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Autore: Nena Hyuga    23/08/2011    5 recensioni
Hilary aveva fatto tesoro dell'idealizzazione poetica dell'amore che aveva diligentemente studiato dai volumi della biblioteca, aveva riposto le speranze con tutta sé stessa in quelle logorroiche spiegazioni da uomini vissuti per i quali l'argomento pareva non avere più segreti.
Ma a quel punto, solo allora si domandò: “Ma quei deficienti si sono mai innamorati davvero? Hanno mai provato la passione? Hanno una minima idea della gioia che si prova ad amare una persona ed essere ricambiati?”.

Ciao a tutti ^-^
Torno con una One-shot nuova di zecca con la coppia che meno apprezzo del fandom di Beyblade, ossia la KeixHilary.
Perché, vi domandate? Ebbene, Iria mi ha proposto una sfida amichevole per provare a scrivere sulla coppia e sul genere a noi più ostico.
Ed ecco qui il risultato ^.-
Spero che vi piaccia ^-^
Vostra, Nena Hyuga ^-^
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Come d'incanto


Come d'incanto il mio sogno s'avvera

sento ancora il profumo della primavera,

di quella notte che gaia ci coccolava

e della tua bocca io ero schiava.


Era appena scoccata l'una di notte e non v'era anima viva nel piccolo giardino del dojo Kinomiya.

Riviveva quel momento in cui vide, forse per la prima volta, il vero Kei Hiwatari mostrarsi a lei.

Era stanco, provato dall'allenamento intensivo e dalle troppe flessione compiute per aumentare la prestanza fisica. E a che scopo, se poi tutta la fatica veniva ripagata con una misera stretta di mano da parte del suo acerrimo rivale e l'amaro in bocca per la sconfitta?

Ciononostante, Kei rispecchiava l'immagine della tranquillità, rilassato ed intento com'era a rimirare i cumulonembi che sicuramente avrebbero portato una fastidiosa pioggia ed un clima afoso ed irrespirabile.

Hilary ancora non comprendeva se ciò che le mozzava il fiato era proprio l'atmosfera pesante e promettente una calura micidiale e spossante, ma sospettava che buona parte della sua agitazione fosse dovuta alla presenza del nippo-russo.

Era tentata di rimanere ad ammirarlo da lontano, mentre si crogiolava sotto i raggi della pallida luna ormai completamente oscurata dai nuvoloni grigi.

Hilary avanzò di qualche passo sull'impalcatura di legno verso il centro del cortile e poggiò una mano sulla spalla muscolosa e stranamente afflosciata dell'argenteo.

Non dovresti esagerare con gli allenamenti.” lo riprese, tentando di nascondere quel tono premuroso che le veniva naturale.

Kei le risolve uno sguardo assente, apparentemente privo di significato, ma non si irritò all'udire il velato rimprovero.

Vedrò di non uccidermi, se ti fa stare meglio.”

La risposta del ragazzo sorprese la giovane dagli occhi nocciola. Forse si aspettava una scrollata di spalle o un monosillabico “Ok.” detto con svogliatezza da far invidia ad un bradipo.

Sì, sai, mi dispiacerebbe non poter sentire più la tua presenza in casa! Sei così di buona compagnia!” lo schernì la giapponese, sedendosi di fianco a lui e abbracciando le gambe al petto.

Mi prendi in giro?”

Un pochino...” ammise facendo il gesto con le dita per indicare una piccola quantità di sarcasmo.

Mmh...Magari a qualcuno mancherei.” continuò, sorprendendo la Tachibana con la sua intraprendenza nel mandare avanti quel discorso privo di senso.

Tipo a chi?” chiese sorridendo, aspettandosi qualche risposta in stile da vero duro del Beyblade.

Era abituata ad avere a che fare con gente che non pensava ad altro fuorché allo sport più in voga del momento: le trottoline erano prese in considerazione più delle persone stesse in quella casa, e ciò spesso non veniva gradito da Hilary la quale pensava ad un tipo specifico di sociopatia da parte dell'intera squadra.

A te, per esempio.” soffiò divertito, quasi fosse la cosa più ovvia e naturale del mondo.

L'aveva detto con leggerezza, come se stesse solo dando voce ai pensieri più superficiali, ma nonostante la noncuranza con la quale Kei aveva pronunciato tali parole, Hilary colse la palla al balzo.

Sì, forse hai ragione...” ammise arrossendo.

Forse?” calcò la mano Hiwatari.

Senti, è un discorso idiota e privo di logica! Lasciamo perdere, la mia voleva solo essere una battuta.”

Ti devo ricordare che l'hai iniziato tu?” sbottò Kei in propria difesa, accigliandosi alla reazione infastidita della Tachibana.

La castana si ritrovò con le spalle al muro, giacché mai si sarebbe aspettata di essere spiazzata dall'argenteo e passare dalla parte del torto.

Lui stava scherzando senza malizia, mentre lei l'aveva presa sul personale per colpa della sua insulsa cotta adolescenziale, come l'aveva definita Takao.

So che stavi parlando sul serio e sei veramente preoccupata per me.” ruppe il silenzio Hiwatari, puntellandosi con le mani dietro la schiena e alzando lo sguardo al cielo completamente nero.

Mi sembra logico.” brontolò Hilary, incrociando le braccia al petto e sedendosi comoda contro la colonna portante della tettoia in legno.

Ecco cosa mi mancherebbe di questo posto...” biascicò con finta indifferenza, mentre un piccolo sorriso appena abbozzato spuntava sulle labbra fini del Dranzer blaider.

Parli come se stessi meditando di scomparire!” lo rimproverò la giovane dagli occhi color cioccolato, rivolgendogli uno sguardo speranzoso.

Kei aggrottò le sopracciglia, preso alla sprovvista: Hilary era riuscita a capire le sue intenzioni da qualche frase in croce, lasciandolo scoperto e privo di difese.

Allora è così...” disse la Tachibana sentendo per un attimo la fastidiosa sensazione di un battito mancato.

Ti pregherei di non farne parola con Takao.” vuotò il sacco senza troppi convenevoli.

La brunetta sorrise a malincuore perché, dopotutto, Kei Hiwatari stava condividendo un segreto con lei e si stava fidando del fatto che avrebbe tenuto la bocca cucita.

Non era mai stata brava ad ascoltare la gente, ma sapeva mantenere per sé le chiacchiere altrui. E così avrebbe fatto per Kei, specialmente per lui.

Cosa ti mancherebbe del dojo? Sono curiosa!” si interessò la castana, iniziando a ciondolare avanti e indietro con la testa per tenersi sveglia data l'ora tarda della notte.

Non ci vollero altre parole per spiegare a cosa Kei si stesse riferendo.

A Hilary non servì uno schema illustrato per comprendere che il ragazzo si stava rivolgendo proprio a lei, sorridendole quasi in modo inquietante.

Quando mai l'aveva visto donare un sorriso senza un valido motivo? Mai.

Forse solo quando sfidava Takao a Beyblade ed entravano nel loro mondo a parte riusciva ad esprimere la sua gioia con rapidi ghigni sghembi, a volte con impercettibili risatine.

Kei gattonò sul pavimento in steccato e raggiunse la ragazza che sembrava aver perso ogni volontà di reagire.

Abbassò lo sguardo imbarazzata, incapace di collegare quel sorriso alle vere intenzioni dell'argenteo. Ma Hiwatari la obbligò a fissarlo, alzandole delicatamente il mento verso il cielo, una vasta distesa color ametista che oscurava il vero manto nuvoloso.

Non fu un bacio da sogno come se lo immaginava Hilary, anzi, risultò bagnato e a senso unico a causa dei suoi muscoli che si rifiutavano categoricamente di collaborare.

Si sentiva una bambola senz'anima, svuotata di ogni volontà, lasciata all'infame e tremendo destino a cui la sua maledetta lingua tagliente l'aveva condannata.

L'argenteo si staccò mantenendo il contatto visivo con la ragazza, ma qualcosa sembrava averlo turbato, come se anche lui si fosse accorto della mancanza di partecipazione da parte della castana.

Ho capito. Mi dispiace, non avrei dovuto prendere il sopravvento in quel modo. Anzi, non avrei dovuto nemmeno avvicinarmi, la cosa non si ripeterà più.” disse Kei contrito, sul volto impressa un'espressione delusa.

Sentì una rinnovata sensazione di calore appropriarsi delle sue labbra quando vide Hilary afferrargli il colletto della maglietta e trattenerlo a sé, prendendo il controllo della situazione, giocando con la sua lingua, carezzandola dolcemente, assaporando quel gusto dolce-amaro tipico di Kei.

E, per una volta, la giapponese ringraziò la sua insonnia per averla fatta rimanere sveglia fino a tardi nel cuore della notte.


Come d'incanto il respiro s'infrange:

il tuo sguardo sgomento mentre il cielo piange

geloso dei baci e delle parole soffiate

tra carezze roventi e grida estasiate.


Kei, sta per piovere! Non dovremmo...” biascicò, non del tutto convinta di voler rinunciare all'occasione che sognava da una vita.

Se necessario, ti scalderò io, non ti preoccupare.” rispose accondiscendente.

Uhn...” fece sempre meno restia ad andarsene da quella prigione di braccia e mani, il tocco delicato del nippo-russo avanzò lungo i lineamenti del suo viso.

Scese lento, inesorabile, impietoso lungo il collo di Hilary che tremò di piacere quando le labbra di Kei premettero sulla sua fronte, come a darle il bacio della buona notte.

Con calma spietata voleva farle perdere il controllo di sé stessa, così attaccata alla razionalità, così apparentemente disinteressata a ciò che bramava nell'intimo.

Fu con riluttanza che Hiwatari concesse a Hilary ciò che desiderava: un tenero bacio appena accennato, accompagnato da un audace e piccolo morso il quale non fece altro che accrescere il desiderio dentro il corpicino minuto steso di fianco a lui.

Aveva sempre basato la sua vita su studi scientifici, su libri che impartivano lezioni ed insegnamenti dettati da persone fredde e vuote.

Hilary aveva fatto tesoro dell'idealizzazione poetica dell'amore che aveva diligentemente studiato dai volumi della biblioteca, aveva riposto le speranze con tutta sé stessa in quelle logorroiche spiegazioni da uomini vissuti per i quali l'argomento pareva non avere più segreti.

Ma a quel punto, solo allora si domandò: “Ma quei deficienti si sono mai innamorati davvero? Hanno mai provato la passione? Hanno una minima idea della gioia che si prova ad amare una persona ed essere ricambiati?”.

Tutte quelle belle parole, i sonetti, le canzoni dedicate a fantomatiche donne -o uomini-...nulla di ciò poteva avvicinarsi solo lontanamente alle sensazioni che provava stando tra le braccia di quel dannato ragazzo.

L'avrebbe fatta impazzire, era certa, ma se intraprendere la via della perdizione significava farlo mano nella mano con Kei Hiwatari...diamine! Non c'avrebbe pensato su due volte a vendere l'anima al Diavolo!

Lasciò che l'argenteo la trasportasse in un gioco proibito fatto di baci e fuggevoli carezze, arrivò a distendersi sopra di lei con dolcezza per non imprimere peso su quel corpo minuto, e con esperienza fece scorrere due dita lungo l'addome fremente della ragazza.

Le gocce di pioggia sorpresero entrambi, lasciando Kei sbigottito dalla sensazione ghiacciata che l'acqua causava sulla sua pelle ardente, facendolo rabbrividire di freddo.

Che hai?” domandò Hilary, notando il cambiamento di espressione sul volto del compagno, il quale aveva sgranato le perle viola in modo buffo.

Scrollò la testa, la prima pioggia lo ridestò dallo stato di trance dovuto alla situazione ben più assurda di come se l'era immaginata tante volte.

Forse Hilary aveva ragione e avrebbero dovuto ripararsi dalle intemperie dentro casa: l'aria fresca sul suo corpo bollente gli stava dando alla testa.

Dovremmo rientrare, come hai detto tu prima...”

Tranquillo, se ti becchi un raffreddore puoi sempre dare la colpa a me.” puntualizzò divertita.

Sei coraggiosa ad assumerti questa responsabilità! Hai pensato alle conseguenze?” scherzò il ragazzo fingendo un tono minaccioso.

Correrò questo rischio!”

Chissà perché immaginavo una risposta simile.” bofonchiò l'argenteo, chinandosi quel che gli bastò per rubare un ennesimo bacio alla ragazza, riappropriandosi di ciò che gli sarebbe appartenuto per molto tempo.


Come d'incanto la terra lambisce

le membra spoglie che la pioggia ferisce,

le tue labbra si increspano in un dolce sorriso

suggellando quei gesti che di amore hai intriso.



Era soggiogata dal piacere, inebriata dal profumo della pelle bronzea di Kei, dall'odore del terriccio bagnato e del legno dell'impalcatura umido a causa del forte acquazzone improvviso.

Hilary sentiva il sangue ribollire dentro di sé, poiché mai si sarebbe aspettata di provare una così forte emozione, un'ondata di brace sulla sua pelle fresca resa umida dagli spruzzi della pioggia.

Non avrei voluto farlo in una situazione simile...” mormorò Kei, schiaffandosi una mano sulla fronte, rimproverandosi per aver fatto capitolare la ragazza dai sani principi in poco tempo.

La castana, dal canto suo, udiva le parole dell'argenteo distanti, ovattate a causa delle catinelle e del frastuono di esse sulla tettoia cava.

Sembra un ultimo gesto disperato d'addio, il mio, vero? Che cosa patetica...” soffiò deluso il ragazzo dalle perle ametista, scuotendo la testa e riservando alla compagna una rapida carezza.

Intrecciò le dita tra i capelli arruffati di Hilary, pettinandole una ciocca ispida e sistemandogliela dietro l'orecchio.

Perché mai una persona che esprime i propri sentimenti dovrebbe risultare patetica?” chiese di rimando, contrariata per quell'improvviso cambio di atteggiamento.

Perché ciò che provo non è forte abbastanza per riuscire a trattenermi in Giappone.” spiegò schietto.

Quella rivelazione non ferì Hilary, anzi, la spronò a ricorrere alle sue poche risorse rimastegli pur di legare Kei al dojo, incatenarlo, se necessario.

Ma se il suo cuore la portava verso la soluzione più drastica e impensabile, la sua coscienza, la parte di lei che non dormiva mai, le suggerì di lasciare la questione al fato.

Kei, io sono innamorata, credo...” sussurrò, facendo ricorso alla più subdola strategia.

Hiwatari non si sorprese di tale rivelazione, quasi sospettava che sarebbe ricorsa all'artiglieria pesante fino a sfoderare l'arma più micidiale.

E lui era disposto ad accettare la sfida.

Credi o ne sei sicura?” la spiazzò, mettendo a repentaglio la volontà di ferro della castana.

Ne sono certa, penso...”

Non era permesso alcun margine d'errore a quell'affermazione e Kei lo sapeva bene che il suo compito era di far sparire ogni ombra di dubbio dall'espressione confusa della compagna.

All'argenteo non servivano parole, era sempre stato abituato ad agire, a far valere le proprie idee con fatti concreti, risultati classificabili con parametri di misura precisi, macchinatori.

Farsi prendere dall'entusiasmo sarebbe stata una mossa da sciocchi.

Lasciarsi andare al sentimentalismo equivaleva ad un passo falso.

Ma guardando negli occhi di Hilary vide la determinazione che cercava, quella che la ragazza non era in grado di esternare a causa dei suoi blocchi da adolescente complessata.

Forse, per lei, avrebbe fatto un'eccezione, sgarrando dal suo rigido stile di vita.

A Hiwatari risultò perfino tenera l'espressione di sgomento quando egli si avvicinò repentino alla bocca della nipponica, appropriandosi per la seconda volta delle sue labbra, baciandola e stringendola a sé.

Mantenendo l'intenso contatto, la fece sdraiare sul compensato in legno e le sbottonò la maglietta del completo da notte.

Kei?” lo chiamò Hilary in preda alla sua prima crisi d'ansia da prestazione.

L'argenteo posò lo sguardo su quello color cioccolato della compagna, smettendo per un attimo di assaporare il gusto speziato della pelle della giapponese.

Non ti preoccupare, ci sono io.” sussurrò poggiandole la fronte contro la sua e premendo il naso su quello leggermente all'insù della Tachibana.

Erano bastate quelle misere parole a far perdere anni di vita alla sventurata ragazza che aveva avuto la sfortuna di innamorarsi di Kei Hiwatari.

Sembrava una frase costruita appositamente per momenti simili, eppure lei sentiva che era sincero, che avrebbe potuto contare sul nippo-russo.

In qualche modo, le parole pronunciate dall'argenteo le avevano dato modo di fidarsi e di lasciarsi guidare senza più un minimo di esitazione.

I vestiti si persero nell'oscurità del soppalco del giardino di casa Kinomiya: l'imbarazzo iniziale dovuto al senso del pudore da parte di Hilary svanì quando si rese conto di essere avvolta dall'oscurità. La faceva sentire al sicuro, il buio notturno, tanto da non rendersi conto che Hiwatari le aveva delicatamente chiuso le palpebre con due dita.

Chiudi gli occhi...” le sussurrò accondiscendente, accorgendosi dello stato d'animo della giovane.

L'argenteo si chinò sulla giapponese, stando attento a non tirarle i capelli o a schiacciarla con il suo peso; si concesse così alla lussuria di baci meno casti dei primi, più profondi, spingendosi verso le parti più sensibili della ragazza la quale gemette di piacere.

Giocò audacemente con la sua femminilità per farla impazzire, prima di condannarla ad un'atroce esperienza di dolore e godimento reciproco.

Kei baciò la castana per l'ultima volta, mentre con una leggera e difficoltosa spinta entrò in lei, sentendo i muscoli tesi del bacino della ragazza contrarsi fino allo stremo per via del malessere fisico.

Hilary pianse.

Pianse perché il dolore stava dilagando dentro di sé, strappandole versi inconsulti di sofferenza.

Pianse di gioia quando sentì sussurrare intensamente il suo nome come solo un'amante era in grado di pronunciarlo.

Pianse perché stava facendo l'amore, e tanto bastava a spiegare la sua felicità.

La preoccupazione di essere uditi dagli altri coinquilini si annullò quando iniziarono ad avere difficoltà a sentire le loro stesse parole a causa del fragore dell'acqua.

La pioggia si infrangeva impetuosa sulla tettoia producendo un rumore quasi armonico, scandendo il tempo del respiro affannato di Kei e del cuore pulsante di Hilary.

Il tempo trascorreva lento, il fiato caldo dell'argenteo le annebbiava i sensi; sentiva il suo profumo ormai parte integrante di lei, di ogni lembo di pelle che lui aveva anche solo sfiorato.

Non te ne andare...” mormorò così sommessamente che la sua voce sembrò un semplice rantolo attutito dalle catinelle.

Guardò dritto nelle perle viola nelle quali si perdeva spesso e volentieri: vi vide determinazione e tristezza, e per qualche ed ignota ragione seppe con certezza che quello non era un addio.

Non fu il flebile sorriso di Kei a rassicurarla di quella silenziosa promessa.

Non fu nemmeno grazie al piccolo bacio a fior di labbra che si assopì come una bambina, inerme tra le braccia del compagno.

Le sue speranze erano riposte in quelle iridi viola, imperscrutabili, ma altrettanto veritiere.

Fu l'ultima cosa che vide, e l'unica cosa che ricordava con precisione, il cielo color ametista appartenente a Kei, prima di sentire uno strano torpore appropriarsi del suo corpo. Prima che una fitta nebbia invadesse la sua mente.


Come d'incanto tutto sbiadisce,

un ricordo lontano il vuoto ghermisce.

Solo il tuo odore mi è famigliare

legato a pensieri che fan sospirare.


Hilary dischiuse le palpebre, e ancora assonnata si rese conto pian piano che un sorriso felice le solcava le labbra sottili e rosee.

Voltò lo sguardo trepidante, come a voler assicurarsi di non essere preda di qualche incubo, e lo vide.

Trovò il giovane uomo voltato sul fianco che le dava la schiena. Le spalle muscolose rilassate, evidente segno che aveva abbassato ogni difesa verso il mondo esterno; i capelli neri erano attaccati alla nuca, ancora schiacciati dalla piega assunta a causa del cuscino.

Non le servì assicurarsi dell'identità del compagno; il suo inconfondibile profumo primaverile la lasciò interdetta, incapace ancora di realizzare, nonostante fossero passati tre lunghi anni da quella notte.

Aveva atteso a lungo, ma la muta promessa era stata mantenuta.

Continuare a ricordare era ciò che la rendeva più contenta, le faceva iniziare bene la giornata e non si stancava mai di quel sogno ormai consunto, perché semplicemente adorava vivere nel passato mantenendosi aggrappata al presente. A volte si prendeva indietro, ritornando alla notte di passione e di amore sfrenato di anni prima.

Forse per paura di essere abbandonata, o più semplicemente perché aveva timore di non poter essere più amata tanto intensamente.

Ma lui era lì, accanto a lei. Le sarebbe appartenuta per sempre.

E questo a Hilary bastava per ritornare a gioire del presente.


Apro gli occhi e ancora le vedo:

perle viola a cui docile cedo.

Volto lo sguardo e lo osservo sopito,

e come d'incanto tu sei svanito.





Angolo dell'autrice


ò.o...non scriverò mai più una cosa simile! Mai più! >.< Sia ben chiaro! E' stato difficoltoso come un parto gemellare ç__ç Ok, ho esagerato un tantino u.u”

Comunque sia, non vi aspettate altre fanfiction ultra-sentimentali da me ò.o

Ho cambiato completamente la shot che volevo utilizzare per la “sfida” tra me ed Iria, anche se non ho cancellato l'altra storia. La pubblicherò più avanti, magari O.o

Questa è la fanfiction ufficiale V.V Per chi non lo sapesse, Iria ha proposto una sfida per migliorarci, per provare qualche genere nuovo e utilizzare dei personaggi e dei generi a noi ostici che, personalmente, mi hanno messa in seria difficoltà XD
Dopo varie accuse e tanti dubbi sul fatto di poter rendere sterile questo pairing per una storia simile, ve la propongo ugualmente ù.u

Mi sono voluta mettere alla prova dopo aver sentito le parole di Ika riguardo al fatto che un disegnatore è tale in quanto si sa destreggiare anche in campi a lui non consoni. Ho applicato la “teoria di Dreven” alla scrittura e direi che le Lime KeiHila ultrasentimentali sono esattamente ciò che per me si discosta di più dalla normalità, anche dal punto di vista della trama e dei personaggi in sé.

La fanfic la colloco precisamente in un punto della terza serie, ossia quando Kei decide di seguire i NeoBorg in occasione del nuovo torneo mondiale di BeyBlade. Ecco spiegato il motivo della partenza di Hiwatari dal Giappone >.<

La poesia fa riferimento ad un ricordo di Hilary che condivide con Kei, lei si sveglia da questo sogno/ricordo così vivido, per tornare alla realtà quotidiana insieme al suo fidanzato ritornato dalla Russia.

Orbene, che mi manca da dire? O.O Ah, già ù.u avevo promesso a me stessa e a tante altre che non avrei mai, dico mai scritto una Lemon/Lime su questa coppia =.=” la mia coerenza fa paura ai sassi, ma abbiate pietà X°°D

Concludo così la mia lunga spiegazione a questa shot che spero sia stata di vostro gradimento V.V

Fatemi sapere in tanti cosa ne pensate ^.-


Vostra, Nena Hyuga ^-^

   
 
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