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Autore: CamBk    23/08/2011    1 recensioni
Ehi, mi chiamo Camilla, e non oso ancora definirmi scrittrice nonostante buttar giù parole su un foglio di carta sia la mia occupazione preferita.
Questa fan fiction si ispira all'amore platonico che provo nei confronti del frontman della band dei Tokio Hotel, Bill Kaulitz.
In questo racconto di pura fantasia, la protagonista Mona, ragazza italiana di origini tedesche, vivrà una tormentata storia d'amore 'al sapore di Germania'.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Sai chi sono,vero?- mi domanda con voce arrogante, dandomi leggere scosse per farmi riprendere conoscenza.
Sto per essere schiacciata dall’enorme ego di una rockstar celebre in tutto il mondo, nonché ospite quotidiano di ogni mio pensiero.
Scuoto la testa.
-Ma come? Mai sentito parlare di Bill Kaulitz, frontman della band tedesca dei Tokio Hotel?- mi chiede sorpreso.
-No, mi spiace.- sussurro con un filo di voce, in un tedesco improvvisato.
Sembra spaesato, la sua espressione si fa ad un tratto cupa; mi frullano in testa milioni di pensieri, fatico a dare un ordine alla miriade di parole che fanno a botte nel mio cervello , privo oramai di qualsiasi lucidità.
Mi rialzo in piedi, tentando una passeggiata per non mostrare a Bill il mio palese imbarazzo.
Sto mentendo spudoratamente.
Sto fingendo di non essere una fan, fatto di cui vado tra l’altro molto fiera; fingo di non conoscere ogni dettaglio della sua vita pubblica e privata, quando so per certo che non è così.
Sto persino fingendo di non provare nulla per questo essere maledettamente perfetto, che ora mi scruta dalla testa ai piedi restando immobile accanto a me.
-Potrebbe essere positivo,sai?- esclama pochi istanti dopo, con aria decisamente entusiasta.
Non riesco a spinger fuori nemmeno una dannata parola, perciò mi limito a rivolgergli il mio sguardo interrogativo.
-Voglio dire, è piacevole trovarsi a tu per tu con qualcuno che possa volerti conoscere come Bill, e non come Bill-Kaulitz-cantante-dei-Tokio-Hotel. Talvolta mi sento del tutto vuoto, privo di un’identità; desiderto con un battito di ciglia di potermi catapultare indietro di qualche anno, al periodo in cui tutto questo non mi era piombato addosso senza pietà.
Certo, la fama, i soldi, i concerti, i fans; non sono altro che la rappresentazione della mia vita ad oggi.
Ma spesso mi domando ancora chi sono, cosa si cela dietro questi abiti firmati e due occhi pesantemente truccati.-
Sospira.
Mi sento inutile, piccola, insignificante; nel mio corpo ribolle un mix di emozioni distruttive.
Il freddo punge sulla mia pelle come un mazzo di spilli, e sento le palpebre pesanti a causa del forte stress emotivo a cui sono sottoposta da circa una ventina di minuti.
Improvvisamente avverto una leggere pressione sulla spalla destra; Bill ha appena allungato il suo braccio attorno alle mie spalle, e strofina energicamente il tessuto del mio cappotto con la sua mano bianca e delicata, per riscaldarmi.
Tutto intorno a me sparisce, e solo la leggera foschia che aleggia tra le nostre figure sembra illuminarsi e splendere, contrastando il buio della notte.
-Freddo?- mi bisbiglia ad un orecchio.
Sento il calore del suo respiro poggiarsi sul mio collo, e rabbrividisco.
Annuisco intimidita e alzo gli occhi, posandoli sul suo viso perfetto; nello stesso istante Bill fa lo stesso, e i nostri sguardi s’incrociano.
Nel turbine d’angoscia che s’impossessa del mio corpo, immagino un universo colmo di stelle al di là del nocciola dei suoi occhi.
Odio il silenzio che ci improvvisamente ingoiati, e tutto a un tratto sento vibrare il cellulare che reggo nelle mani.
Distolgo velocemente gli occhi con un’espressione visibilmente imbarazzata, e apro la chiamata.
Mi sforzo di sentire qualcosa, ma la musica a tutto volume copre ogni forma di suono; eppure avverto in lontananza la voce di Val, poi improvvisamente percepisco un grido, il tonfo di qualcosa scaraventato a terra e una porta che sbatte.
Dopodichè torno ad udire la confusione della folla, e la linea s’interrompe.
Una scarica di terrore mi blocca ferma immobile, e sento la paura scorrermi su fino allo stomaco; Val è in pericolo.
Salto in piedi di scatto, spaventando Bill che mi osserva con aria interrogativa; afferro la sua mano e lo trascino con me, scaraventandomi all’interno del locale, in preda al panico.
-Devi aiutarmi- grido, tentando di sovrastare il fracasso della musica – Dov’è il bagno? – l’isteria s’impossessa di me ogni secondo di più.
Bill si fa strada sgomitando tra la folla, non considerando le urla della fan che ci stanno accerchiando; si dirige verso una scritta luminosa, la quale indica una porta sgangherata color cenere.
Dall’interno dei bagni sento dei lamenti, è la voce di  Val; all’improvviso una voce maschile prende il sopravvento e dopo un tonfo soffocato, si espande il silenzio.
Spalanco la porta, ansimando e trovo Val accasciata a terra, col mascara sbavato e i jeans sbottonati; piange a dirotto, e potrei giurare di vederla tremare sotto il giacchetto in pelle che le copre le spalle.
Sdraiato a terra a pochi passi da lei c’è un uomo, sulla quarantina; improvvisamente, osservandolo, noto un particolare. Porta al dito medio un anello spesso, nero lucido, lo stesso anello che notai distrattamente sulla mano robusta dell’uomo che nella confusione mi aveva offerto dei soldi. L’uomo è ferito, perde sangue dal naso e deve aver ricevuto una spinta che l’ha scaraventato a terra.
In piedi di fronte a me, un ragazzo coi pugni serrati ansima rabbioso; si volta di scatto verso me e Bill, atterriti sulla porta, incapaci di qualsiasi reazione.
E’ Tom Kaulitz, potrei metterci la mano sul fuoco.
Indossa dei jeans larghi, un maglione bianco e porta in testa un cappellino nero con la visiera grigia; gocce di sudore gli attraversano la fronte, per lasciarsi poi cadere sulle treccine nere brillanti.
I singhiozzi di Val mi risvegliano dallo stato di shock in cui sono piombata; corro verso di lei, e mi getto a terra prendendole il viso tra le mani.
-Che cazzo hai fatto?- grido.
Puzza di alcool, è visibilmente ubriaca.
Tenta di balbettare qualcosa,probabilmente delle scuse, ma il suo respiro affannoso le leva il fiato.
Mi alzo in piedi, la afferro per le braccia e mi sforzo di sollevarla da terra; la sento ansimare, e all’improvviso si lascia andare, svenuta.
Sento cadere il suo corpo senza forza, fino a che due braccia si prestano a raccoglierlo mentre scivola dal mio controllo; Tom tiene in braccio Val, stretta a sé.
Le lacrime sgorgano dai miei occhi, e li sento bruciare, scottare; sto tremando, e un potente capogiro porta la stanza a fluttuare attorno a me.
Poi il paradiso; affondo il viso nel petto di chi ora mi ha cinta tra le sue braccia, e mi accarezza il viso, umido di lacrime.
Sollevo lo sguardo, e la sua figura mi accende un fuoco nel cuore.
-Sono qui, non devi temere nulla- sussurra.


 
  
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