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Autore: luceterea    24/08/2011    5 recensioni
Ciao a tutti..questa è la mia prima ff. Ho molto da imparare e spero che sappiate aiutarmi a migliorare :)
La storia è ambientata nel convento di Saverne, dove hanno trovato rifugio Jeanne Valois e suo marito; Oscar ha il compito di catturare Jeanne ma le cose non vanno come aveva previsto...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui, con ritardo spaventoso! ^^”
Ma, finalmente, è giunto l’epilogo della mia storia.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito e recensito…e anche chi vorrà recensire anche quest’ultimo capitolo.
Mi sono divertita molto a scrivere questa fan fiction (che per me è stata la PRIMA ) e vi ringrazio per avermi aiutata a continuarla e a migliorarmi.
Grazie di cuore.
Un abbraccio,
albazzurra

 
EPILOGO.
 

“Oscar…”
Una voce si fece largo nella mente della ragazza, ma lei non aprì gli occhi.
No, non li avrebbe aperti. La testa le faceva un gran male. Se avesse sollevato le palpebre sarebbe peggiorata ogni cosa.
Eh già. Oscar era fermamente decisa a rimanere immobile.
Non ricordava nemmeno cosa fosse accaduto. Sapeva solo che era bello stare ferma, al caldo, sotto le coperte.
Sì, perché era certa di trovarsi in un letto.
 
“Oscar svegliati!”
No, lei non l’avrebbe fatto.
Perché svegliarsi e affrontare la vita quando poteva starsene indisturbata, comodamente distesa su un materasso?
Comodamente? Beh, non proprio in effetti. Oltre che la testa aveva cominciato a pulsarle anche un punto sotto la spalla sinistra.
Che dolore! Era insopportabile.
Involontariamente sul suo viso si disegnò una smorfia di sofferenza.
Sentì accanto al suo braccio qualcosa muoversi, un anelito mal trattenuto.
 
“Dottore! Dottore! Guardate! Si è mossa! Avete visto anche voi?”
Ma chi diavolo era il fautore di tutto quel baccano? Accidenti a lui!
Sentì un rumore di passi avvicinarsi a lei.
Si sforzò di rimanere impassibile, nonostante il dolore stesse diventando sempre più insopportabile.
Sentì una mano fredda afferrarle la mano e tastarle il polso con dita grassocce.
 
“Mmh. L’anestetico che le ho dato qualche ora fa sta esaurendo il suo effetto. Ma finché non si sveglia non ritengo prudente dargliene ancora. Devo accertarmi delle sue condizioni, e per farlo mi serve sveglia. Tranquillo ragazzo! Se hai visto giusto e si è davvero mossa tra poco si sveglierà. Un proiettile nella spalla non è cosa da poco: il dolore presto diventerà molto forte, nonostante le mie medicazioni”
 
Un proiettile nella spalla? Anestetico? Medicazioni?
Ma cosa era accaduto?
La ragazza cercò di frugare nella sua mente alla ricerca di una riposta ai suoi quesiti.
Niente. Tabula rasa. Vuoto totale.
Una fitta alla spalla le mozzò il respiro. Sentì uscire dalla sua bocca una specie di singulto e una mano calda, molto diversa da quella che l’aveva toccata pochi istanti prima, stringere la sua.
 
“Oscar, amore…ti prego, resisti! Fatti forza! Devi superare questa prova. Io credo in te. Sei una donna forte, amore mio, lo sei sempre stata…”
 
Amore?
Quella voce, così dolce e calda…
Quel tocco così delicato, ma allo stesso tempo forte…
“Andrè!” urlò, tirandosi su di scatto e aprendo gli occhi.
Un dolore lancinante la attraversò come se fosse stata colpita da un fulmine.
Ricadde sul letto, ansimando.
La spalla le faceva male, molto male. Se la sentiva bruciare, come infuocata.
Lanciò un grido.
“Oscar! Mio Dio sei sveglia! Grazie al cielo! Dottore! Dottore! Venga qui, presto!”
 
La ragazza aveva la vista annebbiata dal dolore.
Ma ricordava ogni cosa.
Il convento, il cardinale di Rohan, il ricatto e…Andrè.
Andrè che era venuto a salvarla.
Andrè che non l’aveva dimenticata.
Andrè, che l’amava con tutto se stesso…ed era ricambiato.
Un’altra fitta la fece gridare forte.
 
Il dottor Jaunet si avvicinò, caracollando, con il suo passo corto, seguito a ruota dal suo piccolo aiutante che gli trotterellava a fianco, portando con entrambe le braccia la pesante borsa del suo padrone.
 
“Suvvia Madamigella! Non è niente! Non c’è bisogno di strillare in questo modo, su, su!” borbottò il medico, aprendo la borsa di cuoio che il ragazzino aveva poggiato sulla sedia accanto al letto dove fino a poco prima era seduto Andrè, il quale era balzato in piedi e osservava la scena sconvolto e impotente.
 
Non era niente? Oscar giurò a se stessa che se fosse sopravvissuta, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato sparare al dottore.
“Andate…al…diavolo !” ringhiò la ragazza.
Andrè rivolse uno sguardo carico di scuse al dottore, il quale, però, scoppiò a ridere.
“Oh, Madamigella! Voi non siete la prima e non sarete nemmeno l’ultima ad augurarmi l’Inferno!”.
Poi si rivolse ad Andrè.
“Direi che le sue condizioni mentali sono buone. Ovviamente al momento è leggermente scossa… Ma ti ha riconosciuto, ragazzo! E non credo di sbagliarmi a dire che il prossimo mese sarà completamente ristabilita! Dopotutto è una semplice ferita sotto la spalla: il proiettile, per miracolo, ha solamente sfiorato l’aorta, ma ha incrinato l’osso. È per questo che le fa male.”
“Non so come ringraziarvi, dottore!”
“E’ il mio lavoro, ragazzo! Bene, ora…” disse Jaunet, lanciando uno sguardo critico ad Oscar “Madamigella non deve assolutamente muovere l’arto per due settimane. Quando saranno trascorse potrete togliere le bende ma, per sicurezza dovrà tenere il braccio al collo per altri dieci giorni. Poi potrà tornare alla vita di sempre. Adesso le darò un po’ di laudano per placare il dolore. Si addormenterà, ma al suo risveglio non dovrebbe più farle male”.
Il dottore riempì un bicchiere di vino e vi aggiunse qualche goccia di un liquido giallo chiaro.
Poi si avvicinò al letto e lo porse alla ragazza.
“Forza Madamigella. Buttate giù questo”.
Oscar sentì uno strano, piacevole torpore avvolgerla.
L’ultima cosa che vide furono gli occhi smeraldini di Andrè che la fissavano, colmi d’amore.
“Andrè..” sussurrò.
Poi cadde in un sonno profondo e senza sogni.
 
**
La radura risplendeva di un bagliore aranciato. La luce filtrava attraverso le fronde degli alberi e si poteva sentire, in lontananza, lo scorrere placido di un ruscelletto.
Andrè aveva gli occhi che brillavano e i suoi capelli, mossi dal tiepido vento del tramonto, ondeggiavano alle sue spalle. Appuntata alla giacca portava una rosa bianca. Al suo fianco, Philippe faceva girare pigramente attorno al dito indice il suo berretto da marinaio. Nonostante fossero passati quasi due mesi da quando Oscar aveva lasciato il convento, l'amicizia tra Andrè e Philippe non era svanita, anzi!, si era fatta più salda.
“Ehi amico! Ma quando arriva?” sbuffò il ragazzo, appoggiandosi al tronco di una quercia.
Andrè non rispose ma il suo volto si illuminò di un sorriso, quando la vide arrivare, in groppa al suo cavallo bianco.
Andrè non riusciva a distogliere lo sguardo da lei e, alle sue spalle, udì Philippe dire “Ma come accidenti fa a cavalcare con quel vestito?”.
Oscar smontò con attenzione da cavallo e si aggiustò il vestito con le mani.
“La gonna non è proprio adatta per galoppare” sbuffò lei, rimpiangendo i suoi comodi pantaloni.
Philippe fischiò.
Andrè era senza parole.
Nella sua semplicità l’abito metteva in risalto tutta la femminilità della ragazza: le gambe lunghe, la vita sottile, il piccolo seno.
L’incarnato candido era esaltato dal delicato colore del vestito.
L’assenza di spalline e i capelli raccolti in una semplice ma graziosa acconciatura mettevano in evidenza il collo da cigno,
Gli occhi azzurri di Oscar risplendevano di gioia, proprio come quelli di Andrè.
“Ciao Phil!” salutò la ragazza, con un sorriso.
“Eh? Ah, si…ciao Oscar!” balbettò il ragazzo, che la stava ancora fissando inebetito. Andrè gli tirò una gomitata.
“Ma dov’è il tuo testimone?” domandò quest’ultimo, ansioso.
“Eccomi! Eccomi!” una vocetta concitata si levò da dietro una fila di grandi alberi “E ho portato anche il prete! Accidenti a voi giovani! Ma non potevate sposarvi in chiesa come tutte le persone normali? Nossignore! Un bosco hanno scelto! Il povero parroco ha rimesso la colazione con tutti gli scossoni della carrozza!”
Andrè si voltò, incredulo, riconoscendo la voce. Oscar, notando la sua espressione, scoppiò a ridere.
“Voi?”
“In persona, ragazzo! Ho avuto modo di verificare che il braccio di Madamigella è guarito!” esclamò Jaunet, che in onore del suo nome aveva indossato una giacca giallo canarino, stringendo calorosamente la mano ad Andrè.
Il ragazzo lanciò un’occhiata ad Oscar.
“Ehm, sono andata dal dottore per una visita di controllo, qualche giorno fa!” si giustificò lei.
“Già, Madamigella è venuta a scusarsi per avermi involontariamente mandato a ramengo quando cercavo di salvarle la vita” ridacchiò Jaunet, gaio.
In quel momento il parroco, un ometto calvo, gracile, sulla sessantina, riemerse dalla boscaglia, pallido come un cencio. Si passò un fazzoletto sulla pelata lucida e, stringendo al petto il crocifisso disse: “Se ci siamo tutti possiamo iniziare!”
 
**
 
“Io qui presente Andrè…”
“Io qui presente Oscar…”

“…giuro di condividere la gioia e la tristezza che la vita vorrà da ora donarci…”
“…giuro di condividere la gioia e la tristezza che la vita vorrà da ora donarci…”

“…sia ora nella vita, che dopo nella morte…”
“…sia ora nella vita, che dopo nella morte…”
 
“…giuriamo di rimanere l’uno accanto all’altra, per sempre.”

L’ultima frase, detta all’unisono, sancì per i due ragazzi la più nobile e dolce promessa d’amore eterno.
“Puoi baciare la sposa” disse, infine, il vecchio prete.
Oscar sorrise, Andrè le scostò una ciocca di capelli dal viso.
E fu il loro primo bacio da marito e moglie.
Jaunet, commosso, batté forte le mani.
Philippe fischiò: “Evviva gli sposi!”
Andrè aiutò Oscar a salire sul suo destriero bianco.
Poi, a sua volta, saltò in sella al suo.
Il dottor Jaunet corse verso la ragazza.
“Madamigella! Ricordatevi quello che vi ho detto! Mi raccomando…passi per oggi…ma poi, almeno per un po’ di tempo, evitate di cavalcare!”
“Lo so, dottore. Grazie” Oscar sorrise, radiosa.
Un battito di tacchi, e partirono al galoppo.
 
**

“Ehi Moglie!” la chiamò Andrè, scherzosamente.
“Dimmi Marito” replicò Oscar, ridendo.
“Cosa intendeva dire Jaunet con quella frase?”
“Quale frase, amore?”
“Quella sul fatto che non potrai andare a cavallo…”
“E’ una precauzione. Si crede che le donne incinte non debbano andare a cavallo.”
“Beh, e perché lo viene a dire a te? Tu non sei…”
Andrè si bloccò e guardò Oscar, incredulo.
Quando incontrò il sorriso di lei, non ebbe più dubbi.
“Aspetti…un bambino?”
“Il nostro bambino!”
Andrè la abbracciò forte, al colmo della felicità.
“Sarò padre, amore! Saremo genitori!” continuava a sussurrarle all’orecchio.
E Oscar, nell’udire quelle parole, non riuscì a trattenere le lacrime.

Ma, a differenza di tutte quelle che aveva versato negli ultimi mesi, erano lacrime di gioia.

FINE.
  
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