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Autore: xenascully    25/08/2011    1 recensioni
Quando il loro intrepido Capo scompare, la squadra di Gibbs si impegna per trovarlo prima che il suo tempo giunga alla fine...
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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“Sei sicuro che starai bene?” Chiese Gibbs probabilmente per la quinta volta da quando aveva aiutato Tony a risistemarsi nel suo appartamento. Aveva passato una settimana a casa di Gibbs, e aveva fatto su abbastanza stamina per riuscire a muoversi per casa, a salire le scale, senza bisogno di fare un pisolino cinque minuti dopo.

“Sì, Capo, starò bene.” Insistette. “Passerai alle 0600, giusto?”

“Sì. Chiamerò un’ora prima.”

“Non devi farlo.”

“Certo che devo. Perché se arrivo qui e tu non sei pronto, mi arrabbierò.” Gli disse, di malavoglia.

Tony sogghignò. “Sarò pronto. Chiama, se la cosa ti fa sentire meglio.” Gli fece l’occhiolino.

“Notte, DiNozzo.” Si voltò per dirigersi verso la porta. Tony lo seguì così da poterla chiudere a chiave una volta che lui fosse uscito. Ma Gibbs si voltò di nuovo verso di lui. “Se hai qualche problema, non esitare-”

“A chiamarti. Sì, lo so, Capo.” Sorrise. “Starò bene. Davvero. Vai a casa, Gibbs.” Praticamente lo spinse fuori dalla porta ridacchiando.

“Se non ti conoscessi direi che stai cercando di liberarti di me.” Gibbs strinse gli occhi. “Hai un appuntamento o qualcosa di simile?” Sollevò le sopracciglia.

Tony rise. “Oh sì. È proprio così. Quale modo migliore per mettere alla prova la mia stamina?” Gibbs notò subito il sarcasmo. “Ma seriamente, voglio solo dormire. Il mio capo è un tipo esigente; mi fa alzare alle cinque del mattino.” Sorrise. Gibbs scosse la testa, roteando gli occhi con un sorriso divertito in volto, e cominciò ad incamminarsi per il corridoio. “Notte, Capo!” Chiamò Tony prima di rientrare chiudendosi la porta alle spalle.

Proprio come aveva detto a Gibbs, Tony si diresse direttamente a letto. Non gli ci volle molto per addormentarsi. Ma ad un certo punto durante la notte, il suo cervello accese la modalità sogno, e lui venne risucchiato in una serie di incubi.

Lo stesso sogno che lo derideva sin dall’inizio; perdere Gibbs agli orribili eventi che si erano svolti prima che lui riuscisse a trovarlo in quel furgone. Ma lui era preparato per quell’incubo. Sapeva, da qualche parte nella sua mente, che non era andata così. Era solo un morbido promemoria di quello che sarebbe potuto succedere.

Solo quando si arrivò all’incubo seguente, le cose diventarono terrorizzanti.

La squadra era seduta al tavolo di Gibbs per cenare, proprio come avevano fatto un paio di sere prima. Stavano ridendo a qualcosa che Tony aveva detto. Ma i loro sorrisi svanirono quando Ziva cominciò a soffocare. O quello che loro pensavano fosse lei che si soffocava…

Tony ci mise qualche momento per capire che in realtà era stata avvelenata. McGee era al telefono, a chiamare un’ambulanza mentre Gibbs si guardava intorno per assicurarsi che nessun altro avesse cominciato a mangiare. Tony stava stringendo Ziva, cercando di confortarla mentre soffriva.

E improvvisamente, apparve…McWithey. Teneva McGee davanti a sé, una pistola puntata alla sua tempia.

“Lascialo andare.” Disse Gibbs con calma.

“Non è così che funzionano le cose, Agente Gibbs.” Replicò lui.

“Cosa vuoi?” Domandò.

“Ho già bloccato la chiamata per richiedere l’ambulanza.” Rivelò McWithey. “Quindi non avete molto tempo. Farete quello che vi dirò di fare.”

“Cosa vuoi che facciamo?” Tony ripeté la domanda.

McWithey voltò la testa verso di lui. “Tutto quello che devi fare, DiNozzo, è stare seduto lì a guardare.” Gli disse.

Tony strinse gli occhi, corrugando le sopracciglia prima di abbassare gli occhi su Ziva. Il suo volto era pallido; le labbra blu. Lo fissava, immobile. “Zi?” Le accarezzò la guancia. “Ziva?” Sentì gli occhi riempirsi di lacrime mentre controllava se c’era un battito cardiaco e non ne trovava nessuno. “Cosa le hai fatto?” Alzò gli occhi su McWithey, che sorrise.

“Te l’ho portata via.” Gli disse. “Pensavi che non avessi modo di farlo?”

“Figlio di puttana!” Gridò Gibbs al folle, poi guardò Tony, che delicatamente stava posando Ziva a terra. “Ti ucciderò con le mie mani.” Disse a Billy.

“No, Capo.” Disse Tony alzandosi. “Ucciderò io questo bastardo.”

“Davvero?” Rispose l’altro disgustato. “Sparerò due volte prima che tu riesca a raggiungermi.” Guardò fra Tony e Gibbs. “Chi credi che sarà l’ultimo a rimanere in piedi?” Tony si sentì sobbalzare. Incontrò gli occhi spaventati di McGee. L’Agente più giovane stava fissando, angosciato, il corpo di Ziva. Ma i suoi occhi presto incontrarono quelli di Tony. “Allora?” Disse Billy. “Avanti, presto. Cosa farai?”

Tony lanciò un’occhiata a Gibbs. Vide qualcosa che raramente aveva visto negli occhi del suo capo nel corso degli anni; esitazione.

“Oh, al diavolo.” Borbottò Billy.

Gli occhi di Tony si spostarono immediatamente su di lui mentre premeva il grilletto. “No!” Gridò mentre il corpo senza vita di McGee rovinava a terra. Billy indietreggiò un po’ mentre Tony cadeva in ginocchio accanto all’Agente deceduto. “No, Tim!” Andò nel panico mentre le sue mani correvano lungo il cadavere. Non c’era bisogno di controllare se c’erano segni di vita…se il buco a lato della sua testa serviva da indicazione insieme al sangue che formava una pozza sotto di lui. “No…” Lacrime gli rigarono le guance per la perdita del suo compagno, del suo amico…suo fratello.

Tony alzò lo sguardo sul bastardo assassino proprio mentre alzava la pistola puntandola a Gibbs. “Cosa farai dopo che ti avrò portato via tutta la tua famiglia, Agente DiNozzo?” Chiese Billy.

Tony era disperato. Non poteva lasciare che accadesse una cosa simile. “Ti prego…ti prego, Billy, non farlo.” Si alzò lentamente.

Lentamente, un sorriso demoniaco si fece strada sul volto di McWithey. “Vedi? Ora quello è ciò che stavo cercando; la tua e pura disperazione.” Con ciò, Billy premette il grilletto…

Il mondo rallentò…Tony poté veder volare il proiettile, e non poté muoversi per fermarlo. Se non fosse stato congelato dove si trovava, avrebbe balzato in avanti per intercettarne la traiettoria. Ma lo era, e non poteva…Guardò come il proiettile attraversò la stanza. Urlò a Gibbs di spostarsi, ma lui sembrò non sentirlo.

E improvvisamente, tutto tornò a velocità normale. Gibbs cadde a terra; un buco in fronte…

Tony si svegliò di soprassalto, mettendosi immediatamente a sedere. La prima cosa che realizzò fu che si era trattato di un incubo; nulla era stato reale. La seconda cosa fu…che non riusciva a respirare…

Certo, tecnicamente, stava inspirando ed espirando. Ma nonostante stesse facendo di tutto per calmarsi, i suoi respiri erano rapidi e affannati, e gli sembrava di non stare respirando abbastanza aria. Ciò lo fece andare un po’ nel panico. Non voleva tornare in ospedale. Ma non voleva soffocare dopo aver detto a Gibbs che stava bene.

Tony si allungò per afferrare il cellulare, con mani tremanti, appoggiato sul comodino. Lanciando un’occhiata all’orologio, imprecò mentalmente notando che mancava poco alle cinque del mattino. Poi trovò Ducky sui tasti di chiamata rapida…

                                                                                                                                        11 00 11 00 11

Ducky fu svegliato dal suono del suo cellulare che squillava accanto al suo letto. Guardò l’orologio, notando che comunque la sveglia avrebbe dovuto suonare fra un po’, e rispose al telefono. Prima che potesse salutare chiunque l’avesse chiamato, sentì dei respiri affannati. Scostò il cellulare dall’orecchio per un momento, per controllare l’ID chiamante, poi lo riportò all’orecchio. “Anthony? Sei tu?”

“Duck…non so cosa sta…succedendo…”

“Va bene, ora. La prima cosa che devi fare è calmarti.” Disse Ducky alzandosi e cercando qualcosa da mettersi addosso.

“Già provato…Ducky…”

“Cos’è successo? Cosa stavi facendo prima di chimarmi?”

“Dormivo…avuto un…incubo…”

Ducky annuì a sé stesso. “Dev’essere stato impressionante. Anthony, ho bisogno che mi ascolti attentamente.” Istruì. “Nel tuo bagno, nel cassetto a destra, ci sono i tuoi due inalatori.”

“Probabilmente…scaduti…”

“Sì, beh, se non li avessi cambiati per evitare il problema, lo sarebbero. Ora, prendi quello nella scatoletta blu. Sei in grado di andare in bagno?”

“Quasi lì…Ducky…”

“Bene, bene. Una volta che l’avrai preso, devi scuoterlo bene. Sai come usarlo. Due compressioni, e trattieni l’aria dentro più che puoi. Puoi mettere giù il telefono, se ne hai bisogno, ma resta in linea con me. Sto per uscire di casa per venire da te…”

                                                                                                                                 11 00 11 00 11

Mi scuso per il giorno di ritardo nel postare questo capitolo ma ieri sono stata via tutto il giorno e non ho potuto aggiornare : )

  
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