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Autore: remsaverem    25/08/2011    1 recensioni
Jason Gideon viene coinvolto in un caso della sua vecchia squadra. Ma gli esiti saranno imprevisti e Reid finirà col rischiare la vita.
“È il momento della resa dei conti mio caro” esclamò Flint convinto “ma non credo ti piacerà quello che ho in serbo per te”.
“Stupiscimi” rispose Gideon con un sorriso.
“Smettila!” ribattè Flint agitando la pistola in aria “so bene che dietro quell’aria calma stai fremendo per questo scarto, che hai paura per lui” così dicendo, con una mossa repentina smise di agitare per aria la pistola e la puntò verso Reid, immobile “e se adesso lo ammazzassi qui, ora eh?”
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jason Gideon, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cap. IV

 

RADURA LAGO MOHAI 2.19 p.m.

Dall’alto della radura Hotch e Morgan videro qualcosa precipitare dalla sommità della cisterna e trattennero il respiro.

“Corri Morgan” esclamò Hotch partendo alla carica.

“Morgan non se lo fece ripetere e si precipitò giù dal pendio erboso.

 

 

CISTERNA LAGO MOHAI 2:19 p.m.

 Per qualche istante di troppo la mente di Gideon cercò di elaborare quello che era successo.

Era stata una questione di attimi, se solo …

Impietrito riuscì a volgere lo sguardo verso Flint che sorrideva compiaciuto “adesso cosa farai Gideon, mi darai la caccia? Non dice così il protocollo?” e per provocarlo ulteriormente gettò la pistola lontano “Allora non mi arresti?” e gli porse le mani incrociate.

F. stava ancora sorridendo quando vide il rivale alzarsi senza degnarlo di un’occhiata.

“Ehi ma cosa??!!” si sporse per afferrarlo, una sorta di riflesso condizionato, indipendente dalla sua volontà.

Gettò un’ultima occhiata oltre il bordo dove Gideon era scomparso e sussurrò “idiota”.

 

 

LAGO MOHAI

L’acqua era ghiacciata, un freddo che penetrava nelle ossa, avvolgendolo.

La sensazione di gelo gli assicurava solo una cosa: che almeno era ancora vivo.

Sentì la pressione farsi fortissima e si chiese se avrebbe resistito.

Aprì gli occhi e vide solo oscurità, poi si sentì spingere verso l’alto.

Lottò per restare giù, ma la forza di gravità ebbe la meglio e tirò fuori la testa dall’acqua inspirando profondamente.

Si guardò intorno: niente, Reid non c’era.

Si rigettò di sotto dopo aver preso un profondo respiro.

 

 

Si dice che in punto di morte le persone rivivano i momenti importanti della loro vita in un secondo.

Per lui non era stato così.

Non aveva visto niente.

Non poteva nemmeno dire di ricordarsi di essere caduto, tanto impossibile gli sembrava quella circostanza e, soprattutto, quella di essere ancora vivo dopo un salto simile.

Mentre affondava lottò per liberare i polsi dalla stretta della corda, ben sapendo che così consumava ossigeno prezioso.

Quanto poteva restargli? Calcolando la velocità di accelerazione dal punto in cui era caduto, la profondità stimabile del lago artificiale, un corpo affonda fino a…

Non riusciva a pensare, tutto gli sembrava confuso.

Diede ancora un forte strattone alla corda, nel tentativo di allentarla, ma anche questo era inutile, lo sapeva, il tessuto di cui era fatta si stringeva a contatto con l’acqua e diventava …

 

 

Non riusciva a trovarlo, non vedeva niente in quella melma.

Dovette risalire per inalare altro ossigeno, mentre il panico, lentamente, prendeva possesso dei suoi nervi.

Reid era sotto da troppo tempo.

Si immerse di nuovo, andando più a fondo, agitando le braccia a tentoni, alla cieca, nella speranza di trovare qualcosa.

Stava esaurendo l’aria, i polmoni gli facevano male, ma non poteva mollare.

Se avesse aspettato ancora Reid…

Non ce la faceva più, doveva risalire, ma proprio in quel momento la sua mano sinistra sfiorò qualcosa di consistente.

Istintivamente afferrò la presa e, con la mano libera, cercò di risalire in superficie portandosi dietro un peso inerte.

 

 

“Ma che cavolo…” mentre si accingeva a ripiegare nella macchia di vegetazione circostante, Flint osservò una sagoma avvicinarsi lentamente al bordo del lago.

“Maledizione” esclamò tornando sui suoi passi.

 

 

 

Vedeva l’argine avvicinarsi sempre di più, anche se procedeva lentamente.

Non sentiva più le braccia.

Il dolore era andato oltre i crampi che l’avevano afflitto fino a quel momento.

Si assicurò che la testa di Reid continuasse a rimanere fuori dall’acqua.

“Andrà tutto bene, mi senti Reid? Andrà tutto bene” sussurrò.

 

 

Hotch e Morgan erano arrivati lungo la riva del lago e scrutavano dalla parte opposta dove si intravedevano due sagome arrancare per raggiungere la terra ferma.

“Hotch guarda” esclamò Morgan indicando un punto più in alto, un’altra figura che si stava avvicinando al punto in cui sarebbero sbarcate le sagome in acqua.

 

 

Ormai erano vicinissimi, sentì le gambe toccare una superficie dura.

 Con un ultimo sforzo si levò in piedi, afferrando con due braccia Reid e trascinandolo verso la riva.

L’importante era solo quello: raggiungere la riva.

Era esausto.

Forse fu quello a distrarlo, il pensiero di portar fuori entrambi dall’acqua ghiacciata.

Per questo non lo vide arrivare e si accorse della presenza di un altro individuo solo quando qualcosa di pesante e informe non lo colpì alla tempia facendolo cadere all’indietro.

“Ma voi non morite mai eh?!” esclamò Flint col fiato corto per la corsa, brandendo un ramo nodoso.

Nonostante il dolore accecante l’agente dell’Fbi cercò di rialzarsi, piano, la vista semi oscurata.

Flint lo colpì di nuovo, facendolo ricadere indietro e scuotendo la testa. L’acqua gli arrivava poco sotto il ginocchio.

Distolse un momento l’attenzione da Gideon che tentava di riprendersi e si volse verso la sagoma che galleggiava a faccia in giù poco distante.

Lo agguantò tirandolo fuori dall’acqua.

“Lascialo stare!” gridò Gideon che nel frattempo si era rimesso in piedi, barcollando.

“Ma guardati, non ti reggi nemmeno ma non smetti di darmi ordini” ribattè Flint scrollando un po’ Reid.

“Lascialo stare!” minacciò Gideon facendo un passo verso di lui.

Flint scosse la testa e mulinò in aria il ramo che si era portato appresso.

Gideon provò a schivarlo, ma fu troppo lento, il sangue che colava dalla tempia gli oscurava la vista e ricevette il colpo nello stomaco.

Si piegò di colpo, il fiato mozzato e crollò sulle ginocchia.

“Ma guardati, non ne vuoi proprio sapere di andartene all’altro mondo eh?” così dicendo gli sferrò un ultimo calcio sul fianco.

Gideon cadde di traverso, tenendosi il braccio.

“E ora sistemiamo questo qui”.

 

 

L’improvviso contatto con l’aria risvegliò qualcosa in lui.

Sentiva qualcuno parlare e tentò di aprire gli occhi, ma era troppo debole persino per quello.

Poi si senti spingere di nuovo giù nell’acqua gelida e tutto diventò scuro.                                              

 

 

“No fermo!!” gridò Gideon  mentre Flint teneva Reid a faccia in giù in acqua. “Smettila smettila” per quanti sforzi facesse il suo corpo non voleva ubbidirgli e rimettersi in piedi.

“A quanto pare questo qui è più coriaceo di quel che sembra” esclamò Flint tirandolo fuori Reid per un breve istante, prima di ributtarlo nel lago.

“Aspetta!! Aspetta” la situazione gli stava sfuggendo di mano, fece un profondo respiro e raccolse le sue forze. Riuscì a mettersi su un ginocchio e poi si diede la spinta rimanendo pericolosamente in bilico, ma in piedi.

“Che cosa vuoi Flint eh? Io sono qui, davanti a te, sono stato io a causare la morte di tua sorella, uccidi me, avanti, è così semplice” e fece un passo verso di lui.

Flint tirò di nuovi fuori Reid tenendolo stretto “Certo, dopo di lui sistemerò anche te” e fece per immergere di nuovo Reid.

“Noo aspetta!!” .

Flint si bloccò a qualche centimetro della superficie dell’acqua.

“Vuoi che ti supplichi stupido bastardo?” urlò Gideon ondeggiando pericolosamente nel tentativo di non perdere l’equilibrio..  E, per la prima volta in oltre 30 anni di servizio, l’agente speciale Jason Gideon si apprestò a implorare qualcuno.

“Flint tu vuoi me, lui non c’entra niente, puoi avere me … non farò niente, solo lascialo andare ti prego … lui lui è così giovane, un giorno … un giorno quel ragazzo salverà un sacco di vite… lascialo vivere ti prego, uccidi me”.

“Bene, se è così, puoi anche andartelo a riprendere e spinse di lato Reid, mentre con la mano finalmente libera afferrò la pistola che nascondeva dietro la schiena.

Gideon si mosse in avanti, per un impulso che nemmeno lui riuscì a capire e indipendente dalla sua volontà.

Non era nemmeno armato.

Flint sparò mentre veniva sopraffatto.

Entrambi gli uomini finirono a lottare in acqua.

Flint cercava di togliersi di dosso quel peso.

Parve riuscirci e si tirò fuori dall’acqua, ma Gideon lo colse da dietro facendolo cadere in avanti. Con un calcio Flint allontanò l’assalitore.

Nell’acquitrino la mano di Gideon trovò il ramo con cui Flint l’aveva colpito e, con le ultime forze rimaste lo colpì ad altezza delle ginocchia.

Quello cadde a terra e l’agente dell’ Fbi gli fu sopra prendendolo a pugni finché Flin non si mosse più.

A quel punto si girò di scatto e afferrò la sagoma di Reid che galleggiava quasi ai suoi piedi, lo tirò fuori e in meno di un secondo lo adagiò sulla riva.

Il ragazzo non respirava.

 

“Ce l’hai nel mirino?” esclamò Hotch rivolto a Morgan al suo fianco.

“Maledizione, si muovono troppo, rischio di beccare Gideon, non …”

“E allora muoviamoci da qui, avviciniamoci, in fretta” esclamò Hotch cominciando a circumnavigare la superficie del lago, diretto al luogo dello scontro.

 

 

“Andiamo Reid forza, forza ragazzo” Gideon gli stava praticando il massaggio cardiaco “ti prego ti prego…”

“Gideooon, Gideon” gli era parso di sentire una voce provenire dal bosco, ma no, era impossibile … sembrava Morgan.

“Jason!!” esclamò Hotch dalla sommità della collinetta.

Gli furono entrambi accanto in un baleno.

“Togliti” con una spinta Morgan prese il posto di Gideon.

Niente, nemmeno con la rianimazione funzionava.

Sulla sommità della collinetta si profilarono le sagome di Prentiss e Rossi, mentre in lontananza si udiva il latrare e l’ansimare dei cani della polizia.

Gideon rimase lì, in ginocchio, senza nemmeno la forza di guardare Hotch.

Il capo della squadra si volse alle sue spalle, alzando una mano, facendo segno ai suoi di non avvicinarsi.

C’era già abbastanza dramma così.

Hotch controllò l’orologio. Andavano avanti già da quasi 10 minuti, anche se i secondi sembravano diventati istanti eterni.

Morgan non demordeva “avanti piccolo, avanti, fallo per noi …forza…”

“Morgan…” sussurrò Hotch molto piano.

“Non ci provare Hotch, non osare …”

“Morgan …” sussurrò di nuovo Hotch “sono sono passati … io, io non credo che …” pronunciò queste ultime parole con una sorta di orrore, contro la sua volontà. Non era lui che lo stava dicendo, non voleva essere lui quello a dire basta.

Morgan proseguì “mille uno mille due mille…”

“MORGAN!!”

Derek si fermò per un momento, le lacrime agli occhi “Hotch no, ti prego non… non può finire così non…”

Hotch scuoteva la testa impietrito. Nemmeno lui voleva ammetterlo.

A quel punto fu Gideon a prendere il posto di Morgan “che cavolo stai facendo Derek!! Avanti Reid, avanti, non puoi farci questo non puoi andartene adesso forza”.

Non era la vita di Reid che se ne stava andando, lì, in quella radura desolata.

Non era il ragazzo a cui aveva voluto bene come un figlio quello a cui stava per dire addio per sempre.

Non poteva, non doveva finire così.

“Gideon…” sussurrò Morgan con voce spezzata “ Gideon basta…”

Ma lui non voleva saperne.

“Gideon smettila” singhiozzò Morgan.

“No, no no no”

“Basta!!” e Morgan allontanò le braccia dell’amico dal corpo del ragazzo a cui aveva voluto bene come un fratello più piccolo, quello che aveva giurato di proteggere.

Sempre.

Qualcuno gridò lontano.

Molto lontano.

Gideon arretrò di qualche passo fissando il volto di Reid, poi volgendosi verso Hotch e Morgan.

Hotch era una statua, incapace di dare forma alle parole che avrebbero messo fine a tutto.

“Per favore…” implorò Gideon.

Hotch scosse la testa.

“Maledizione maledizione” gridò Gideon dando le spalle alla scena, lasciando gli altri ammutoliti.

Morgan fece per alzarsi, gli faceva quasi orrore rimanere lì, così vicino.

Hotch trovò la forza di mormorare “Morgan credo che dovresti ...”, poi si zittì perché aveva visto qualcosa muoversi, ma no non poteva non…

E invece, contro qualsiasi statistica e umana credenza, il volto di Reid si contrasse ed emise un breve gemito, seguito da un rigurgito di acqua dalle labbra pallide.

“Reid!! gridò Morgan precipitandosi ad assistere l’amico.

“Chiamate un’ambulanza, un elicottero, subito!!” ordinò Hotch rivolto a Prentiss, Jj e lo sceriffo in cima alla collina.

“Presto!! Presto, una coperta, forza forza ... voglio un dottore, SUBITO!!.”

Ora erano in mille a parlare, a gridare ordini a rispondere sissignore, subito signore, immediatamente.

Gideon si volse verso il lago: fermo, imperturbabile, come le cime degli alberi circostanti, poi vide tutto capovolgersi e spegnersi in un lampo.

 

 

Nota dell’autore:

capitolo finale in arrivo, spero che la ff vi sia piaciuta, io mi sono divertita molto a scriverla.

  
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