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Autore: live in love    22/08/2011    5 recensioni
Tratto dal Prologo:
[- Portane uno anche a lei, va - la indicò con un gesto del capo ridacchiando, indignandola lievemente per quel suo modo sbruffone.
Il barista le posò davanti in meno di un secondo un bicchiere dello stesso liquore, felice che avesse ordinato qualcosa di più forte della sua coca-cola.
............
- E sentiamo, Mr- sono-bravo-a-leggere-le-persone, cosa te lo fa capire?- chiese pungente e sarcastica, guardandolo con un sopracciglio inarcato. Di solito non rispondeva così, se non quando una persona la provocava particolarmente.
Lui, tuttavia, sembrò divertito dalla sua risposta.]
Salve, questa è la nuova versione della storia che avevo già pubblicato.
....
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I WILL ALWAYS CHOOSE YOU

I WILL ALWAYS CHOOSE YOU


2

Bad Day

Si chiuse la porta alle spalle, lasciandovisi andare poi contro per un breve istante. Cercando di essere il più silenziosa possibile ma anche veloce, salì le scale di corsa trattenendo il respiro e tenendo le scarpe in mano per paura di svegliare Jenna e Alaric. Allora si che sarebbero stati guai, visto che non avrebbe saputo proprio cosa dirgli per giustificare il fatto che stesse rientrando a casa alle quattro di notte.

Si sentiva come un’adolescente che rientrava di nascosto dalla discoteca all’insaputa dei genitori

Non che la realtà fosse molto diversa. Si doveva unicamente sostituire “notte di sesso con sconosciuto” a “discoteca” e “zii” a “genitori”.

Solo quando la porta di camera sua fu ben chiusa alle sue spalle e lei si fu gettata a pancia in giù sul letto, si concesse di respirare finalmente a pieni polmoni.

Lanciò malamente via quelle odiose scarpe col tacco e affondò ancor di più il viso nel cuscino, sprofondandovi dentro.

Si voltò poi a pancia in su, passandosi stancamente una mano sul viso a scostarsi i capelli scuri dal volto. Ma cosa diavolo le era saltato in mente? Andare a letto con uno sconosciuto… doveva essere proprio ubriaca.

Si morse un labbro chiudendo gli occhi, mentre gli unici ricordi - si perché non ricordava quasi nulla di cosa era accaduto - inerenti al suo risveglio le invadevano insistenti la mente.

Quella mattina, o meglio notte, quando si era svegliata per la sensazione di caldo soffocante, aveva percepito subito qualcosa di strano, diverso.

Non era riuscita a spiegarsi cosa fosse e non ci aveva neanche fatto molto caso, infondo era un bel po’ che non dormiva nel suo letto. Inoltre, il pulsare insistente del mal di testa l’aveva distratta adeguatamente. Aveva emesso un gemito basso, scoprendo di avere la gola arsa e la bocca impastata, passandosi una mano sulla fronte nel tentativo di alleviare quel fastidio, che però non aveva accennato a scemare.

Poi aveva cercato di aprire gli occhi ma le palpebre erano ricadute pesanti a preluderle la vista in pochi secondi.

Aveva, allora, provato a muoversi nel tentativo di attenuare quel soffocante caldo che continuava ad opprimerla, con scarsi risultati visto che era riuscita a mala pena a muovere un braccio.

Non ricordava che camera sua fosse così calda e buia.

Mugolando qualcosa di indefinito, aveva quindi cercato di muoversi nuovamente, questa volta con più successo, scalciando via le coperte con una gamba, godendo di quel poco refrigerio della sua gamba nuda a contatto con l’aria fresca.

Si sentiva intorpidita, soprattutto nelle gambe, come se avesse fatto troppa ginnastica o fosse andata a correre.

Gli occhi le si erano sbarrati quasi in automatico un secondo dopo aver formulato quel pensiero. Lei non era andata a correre però, era stata l’obiezione allarmata e spontanea del suo cervello.

Spinta come da una forza sconosciuta, o più probabilmente dal sesto senso femminile, si era voltata alla sua destra con un movimento brusco e aveva dovuto reprimere malamente un urlo alla vista di una presenza maschile profondamente addormentata al suo fianco.

Aveva boccheggiato con le guance rosse quasi in preda al panico, non riuscendo a collegare in modo congruo e con logica i suoi ultimi ricordi al bar e la realtà di quella situazione.

L’ultima cosa che ricordava nitidamente era di essere andata al Grill per bere qualcosa con Caroline, ma che poi lei le aveva dato buca e uno sconosciuto le aveva offerto da bere.

Ed evidentemente ci era andata a letto. Si era tirata a sedere di scatto, accorgendosi troppo tardi che un braccio di quel ragazzo a lei sconosciuto era appoggiato mollemente sul suo ventre.

Aveva trattenuto il respiro, temendo che si svegliasse ma lui si era limitato solo a borbottare infastidito qualcosa e a voltarsi poi dall’altro lato, rivolgendole la schiena muscolosa.

Si era morsa quasi a sangue le labbra e si era maledetta per essersi ficcata in quella situazione. Per una volta che si lasciava un po’ andare, guarda come andava a finire!

Aveva cercato di guardarsi intorno alla disperata ricerca di qualcosa di noto che le indicasse dove si trovasse, ma la penombra della camera le aveva concesso di vedere ben poco e decisamente non familiare.

Aveva tentato di vedere anche in volto quel ragazzo, ma il buio e la sua posizione non le avevano permesso di vedere nulla.

Non ci si era soffermata più di tanto, volendo andarsene il prima possibile di lì e possibilmente senza che lui si svegliasse, e così dopo un’altra breve occhiata di sfuggita, era scappata da quel letto cercando a tentoni i suoi abiti che , per fortuna, non erano tanto lontani.

Si era vestita velocemente, tanto che a stento ricordava di essersi messa l’intimo nel verso giusto e non al contrario, e poi era uscita dalla porta ritrovandosi, con sua grandissima sorpresa, in un corridoio illuminato dove si affacciavano numerose camere dalla porta laccata di bianco e una targhetta in oro affissa sopra. Doveva essere un hotel o qualcosa di simile.

Con gli occhi socchiusi per la troppa luce, aveva percorso in fretta tutto il corridoio, rischiando di inciampare più di una volta nella moquette, e poi le poche scale, mentre la paura di essere finita chissà in quale posto dimenticato da Dio iniziava a farsi strada in lei con troppa insistenza.

Si era ritrovata in una sorta di hall con pareti color crema e divani intonati dopo un secondo, un uomo di mezza età a sonnecchiare dietro il bancone in legno scuro con un giornale.

Gli si era avvicinata quasi correndo, chiedendogli febbrilmente dove si trovasse.

Probabilmente doveva averlo anche spaventato visto che aveva sobbalzato prima di rivolgerle un’occhiataccia scocciata, come di uno che è abituato a quelle domande e non ne ha più voglia di rispondere.

Quando le aveva detto annoiato che era poco fuori Mystic Falls aveva sospirato con sollievo, guadagnandosi uno sguardo allucinato da parte di quell’uomo. Si sarebbe anche messa a saltare dalla gioia se non fosse stato per il mal di testa post sbornia che l’affliggeva e che, oltre tutto, si era anche acutizzato per la corsa.

Ritornò improvvisamente al presente proprio a causa del mal di testa, che, nonostante l’aspirina che aveva ingurgitato in macchina, non le era passato.

Con uno sbuffo cambiò nuovamente posizione, mettendosi questa volta su un fianco.

Odiava la post sbornia, non che ne avesse avute poi molte nella sua vita ma decisamente odiava quelle poche che aveva avuto.

Sbadigliò, mentre la sonnolenza, causata dal farmaco e dall’adrenalina della fuga ormai passata, iniziava a farsi sentire. Il pensiero di chi fosse quel ragazzo le impedì, però, di prender sonno.

Era da quando era uscita da quell’hotel - che aveva letto essere a tre stelle sull’insegna- che continuava a cercare di ricordarselo senza successo. Ne aveva un immagine sfocata nella mente, annebbiata probabilmente dalla sbronza.

Nei suoi sprazzi di ricordi, davvero vaghi e pochi, vi erano solo dei capelli scuri, battute pungenti e occhi sorprendentemente azzurri, quelli si che li ricordava bene.

Non ricordava null’altro.

Poco male, si disse con gli occhi già chiusi dal sonno e la mente annebbiata dall’analgesico, probabilmente doveva essere solo di passaggio dal momento che alloggiava in un albergo, quindi non lo avrebbe incontrato mai più.

Sprofondò in un sonno cupo e senza sogni e quando si svegliò, nonostante le sembrasse di aver dormito solo pochi minuti, era già tarda mattina e il sole era alto in cielo.

Si stiracchiò, notando che il mal di testa era per fortuna del tutto scomparso mentre sentiva il resto del corpo ancora un po’ indolenzito. Arrossì improvvisamente, ricordandosi il perché di quei dolori e cosa era accaduto quella notte.

Insieme al lenzuolo leggero scacciò via anche quel pensiero. Non lo avrebbe incontrato mai più probabilmente, si disse mentre si toglieva gli abiti della sera precedente e indossava una tuta, quindi non c’era alcun problema.

Legandosi i capelli in una coda alta scese in cucina, dove Jenna stava trafficando ai fornelli.

- Buongiorno – salutò sedendosi su uno degli alti sgabelli al bancone della cucina ed emettendo un o sbadiglio.

- Buon giorno? Io direi più buon pomeriggio visto che sono le undici e mezza- ridacchiò la donna voltandosi verso di lei con un vistoso grembiule a quadri verde.

Incredula, Elena, alzò gli occhi sull’orologio con un buffo gallo disegnato al centro appeso sopra la porta.

- Non pensavo di aver dormito così tanto – bofonchiò accettando però la tazza di caffè che Jenna le porgeva con un sorriso divertito.

- Hai fatto tardi ieri sera?- le chiese poi rivoltandosi verso i fornelli, anche se più che una domanda suonava come un’affermazione – Io e Rick ti abbiamo aspettata alzati fino a mezza notte.-

- Ehm, si - affermò vaga, affondano il volto nella tazza per nascondere l’imbarazzo. Era meglio non dirle cosa era accaduto realmente.

- Cosa stai facendo?- tentò di sviare il discorso e spostare l’attenzione su qualcosa d’altro, fortunatamente riuscendoci.

- Sto facendo la mousse al cioccolato con fragole per stasera- le spiegò – Ma non capisco se va aggiunto prima o dopo il latte- bofonchiò poi fra se se chinandosi su un ricettario, praticamente nuovo di pacco, appoggiato vicino ai fornelli.

- E ci stai riuscendo?- le chiese stranita, corrugando le sopracciglia alla vista di quella poltiglia che stava girando nel pentolino. – Perché, senza offesa, ma non assomiglia molto a una mousse-

Jenna non era in grado neanche di cuocere la pasta, figurasi fare un dolce!

- Certo! - affermò con troppa enfasi. - Ok, per niente.- ammise alla sua occhiata decisamente scettica. - Ma è l’unica cosa che Rick mi ha lasciato fare per la cena di stasera e non voglio deluderlo -

- Cena?- chiese confusa, alzandosi e appoggiando la tazza ormai vuota nel lavello. Che lei ricordasse non ce ne era nessuna in programma.

- Si, quella con i testimoni e le damigelle - gesticolò con un cucchiaio in mano, finendo con lo schizzare un po’ ovunque gocce di cioccolato.

- Non te ne avevo parlato?- le chiese successivamente, notando la sua espressione totalmente smarrita.

- No, direi di no. - si appoggiò con i fianchi al bancone della cucina.

- Oh, mi devo essere dimenticata. Comunque, Rick ha avuto la brillante idea di organizzare questa fatidica cena prima del matrimonio per conoscerci meglio.-

- Ma non è Jeremy il suo testimone?- le chiese corrucciata, o almeno così le aveva detto suo fratello.

- In verità Jeremy è il secondo, il suo vero testimone di nozze è un suo amico, un tipo davvero altezzoso e insopportabile. Si crede chissà chi solo perché ha un bel faccino. – affermò con una smorfia stizzita.

- Bel tipo - ridacchiò rubandole una fragola e beccandosi uno schiaffo leggero sulla mano – Non andate molto d’accordo , eh?-

- No e non capisco come possa essere amico di uno come Rick. Sono agli antipodi! – bofonchiò.

Lanciò un’altra occhiata all’orologio, notando che era già mezzogiorno e che lei era in tremendo ritardo.

Rubò un’altra fragola con una risata divertita.

- Vado a farmi una doccia, devo vedermi con Caroline per pranzo -

- Ok, a dopo-

Era già fuori dalla cucina quando si sentì chiamare.

- Elena? -

- Si? - tornò indietro, sporgendosi oltre la porta scorrevole.

- Compra un dolce, va - le disse sconsolata, buttando via la poltiglia nella pentola.

- Meglio – annuì lei.

************************

- Ok, Care, non sto respirando. - sorrise nell’abbraccio stritolante della bionda, tuttavia felice di quella manifestazione di affetto.

- Oh, scusa scusa. Solo mi sei davvero mancata – le sorrise sedendosi dall’altro lato del tavolino.

Si erano viste in un locale carino all’aperto nel centro del piccolo parco di Mystic Falls, dove per fortuna c’era un po’ di refrigerio dal caldo soffocante di quel giorno.

- Anche tu - le sorrise di rimando.

Da bambine non erano mai andate molto d’accordo e la cosa si era un po’ complicata con l’adolescenza a causa dei ragazzi. Si erano ritrovate però poi un giorno, in seconda liceo, a parlare e le cose erano lentamente migliorate fino a stabilizzarsi in una sana e affiatata amicizia.

- Comunque che faccia che hai! Cos’è, te la sei spassata tutta la notte con uno sconosciuto?- scherzò un secondo dopo con una risata argentina, sistemandosi il tovagliolo bianco sulle gambe.

Elena arrossì violentemente a quelle parole, mordendosi colpevolmente il labbro e puntando lo sguardo da tutt’altra parte.

Dannazione, Caroline aveva il pessimo vizio di captare le cose proprio quando non doveva!

- O mio dio, è così !- trillò l’amica con gli occhi azzurri sbarrati, vedendo la sua reazione - Non ci posso credere!- continuò a ridere lasciandosi andare contro lo schienale della sedia in vimini.

- Non è divertente – bofonchiò invece lei.

- Ok, ok la smetto - alzò le mani in segno di resa, un sorriso di puro divertimento sulle labbra.

- Non ti facevo comunque una da una botta e via- affermò proprio mentre il cameriere portava le loro ordinazioni. Il ragazzo le lanciò un’occhiata improvvisamente interessata, doveva aver sentito le parole della bionda.

- Shh, Caroline parla piano- l’ammonì ancor più in imbarazzo, guardandosi intorno per vedere se qualcun altro aveva sentito, ma nessun altro sembrava aver fatto troppo caso a loro.

- Non ti facevo comunque una da una botta e via- ripetè ma questa volta in un sussurro, protendendosi in avanti sul tavolo.

- Neanche io- mormorò tetra Elena con uno sbuffo.

- Oh andiamo Elena, non è mai morto nessuno per una cosa del genere. anzi!- la riprese vedendo la sua espressione. – E un po’ di sano divertimento non ti fa certo male!-

- Ad ogni modo, chi è lui?- le chiese schietta e curiosa assaggiando la pasta al forno che aveva nel piatto.

- Non lo so. Non mi ricordo quasi nulla.- ammise con una alzata di spalle.

Il volto di quel ragazzo non era ancora riemerso dai suoi ricordi. – Mi sono svegliata questa mattina in un hotel fuori Mystic Falls -

- Sai, fa molto film da adolescenti – agitò la forchetta nella sua direzione, prima di assottigliare gli occhi pensosa. – Aspetta, non ricorda proprio quel film con Angelina Jolie… o no forse era con un’altra attrice. Va beh, quello in cui loro due vanno a letto insieme e poi si ritrovano sposati la mattina dopo?..si quello in cui… Aspetta non ti sei sposata, vero?- finì quello sproloquio, leggermente allarmata.

- No, direi di no - rise di quella possibile eventualità. Ci sarebbe mancata proprio solo quello alla sua vita incasinata.

- Meno male, anche perché vorrei essere la tua damigella in quel caso -

- A proposito…Jenna ti ha detto della cena di stasera con damigelle e testimoni?- le chiese, iniziando anche lei a magiare il suo pranzo.

- Si ma arriverò solo per il dolce, perché prima devo preparare un servizio per domani. L’hanno assegnato a me e non a quella arpia di Andie Star, non posso lasciarmi sfuggire quest’occasione.- le spiegò.

Caroline lavorava al TV News, il telegiornale della città, e sapeva perfettamente quanto odiasse la sua collega, a detta sua “ un’arpia avida con un ego grosso quanto il suo di dietro”.

- Tornando alla nostra conversazione, e non pensare di cambiare discorso, non ti ricordi proprio nulla? Neanche il nome?- le chiese curiosa.

- No - mormorò. – Solo che aveva i capelli scuri e gli occhi azzurri, molto azzurri.-

- Bhe, direi che non è molto di aiuto visto che praticamente metà della popolazione di questa città ha gli occhi chiari.-

- Comunque, non penso sia di qua perché io non l’ho mai visto e poi a quanto pare vive in un hotel, quindi non c’è problema ..– alzò le spalle in una tacita conclusione.

- Uh, straniero e sconosciuto… ancora più intrigante!- la fece ridere simulando un tono malizioso.

Continuarono a parlare del più e del meno, del suo lavoro e del matrimonio di Jenna di cui entrambe erano damigelle.

Jenna infatti aveva preferito Caroline come damigella che l’odiosa cugina Beth ed Elena non poteva essere più che d’accordo con lei.

- Se vuoi posso vedere se c’è un posto libero al giornale – propose la bionda dopo che avevano pagato il conto e si stavano dirigendo verso le rispettive macchine. - Certo non sarà il New York Times ma meglio di niente-

- Davvero? Grazie- le sorrise grata. Non aveva per nulla voglia di stare con le mani in mano e visto che era tornata per restare tanto valeva trovarsi un lavoro al più presto.

– Ah , Care?-

- Non ti preoccupare non dirò nulla a Bonnie – l’anticipò lei entrando in macchina – Ci vediamo stasera -

************************

Stefan aveva aperto la pesante porta con un enorme sorriso stampato in volto e gli occhi luminosi, per poi abbracciarla di slancio.

Le aveva sussurrato quanto gli fosse mancata e quanto fosse felice di vederla con parole dolci, in pieno stile Stefan, per poi lasciarla finalmente entrare in casa.

Casa Salvatore era sempre la stessa, si disse ammirando il soffitto lavorato finemente. Quadri famosi e costosi… mobilia raffinata e antica ….e beh decisamente molto disordine.

- Non mi ricordavo fossi così disordinato- gli fece notare lei una volta entrata in quell’enorme stanza che lui osava definire semplicemente “salotto”.

Lasciò cadere la borsa nera sul divano e continuò a guardarsi in giro, notando che era davvero in disordine, cosa decisamente non tipica di uno pignolo come Stefan.

C’erano libri e cd un po’ ovunque, una pila di dvd sul tavolino nell’angolo con delle riviste di auto e alcune giacche lanciate un po’ ovunque sulle poltrone.

- E’ colpa di mio fratello - mormorò con tono sconsolato, lasciandosi cadere sul divano con un piccolo rimbalzo.

- Non sapevo fosse tornato.- affermò sorpresa da quella rivelazione.

- E’ tornato a casa dopo Natale -

- Non me lo avevi detto - si sedette al suo fianco, accavallando le gambe e lisciando la stoffa leggera dell’abitino blu che indossava..

- Bhe decisamente, Damon non è uno dei miei argomenti preferiti- si difese lui con una semplice e infantile alzata di spalle.

- Come fanno le cose con lui?-

Sapeva che i due fratelli non avevano un ottimo rapporto, anche se non si era mai osata chiedere il perché. Da quando conosceva Stefan, quindi ormai quasi nove anni, non ne aveva mai sentito parlare. Era stata lei il più delle volte a chiedergli qualcosa della sua famiglia e di lui da tipica fidanzata curiosa, ma lui prontamente aveva sempre sviato il discorso dopo poche – e per nulla positive- parole al riguardo.

Elena non lo aveva mai incontrato e , adesso che ci pensava, non lo aveva neanche mai visto in foto. Sapeva solo che il padre, dopo la morte della moglie, lo aveva spedito in collegio e che aveva frequentato Yale. Non sapeva niente d’altro, neanche che faccia avesse.

- Mi sta rendendo la vita un vero inferno. Lascia perennemente la casa in disordine e io non ho tempo di metterla in ordine perché ho dei turni massacranti, tiene il volume alto di televisione e stereo fino a tarda notte impedendomi di dormire , svuota il frigo e non fa mai la spesa. Finisce sempre tutta l’acqua calda, e ora che è estate mi va anche bene ma come farò di inverno? Mi verrà la polmonite - snocciolò a raffica, come sull’orlo di una crisi di nervi.

- Sai ti manca solo il grembiule, perché per il resto parli già come una casalinga disperata - lo prese in giro lei, con un sorriso divertito da quello sproloquio, sistemandosi meglio nel divano. – E poi andiamo, non può essere così male - ridacchiò divertita dalla sua espressione sconvolta e allucinata a quelle parole – Non esiste nessuno così pieno di difetti al mondo -

- Non capisci , Elena, è demoniaco – sbuffò con gli occhi sbarrati, come se lei non volesse capire una verità evidente e universale – Mi fa anche i dispetti, sai? Sa che odio il cibo cinese e ordina sempre quello, pagando con i miei soldi per di più!- espirò frustrato, facendola ridere ancora più forte.

- I miei genitori hanno concepito Lucifero in persona – mormorò sovrappensiero, prima di scoppiare in una grossa risata anche lui.

- Allora ti conviene munirti di molta acqua Santa- scherzò.

Il trillo del suo cellulare l’avvisò che le era arrivato un messaggio.

- Devo andare- sbuffò leggendo il messaggio di Jenna, dove le intimava di tornare a casa immediatamente perché non sopportava più la compagnia. Non pensava fosse già così tardi.

Le scappò un sorriso immaginandosi le facce seccate di sua zia.

- Alaric ha organizzato una cena con testimoni e damigella. E io devo ancora andare a prendere il dolce - gli spiegò alzandosi in piedi. – Spero solo non sia il professor Brain – mormorò schifata al ricordo dell’amicizia che aveva con Alaric.

Quell’uomo era stato il loro professore di letteratura inglese e , oltre ad avere una passione per lo Scotch, amava particolarmente le sue studentesse. Ballare al matrimonio di sua zia con un vecchio marpione era decisamente l’ultima cosa che voleva.

- Non so chi sia il suo testimone , ma non penso sia lui comunque –

- Meno male - rise.

Gli diede un bacio sulla guancia come saluto e poi salì in macchina, diretta verso casa sua non sapendo cosa le sarebbe spettato.

*****************

- Scusa il ritardo ma c’era una coda infinita in pasticceria - esordì entrando in casa trafelata – Ho preso la torta ai lamponi – le diede il piccolo pacchetto colorato, facendo attenzione che non si rovinasse visto tutta la fatica che aveva fatto per aggiudicarsela.

Percepì un vociare nella stanza affianco, la cucina, e poi delle risate che fecero alzare infastidita gli occhi al cielo a Jenna.

- Si, si non ti preoccupare – le rispose sbrigativa togliendole il sacchetto e la borsa delle mani in meno di un secondo – Ora vieni di là, quello sbruffone è già arrivato e io non riuscirò a sopportare lui e le sue battute un minuto di più senza un bel bicchiere di vino e il tuo supporto morale– la prese sottobraccio.

- Aspetta, prima mi devo cambiare- affermò mentre lei la stava già spingendo verso la cucina.

Aveva lo stesso abito blu leggero di quando era uscita quella mattina e voleva mettersi qualcosa di più adatto all’occasione e darsi anche una pettinata ai capelli, che dovevano essere sicuramente spettinati.

- Va benissimo questo, non è una cena formale – tagliò corto sua zia.

- Ma…- tentò di protestare di nuovo ma lei la tirò dentro la cucina per un braccio.

- Guardate un po’ chi è arrivata!- affermò con voce fintamente allegra Jenna, tirandola letteralmente dentro la stanza.

Le riservò un’occhiataccia, rimanendo sulla porta, mentre lei si allontanava per mettere la torta in frigo.

- Oh , Elena !- l’accolse con un sorriso bonario Rick, alzando gli occhi dalle verdure che stava tagliando.

Davanti a lui c’era un ragazzo, fasciato da una camicia nera che sembrava fatta su misura, appoggiato con il busto al bancone centrale della cucina che continuò a darle le spalle muscolose nonostante avesse percepito la sua presenza. Cosa che la infastidì non poco.

Beh, almeno non è il professor Brain, si disse lievemente rincuorata, ma forse Jenna non aveva poi tutti i torti su di lui.

Si preparò un sorriso di circostanza sulle labbra pronta a presentarsi.

Il ragazzo si girò però improvvisamente, mostrandosi interamente e gelandole il sorriso sulle labbra.

Due occhi sorprendentemente azzurri, tendenti al grigio, la inchiodarono con uno sguardo prima beffardo e poi sorpreso.

Non era possibile… stessi capelli corvini e spettinati… stessi lineamenti dolci e decisi.. stessi occhi dalle sfumature argentee.

Non era possibile, doveva essere uno scherzo. Ma Alaric le tolse ogni dubbio con le sue parole.

- Elena, lui è Damon. Damon Salvatore, il mio testimone -

Forse sarebbe stato meglio il professor Brain.

Ed ecco qua il nuovo capitolo! Non vi ho fatto aspettare molto, daiJ. Spero che vi sia piaciuto anche se io lo giudico un po’ noioso ma non sono riuscita a renderlo più peperino di così. Il pepe dovrebbe però tornare già dalla prossima volta. Ora passiamo ai soliti punti chiarificatori:

1- Cosa più importante: i personaggi sono tutti UMANI e non esiste nulla di sovrannaturale, quindi terrò conto solo di alcune cose accadute nel telefilm.

2-Questa storia era già stata pubblicata da me un po’ di tempo fa con lo stesso titolo ma sia causa di scarso interesse sia perché non mi convinceva più di tanto ho deciso di riscriverla tutta dall’inizio . La vecchia versione quindi è stata cancellata.

3- I personaggi di questa storia (purtroppo) non mi appartengo e non li uso per nessun motivo di lucro.

4- Se avete dubbi fatemelo sapere sia privatamente che tramite le recensioni e io vi risponderò!

5- Ho aggiunto un’immagine fatta da me( lo so che fa pietà ma sono davvero negata nella grafica e spero di non esserlo così anche nella scrittura!) ma se qualcuno volesse fare una sorta di copertina della fan fiction mi farebbe davvero piacere! Contattatemi se siete interessati.

6- Un GRAZIE gigante alle quattro persone fantastiche che hanno recensito il prologo con parole dolci e incoraggianti, vi risponderò appena possibile singolarmente con l’apposito meccanismo.

Direi che non altro da dire se non che spero recensiate e che il primo capitolo vi sia piaciuto.

Kiss kiss Live in Love.

PS: non ne sono ancora sicura ma la prossima storia che dovrei aggiornare è quella Nian.. True Love- Vero amore… tenetela d’occhio quindi.


   
 
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