qualche modo volevo dirti questo. Il fatto è che non mi affiderei troppo alle cose che si leggono negli occhi; è molto poetico, ma non sono ancora riuscita a trovare un dizionario.
Volevo dirti che sei una bella persona, e che mi mancherai, e che non ci sarà mai nessuno come te a sclerare a casa della professoressa di francese, a fare video da esaurimento nervoso, a contagiare tutti con la tua esuberanza, a fare quelle risate così
strane, credimi, che quando le provocavo io mi chiedevo sempre se mi stessi sfottendo in qualche oscuro modo a me sconosciuto. Non ci sarà nessuno ad essere puntuale, caustico e senza stinchi come te. Non ci sarà mai nessuno al tuo posto. E' tuo, per sempre.
E sappi che, segretamente, sono una di quelle persone che vorrebbe abbracciare tutti, tutto il mondo, ma in particolar modo quelli che fanno sorridere. E tu lo facevi. Ma non ti ho mai abbracciata perché volevo che, quando l'avessi fatto, avesse un valore.
Che non fosse il solito gesto di 'tutte le mattine' che non avrebbe fatto la differenza, ma sarebbe stato solo uno strenuo tentativo di dirci qualcosa di più. Ed ecco, spero che la persona che hai conosciuto in me ti abbia lasciato qualcosa; anche se vorrei non doverti
lasciare proprio niente. Spero che mi ricorderai, magari con un sorriso, o magari con commozione. Che mi ricorderai o, più semplicemente, che mi immaginerai mentre tramavo per mettere on-line qualcosa che in fondo era solo nostro.
Ti lascio, con questa lettera estremamente sdolcinata, che non mi si addice proprio per niente, e che è, fra le altre cose, anche stupida, perché, come continuo a ripetermi, non sei mica morta. E forse non è neanche il massimo scrivere 'morta' più di una volta, in una lettera, ma ormai mi conosci, sai come sono fatta, e adesso stai scoprendo questo lato di me, che comunque è assurdo e scemo quanto l'altro.


Per sempre e ovunque tua,
Alessia

Ti voglio bene.

 

 

Autrice Mittente


Okay, c'è davvero bisogno di fare una cosa tanto ovvia come dedicarlo a G.?
... Dedicato a G.

Alessia

   
 
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