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Autore: Ten chan    18/08/2011    3 recensioni
Dimenticate Amu, Ikuto, i guardian, la Easter.
Yume Hanazono è il "candido giglio" dell'accademia Saint Flower, dolce, gentile, educata, la perfetta Yamato Nadeshiko. Niente in lei sembra poter essere migliore.
Allora perchè ha uno shugo chara?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Yume si mise a sedere sul letto. Si alzò completamente. Si girò per rifare il letto. Si bloccò.

Sul letto c’era un uovo.

Lo prese, incuriosita. Bianco, con una croce nera in pizzo sopra. A Yume non risultava di averlo già visto.

Sarà di Hime… Hime, la sorella, era famosa per entrare di nascosto nella sua camera, ficcando il naso dappertutto e lasciando evidenti indizi. Strano che non mi abbia dato fastidio mentre dormivo…

Poggiò l’uovo accanto alla cartella e andò a cambiarsi.

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L’accademia saint flower era, secondo il preside, “uno splendido prato fiorito di giovani in divisa alla marinaretta e gakuran”.

Gli studenti avevano espanso la frase. “uno splendido prato fiorito di giovani in divisa alla marinaretta e gakuran, in cui è spuntato un giglio del candore più assoluto”.

Yume Hanazono era il giglio. I suoi lunghi capelli come l’ala di un corvo, gli occhi blu-verdi come le profondità marine, la pelle candida e morbida come il petalo di una rosa, gli ottimi voti, la tenera imbranataggine a ginnastica, la rendevano oggetto di adorazione per compagni e professori.

All’entrata, ogni singola mattina, riceveva l’onore di essere accolta da una ventina di studenti e studentesse appartenenti al suo fan club, in fila oltre il cancello.

Quella mattina non faceva eccezione.

 «BUONGIORNO, YUME-SAMA!» urlarono tutti insieme con un inchino profondo appena Yume varcò la soglia.

«Oh, ancora? Vi avevo chiesto di evitare questa cerimonia… mi mette in imbarazzo…» disse la ragazza, arrossendo delicatamente e chinando la testa.

Quell’angelica visione colpì al cuore tutti i presenti, maschi e femmine, che urlarono in sincrono «LE SAREMO SEMPRE FEDELI, HANAZONO-SAMA!».

Yume arrossì ancora di più, borbottò un «uh… devo… devo andare…» e si allontanò a passo spedito.

Nella mente dei fan si diffuse un unico pensiero. Oh… che carina…

Nella mente di Yume comparve lo stesso pensiero di tutte le mattine. Idioti.

Yume Hanazono era un fiore velenoso.

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Yume aprì la cartella. All’ora successiva le toccava un test di matematica.

E, per superarlo e mantenere la sua media dell’85,88%, doveva sommergere di preghiere ed invocazioni la matita comprata al museo della matematica più grande del Giappone.

Ma, appena guardò dentro la cartella, rimase paralizzata.

L’uovo.

L’uovo di quella mattina.

Poggiato tranquillamente sull’astuccio.

La mente di Yume rimase paralizzata. Non poteva essere DENTRO. Ricordava chiaramente di aver poggiato l’uovo ACCANTO alla cartella. Non lo avrebbe mai portato a scuola.

La porta che si apriva e il saluto dell’insegnante la riportarono alla realtà. Doveva sbrigarsi, o non sarebbe riuscita a sommergere abbastanza d’invocazioni la matita. Aprì l’astuccio e si sentì morire.

Alcune matite erano spezzate a metà. Compresa quella del museo.

 

La mente di Yume si svuotò. Poi si riempì d’insulti.

QUEL ▓▓▓▓▓ DI UOVO! COL ▓▓▓▓▓ CHE LO RIDÒ A HIME! LO GETTO SOTTO A UN’AUTO!

Ma gli insulti, ora, erano inutili. Niente avrebbe potuto ridarle la sua amata matita.

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«Il test è semplice. Siete tutti in grado di prendere ottimi voti....».

Yume fissò il foglio, pieno di simboli sconosciuti. Sospirò. Su, su. Con un po’ di ragionamento, dovrei riuscire a raggiungere risultati decenti.

Fissò la prima domanda. Sembrava facile. Dunque… La risposta è A.

Avvicinò la penna al foglio. Che rottura di bip… Non ho voglia di pensare…

Allora non farlo! Fregatene e rispondi a caso! Strillò una vocetta nella testa di Yume.

La mano della ragazza cominciò a muoversi senza alcun controllo da parte della padrona.

In poco tempo il foglio delle risposte era pieno.

Yume aveva il colorito di un fantasma. Due domande le rimbalzavano confusamente nel cervello.

Uno: che diamine era successo? E, soprattutto, due: come diavolo faceva a correggere il compito?

«Hanazono-san? Ti senti bene?» La voce dell’insegnante la riportò alla realtà.

«Ho avuto un capogiro, signorina. Temo di avere un po’ di febbre.»

«Oh, poverina. Vuoi tornare a casa?»

No. Se fosse tornata a casa ora, sarebbe stato evidente che aveva messo le risposte a caso. «Preferirei aspettare almeno la fine dell’ora, signorina. Vorrei tentare di raggiungere un punteggio sufficiente, in questo compito.» Yume inclinò la testa e sorrise.

L’insegnante capitolò.

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«Sono tornata.» borbottò Yume, pur sapendo che in casa non c’era nessuno. Salì in camera e si tolse la divisa. Con solo la canottiera e i bloomers, s’inginocchiò di fianco al letto.

Aveva decisamente bisogno di scaricare lo stress. Le incongruenze e la voce che le sembrava di aver sentito erano certamente causate dallo stress.

Infilò la mano sotto il materasso.

I mezzi più rapidi, piacevoli ed efficaci per eliminare lo stress erano i suoi adorati videogiochi e manga rating +18, amorevolmente conservati in perfetto ordine fra le doghe e il materasso.

Mmm… quale scelgo?

«Che c’è la sotto?»

«I miei vid…» cominciò Yume, ma si congelò a metà parola. Si voltò lentamente.

Un esserino di forma umana levitava a tre centimetri dal suo naso.

Yume urlò e svenne.

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Yume rinvenne. La stanza era silenziosa. Era solo un sogno… grazie al cielo….

«Ah, finalmente ti sei svegliata!»

L’esserino ricomparve nel campo visivo di Yume.

«AAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH»

L’esserino s’imbippò.

«Tu, stupida umana… come osi urlare in faccia due volte a Ore-sama?!»

«UN FANTASMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!»

«Ore-sama non è un fantasma! È uno shugo chara!»

«UnfantasmaUnfantasmaUnfantasma…»

L’esserino le diede una testata.

Yume smise di parlare e fissò l’esserino. Sembrava una bambina, con i capelli blu-verdi e gli occhi neri. Indossava un abitino nero gothic lolita.

«Io sono Sui!»

«Signor fantasma di nome Sui, la prego, qualunque cosa le abbia fatto quando era in vita, la prego, mi perdoni….»

«Ho già detto che non sono un fantasma! Ore-sama è uno shugo chara! Il tuo shugo chara!»

«signor fan…»

Lo shugo chara le tirò un orecchio e ci urlò dentro «Non Sono Un Fantasma! Sono Uno Shugo Chara! Uno Spirito Guardiano! Il Tuo!»

«uno… shugo chara?» Yume aveva ripreso la calma e l’aria adorabile. «Non sono sicura di sapere cosa sia…»

Lo shugo chara alzò orgogliosamente la testa e incrociò le braccia. «Te lo spiegherò in parole talmente semplici che anche tu, col tuo basso quoziente intellettivo, lo capirai! Lo shugo chara è uno spirito guardiano, nato dal desiderio di cambiare di un moccioso o di un adolescente! Tu, col tuo debole carattere, hai desiderato essere migliore ed eccomi qui ad aiutarti!»

Yume fissò lo shugo chara scioccata. Quell’esserino aveva frainteso. Parecchio.

E lei non aveva intenzione di correggerla.

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«Ehi, Yume! Ce la filiamo? Dai… mi sto annoiando…»

Yume la ignorò. È una mosca. Solo un piccolo, inutile, fastidioso insetto.

L’esserino continuò a fare casino mentre andava a prendere il compito di matematica. Si aspettava un brusco abbassamento di media. Afferrò il foglio. Lo girò.

Per poco non svenne.

100 punti su 100. Non era mai riuscita a ottenerlo con la matita.

«Uffa… un cento non è interessante.»

Yume lo trovava più che interessante, quindi ringraziò ogni dio esistente.

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«Yumeeee… ho fameeee….» mormorò sui, appoggiandosi alla spalla di Yume. «dammi qualcosa da mangiare… ti prego….»

Yume sospirò e fece finta di lasciar cadere un pezzetto di frittata. Lo shugo chara si avventò su di esso. La ragazza riprese a mangiare. Non aveva intenzione di rovinarsi la reputazione a causa di quel coso.

Fuori dall’aula cominciò un brusio eccitato, in lontananza.

Yume smise di mangiare immediatamente.

«Uh? Yume?»

Yume si alzò di scatto. Se non si sbrigava, rischiava di rimanere bloccata in classe. Chiuse il bento in fretta e furia e lo infilò nella borsa, che afferrò prima di uscire dall’aula.

O meglio, di tentare di uscire dall’aula.

Troppo tardi.

Una folla di studentesse si era già radunata, intasando il corridoio. Sarebbe arrivata in ritardo in laboratorio.

«KYAH! HOTOGI-SENPAI!» strillarono tutte, non appena il ragazzo comparve.

Sosuke Hotogi era il segretario del consiglio studentesco. Il più intelligente del secondo anno, il più bravo negli sport.

Le ragazze lo adoravano, trovandolo persino affascinante nella sua abbronzatura media e i suoi capelli neri e corti.

Per Yume, era insignificante. Totalmente insignificante.

I suoi buoni voti erano frutto di studio, la bravura negli sport di allenamento costante. Non era particolarmente dotato in nessun campo. L’abbronzatura era frutto di sole e lampade, il taglio di capelli gli stava malissimo.

Un tizio nella media che pretendeva di essere qualcuno.

Il tizio avanzava lentamente. Troppo lentamente

SBRIGATI, C☺☺☺☺☺☺E! NON POSSO STAR QUI AD ASPETTARE TE! La voce interiore di Yume era molto chiara.

Il tizio continuava ad avanzare leeeeeeeeeeentameeeeeente.

Quando fu abbastanza vicino, la ragazza vide qualcosa di strano.

Sulla spalla dell’essere insignificante levitava un esserino. Che salutava tutti e si metteva in mostra.

Yume sbiancò. Che cavolo stava succedendo?

Fine primo capitolo – Il giglio carnivoro e l’uovo.

Prima long fic!

questo capitolo l'ho scritto durante le lezioni di storia e filosofia tre mesi fa. Ci ho messo più tempo a ricopiarlo al pc. 

Micchan: forse perchè ti fermi ogni tre secondi a giocare?

Me: Forse. Come mai sei qua?

Micchan: Mi hai fatto comparire per circa tre secondi e molestare da una persona  del mio stesso sesso (capitolo 5, alla sua prima apparizione NdTen). Mi rifiuto di avere questa onta nel mio curriculum

Me: non erano molestie, Misamisa.

*Micchan chiama le guardie del corpo armate fino ai denti*

Me: non mi puoi uccidere, Mittan.

Micchan: chi lo dice?

Me: Sono io che scrivo la storia. se m'ammazzi, tu non vivi. Ho il coltello dalla parte del manico.


Micchan: maledetta....

Me:
  
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