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Autore: BebaTaylor    24/08/2011    0 recensioni
Ronnie ha quasi ventisei anni, e due migliori amici, Sam e James. Ronnie un giorno d'estate ha un incidente. Fra ricordi, ammissioni e decisioni l'attesa del risveglio della ragazza.
Attenzione! Ho aggiunto il terzo capitolo più l'epilogo!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Time In Your Life
Capitolo Due

Frank si girò nel letto, e guardò la sveglia dai numeri fosforescenti. Erano le tre di domenica mattina. Mettendosi a sedere, l'uomo si sorprese nel constatare che erano appena passate dodici ore da quando Ronnie aveva avuto l'incidente.
Lentamente si alzò e uscì dalla stanza per dirigersi verso il bagno per bere un goccio d'acqua.
Passò nel corridoio color crema, sulle cui pareti erano appese diverse fotografie. Frank si fermò in particolare davanti ad una, scattata il giorno del suo matrimonio con Sarah, la sua seconda moglie.

La sala dell'Hilton era decorata nei toni del giallo e del bianco. Giallo e bianco come le giunchiglie e le calle che decoravano i centro tavola e i bouquet della sposa.
«Mi fanno male i piedi!» si lamentò Ronnie mentre ballava con Sam.
«Le hai scelte tu quelle scarpe!» rise lui. Ronnie piegò le labbra coperte da un gloss rosa in un broncio che fece scoppiare a ridere il ragazzo.
«Le ho prese perché sono dello stesso colore del vestito» esclamò la ragazza dopo alcuni secondi di silenzio. Le scarpe con il tacco alto era di colore azzurro come il vestito, che le lasciava le spalle scoperte e arrivava a sfiorarle le ginocchia.
«Potevi immaginarlo che ti avrebbero fatto male i piedi...» mormorò il ragazzo posando un bacio fra i capelli neri della ragazza.
«Ma James ha deciso di non alzarsi dalla sedia?» chiese Ronnie lanciando un'occhiata al suo amico seduto al tavolo che parlava con lo zio di Sam.
«Lo sai che non sa ballare.» le fece notare Sam. Ronnie scrollò leggermente le spalle. «Il sorbetto alla mela verde!» esclamò allegramente Ronnie alla vista di un cameriere. I due ragazzi ritornarono al tavolo dove erano seduti insieme a James.
«Potresti ballare, o almeno provarci.» disse Ronnie.
James fece segno di diniego con la testa. «Lo sai che io non ballo.»
Ronnie alzò gli occhi al cielo. «Sei sempre il solito»
«Non vorrai mica mettere radici.» esclamò Frank arrivando al tavolo con Sarah.
«Io non ballo. Non so ballare e non imparerò mai.» mugugnò James diventando rosso in volto e facendo scoppiare a ridere tutti i presenti al tavolo.

Verso la fine del ricevimento Frank volle fare una foto con le sue "tre pesti". Veronica, James e Sam. I quattro si sistemarono sotto l'arco di rose bianche che decorava l'ingresso della sala. Frank dietro, davanti a lui Sam, Ronnie e James.

Sam venne svegliato dal suono del telefono. «Chi era?» domandò dopo uno sbadiglio.
«Cindy e Mark. Sono arrivati all'aeroporto, mi cambio e vado a prenderli.» rispose Frank salendole scale per andare in camera.
«Aspettami che vengo anche io.» esclamò Sam. Frank si limitò ad annuire prima di chiudere la porta della sua camera alle spalle.

Dopo quasi tre ore, Sam, Frank e i coniugi Clapton arrivarono in ospedale. Il ragazzo provò un po' d'invidia nel vedere che hai genitori di Ronnie era permesso di vedere la figlia.
«Io vado a bermi un caffè e ad avvertire James.» pronunciò Sam alzandosi dalla sedia.

«È una cosa straziante...» mormorò Sam al telefono con James.
«Sarebbe la seconda volta... Non voglio neanche pensarci.» disse l'altro. Sam si avvicinò all'angolo dove erano stati posizionati i distributori di bibite e caffè. Infilò le monetine nella fessura e posò il dito sul bottone del caffè lungo, ma all'ultimo momento schiacciò il tasto per prendere il mocaccino al ginseng, il preferito di Ronnie.
«Dovevi vedere Cindy... ancora un po' e si sdraiava nel letto con Ronnie.» esclamò Sam, «Ma com'è dolce!» continuò assaggiando il mocaccino.
«Cosa?» chiese James.
«Il mocaccino al ginseng. L'ho voluto assaggiare me è troppo dolce per i miei gusti.» rispose l'altro. «Non so come faccia a berlo lei.» Sam sospirò.
«Le piace.» disse James.
«Ho mollato Sharon ieri sera. E ho litigato con mia madre.»
«Cosa?» esclamò sorpreso James.
Sam sospirò e si appoggiò al muro. «Sì, è così. Non so neppure io perché l'ho fatto.» Sam sospirò ancora. “O forse lo so perché l'ho fatto, ma non voglio ammetterlo” pensò.
«Eri sconvolto. Mi sembra abbastanza normale.» disse James. «Dai, appena Kristin si sveglia veniamo lì.» continuò prima di salutare l'amico.

Era un pomeriggio di marzo di sei anni prima. Frank era vicino alla finestra di casa sua e stava guardando di fuori.
«Sta arrivando Ronnie.» esclamò vedendo la ragazza correre verso casa sua. Sam pigiò il pulsante del citofono per aprire il cancelletto e aprì la porta di casa. Immediatamente si accorse che Ronnie era sconvolta. La ragazza si appoggiò al cancelletto e quando si accorse che era aperto entrò correndo.
«Ronnie...» mormorò Sam. Veronica inciampò nei su stessi piedi e cadde per terra. Sam immediatamente accorse in suo aiuto.
«Ronnie, cosa succede?» domandò preoccupato aiutandola ad alzarsi.
«Nick...» mormorò Ronnie piangendo disperatamente mentre Sam la conduceva in casa.
«Nick cosa?» chiese sempre più preoccupato Sam. Frank si avvicinò ai due e aiutò il figlio a far sedere la ragazza sul divano. In quel momento suonò il telefono e l'uomo rispose mentre Sam cercava di capire cosa stesse succedendo.
«Pronto?» disse Frank.
«Ronnie è lì?» domandò James.
«Sì, è qui. Ma cosa sta succedendo? Io e Sam ci stiamo preoccupando. Ronnie continua a piangere e a mormorare il nome di Nick.» rispose Frank.
James sospirò. «Nick... lui ha avuto un incidete. È venuta la polizia a dire che...»
«Cosa? A dire cosa?» lo incalzò Frank, temendo quello che il ragazzo stava per dirgli.
«Nick ha avuto un incidente ed è... morto.» James sussurrò l'ultima parola e si lasciò sfuggire un singhiozzo dalle labbra.
«Oh, cazzo, no.» imprecò Frank. «Lo dici tu a Cindy e Mark che Ronnie è qui?» continuò.
«Sì, sì. Mamma e papà li stanno accompagnando in... obitorio.» rispose James.
«Sam, vieni in cucina un momento.» esclamò Frank passandosi una mano sul volto.
Sam si alzò controvoglia, ma voleva capire cosa stesse succedendo.
«Cosa succede?» domandò il ragazzo.
«Era James. Nick ha avuto un incidente.» pronunciò Frank a bassa voce per non farsi sentire dalla ragazza.
«E?» disse Sam che non capiva più nulla.
«E è morto.» il tono con cui Frank pronunciò quelle parole spaventò Sam.
«Non è... non è possibile!» esclamò Sam ritornando da Ronnie che piangeva ancora.

Alla fine Ronnie rimase a dormire a casa di Frank. Sam la sistemò nel suo letto, le tolse le scarpe e la coprì con il piumone blu scuro. Le accarezzò i capelli e si sdraiò accanto a lei abbracciandola da dietro. Le baciò la nuca e respirò il profumo dolce e fruttato che essi emanavano.

Il funerale fu una strazio per tutti quanti. Al cimitero James e Sam guardarono Ronnie e i suoi genitori stringere mani e mormorare “grazie” ad ogni persona che faceva loro le condoglianze. I due ragazzi avrebbero voluto portare via Ronnie da lì.

«Indovina?» chiese James entrando in camera da letto.
«Si è svegliata?» domandò Kristin alzandosi dal letto.
«No. Ma Sam a mollato Sharon.» rispose James con un sorriso.
«Sul serio?» ridacchiò la ragazza. James annuì.
«Perfetto. Io vado a farmi un doccia e poi andiamo, va bene?» pronunciò Kristin dopo aver dato un bacio sulla labbra a James.

Era una domenica di gennaio, sei mesi prima dell'incidente. James, Kristin e Ronnie erano seduti ad un tavolino del bar in cui si riunivano di solito.

«È sempre in ritardo. Non capisco come diavolo ci riesce.» sbottò Ronnie riferendosi Sam.
«Lo sai com'è fatto.» esclamò James. Ronnie scrollò le spalle e giocherellò con il bracciale che portava al polso sinistro.
«E così Trent arriva il prossimo week end.» disse Kristin.
Ronnie annuì. «Già. Questa volta è stato incastrato in un pranzo di famiglia.» pronunciò. Trent era il suo ragazzo da quasi un anno e viveva a circa duecentocinquanta chilometri da Ronnie.
«Finalmente è arrivato!» esclamò James. Le due ragazze si voltarono verso la porta del locale e rimasero sorprese quando videro che era in compagnia di una ragazza. Non rimasero sorprese di vedere che era con una ragazza, ma per il modo in cui questa era vestita. L'amica di Sam indossava una giacca corta e stretta rossa con i bordi viola e oro, sotto si intravedeva un top fatto con una stoffa semitrasparente verde, una gonna gialla, calze rosse e arancioni e stivali neri.
«Lei è Sharon.» la presentò Sam. Anche gli altri si presentarono.
«Cosa prendete?» domandò la cameriera di nome Rose.
«Io una cioccolata al peperoncino.» James ordinò la sua cioccolata preferita.
«Io prendo una cioccolata bianca con panna montata e una spruzzata di cannella.» Kristin posò il menù sul tavolino.
«Io prendo... Sono indecisa, uffa.» borbottò Ronnie.
«Fai pure con calma.» le disse Sara.
Ronnie arricciò le labbra. «Ho deciso. Prendo una cioccolata al cocco con panna montata, cioccolato fuso e cannella.»
Sharon fece una smorfia disgustata.
«Io prendo una cioccola-»
«Ma no, Pucci! Non prendere una cioccolata! È una bomba calorica! Noi prendiamo due caffè lunghi, senza zucchero.» Sharon interruppe Sam, Sara annotò le ordinazioni e si allontanò.
«Pucci? Sam, ti fai chiamare Pucci?» chiese sorpresa Ronnie, dato che il suo amico odiava quel genere di nomignoli.
Sharon fece una smorfia, «Tu cosa vuoi? Io lo chiamo come voglio!» esclamò stringendosi al braccio di Sam.

«Ma l'avete vista? Ma si è fatta vestire al buio da una scimmia ubriaca?» rise Ronnie mentre con James e Kristin si dirigeva verso la fermata del bus che conduceva al centro commerciale. «Ah ah ah.» disse James.
«Mi chiedo cosa abbia trovato Sam in lei. Mi sembra che le piaccia comandare a bacchetta.
“Pucci fai questo, Pucci, fai quest’altro, Pucci non mangiare la cioccolata.” Speriamo che Sam non si faccia mettere i piedi in testa.» esclamò Kristin.
James tirò fuori i biglietti del bus e ne porse uno a Kristin e l’altro a Ronnie. «Non penso. Sam non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.» disse mentre l’autobus si fermava davanti a loro.

Erano trascorse un paio di settimane da quella domenica ed era un mercoledì pomeriggio e il grande orologio del campanile segnava le sei e venti. James e Ronnie stavano passeggiando per il centro, quando incontrano Sam e Sharon.
«Ciao Sam! Stasera ci sei?» domandò Ronnie baciando le guance del ragazzo.
«Cosa?» domandò Sam sorpreso. Ronnie sospirò e sistemò meglio il capellino di lana rossa che le copriva la testa.
«La serata pizza, dvd e birra.» rispose James. Sam fece una smorfia mentre Sharon si aggrappava ancora più forte al suo braccio.
«L’avevo dimenticato.» rispose. Sharon guardò il ragazzo acconto a sé e poi gli altri due. «Che roba infantile è?» esclamò acidamente.
James sbuffò e infilò le mani in tasca. «Sono anni che facciamo questa cosa al mercoledì sera. E non è infantile.»
Sharon lo guardò con un misto di disgusto e noia. «Per me è infantile. E anche per il mio Pucci lo è.» disse dopo un secondo di silenzio accarezzando il viso del ragazzo.
Ronnie inarcò un sopracciglio e fissò Sam. «Allora, Pucci lo trovi infantile?» domandò quasi ironicamente.
Sam fissò la sua amica e poi Sharon sentendosi tra due fuochi. «Ehm… ecco… io… » balbettò mentre Sharon gli strinse più forte il braccio. «Non vengo. Sono impegnato, ora.» disse infine.
«Pure noi due, ma non abbiamo mai saltato una serata.» replicò James guardando duramente l’amico.
«Non m’interessa cosa fate voi, lui non viene.» disse Sharon.
«Ah, va bene. James, andiamo in videoteca.» esclamò Ronnie allontanandosi e afferrando la manica della giacca di James.

Era una sera di metà febbraio e Ronnie era appena scesa dal treno. La ragazza guardò l’orologio appeso sopra il tabellone dove erano indicati gli orari dei treni.
«Perfetto, Sam dovrebbe essere già qui.» mormorò incamminandosi verso l’uscita. Appena fuori dalla stazione deserta, Ronnie prese il cellulare dalla borsa e guardò un’altra volta l’ora. L’orologio digitale del telefono segnava 23:45. La ragazza si guardò attorno. La visibilità non era buona, in parte dovuta alla nebbia, e in parte causata dai pochi lampioni.
Ronnie iniziò a chiamare Sam una, due, tre volte senza mai ricevere risposta. La ragazza sbuffò e si spostò accanto alla panchina.
Ronnie provò ancora a chiamare ottenendo sempre lo stesso risultato. Solo verso mezzanotte e un quarto Sam le rispose.
«Sam! Dove cavolo sei? Ti sei dimenticato che dovevi venire a prendermi?» sbottò Ronnie. «Cosa? Cosa mi sarei dimenticato?» fece Sam.
Ronnie alzò gli occhi al cielo e si sedette. «Sono tornata da Jen. E tu mi avevi promesso che mi saresti venuto a prendere!» esclamò Ronnie irritata.
«Me ne sono dimenticato.» ammise Sam.
«Fra quanto sei qui?» mormorò Ronnie.
«Ah. Non posso venire. Prendi un taxi.» rispose Sam.
Ronnie spalancò la bocca sorpresa. «Cosa? Ma Sam…»
«È quella rompicoglioni della tua amica?» sentì dire Ronnie da Sharon.
«Sì» rispose Sam e chiuse la chiamata prima che Ronnie potesse dire qualcosa. La ragazza fissò il telefono sorpresa e una lacrima le rotolò lungo la guancia. Sam non si era mai comportato così con lei. Ronnie si asciugò le lacrime e chiamò James che rispose dopo un paio di squilli.
«Mi vieni a prendere?» mormorò lei. «Sono in stazione.»
«Va bene, ma non doveva venire Sam?» disse James.
Ronnie tirò su con il naso. «Si è dimentica e non può venire perché è con Sharon. E mi ha detto di prendere un taxi.» rispose Ronnie.
«Ho capito. Cinque minuti e sono lì.» disse James.
«Domani ci parlo io con lui. Non può comportarsi in questo modo.» esclamò James porgendo un casco nero a Ronnie.
«Lascia stare. È tutto preso da Sharon.» mormorò lei allacciandosi il casco salendo sulla moto dell’amico.
«Sarà, però io due chiacchere ce le farei ugualmente.» disse lui prima di partire in direzione della casa di Ronnie.

«Ma Sam non viene?» domandò Kristin girando il cucchiaino nel cappuccino.
James scosse la testa. «No, non credo. Cioè non lo so.»
«Non credo. Ormai è tutto preso da quella.» disse Ronnie guardando fuori dalla finestra.
«Vi sbagliate. Stanno arrivando.» esclamò Kristin.
James e Ronnie si voltarono e videro Sam e Sharon che si avvicinavano.
«Qual buon vento vi porta qui?» domandò sarcasticamente James mentre la coppia si sedeva al loro tavolo.
«Stiamo qui solo perché tutti i tavoli sono occupati.» rispose Sharon.
Ronnie sospirò e posò la testa sul tavolo. «Non ce la posso fare.» mormorò.
«A fare cosa?» domandò curiosamente Sam, non notando l’occhiataccia di Sharon.
Ronnie alzò leggermente il viso e lo guardò. «Sabato verranno tutti i parenti a casa.» rispose
accennando un sorriso.
«Non hai il senso della famiglia.» borbottò Sharon.
«Perché vengono?» chiese Sam.
Ronnie alzò completamente la testa e fissò l’amico sgomenta. «Come, non te l’ho ricordi?» chiese sorpresa. Sam scosse la testa. «È l’anniversario di Nick.» continuò piano la ragazza.
Sam aprì la bocca sorpreso. Lo aveva dimenticato. Si diede mentalmente dello stupido e sfiorò la mano dell’amica, mentre Sharon sbuffava sonoramente. «Scusami, lo avevo scordato.»
Ronnie sorrise. «Cosa facciamo? Io non ho voglia di stare in casa con quelli là. Non capisco perché mia madre non li abbia ancora mandati a cagare.» esclamò.
«Io passo, sabato ho un doppio turno.» disse Kristin, «Però James deve andare a fare la spesa, potete farvi un giro al centro commerciale.» aggiunse.
«Per me va bene.» pronunciò Ronnie.
Kristin sorrise. «Perfetto. Così, magari James non si dimenticherà nulla anche se ha la lista in mano.»
«Già. Gli uomini si dimenticano sempre le cose.» confermò Ronnie guardando Sam che abbassò lo sguardo sentendosi colpevole. Ultimamente aveva dimenticato troppe cose.
«Io non dimentico le cose da prendere! È che, semplicemente, ogni tanto sono convinto di averle prese ma non è così.» sbottò James facendo il finto offeso. Kristin e Ronnie ridacchiarono divertite.
«Vieni Sam?» domandò Ronnie.
«Ma chi è Nick e che anniversario è?» chiese Sharon.
James sbuffò e fissò la ragazza dell’amico. «Nick è il fratello di Ronnie. Sabato è l’anniversario della sua morte.»
Sharon aprì la bocca per chiuderla subito. «Capisco. Però il mio Pucci non viene. E Kristin, lasciatelo dire. Se li mandi in giro da soli quei due, sei proprio scema. Come cazzo fai a fidarti proprio non lo so.»
Kristin inarcò le sopracciglia. «Io mi fido. Ci ha presentato lei.»
Ronnie sospirò. «Allora Sam, vieni o no?» chiese.
«Io… credo…»
«No Pucci. Tu non ci vai. Io non ti mando in giro con quella zoccola!» sbottò Sharon facendo voltare alcuni avventori del locale.
Ronnie fissò Sam. «Sam? Mi vuoi rispondere tu? O Sharon decide della tua vita?» sbottò Ronnie. «La tua bella mi ha offeso, se non te ne sei accorto.»
Sam deglutì a vuoto. «Io… io..» borbottò, poi guardò Ronnie e poi Sharon. «Non vengo.» disse dopo un sospiro.

Un paio di giorni dopo, Sam entrò nel negozio di casalinghi dove lavorava Ronnie.
«Ciao. Volevo scusarmi per come si è comportata Sharon.» esclamò appena furono soli.
«Ah. Grazie. Ma dovrebbe essere lei a scusarsi per avermi chiamato zoccola» disse Ronnie sistemando alcune cornici in argento. «Sabato verrai?» aggiunse quasi sussurrando.
«No.» rispose Sam guardando le calamite da frigo. «Non voglio litigare con Sharon.»
Ronnie si voltò e s’impose di calmarsi altrimenti avrebbe rischiato di tirare in testa a Sam una cornice. «Sarebbe la prima volta.» mormorò. Sam le si avvicinò e le posò una mano sulla spalle, ma Ronnie si allontanò.
«Ronnie, ascoltami. Non potremmo passarlo sempre insieme» replicò il ragazzo. «E poi, scusami. Ma Trent non dice nulla?»
Ronnie si bloccò con una piccola cornice in argento decorata da fiorellini in mano. «Trent? Trent? Si vede che ultimamente t’interessi della mia vita.»
Sam la guardò sorpreso. «Vuoi dire che tu e lui avete rotto?» domandò sbigottito. Ronnie annuì. «E quando?» aggiunse.
«Sono due settimane che ci siamo lasciati.» rispose lei.
«E perché non me l’hai detto?» chiese Sam avvicinandosi ancora a Ronnie.
«Perché? E hai pure il coraggio di domandarmelo!» esclamò lei avvicinandosi alla cassa. «Non rispondi ai messaggi, non rispondi alle chiamate, e quando lo fai rispondi sempre scazzato.
Sharon viene prima di ogni cosa, anche dei tuoi migliori amici.» Ronnie si fermò.
«È la mia ragazza.» disse Sam.
«È quella che mi ha offeso, ha offeso Kristin e James, Sharon è quella che ti sta condizionando.» replicò Ronnie. «Ed ora, vai via. Sto lavorando se non te ne fossi accorto.»
Sam si avvicinò un’altra volta a Veronica e l’abbracciò. «Scusami.» mormorò per poi chinarsi e baciare la ragazza sulla guancia sinistra. «Lo sai che ti voglio tento bene vero? Non voglio perderti.» continuò sempre mormorando. Ronnie rimase sorpresa da quella dichiarazione, era da prima di Natale che Sam non le diceva che le voleva bene. La ragazza si strinse a lui e sospirò lentamente.
«Lo so. Anche io ti voglio bene.» disse la ragazza facendo un passo indietro. In quel momento entrò una cliente nel negozio. Sam accarezzò la guancia della ragazza e si avvicinò alla porta.
«Ci sarò sabato. Te lo prometto.» esclamò con un sorriso prima di uscire dal locale.

«Sbaglio o ti sei dimenticato qualcosa?» esclamò Ronnie vedendo Sam e Sharon camminare nel centro commerciale.
«Ma cosa?» chiese sorpreso lui, voltandosi e vedendo Ronnie e James.
«Te ne sei dimenticato.» constatò James, «Vieni Ronnie, andiamo che la spesa non si fa da sola.»
«Scusami… io..» balbettò Sam.
«Ma lo vuoi capire che devi stare lontana dal mio Pucci?» sbottò Sharon guardando con odio Ronnie.
«Stai zitta, non sei stata interpellata.» disse con cattiveria Ronnie.
«Ronnie piantala. Mi sono dimenticato di avvertirti. Scusami.» pronunciò Sam.
«Me l’avevi promesso. Mi stai deludendo sempre di più» mormorò prima di allontanarsi.
«Pucci? Andiamo?» disse Sharon. Sam scrollò le spalle e seguì Sharon nei suoi giri di shopping.
Stava deludendo Ronnie. E ciò lo faceva star male. “Se solo trovassi il coraggio…” pensò.

James abbracciò Cindy appena arrivò in ospedale. «Mi dispiace.» mormorò.
«Grazie di essere qui.» sussurrò la donna. James si sedette accanto a Sam.
«Come stai?» mormorò.
Sam scosse le spalle. «Secondo te? Continuo a sentirmi in colpa. È colpa mia»
James posò una mano sulla spalla dall’amico. «Piantala con questa storia.» disse a bassa voce.
«Non ci riesco. È più forte di me.» Sam si alzò e si avvicinò alla finestra che dava sul parcheggio posteriore dell’ospedale. «Lo so che è colpa mia.» sussurrò appoggiando la fronte al vetro.
«Sam, smettila. Sul serio. Non ti fa bene colpevolizzarti in questo modo.» James si avvicinò all’amico.
«No. Ci sono cose che tu non sai.» mormorò Sam chiudendo gli occhi.
«E allora dimmele.»
«Non capiresti.» disse Sam aprendo gli occhi e osservando il suo riflesso sul vetro.
«Cosa ne sai? Magari potrei capirti.»
Sam si voltò verso James. «No. Non ci riusciresti» il ragazzo sospirò. «Ho sbagliato tutto. È colpa mia.» disse prima di tornare a sedersi sulla sedi grigia in plastica.
«Se volete potete entrare a vederla.» esclamò Cindy.
«Vai Sam. Entra prima te.» disse James.
Sam scosse la testa. «No, entra prima te. Io… non… entra te.»
James lo guardò e scosse la testa. «Come vuoi.» disse prima di entrare nella stanza di Ronnie. Lentamente aprì la porta. La stanza aveva le pareti bianche e una grande finestra sulla parete di fronte. Le veneziane erano socchiuse. James si avvicinò al letto su cui era sistemata Ronnie. James si passò una mono sul volto e si lasciò cadere sull’unica sedia presente nella camera. Guardò per un’istante i fili e i tubicini che partendo dal corpo dell’amica, finivano in vari macchinari. Il ragazzo si alzò e si avvicinò al letto. Sfiorò la mano di Ronnie e le baciò la fronte.
Si passò una mano sugli occhi per asciugare le lacrime ed uscì, troppo scosso per rimanere ancora lì.
«Sam, vai.» mormorò rivolgendosi all’amico, che seduto si teneva la testa fra le mani.
Sam aprì la bocca e la richiuse subito, poi si alzò e lentamente si avviò verso la camera.
Appena entrato, rimase fermo sulla soglia. Sospirò e a piccoli passi si avvicinò al letto.
Il ragazzo continuava a pensare che fosse tutta colpa sua.
“Se le avessi detto… Se fossi stato meno stupido… Ora non saresti qui” pensò mentre le sfiorava con due dita la fronte, per poi fermarsi sui capelli.
Il torace della ragazza si alzava e abbassava seguendo il ritmo lento e regolare dei suoi respiri.
Sam sfiorò la mano di Ronnie e intrecciò le sue dita con quelle di lei domandandosi se avrebbe avuto l’opportunità di chiederle scusa per come si era comportato. Si chinò e le sfiorò la fronte con un bacio. Poi scese fino l’orecchio e le sussurrò qualcosa. Di scatto Sam si alzò. Spaventato da quello che aveva appena detto a Ronnie indietreggiò fino alla porta e uscì quasi correndo.
«Sam! Sam!» lo chiamò James quando lo vide allontanarsi lungo il corridoio correndo.
«Dove stai andando?» esclamò quando lo raggiuse all’inizio delle scale.
«Cosa ti è preso?» James costrinse Sam a guardarlo, rimanendo quasi sconvolto quando vide il viso dell’amico distrutto dalle lacrime.
Sam tirò su con il naso. «Io… io… sono innamorato James. Sono innamorato.» mormorò.
«Di chi? Di Sharon?» domandò James confuso.
Sam scosse la testa per poi chinarla. «No, non di lei.»
«E allora di chi?»
Sam alzò il viso e fissò James. «Di Ronnie! Io amo Ronnie da… da sempre!» urlò prima di correre giù dalle scale. James rimase lì impalato sconvolto dalla confessione dell’amico non sapendo cosa fare.
«Sam, aspettami!» esclamò quando lo raggiunse al piano interrato.
«Perché non l’hai mai detto a Ronnie? E perché ti sei messo con Sharon?»
Sam non rispose e si appoggiò al muro accanto alla finestre e lentamente scivolò fino a sedersi sul pavimento.
«Non potevo dirglielo, lei stava con Trent.» mormorò mentre James si sedeva accanto a lui.
«Sam… potevi confidarti con me.»
Sam scosse la testa. «Io… non potevo dirtelo. Non…potevo. È stato duro per me da digerire… e…» Sam si fermò e si asciugò le lacrime con il dorso della mano.
«Però Sam…»
«Mi sono messo con Sharon quando Ronnie mi aveva detto che lei e Trent stavano parlando di matrimonio. In quel momento mi è caduto il mondo addosso. Ho avuto paura di perderla per sempre.» Sam si alzò e si diresse verso il distributore di bibite e acqua.
«Avresti potuto parlarmene! Sam lo sai che ogni tanto sei veramente stupido e infantile?» sbottò James avvicinandosi al distributore del caffè. «Tutta questa storia ti rende ancora più stupido.» continuò infilando le monete nella fessura.
«E cosa dovevo dirti, secondo te? “Ehi, James ascolta. Sai che sono innamorato di Ronnie ma lei ama Trent? Io per lei sono solo uno dei suoi migliori amici! Per questo mi metto con la prima che capita, così magari la dimentico.”» Sam aprì la bottiglietta d’acqua e bevve un lungo sorso. «Non posso dirglielo. Lei mi odia.»
«No, non ti odia.» James finì di bere il caffè e buttò il bicchierino nel cestino lì accanto.
«Invece sì.» disse Sam prima di allontanarsi.
«James, ascoltami» esclamò Sam fermandosi a metà del corridoio. Lentamente voltò il viso. «Non devi dirlo a nessuno, chiaro? Non farne parola con Kristin e soprattutto con Ronnie.»
James annuì debolmente. «Se è questo quello che vuoi.»
«Sì, voglio questo.»

Mancavano una decina di giorni a Natale. Sam e Ronnie erano nella cucina del padre di lui e stavano incartando il regalo, una macchina del pane, per James e Kristin.
Sam afferrò il fiocco blu e argento e tolse la sottile pellicola che proteggeva il piccolo pezzo di nastro biadesivo.
«Ma i regali li aprono da soli o con i genitori di Kristin?» domandò Ronnie finendo di chiudere il pacco con il nastro adesivo.
«Non lo so. Perché?»
Ronnie alzò gli occhi al cielo. «E mi chiedi pure il perché? Se non ti ricordi, nella scatola abbiamo infilato un dvd porno e delle manette con il pelo!» gli fece notare. «Per questo ti ho chiesto se i regali li aprono quando sono soli oppure no.» continuò.
Sam scrollò le spalle e sistemò il fiocco al centro del pacco. «È una cosa divertente! Se ci saranno anche loro capiranno.» esclamò.
Ronnie posò le mani sui fianchi e scosse la testa. «Se lo dici tu…»; Sam buttò i pazzi di carta nel cestino e sorrise.
«Se si arrabbiano mi prendo la colpa. Contenta?» disse avvicinandosi a lei e abbracciandola.
«Mmm… direi che va benissimo.» rispose lei appoggiando la testa sul torace di Sam e respirando il profumo di lui.
«Lo sai che ti voglio troppo bene e non vorrei mai vederti star male.» sussurrò Sam baciandole la nuca.
«Lo so. Anche io ti voglio bene.» disse lei scostandosi appena e alzando la testa per guardare il ragazzo negli occhi.
Sam sorrise. «Andiamo a prenderci una cioccolata?» propose il ragazzo lasciando scivolare le mani dalla schiena ai fianchi di Ronnie.
«Certo.» esclamò Ronnie sorridendo.
Sam si spostò e si diresse verso l’appendi abiti in corridoio.
Ronnie sospirò. «Sam, devo dirti una cosa.»
«Cosa?»
«Io e Trent stiamo parlando di matrimonio.» disse lei in un fiato sedendosi sul divano.
«Matrimonio? Cosa?» disse Sam fermandosi di colpo.
«Eh… sì. È solo un’idea, ne stiamo solo parlando.» mormorò Ronnie.
«Ma non è un po’ presto? State insieme da poco.» esclamò duramente Sam.
«È quasi un anno… e poi è solo un’idea, nulla di più.» pronunciò Ronnie.
«Per me è un’idea stupida. Lo conosci appena.»
Ronnie alzò il viso. «ci conosciamo da un anno, non mi pare poco.» esclamò guardando Sam. «Non vuoi che io sia felice?» continuò mormorando.
Sam sospirò e si sedette accanto a lei.
«Certo che lo voglio. Ma non voglio che tu faccia scelte avventate.» disse lui abbracciandola.
«Ne stavamo parlando e basta.» disse lei posando la testa sulla spalla di lui.
«Va bene, ho capito. Però ti chiedo solo di pensarci bene.» sussurrò Sam all’orecchio di Ronnie.
Lei fece un sorriso. «Certo. Ma tu non volevi offrirmi una cioccolata?» Ronnie si alzò.
«Cosa? Io non ho detto che ti avrei offerto una cioccolata!» protestò Sam con un sorriso.
«Mi sembrava implicito il fatto che tu volessi offrirmela.» replicò Ronnie incrociando le braccia al petto.
«Come vuoi.» disse Sam infilandosi la giacca. «E comunque l’avrei fatto.»
«Non te la sei presa per prima, vero? Per il matrimonio intendo.»
Sam aprì la bocca sorpreso. Quella storia gli faceva male, ma non doveva ammetterlo. «No, perché avrei dovuto?»
Ronnie sorrise. «Non lo so. Non importa. Andiamo?» disse sistemandosi il berretto sulla testa.

Sam entrò in casa e andò in camera sua. Si sentiva esausto. Sospirò profondamente e si sdraiò sul letto. Guardò la foto, appesa alla parete ala sua destra, che ritraeva lui, Ronnie, James e Kristin al mare.
Era stata scattata poche settimane prima che Ronnie conoscesse Trent.
Sam si diede mentalmente dello stupido.
Chiuse gli occhi e si addormentò.


Angolo Autrice
Ed ecco qui il secondo capitolo. Spero di aver caratterizato bene (o almeno decentemente) i personaggi.
In oqni caso se strovaste un errore, ditemelo che così correggo.
BebaTaylor
   
 
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