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Autore: CamBk    22/08/2011    2 recensioni
Ehi, mi chiamo Camilla, e non oso ancora definirmi scrittrice nonostante buttar giù parole su un foglio di carta sia la mia occupazione preferita.
Questa fan fiction si ispira all'amore platonico che provo nei confronti del frontman della band dei Tokio Hotel, Bill Kaulitz.
In questo racconto di pura fantasia, la protagonista Mona, ragazza italiana di origini tedesche, vivrà una tormentata storia d'amore 'al sapore di Germania'.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tiro un respiro profondo, e mi lascio cadere sul letto, priva di forze.
Acchiappo il cellulare e in un attimo aggiorno: ‘Oggi lato ovest di Amburgo, più morta che viva. Xoxo, M.’
Val appena entrata in camera s’è tuffata nella doccia, e sono trascorsi all’incirca venticinque minuti; in questo momento un devastante mix di noia-sonno-freddo-fame mi sta assalendo, dunque afferro il portatile di Val accuratamente nascosto sotto le lenzuola e comincio a navigare in Internet.
Come aveva detto che si chiamava quel locale? Ban..no. Nuch..no no. Ah sì, Bunte Nacht !
Digito rapidamente il nome del famoso locale di cui mi aveva parlato Val, e mi appaiono immediatamente una serie di commenti positivi al riguardo.
Col tedesco non vado un granchè lontano, lo ammetto; ho un sette striminzito.
Ma riesco in linea generale a capirne qualcosa; sul comodino trovo un foglietto di carta e ci annoto sopra l’indirizzo.
Qualche istante dopo Val fa capolino dalla porta scorrevole del bagno, è meravigliosa; indossa dei legghins neri lucidi, un top di paillets argentate, una giacchetta nera che le sta a perfezione e un paio di tacchi a dir poco vertiginosi.
Ha raccolto i capelli in un’acconciatura che fa tanto ‘attrice anni ‘80’, ed il trucco è più pesante del solito.
- Sei splendida, ma non è una novità, no?- resto seduta a gambe incrociate sul letto, e le faccio cenno di fare una giravolta su se stessa.
Val simula una mini sfilata nel nostro buco di stanza al secondo piano, e si ammira soddisfatta allo specchio;
-Ora tocca a te, la reggia è tutta tua ! – sorride, indicandomi il bagno.
-Volo!- rispondo, e dopo pochi minuti sono finalmente nella doccia.
L’acqua bollente mi accarezza il corpo, e il vapore tenta di annebbiare i pochi pensieri che aleggiano nella mia mente; chiudo gli occhi e mi abbandono totalmente al piacere di questo momento.
Dopo un quarto d’ora circa, riemergo dai fumi bollenti di questo squallido box doccia, e resto immobile davanti allo specchio in accappatoio.
Quando sono sola con me stessa, mi autodistruggo. La mia immaginazione prende a viaggiare velocemente, infiltrandosi in ogni pensiero remoto, risvegliandolo;
pur sforzandomi di restare lucida, mi soffermo su un’immagine che appare nitida nella mia mente.
Quale è il suo potere? Mi domando.
Ogni qualvolta mi trovo sola, davanti ad uno specchio, oppure abbandonata in un sonno non del tutto profondo, i miei pensieri si concentrano sulla stessa, monotona seppur meravigliosa immagine.
Un ragazzo alto, moro, dal corpo esile e ossuto; occhi nocciola intensi, tratti delicati e femminili, e due labbra chiare e carnose.
Ne sono innamorata, e nonostante sia un perfetto sconosciuto credo fermamente di desiderarlo più di qualunque altra cosa al mondo; 
un senso di leggera malinconia mi pervade la pelle e si tuffa nel mio stomaco, trasformandosi in uno spiacevole subbuglio.
Ad un tratto, quasi magicamente, una lacrima spinge prepotentemente contro la mia palpebra, e sfocia sulla mia guancia ancora umida.

***

-Sei magica stasera, spettacolare!- si complimenta Val, divertita.
Mi osservo allo specchio ma pur sforzandomi non noto nulla di speciale nella mia immagine riflessa;
indosso un vestitino in lana color pietra, abbinato a un paio di collant nere e degli stivali in coordinato. I miei capelli ricci color oro mi ricadono con dolcezza sulle spalle, e il viso ancora da bambina è velato solo da un sottile strato di trucco.
-Ah Val, quasi dimenticavo ! – distolgo lo sguardo dallo specchio e mi rivolgo alla mia compagna di stanza – ho avuto informazioni sul Gunte Nacht, apre alle 22.00 e questo è l’indirizzo – aggiungo porgendole il foglietto di carta sgualcito su cui ho distrattamente annotato qualche parola.
-Ah,ragazza mia, io ti amo ! – esclama entusiasta Val, cingendomi in un abbraccio decisamente energico.
-Allora, che aspetti?- conclude, catapultandosi fuori dalla stanza in men che non si dica.

***

QUESTA SERA DUE OSPITI A SORPRESA, BRINDIAMO AD UNA NOTTE PIU’ VIVA CHE MAI.
BUNTE NACHT.
I miei occhi scorrono distrattamente sulla locandina illuminata all’ingresso del pub-discoteca più ‘in’ di Amburgo; tento invano di sguinzagliare la mia fantasia, un attimo prima che Val mi piombi davanti come un uragano, e mi trascini verso l’ingresso del locale.
-Siamo minorenn..- tento di sussurrarle.
-Sh, lascia fare a me ! – mi zittisce Val, e si avvicina al buttafuori con sguardo sensuale. Gli sussurra qualcosa, e l’uomo sulla trentina, affascinato dal sex appeal della mia amica, non oppone alcuna resistenza al nostro passaggio.
Un esplosione di musica mi invade i timpani, e fatico a farmi strada tra la folla che mi circonda;
ovunque posi il mio sguardo, noto ragazze in atteggiamenti intimi con uomini decisamente più avanti d’età; ad un angolo, sforzandomi, distinguo due figure intente in qualche traffico che di pulito ha ben poco; tento invano di raggiungere Val, che è già sfrecciata verso il piano bar e regge tra le mani un bicchiere colmo di non-so-che-cosa dal colore rossastro.
Le luci psichedeliche delle discoteche hanno sempre messo a dura prova i miei nervi, facilmente urtabili, e la mia lucidità.
Ad un tratto sento una mano forte e mascolina che con tocco energico e deciso di posa sul mio fondoschiena.
Un senso di sgradevole schifo mi percorre il corpo, posandosi sul mio stomaco, e provocandomi  una nausea incontrollabile; la stessa mano ora si avvicina al mio viso, e mi sventola sotto gli occhi una banconota da cinquanta.
-Non sono una puttana, stronzo- grido, cercando di sovrastare il fracasso creato dalla musica.
Mi gira la testa, e temo che il mio stomaco reggerà ancora per poco; il sangue mi pulsa nelle vene bollente, e sento quasi cedermi le gambe.
Devo prendere aria, e sgomitando cerco di dirigermi verso il segnale ‘USCITA’ a circa una decina di metri da me.
Pochi attimi e come per magia sento l’aria gelida entrarmi dentro velocemente, e darmi una scarica di forza; mi trovo in un vicolo cieco, illuminato solo in parte da un lampione al neon.
Respiro, chiudo gli occhi, respiro nuovamente.


 
  
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