Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: biaele18    23/08/2011    3 recensioni
Fan fiction scritta a quattro mani. Sono passati cinque anni dalla fine del liceo e le strade di Rachel e Finn si sono separate. Lui è rimasto in Ohio, lei è andata a seguire i suoi sogni a New York. Il destino però non si è ancora arreso...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Rachel Berry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 4

WE MIGHT AS WELL BE STRANGERS
 
“Balliamo?”.
Kevin, in abito da sera e con il solito sorriso sfacciato stampato sulle labbra le stava porgendo la mano, invitandola ad un tango con un mezzo inchino.
L’occhio di bue illuminava solo loro, al centro del palco, ed il teatro pieno aspettava l’esibizione in silenzio. Rachel esitò un po’, si sentiva a disagio in quel costume a cui non era abituata, l’abito nero dalla gonna larga era in contrasto con il fiore rosso fuoco che portava tra i capelli ed il rossetto acceso dello stesso colore che non ricordava di aver messo.
Prese la mano dell’amico e prima che se ne potesse accorgere stavano volteggiando sulla musica latino-americana; quel tipo di ballo non le era mai risultato facile, ma in quel momento era come se i suoi piedi neanche toccassero terra. Chiuse gli occhi e si lasciò guidare nella frenetica danza; la sua mente viaggiava separata dal suo corpo, il tempo sembrava essersi fermato. Sorrise, riaprì gli occhi sul pubblico per mezzo secondo e lo vide. Lo stesso volto che le era apparso il giorno prima davanti a Sardi’s, ugualmente fermo in fondo alla sala, nascosto da un indefinito numero di ombre. La stava guardando. Non sorrideva, la fissava e basta. Rachel si bloccò e ricambiò lo sguardo, ma la figura era sparita, ancora una volta.
Presa dal panico, si liberò dalla stretta di Kevin che la guardava preoccupato con sguardo interrogativo e si voltò per scendere dal palco, quando lui la chiamò indietro.
Ma quella che sentì non era la voce dell’amico, ma una voce diversa, più calda e profonda, suonava come un ricordo; una voce che le andò dritta al cuore. “Finn..” sussurrò, voltandosi lentamente.
Rachel aprì gli occhi di scatto, il cuore che le batteva a mille nel petto.
Fissò il soffitto per un attimo, riprendendo fiato e cercando di cancellare dalla mente quell’immagine che l’aveva tormentata tutta la notte, inseguendola anche nei sogni. Richiuse gli occhi per un secondo prima di guardare il cellulare, che suonando sul suo comodino l’aveva svegliata.
Ancora mezza addormentata, si costrinse a rispondere, senza alzarsi dal letto. “Hey Rach!” la voce eccessivamente allegra di Kevin le fece strizzare gli occhi, “tutto bene?” “uh-uhm”, fu tutto quello che le uscì in risposta. “Dormivi per caso?” “..No figurati”, replicò, cercando di nascondere uno sbadiglio. “Che ore sono?”, gli chiese, per decidere se fosse il caso di urlargli contro per averla svegliata o meno. “Le 8.30”, disse lui tranquillo. Rachel sgranò gli occhi. “Le 8.30 hai detto?” “Sì” “Sei sicuro?” “Sicurissimo”. La ragazza si getto giù dal letto riuscendo miracolosamente a rimanere in piedi e non far cadere neanche il cellulare, e correndo in cucina disse tutto d’un fiato all’amico “ScusaKevinsonoinritardotichiamodopo!” “Okay, volevo solo..”, ma lei aveva già riattaccato, appoggiato velocemente il telefono su ripiano in cucina e preso il succo dal frigorifero. Lo versò in un bicchiere, fece per prendere un biscotto dallo scaffale ma decise che si sarebbe fermata in uno Starbucks di strada per prendere quello e un caffè. Doppio. Correndo in bagno per lavarsi la faccia sentì il cellulare squillarle di nuovo.
Rischiò di cadere nel deviare direzione per tornare in cucina e rispose ansimando “Pronto?” “Rachel sono Kevin” “Scusa se ti ho riattaccato ma davvero non ho tempo adesso, sono già in ritardo di quasi un’ora! Questa è la volta buona che miss Page mi licenzia per davvero..” “Rachel” “E se mi licenzia lei dove vado io, eh? Chi mi prende se vengo licenziata da lei?” “Rachel” “Potrò dire addio al sogno di diventare una stella di Broadway..” “RACHEL! Rachel, maledizione, fermati un attimo e ascoltami!”. La ragazza finalmente ammutolì. “Che c’è?!” gli urlò contro, sull’orlo del pianto. “Rachel.. oggi è sabato.” Lei ci pensò su un attimo, e tutto quello che riuscì a dire poi fu: “Oh” “Già”, Kevin era passato dall’esasperato al divertito. “Scusa. E’ che ho dormito male.” L’amico rispose con una risata. “Posso passare?”. Rachel si guardò la camicia da notte bianca sformata cha stava indossando e che aveva dai tempi del liceo. “Ehm..” “Ho il caffè.” “Cappuccino?” “Di Starbucks, doppia crema con polvere di cioccolato.” “In quanto puoi essere qui?”
“Sadie, Sadie..” “Married lady, that’s me! Funny Girl.” lo interruppe Rachel ridendo. “Due parole, sono due parole, come hai fatto?!” “Tecnicamente è una parola. E poi è come chiedere a un pesce come fa a respirare sott’acqua. E’ Barbra! E’ nella mia natura” rispose lei con un sorriso soddisfatto. Stavano camminando su un marciapiede nei pressi di Central Park, mentre lei sorseggiava il secondo cappuccino della giornata. “D’accordo, era facile. Fammi pensare.. ‘Hands touch, eyes meet..’” “Sudden silence, sudden heat..’” continuo lei tranquillamente, dondolando la testa a ritmo. “Ma come fai?!” “Wicked, seconda natura! Non sottovalutarmi, Stone!” “Wooo passiamo al cognome? Questo vuol dire guerra! Fammi pensare..” Rachel lo guardò con aria di sfida.
Il ragazzo, dopo aver riflettuto qualche secondo, iniziò a cantare, accompagnando le parole con un balletto improvvisato: “I know you could show how, it’s all in the know how..” Rachel lo ascoltò pensierosa ed inizio a canticchiare il ritmo nella mente. “La so, la so..”, disse, concentrandosi, mentre l’amico continuava, contento di aver finalmente messo in difficoltà la ragazza. “The world looks good to you, as it should to you. On..” “How to be lovely! Audrey Hepburn, Funny Face.”
Rachel tirò un sospiro dopo aver indovinato, contenta che la sua compagna di stanza al college fosse una fan sfegatata dell’attrice di vacanze romane e l’avesse costretta a vederne tutti i film, facendone innamorare anche lei. Kevin si arrese. “Va bene, hai vinto, non c’è musical che tu non conosca” “Mi sorprende che sia stato tanto difficile convincerti” rispose lei, ridendo. Kevin rise con lei, ma la ragazza dopo poco tornò seria e si fermò. “Che c’è?”, le chiese. Non ricevendo risposta, seguì lo sguardo dell’amica, che si fermava dall’altra parte della strada, sull’ingresso di un piccolo teatro con uno striscione appeso che annunciava “gare annuali di canto corale”. Prima che lui potesse dire niente, Rachel attraversò la strada di corsa ed entrò nel teatro. Kevin la seguì, ma ne perse le tracce nella hall piena dei gruppi dei contestanti. La sala era piena di persone, le luci abbassate.
La competizione stava per cominciare. La stanza era esattamente come lei la ricordava, anche se era strano vederla da quella prospettiva. Ripensò all’ultima volta che era stata lì, durante il suo terzo anno di liceo. Fissò con sguardo nostalgico il punto del palco in cui si era esibita ormai più di cinque anni prima, il punto in cui..
La musica la risvegliò dal suo sogno ad occhi aperti. Un ragazzo elegante che sembrava un po’ nervoso iniziò a cantare sul palco:

http://www.youtube.com/watch?v=m-FGuWyv4zk

I don't know your face no more
Or feel the touch that I adore
I don't know your face no more
It's just the place I'm looking for 
We might as well be strangers in another town
We might as well be living in a different world
We might as well
We might as well
We might as well


Lacrime calde calavano lentamente sulle guance di Rachel, che neanche ci faceva caso ma guardava l’esibizione rapita, trafitta al cuore da ogni parola. Sentì qualcuno arrivarle alle spalle e prenderle la mano. Non distolse lo sguardo dal palcoscenico ma rispose alla stretta di Kevin, che rimase lì fermo accanto a lei, aspettando che la canzone finisse.
Rachel uscì dalla sala asciugandosi il viso con il dorso della mano, quando sentì una risata conosciuta provenire dall’ingresso del teatro. Si sistemò velocemente dirigendosi verso la porta. “Guarda chi si vede! Quale onore! Posso avere un autografo?” Rachel sorrise. ”E’ bello rivederla, Mr Shue”, disse abbracciando il suo vecchio insegnante. “Cosa ci fa una stella di Broadway ad una semplice gara di canto corale come questa?” “Ho visto l’insegna e non ho saputo resistere”, spiegò lei, sempre sorridendo. “Ma non pensavo di trovarla qui! La pensavo ancora in tour con April!” “Oh, no. Lo spettacolo ha avuto successo ed ammetto di aver coronato un sogno girando i più grandi teatri d’America per esibirmi, ma dopo qualche mese ho capito che il glee club era, è, e sempre sarà la mia più grande vocazione. E sono più felice che mai”, mentre diceva l’ultima frase, Rachel non capì se volontariamente o meno, posò lo sguardo sulla propria mano sinistra, e la ragazza vi notò una fede. “Mr Shue, quella è..?” “Sì, lo è. Mi sono sposato l’anno scorso” annunciò il professore, incapace di nascondere la propria emozione. “Con Miss Pillsbury.. Pillsbury-Shuester ora”. Rachel sorrise, sollevata che il professore non fosse tornato con la ex-moglie e si congratulò con lui, sinceramente contenta. Solo allora sembrò notare Kevin, che l’aveva seguita fin lì ed ora si dondolava sui piedi accanto a lei, tenendo le mani in tasca imbarazzato. “Oh, scusate, dimenticavo! Kevin, questo è l’uomo a cui devo la vittoria delle nazionali del mio ultimo anno di liceo, Mr Shue”, il professore abbassò lo sguardo bisbigliando un ‘tutto merito tuo’, “e questo è Kevin, un mio.. amico”, Kevin finse di non aver notato l’esitazione della ragazza nel definirlo un suo amico, probabilmente l’aveva solo immaginata. “Piacere”, disse, stringendo la mano al professore. Mr Shue rispose alla stretta, poi parve notare qualcuno tra la folla di ragazzi e ragazze che occupava la stanza e chiamò: “Hey, vocal coach! Guarda chi ho trovato!”.
Gli occhi di tutti si spostarono in quella direzione, dove un ragazzo alto e moro, coi capelli corti e una camicia blu a quadri sotto la giacca elegante sembrava aver cambiato direzione proprio per non unirsi a loro, prima di essere beccato sul fatto. Finn voltandosi si diresse lentamente verso i tre, tenendo lo sguardo fisso per terra, e si fermò proprio davanti a Rachel. “Ciao” disse in un sospiro, dopo un silenzio che era sembrato durare minuti interi.
Quella voce così familiare le arrivò dritta al cuore, facendolo fermare per un tempo che sembrava infinito. “Ciao” rispose semplicemente lei, e solo allora i loro occhi si incontrarono. Per un momento Rachel fu catapultata indietro nel tempo, in quello stesso teatro, sul quel palco, all’attimo in cui tutto era scomparso ed erano rimasti solo loro due. Ma veloce come era arrivato, il pensiero scomparve, sostituito dal ricordo dell’ultima volta che si erano visti, il giorno della cerimonia del diploma.
Non si erano neanche guardati in faccia. E non avevano parlato. Prima di salire in macchina con i suoi padri, Rachel aveva lanciato uno sguardo a tutti i suoi compagni e l’aveva visto, spiccava in mezzo a una folla di volti che ridevano. La guardava. Ma non le chiedeva di restare. Le stava dicendo addio. Era salita in macchina, era scesa all’aeroporto, aveva salutato i suoi genitori, aveva preso l’aereo che l’avrebbe portata alla sua nuova vita a New York, ed aveva pianto. Aveva pianto per giorni, per mesi. Ogni tanto piangeva ancora.
Lo scambio di sguardi non durò più di un attimo, interrotto dalla voce del professore: “Finn, questo è Kevin, un amico di Rachel. Kevin, lui è Finn”. I due si salutarono con un cenno del capo. “Vocal-coach, eh?”, Kevin voleva rompere il silenzio imbarazzante. “Cosa vuol dire esattamente?” “Aiuto Mr Shue nella gestione del Glee Club”, disse Finn, studiando quel ragazzo magrolino dallo sguardo ingenuo e l’espressione di un pesce fuor d’acqua che aveva davanti. “Oh, fa molto di più. E’ grazie a lui che le iscrizioni al Club sono aumentate tanto, finalmente le canzoni piacciono ai ragazzi. O almeno le conoscono” scherzò il professore.
“E il football? La borsa di studio..” chiese Rachel, quasi non avesse sentito l’intervento dell’insegnante. “Non era una garanzia. Mi hanno pagato il primo semestre, ma poi hanno fatto un’ulteriore selezione. Che non ho passato”, rispose lui amareggiato. Il suono dell’altoparlante che annunciava la ripresa della gara interruppe i loro discorsi. “Mi dispiace”, Rachel cercò lo sguardo di Finn che però dopo averlo distolto velocemente poco prima, ora evitava di guardarla negli occhi.
“Scusate ragazzi, ma adesso dobbiamo proprio andare” disse Mr Shue, che salutò Kevin con una stretta di mano e Rachel con un abbraccio veloce prima di dirigersi velocemente verso il backstage. “E’ stato bella rivederla. Mi saluti tanto Miss Pillsbury.. Pillsbury-Shuester” disse lei salutando il professore, poco prima di vederlo sparire dietro le spesse tende del teatro. “Siete impegnati questo pomeriggio?” chiese poi, rivolgendosi a Finn. “Abbiamo il volo subito dopo le gare” le rispose il ragazzo lanciando un’occhiataccia a Kevin dopo avergli stretto velocemente e forse troppo forte la mano. Le voltò le spalle prima che lei potesse aggiungere altro, e senza neanche guardarla andò a riprendere il suo posto tra il pubblico. Rachel lo guardò allontanarsi e fu costretta a mordersi il labbro per non piangere. “Andiamo via” disse a Kevin, dirigendosi verso l’uscita.

I don't know your thoughts these days
We're strangers in an empty space
I don't understand your heart
It's easier to be apart 

We might as well be strangers in another town
We might as well be living in a another time
We might as well
We might as well
We might as well be strangers
Be strangers
For all I know of you now
For all I know of you now
For all I know of you now
For all I know
 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: biaele18