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Autore: mavi    25/04/2006    10 recensioni
Lo shock era stato immenso. Rimase immobile e con gli occhi sbarrati forse per un minuto, forse per cinque. Poteva essere passata anche un’ora, ma non se ne rese conto. In quel momento niente importava, semplicemente non ci poteva credere. La verità era crudele, travolgente, niente di più semplice, in fondo… perché si era stupito tanto quando l’aveva saputo? Ci sarebbe potuto arrivare anche lui, ma era una cosa troppo orrenda anche solamente da sfiorare col pensiero.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leggendo la recensione di sophie_85, mi sono accorta di aver in effetti sbagliato “i calcoli” (la ringrazio infinitamente per avermi fatto notare questa cosa) E' strano come, dopo aver riletto la storia centinaia di volte, non mi sia mai resa conto che quello ch

Leggendo la recensione di sophie_85, mi sono accorta di aver in effetti sbagliato “i calcoli”  (la ringrazio infinitamente per avermi fatto notare questa cosa). E' strano come, dopo aver riletto la storia centinaia di volte, non mi sia mai resa conto che quello che dicevo “cozzava” con la teoria della Rowling, che comunque ho sempre avuto chiara in mente…

Così, dando qualche aggiustatine qua e là, ora la storia fila perfettamente (o almeno dovrebbe^^) .

Ne approfitto anche  per ringraziare tutti quelli che hanno commentato J




Era stato scioccante saperlo, era rimasto immobile con gli occhi sbarrati forse per un minuto, forse per cinque, per lui poteva essere passata anche un’ora ma non se ne rendeva conto

Lo shock era stato immenso.

Rimase immobile e con gli occhi sbarrati forse per un minuto, forse per cinque. Poteva essere passata anche un’ora, ma non se ne rese conto.

In quel momento niente importava, semplicemente non ci poteva credere. La verità era crudele, travolgente, niente di più semplice, in fondo… perché si era stupito tanto quando l’aveva saputo? Ci sarebbe potuto arrivare anche lui, ma era una cosa troppo orrenda anche solamente da sfiorare col pensiero.

Dopotutto, aveva imparato che al male non c’era mai limite. Aveva imparato, che la fortuna si era accanita contro Harry Potter. Aveva imparato, che essere il bambino sopravvissuto voleva dire essere scampato alla morte fisica diciassette anni addietro, per perire lentamente e con molto più dolore.

Prima pian piano consumandosi nell’animo e poi, infine, ricevendo il colpo di grazia, l’ultima e definitiva rivelazione che il suo cuore non poteva reggere. Lui stesso non avrebbe permesso che il suo cuore la reggesse. La beffa aveva voluto che, dopo aver superato pericoli mortali ed aver combattuto all’ultimo colpo di bacchetta, proprio quando la vittoria era così vicina… tutto cambiasse. Parole pronunciate da labbra maligne che sorridevano con uno sguardo, falsamente ed ironicamente, colmo dal dispiacere. Parole che gli avevano rovinato la vita, e non era un modo di dire.

Harry Potter, il-bambino-che-è-sopravvissuto, il prescelto, quanti nomi erano stati dati per indicare sempre e solo un ragazzo, un giovane uomo che era solo spaventato ed oppresso dalla sua storia. Oppresso dagli sguardi e dai bisbigli della gente al suo passaggio, oppresso dalla fiducia che quella gente riponeva in lui. Era l’unica speranza di salvezza per tutti ed ora lo sapeva. Non erano solo teorie o favole, che parlavano di un eroe bambino che avrebbe distrutto con il suo amore il male.

E l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive... mai come adesso quelle parole gli erano sembrate più chiare. Adesso era lì, ad Hogwarts, lì nel luogo dove tutta la sua storia era iniziata e dove si sarebbe conclusa. Era stato quello il luogo dello scontro finale e come tutti si aspettavano, o per lo meno speravano, Harry Potter aveva compiuto il suo dovere. Aveva sconfitto il Signore Oscuro dopo averlo privato della possibilità di tornare, distruggendo i suoi Horcrux uno per uno. Dell’ultimo, Nagini, se ne erano occupati Ron ed Hermione, mentre lui andava incontro al suo destino. Li aveva lasciati a finire quel serpentone, avviandosi dove sapeva esserci Lord Voldemort ad attenderlo.

 Tuttavia il suo compito non era ancora finito. Per assicurare che Lui non avrebbe più fatto ritorno, Harry Potter doveva fare un’ultima cosa, doveva annientare l’ultimo Horcrux. Sì, non era vero, non li aveva distrutti tutti perchè mancava l’ultimo, il più pericoloso.

“Allora Harry mi vuoi uccidere? Vuoi uccidere una parte di te?” la sua voce era più arrochita del solito a causa dell’affanno e della ferita che, sul suo petto, Harry Potter era riuscito a procurargli. Tenendo una mano all’altezza dove quel muscolo chiamato cuore avrebbe dovuto battere, Lord Voldemort lo guardava con sguardo folle e divertito.

“Tu non sei una parte di me, io non sono come te anche se tra noi c’è un legame! E farò quello che è giusto fare…” si era avvicinato con passo lento a quell’uomo, la cui carnagione chiara contrastava con il nero del abito che indossava. Anche lui era ferito e stanco, tuttavia aveva ancora in pugno la sua bacchetta, a differenza del suo avversario.

Si era allenato molto per quello scontro, era diventato abile, potente ed esperto in quel periodo di guerra. In tutta sincerità, non aveva mai avuto la certezza che sarebbe riuscito a infliggere anche un solo un graffio a Lord Voldemort… ma ci aveva comunque provato e ci era riuscito. Harry era sicuramente diventato più forte, ma non si poteva sbagliare, Lui era diventato più debole. Adesso però stava per finire tutto. Gli anni di terrore sarebbero terminati, tutti sarebbero potuti tornare ad essere felici… i suoi amici, la sua famiglia. Erano stati provati tutti quanti molto da quella guerra. La povertà si faceva sentire, il malumore e la tristezza erano diventati compagni che quotidianamente li accompagnavano in ogni loro azione e tutto questo, Harry lo poteva vedere anche solo guardandoli negli occhi. La vitalità che prima caratterizzava lo sguardo della sua Ginny, era scomparsa ormai da tempo. Hermione  non leggeva più i suoi adorati libri per il piacere di farlo, ma solo per saperne il più possibile sulla difesa e su qualunque cosa potesse aiutarli.

Profonde occhiaie ed un’espressione abbattuta le segnavano il volto nei momenti in cui la poteva scorgere sola e persa nei suoi pensieri, quando credeva che nessuno la stesse osservando.

Ron era divenuto così serio che stentava a riconoscerlo come l’amico di un tempo, gli argomenti trattati erano lugubri e tristi. Soffriva molto vedendo i suoi genitori sempre così indaffarati, stanchi ed in costante pericolo di vita. Inoltre ogni giorno sempre di più il suo pessimismo aumentava.

Sapeva però che Ron ed Hermione, gli stessi che litigavano dodici ore al giorno per qualsiasi sciocchezza, in questo momento più che mai potevano contare l’uno sull’altro.

Quel periodo drammatico li aveva fatti avvicinare ancora di più ed un giorno di qualche mese prima, finalmente, quella linea immaginaria che divideva l’amicizia dall’amore era stata superata.

“Io ora ti spedirò all’Inferno e dopo mi assicurerò che non ci sia un solo altro Horcrux in giro che possa riportarti in vita.”

“E così, tu pensi di avermi annientato privandomi della mia anima?”

“Si, ogni parte. Non hai una sola possibilità di sopravvivere, questa volta.”

“Ma davvero? Sei così sicuro di averle distrutte tutte?”

“Tutte. Il diario, l’anello, il medaglione di Serpeverde, la coppa di Tassorosso e Nagini. La parte che è in te sarà l’ultima.

In realtà, secondo i calcoli di Silente, avresti dovuto dividere l’anima in sette frammenti, ma in fondo questo numero era troppo scontato. E’ per questo che non l’hai fatto, giusto? ”

“Harry… Harry… quante cose devi ancora imparare…”sorrideva mentre gli parlava e poi fece qualche passo avanti.

“Da te sicuramente nulla.”

“Silente aveva ragione, i frammenti della mia anima erano sette. Io ho lanciato una sfida ed ho vinto,” Harry tese ancora di più la bacchetta quando vide che l’uomo gli  si faceva sempre più vicino..

“Non ti avvicinare! Immagino sia inutile chiederti quale sia l’ultimo frammento della tua anima.”

“Ancora non l’hai capito, Harry?”

“Cosa dovrei capire?”il tono con cui Lord Voldemort parlava non gli piaceva. Si rendeva conto intanto che ,minuto dopo minuto, la sua sicurezza vacillava sempre più.

“Gli Horcrux erano sei… ma non lo sono sempre stati, non dall’inizio. Io ho voluto vedere se qualcuno sarebbe stato in grado di individuare l’ultimo Horcrux, il più prezioso, ma

 nessuno ci è riuscito. Neanche Silente” rise con soddisfazione prima di continuare.

“Una parte di me, della mia anima… Sai che ci vuole un sacrificio umano per creare un Horcrux? Si lo sai… il tuo preside ti ha istruito a dovere. Volete uccidere Nagini, ma non credo che sarete in grado di uccidere anche quest’ultima parte di me, sono eterno Harry. Ho vinto io.”

“Quale altra bestia è?” Lord Voldemort sorrise sarcasticamente prima di rispondergli.

“Una speciale…”

“E’ un animale magico…?”

“No, non essere così banale. Non fermarti alle sole parole…”

Harry aveva alzato la bacchetta in aria, era ora. Aveva fatto trascorrere fin troppo tempo e quel parlare era stato inutile, di certo non gli avrebbe mai detto quale fosse l’ultimo Horcrux. Però aveva saputo che esisteva e già era qualcosa.

“Avada-”

“Non ti interessa sapere” disse Voldemort, sovrastando la voce del ragazzo con la propria “quale sia l’ultimo frammento della mia anima? Non ti interessa sapere che in realtà l’ultimo Horcrux potresti essere tu?”

 

Le parole gli morirono in gola e la mano ferma a mezz’aria, dopo aver compreso il significato di quelle parole, iniziò a tremare.

“E si, Harry! Nessuno credeva che addirittura un essere umano potesse diventarlo, ma è così. Oh ma non  preoccuparti, non lo sei sempre stato. Nel cimitero, tre anni fa… è stato allora. Io sono risorto grazie al tuo sangue e, con l’uccisione di quel ragazzo, l’opera è stata completata. Io finalmente potevo toccarti. ”

Harry lo fissò, shockato ed incredulo.

 “Scioccante rivelazione, vero? Non te lo saresti mai aspettato, lo so, ma è proprio per questo che la mia decisione di farti divenire un Horcrux è stata così geniale.”

“Non è possibile, questo non è possibile! Un Horcrux serve per darti l’immortalità ma io sono una persona e sarei morto prima o poi…”

“Si infatti, ma vedi in realtà tu eri un Horcrux speciale. In fondo pensai che cinque  frammenti della mia anima fossero più che sufficienti per assicurarmi l’immortalità… ma evidentemente mi sbagliavo. Comunque tu, ragazzo mio, tu saresti stato oltre che un mio Horcrux, il mio alleato. Tra noi si era già creato un legame quel giorno di diciassette anni fa e così, divenendo un mio Horcrux, questo legame si è rafforzato. E’ divenuto così forte, a tal punto che io sono potuto entrare nella tua mente e farti vedere ciò che volevo e tu sei riuscito a vedere cose dai miei occhi.”

 Con quel pretesto, Harry si rese conto che Voldemort stava annullando quel piccolo vantaggio che lui aveva nei suoi confronti. Doveva ucciderlo o non ne avrebbe più avuto la possibilità. Sollevò ancora la bacchetta, con gli occhi fissi e sbarrati, verso il suo avversario.

“Avada-”

“Oh sì uccidimi Harry!” Voldemort ora rideva mentre parlava e lo guardava con i suoi occhi rossi, sapendo quello che stava provando. “Uccidimi, ma io ritornerò grazie a te e quando sarò tornato, sta certo che non rimarrai tu l’unico mio appiglio alla vita.”

Harry si buttò sulle ginocchia,  incredulo ed inorridito da quella verità. Guardava il pavimento e tramava mentre la sua bacchetta scivolava lentamente verso terra. Un’altra risata fredda riempì il grande salone  in genere riempito da quattro lunghi tavoli, ma ora solo spoglio e teatro di morte.

“Io… io non diverrò mai un tuo alleato!”

“Certo, certo, lo so. La mia parte di anima dentro di te avrebbe dovuto contaminarti, Harry.  Pian piano saresti sempre dovuto essere più propenso al male, all’odio, ma qualcosa è andato storto. Sapevo che ci sarebbe voluto un po’ di tempo però l’anno scorso, dopo la morte di Silente, il mio lavoro mi si è rivoltato contro. Non sei stato tu quello ad essere contaminato, non in parte sufficiente almeno, ma io. Alla morte del tuo adorato preside ti sei molto arrabbiato, Harry, lo sentivo così come tu potevi sentire me, non sei un ottimo occlumante, lasciatelo dire. In ogni caso, oltre a provare odio, tu eri assetato di giustizia e questo non andava bene, non secondo i miei piani. In oltre nell’ultimo periodo più che mai l’amore verso le persone che ti stavano accanto cresceva e più cresceva  più io mi indebolivo.”

Silente l’aveva sempre detto, l’ amore era il suo grande potere. Ma una parte di Lord Voldemort era dentro di lui, l’odio cresceva in lui.

“Capirai bene quindi, che non mi serve a niente un Horcrux che mi porti alla morte anziché assicurarmi la vita eterna.”

Aveva di nuovo la sua bacchetta in mano ed Harry  vide accanto a lui Nagini, che serpeggiando attorno al suo padrone, lo guardava. Nagini aveva riportato al suo padrone la sua arma, ma se quel serpente era lì, dove erano Ron ed Hermione?

“Avada…” Lord Voldemort gli puntava la bacchetta contro e  stava pronunciando le parole mortali. Harry era ancora seduto a terra come privo di qualsiasi volontà, se lui era l’ultimo Horcrux allora era meglio che fosse eliminato.

“… Kedav-” ma poi pensò che non poteva morire adesso, avrebbe prima ucciso Lord Voldemort e dopo avrebbe impedito il suo ritorno. Pensava a Ron, ad Hermione, alla famiglia Weasley, a Remus, a Sirius, a Silente, ai suoi genitori, a Ginny… pensava a loro mentre prendeva la bacchetta ed alzandola di fronte al viso, gridava un “Protego”.

In quel momento stava proteggendo sè stesso ma anche e soprattutto la sua famiglia. Il moto d’amore che aveva provato colpì Lord Voldemort, che si piegò come avesse avuto una fitta all’altezza del cuore, mentre lo scudo che avvolgeva Harry proteggeva e allo stesso tempo rifletteva la maledizione.

Sentì solo un grido roco e attraverso gli occhi chiusi scorse un bagliore verde, poi silenzio.

Aprì lentamente gli occhi ed abbassando di poco la bacchetta, vide che davanti a lui non c’era più Lord Voldemort, ma solo un vestito nero abbandonato a  terra.

Colui-che-non-deve-essere-nominato si era dissolto nel nulla, l’amore insieme all’anatema mortale l’avevano ucciso. Sentì un rumore alle sue spalle, come qualcosa di molto veloce che si muoveva e poi una voce serpentina che gli parlava.

“Il mio padrone tornerà” si voltò e vide Nagini saettare verso l’uscita, ma poi proprio da quella porta apparve un’ombra.

-“Avada Kedavra.”

-“Ron!Hermione!” i suoi due amici erano sotto l’arco del grande portone. Ron aveva ancora la bacchetta puntata contro il serpente, ora  immobile davanti a loro e riverso su di  un lato.

Hermione era invece appoggiata alla spalla destra dell’amico con una gamba leggermente piegata, come se non potesse poggiarla a terra, i capelli arruffati e il viso graffiato come quello del rosso. Era enormemente felice di vedere che stessero bene e questo valeva anche per loro, che avendo visto quel nero vestito a terra, pur non sapendo esattamente cosa fosse successo, gli sorridevano felici.

 

Ora era ancora lì, di fronte a quello che restava di Lord Voldemort, solo con i suoi pensieri. Aveva deciso, l’avrebbe fatto perché era giusto così e perché non c’era altra scelta.

“Ragazzi, vi prego, lasciatemi un po’ solo, vi raggiungo tra poco” Ron ed Hermione lo guardarono con comprensione e poi annuirono. Li vide voltarsi piano ed  andar via, bisbigliavano qualcosa felici, mentre Ron sosteneva la ragazza.

Si sedette a terra e richiamò a sè una pergamena e una penna, era bello poter usare la magia così liberamente ora che era maggiorenne. Sarebbero bastate poche parole, giusto per far capire la ragione del suo gesto. Se avesse dovuto realmente scrivere tutto quello che voleva per ognuna di quelle persone meravigliose che gli erano accanto, allora non sarebbero bastate nemmeno cento pergamene.

“Ero l’ultimo Horcrux, la settima ed ultima parte della sua anima era incorporata dentro di me. Ho resistito, ho lottato e  l’ho battuto ma adesso… è giusto così. Lord Voldemort non tornerà più. Voglio solo ringraziarvi tutti, uno per uno e dirvi che vi ho amato.

                                                                                                          Harry”

 

Sarebbe stato un Grifondoro fino alla fine, perché c’era bisogno di coraggio per fare quello che aveva deciso di fare, e lo sapeva. Tuttavia non si sarebbe tirato indietro. No, non lo avrebbe fatto neanche ora che l’ansia e la paura lo assalivano, neanche ora che alla mente salivano ricordi, colori e immagini ben conosciute.

“Harry” tutti lo chiamavano, poteva distinguere quelle voci una per una.

HARRY!” voci festanti gridavano il suo nome: aveva afferrato il boccino d’oro e fatto vincere la sua squadra di Quidditch.

“Harry…!” era una Hermione disperata che lo sgridava perché non seguiva mai i suoi consigli saggi e si arretrava sempre con i compiti.

“Harry?!” era la voce di Ron che lo chiamava, complice, oppure spaventato da una delle tante situazioni assurde in cui si erano ritrovati almeno una volta all’anno.

“Harry… Harry” era Silente, che nel suo ufficio lo guardava da sotto gli occhiali a mezza luna e, sospirando, commentava le sue bravate o si preparava fargli un discorso serio ed importante.

“Harry” era la dolce voce di Ginny. Lo chiamava, allegra come sempre, con i suo occhi limpidi e vispi che lo facevano perdere e, a causa della sua sbadataggine, gli procuravano anche delle enormi figuracce.

Sentiva Sirius, felice di poterlo rivedere dopo tanto tempo. Remus, che si occupava di spiegargli i dubbi che non lasciavano riposare la sua mente. La Signora Weasley che, affettuosamente, gli comandava di mangiare. Fred e George che gli mostravano, felici e diabolici la loro nuova invenzione, e ancora tante, tante altre voci… .

Harry stava per lasciare tutto questo, e non poteva negarlo: era spaventato.

Aveva avuto amore dalla vita, era vero, ma gli era stato tolto molto ed ora, ora non poteva far altro se non assicurare a tutte le persone che si erano prese cura di lui, una vita migliore e più serena.

La causa della sua infelicità , e quella di molte altre persone, era stata eliminata. Solo Lui il colpevole di tutto. Lo odiava, oh si, ma non voleva lasciare questo mondo con l’odio nel cuore. Chiuse gli occhi e pensò a tutti i momenti più belli che aveva condiviso con le persone che non avrebbe più rivisto, ma anche a quelli, che forse se esisteva davvero qualcosa là su, avrebbe vissuto con vecchie e nuove conoscenze.

Sentiva un peso sul cuore ed un fastidioso formicolio intorno agli occhi, ma posò deciso la pergamena accanto a sé e prese la bacchetta.

E l'uno dovrà morire per mano dell'altro… perché Harry Potter aveva ucciso Lord Voldemort ma Lui l’aveva ucciso lentamente negli anni, facendolo soffrire ed infine spingendolo al suicidio.

Perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive... perché Harry Potter non poteva vivere sapendo che in lui albergava l’anima della morte e Lord Voldemort veniva intanto, pian piano, consumato dall’amore che il Bambino Sopravvissuto provava.

Il macabro finale di questa triste storia che era la sua vita, poteva essere uno solo.

“Avada Kedavra.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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