Ed eccomi qui per il secondo capitolo di questa fan fiction! grazie a Diamond_ che mi ha recensito! mi sono messa d'impegno e sono riuscita a scriverlo entro oggi!
Yume: se ti fossi messa d'impegno, saremmo già ad un capitolo in cui Ore-sama se ne sta felicemente sposata con un riccone!
Ten: Ci sto lavorando. U.U
Yume: se, certo...
Ten: non ti fidi della tua autrice? cattiva...*lacrimuccia*
Yume: non mi incanti.
Ten: su, passiamo alla storia.
«Yume! Potresti venire a
darmi una mano?»
«Si, mamma!»
«Hime! Anche
tu!»
«No! Sto giocando e non
posso mettere in pausa!»
«Hime!»
«Tranquilla, mamma, basto
io.»
Hime salvò e chiuse la
console, affrettandosi a raggiungere la
madre e la sorella.
Yume aveva raggiunto il suo scopo.
Questo era il tipico sabato mattina
a casa Hanazono.
Ma i pensieri che affollavano la
mente di Yume non erano i tipici.
Generalmente, mentre piegava i
panni, pensava a come ottenere
vantaggi da qualcuno. Le attività che occupavano solo le
mani erano perfette
per pensare senza che qualcuno, vedendoti sfaccendata, tentasse si fare
conversazione con te.
Oggi i pensieri eran rivolti
all’insignificanza fatta persona, e
all’esserino.
A quanto aveva capito, solo coloro
che possedevano uno shugo chara
potevano vederli. Perciò aveva lasciato che Sui la
accompagnasse a scuola. Era
convinta che NESSUNO di quegli idioti potesse averne uno.
E invece…
La sua reputazione a scuola
era in pericolo. Doveva convincere Sui
a restarsene a casa.
«Yume!
Mi annoio! Sbrigati o….»
«Ehi, Aneki!»
la interruppe Hime «Tocca a te fare la spesa oggi,
vero? Comprami il gelato!»
«Hime! Non dare ordini a
tua sorella! E chiamala Onee-san!»
«Non preoccuparti, mamma.
Non mi dà fastidio.»
----------
Yume accartocciò la
lista della spesa. Aveva preso tutto, e aggiunto
una scatola di biscotti alla crema per Sui, che al momento le gravitava
attorno
alla testa. Li avrebbe utilizzati per farla rimanere a casa.
Si incamminò. Se
riusciva nelle trattative (cosa di cui era certa)
il problema Hotogi era definitiv…
In quel preciso, identico,
maledetto istante, Sosuke Hotogi voltò
l’angolo e si ritrovò faccia a faccia con Yume.
Tutti e tre
si bloccarono. Hotogi balbettò un
«Ha…Han….» prima che
il suo shugo chara spuntasse da dietro di lui e si fiondasse su Sui «Mi
piacerebbe fare la sua conosc...» cominciò
l’esserino, inginocchiandosi a mezzaria, ma fu bloccato dal
calcio in faccia di
Sui, che lo mandò a scontrarsi con la faccia del
proprietario.
«Hanazono…san?»
balbettò finalmente L’idiota supremo.
«Yume!
Andiamocene! Non possiamo rischiare di scongelare i gelati per colpa di
‘sto
nanetto idiota!»
strillò
Sui, ignorando volutamente il fatto
che gli shugo chara fossero tutti alti uguali e allontanandosi in
fretta.
«Temo di dover
andare… Arrivederci…»
sussurrò Yume, chinando la
testa, poi si mise ad inseguire Sui lasciandosi dietro un sempre
più impietrito
Hotogi.
----------
Yume uscì di casa
sospirando. Dopo una
domenica in cui aveva fatto un salto di 5 metri ogni volta che qualcuno
suonava
il campanello (e quell’idiota di Hime se n’era
accorta, e si era messa a
suonarlo ogni 10 minuti), le toccava andare a scuola. Con Sui
addormentata
sulla sua testa.
Si incamminò. Era
inutile starsene a…
«Buongiorno,
Hanazono-san!» disse Hotogi,
spuntando alle spalle della ragazza.
Yume urlò. Sui si
svegliò e cadde.
L’altro shugo chara
tentò di fiondarsi su
di lei, ma Hotogi lo bloccò. «Su, Neru, lasciala
tranquilla.»
«Ah…
Senpai… È lei… Perché
è qua?» mormorò
Yume, mentre imprecava
mentalmente.
«Io volevo parlarti,
Hanazono-san.» Hotogi
sorrise angelico.
Yume stava per vomitare, ma strinse
i
denti e resistette. «Non vorrei arrivare in ritardo a
scuola…» balbettò.
Hotogi guardò
l’orologio. «È presto.
Camminando tranquillamente, noi potremo parlare e arriveremo in
perfetto
orario.»
Yume sentì la terra
aprirsi sotto i suoi
piedi.
Non voleva parlare con Hotogi. Non
voleva
andare a scuola con lui. Non voleva respirare la sua aria. Non voleva
farsi
vedere con Lui. Non voleva scatenare chiacchere che la vedevano come
sua fidanzata.
Per un attimo, Yume
pensò di buttare la
maschera che portava da 11 anni.
Fortunatamente, Yume riprese il
senno in
tempo, strinse i denti e si avviò verso scuola.
Hotogi cominciò a
chiacchierare dopo pochi
secondi.
«Tu non hai uno shugo
chara da molto,
vero?» cominciò.
«Solo qualche
giorno.» Yume gettò
un’occhiata alla borsa, nella quale si era rifugiata Sui e
attorno alla quale
Neru ronzava come una mosca. Yume immaginò di lanciarlo via
con una paletta
schiacciamosche.
«Io da quasi un
anno.» disse Hotogi «I
primi giorni io ho dato di matto. Tu la stai prendendo molto
tranquillamente.»
«Davvero?» Yume
sbiancò mentalmente. «È
così strano?»
«E chi lo sa? Io conosco
solo due
possessori di Shugo Chara. Noi due.»
Yume rabbrividì per il
“noi due” «Quindi… non
ci sono altri con shugo chara, nella nostra scuola?» Mai e
poi mai avrebbe
unito sé stessa e Hotogi nello stesso complemento.
Hotogi annuì.
«Durante le assemblee io
vedo tutti, essendo sul palco in qualità di segretario del
consiglio
studentesco.»
Lo sapevo già che eri
nel consiglio studentesco, baka.
«comunque, io non ho mai
visto
nessun’altro shugo chara. Fino a ieri.» Hotogi la
guardò di sottecchi.
Yume, istintivamente, fece in modo
di
arrossire leggermente e si voltò dalla parte opposta.
Appena finì, ebbe la
sensazione che se ne
sarebbe pentita.
----------
«Hai visto? Hotogi senpai
e Hanazono-sama
sono venuti a scuola insieme!»
«Si, si! Per me stanno
insieme!»
«Io non li avevo mai
visti insieme, prima
di oggi…»
«L’ho vista un
paio di giorni fa in corridoio,
fra le fan di Hotogi senpai, aspettandolo.»
«Davvero?
Allora è vero! Se a un angelo come Hanazono-san piace
qualcuno, non c’è niente
da fare.»
«Già…
in
fondo, loro due sono la coppia perfetta.»
«Non credo che
i maschi saranno molto contenti, però!»
«si, i suoi
fan sono un po’…»
Yume sospirò.
Certa gente avrebbe dovuto imparare a guardarsi attorno mentre
spettegolava.
La maggior parte
delle persone avrebbe pensato “avrebbe dovuto imparare a non
spettegolare” ma
Yume aveva una visione tutta sua.
I pettegolezzi
erano il lato oscuro della parola, impossibili da eliminare ma
addomesticabili.
Il trucco era
non mostrare preferenze. In tutto, compreso il cibo (la gente pensava
che
affinità di gusti culinari bastassero a creare un saldo
rapporto in una
coppia). E Yume era generalmente una maestra in questo. Ma quel tizio
non si
sarebbe scollato manco con una testata nucleare.
Avrebbe
sfidato chiunque a non mostrare preferenze con lui così
appiccicato.
Avrebbe dovuto
liberarsene il più in fretta possibile,
per far crollare le chiacchere su se stesse. Doveva
escogitare qualcos…
Il cretino le
spuntò di fronte al naso. «Hanazono-san, noi due
torniamo a casa insieme?»
Si, escogitare
qualcosa, o morire di infarto «In realtà,
dovrei comprare qualcosa…»
«Io ti
accompagno.»
Yume temette
che il suo genio malefico si fosse prosciugato.
----------
Yume uscì dal
combini, seguita a ruota dal fedele cagnolino Hotogi.
La ragazza era
“leggermente” seccata. I cani non le erano mai
piaciuti.
Naturalmente, tutti credevano che
li
adorasse. Come tutti gli animali che perdevano pelo, mordevano,
sbavavano,
lasciavano enormi e puzzolenti ricordini ovunque, venivano infestati un
giorno
si è l’altro pure, ma erano adorabili.
Lanciò
un’occhiata verso la busta della
spesa (in plastica riciclabile: la ragazza adorabile rispetta la
natura!) e il
piccolo bozzo grigio che indicava la posizione di Sui. La nanetta non
sapeva
mai quando effettuare un chara change che la togliesse dai guai.
«Cosa stai
guardando?» chiese Hotogi.
Yume, in un istante,
focalizzò la sua
attenzione su Neru, che volava –ronzava era più
corretto- attorno al bozzo
creato da Sui.
Il genio malefico partì.
«Bè…
Mi chiedevo… Come mai….» Yume si
mordicchiò leggermente il labbro inferiore «uno
come lei… così intelligente e
perfetto… avesse uno shugo chara che non è
molto…» Yume si zitti. Pause,
mordicchiamenti, zittimento erano perfettamente calcolati per dare
l’impressione di “ragazza che non si farebbe mai
gli affari degli altri ma è
curiosa” e non “ragazza a cui non gliene
f§§§e un tubo e vuole fuggire”
«ma in
fondo non sono affari miei.» il tocco finale era lievemente
accelerato,
perfetto per far cadere all’amo Hotogi.
No, il suo Genio era intatto.
«È una
curiosità più che lecita, invece.
Anche io sono curioso per lo stesso motivo. Il tuo carattere non
potrebbe
essere migliorato, quindi… Perché tu hai uno
shugo chara?».
Si, lo so che il mio carattere
è perfetto, ma non
credo che tu la penseresti allo stesso modo. Fortunatamente, il suo genio
malefico era anche
previdente, perciò aveva la scusa pronta. «A
volte… temo… temo di essere un
po’… troppo tenera e
di piegarmi un
po’… troppo alle esigenze degli altri. Se
fossi più forte, io…» Yume
chinò la testa e arrossì.
Arrossire volontariamente era uno
dei
tanti talenti di Yume, insieme alla capacità di aumentare il
battito cardiaco a
suo piacimento e di mentire senza alcun tic strano e senza
premeditazione, se
necessario. Sin dall’infanzia Yume li aveva scoperti e
coltivati, e nessuno
credeva che non fosse la ragazza perfetta. Tranne Hime, ma la sua era
invidia.
«Tu sta tranquilla,
Hanazono-san! Nessuno
potrebbe mai approfittarsi della tua gentilezza!»
strillò Hotogi, afferrando le
mai di Yume.
La ragazza storse il naso
(mentale).«Grazie,
Hotogi senpai, per il supporto, ma…»
chinò la testa imbarazzata «Così mi
sento
in imbarazzo…»
Hotogi si staccò. Yume si appuntò
mentalmente di lavarsi le mai cinque
volte prima si fare qualsiasi altra cosa. Si sentiva come se
un’ameba gigante
avesse tentato di fagocitarle.
«Io credo che sia mio
dovere dirti come è
nato Neru. Tu sai che ho un fratello? Lui è più
vecchio di me di tre anni.»
«Non deve per forza dirmi
com’è andata….»
«Sta tranquilla,
Hanazono-san. Raccontarti
non è un problema per me. Mio fratello si impegna pochissimo
all’università,
non è granché negli sport e, sinceramente, lui
è un gran donnaiolo. Eppure, lui
è sempre circondato da amici.» Hotogi
guardò il piccolo esserino svolazzante.
«Hotogi
senpai…»
«Io mi sono sempre
impegnato in tutto ciò
che facevo per avere ottimi risultati in tutto, ho fatto in modo di
essere
un’ottima persona ammirata da tutti, eppure… mi
ritrovo sempre solo. Come se ci
fosse un muro fra me e gli altri.» Hotogi sospirò
teatralmente «Ho pensato “se
fossi come mio fratello, magari…” ed eccoci
qua.»
Baka.
Essere adorati significa avere l’aura da intoccabili. Sei
davvero un’ameba.
Mentre pensava ciò, curvò la testa e disse
«Sono certa che qualcuno supererà
quel muro» con un sorriso luminoso.
Hotogi arrossì
vistosamente.
Oh-oh. È così
cretino che non si accorge dell’aura
intoccabile.
----------
Yume si distese nel letto.
A questo punto, una ragazza shojo
doveva
essere intenerita dalla storia di Hotogi. Tanto da innamorarsene.
Yume non provava niente. Solo
fastidio. Ma
neanche tanto.
Per questo odiava gli shojo.
Fine secondo capitolo – Il giglio carnivoro e l’ameba vanesia.
------
Ten: Yume... che stai facendo?
Yume: *spargendo ovatta* non lo vedi? sto distruggendo un pupazzo con le sembianze di Hotogi! *mostra peluche a forma di ameba semidistrutta*
Ten: in effetti è molto somigliante! ^^
Yume: lo so! ^^
Ten: mmm... però dovremmo fare qualcos'altro, oltre a distruggere chibi-Hotogi, ne? *calpesta il pupazzo*
Yume: temo proprio... *calpesta* però smetti di usare il ne, non sei piemontese.
Ten: info varie... mmm... il cognome di Yume è una citazione del mio adorato Kamichama Karin, mentre il nome l'ho scelto, insieme a quello di Hime, perchè sono i tipici nomi che i loro genitori userebbero ("sogno" e "principessa"). Hotogi invece prende nome e cognome da due dei personaggi che odio di più in tutti gli anime, cioè Aizen di bleach e Shirayuki di Hidan no Aria. *porge lanciafiamme a Yume*
Yume: *prende lanciafiamme* mmm... ci stiamo scordando qualcosa.
Ten: il disegno di Sui, è vero! eccolo qua, disegnato dalla mia adorata, glorificata, santificata... *mette il pelucche in posizione*
Yume: finiscila. *spara col lanciafiamme contro il pelucche*
Ten: disegnato da Ciss. *prende le ceneri*
http://i52.tinypic.com/142vt3q.jpg
Ten: al prossimo capitolo! *butta le ceneri nella fogna*
prossimo capitolo: il giglio carnivoro e la strega