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Autore: Lisa_Pan    25/08/2011    3 recensioni
Fin da quando mettiamo piede per la prima volta in questo mondo riceviamo
miriadi di sensazioni al secondo, quando si è piccoli e non
si conosce nulla del mondo, ci guardiamo intorno interrogandoci su
tutto ciò che ci circonda dandoci risposte sensazionali che
risentendole quando si è grandi fanno venir da ridere. Barry
ha raccontato di un bambino unico, che non cresce mai, che resta sempre
meravigliato da quel parcogiochi che è il mondo, la domanda
allora sorge spontanea: com'è il mondo per Peter? Quanto
può essere meraviglioso entrare per un momento in quella
mente così speciale? In questi capitoli passo passo
troverete la risposta.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo 6








Il calore del camino si stava diffondendo nella stanza nonostante la finestra fosse rimasta aperta.
"Le foto, Peter, sono uno dei modi migliori per non cancellare i ricordi. In questi pezzi di carta sono racchiusi attimi di vita fondamentali. C'è tutta me stessa. C'è la mia storia."
Cominciò a sfogliare l'album sospirando e carezzando alcune foto. Cominciò a spiegare chi fossero le persone ritratte assieme a lei. Parlò dei suoi figli. Entrambi si erano laureati ed ora lavoravano uno come avvocato e uno come banchiere. Disse che non li vedeva da troppo tempo, ormai, e che non era più una delle preoccupazioni fondamentali della loro vita.
A Natale mandavano le cartoline e le foto con i loro figli che crescevano a vista d'occhio. Tutti avevano qualcosa della nonna: chi gli occhi azzurri, chi i riccioli biondi, chi il visino paffuto. Era impossibile non ricordarsi della donna quando si guardavano quei bambini.
Si soffermò su di una foto in particolare che ritraeva una ragazza alta, snella, dai capelli corti, ricci e biondi. Al suo fianco vi era un ragazzo, alto poco più di lei, dai capelli rossi che la teneva a cavalcioni sulla schiena e rideva divertito. Peter pensò che stessero davvero bene. Erano felici. I loro sorrisi erano bellissimi.
"Questo era mio marito Peter, lo conobbi a scuola e restammo amici per tanto, davvero tanto tempo. Andammo all'università insieme e una volta laureati ci accorgemmo che quel qualcosa che c'era tra di noi era di più. Ci sposammo l'anno seguente. Entrambi lavoravamo e mandavamo avanti questa casa, un tempo più luminosa e accogliente. Vi erano fiori ovunque...aspetta..." girò le pagine alla ricerca di qualcosa e quando lo trovò Peter sospirò meravigliato "questa è una foto di questa stanza durante il nostro secondo anno di matrimonio e quel marmocchio nella culla è il mio primo figlio. Quando mio marito è morto questa casa ha perso vitalità. Era un raggio di sole. Avevo lui e non volevo altro. Ora che non c'è mi accorgo di aver bisogno di molte cose Peter. Oh, ma non quelle che tutti pensano. Io ho bisogno di affetto, amore, gioia. Ho bisogno di ricordare cos'è la vita perchè, sai, io sento che non è ancora giunto il momento di sparire da questo mondo per me. Ho ancora troppe cose da imparare!"
Mentre parlavano il camino si stava spegnendo, così Maimie, ogni tanto, si alzava per rianimare la fiamma. Peter sorrideva ai racconti della donna, la guardava e sentire quanta vita scorreva nelle sue parole lo animava di una strana vitalità. Sentiva l'energia scorrere nelle vene. Sapeva di essere felice. Quella donna gli stava mostrando quello che lui non avrebbe mai potuto avere e se, in un primo momento, aveva avuto paura di perdere tutto questo, ora non ci pensava più, ora aveva vissuto i suoi anni di adulto attraverso i racconti magnifici di quella donna. Quella sera era stato a Parigi dove ,seduto ad una panchina circondata dai fiori, aveva mangiato del pane morbido e caldo; era stato in Italia dove aveva girato per paesi stupendi e diversi tra loro, si era stupito dei mille dialetti che si parlavano anche solo a distanza di pochi chilometri; aveva visto Dublino e ammirato i paesi verdi dell'Irlanda. Stava viaggiando da più di un ora quando Maimie si fermò lasciando che Peter assemblasse insieme i pezzi del puzzle che era la sua vita.
"Peter devo farti vedere una cosa..."
Peter alzò lo sguardo ancora perso in quei mondi fantastici.
"Ti ricordi quando ogni tanto in quel parco, portavo quella scatolina piccola e nera che faceva quello strano rumore?"
"Mmm...si, aveva una lente di vetro davanti!"
"Quella cosa serve a fare le foto. Mio padre era un fotografo e me la regalò che non la riuscivo a reggere nemmeno con due mani per quanto fossi piccola. Quella volta al parco ho scattato una foto a noi due vicino alla casetta delle fate. Guarda!" Le rilucevano gli occhi, sembrava che da un momento all'altro sarebbe scoppiata a piangere. Non lacrime di tristezza ma di gioia. Solo di gioia!

Peter guardò quella foto tenendola stesa a terra. Le sue espressioni erano indecifrabili, andavano dalla pura e semplice curiosità, al compiacimento, dalla rabbia allo scoppiare dal ridere senza motivo. La donna lo guardava e ad ogni cambio di umore sorrideva, oppure, sobbalzava spaventata e sorpresa. Peter guardò la donna e poi la bambina della foto.
"Sai non sei cambiata tantissimo!"
"Ma che dici Pan sono totalmente diversa!"
"No non è vero, i tuoi occhi..sono sempre gli stessi, li guardo e non posso non pensare alla Maimie bambina, c'è la stessa forza. Quando ti stavo vicino mi sentivo felice non ti fermavi mai. Avrei davvero voluto che restassi con me, ma dovevi tornare dalla tua mamma." restò in silenzio a guardare quella foto...."e se ci fossimo sposati...la tua vita non sarebbe stata così! Non ci sarebbero stati tutti questi bimbi e tu..non avresti visto quei posti stupendi!".
 L'idea lo terrorizzava, glielo si leggeva chiaramente in volto. Stava male, si agitava.
"Maimie sono contento che tu abbia scelto di crescere! Mi piace quello che mi hai raccontato oggi e mi piace che tu abbia avuto una vita così bella! Avrei voluto davvero portarti sull'isola, ma poi non avrei potuto ascoltare questo racconto stupendo, non avrei mai saputo cosa significa vivere una vita diversa dalla mia. Io oggi ho vissuto la tua vita, sono diventato un vechietto con te! E sai che ti dico?"
"No Peter, dimmi"
"Mi è piaciuto tantissimo! Maimie grazie!"
"Peter e la foto? Cosa mi dici della foto? Insomma, guarda me e guarda te. Non è buffo?"
"Maimie è stupenda questa foto! Non riesco a pensare che metà di questa foto ha continuato per la sua strada crescendo e diventando come la donna che ho di fronte e che l'altra metà sia rimasta lì, in quella casetta sotto la neve. E' strano, anche perchè non mi ero mai reso conto di quanto tempo fosse passato. Non avevo mai contato i giorni ne gli anni, sull'isola non esiste nulla di tutto ciò. Può passare un anno come può passare un minuto, tu non te ne accorgi. Fino a quando non torni qui...qui il tempo sembra correre e tutti voi correte con lui. Mi fa paura questa corsa a crescere! E' come se non faceste mai in tempo a fare tutto e poi trovate ogni modo per impegnarvi ancora di più."
"Avete i visi stanchi, arrabbiati. Vi guardate tra voi come se non vi conosceste eppure, vi incontrate ogni giorno mentre camminate per strada. I vostri sguardi nascondono tante paure e sono sempre impegnati da mille pensieri. Non riesco a mettermi nei vostri panni, ci provo perchè vorrei conoscervi ma non ci riesco. Oggi nella tua storia, sembrava stessi vivendo con te, ma tu sei sempre stata diversa Maimie, tu avevi gli occhi liberi da tutto questo, anche adesso che hai sulle spalle una vita e tante preoccupazioni sembra che in te ci sia altro, più importante di ogni altra cosa, che cancella via ogni cosa cattiva e lascia che tu sia libera. So che non puoi ma so anche che se solo te lo chiedessi, tu torneresti con me in quel parco a giocare con le tue fate."
"Andiamoci Peter! Accompagnami!"
"Maimie non posso! Non posso camminare per queste strade come se niente fosse...però forse posso fare una cosa..." il volto di Peter s'illuminò, uscì un attimo dalla finestra seguito dallo sguardo delle donna e quando rientrò al suo fianco c'era Campanellino che lo seguiva ovunque andava ma che in quel momento era rimasta fuori perchè spaventata da Maimie. "Lei è Campanellino, la mia fata, non è male se riesci a farti capire e a conquistare la sua simpatia."
Maimie lanciò via la coperta e cercò di alzarsi per andare incontro alla fata. Quando le fu abbastanza vicina, un sorriso spuntò sul suo viso. Non posso descrivervi come fosse perchè non ci sarebbero le parole giuste. Provate ad immaginare un bambino sorridere, è bello vero? Rendetelo ancora più dolce e luminoso, quello era il sorriso di Maimie. Un sorriso di qualcuno al quale era stato restituito un sogno e una speranza. Campanellino fu divertita da quel sorriso e toccò con la manina la guancia di Maimie facendole il solletico. Le piaceva. Maimie le piaceva.
"L'hai conquistata Maimie!"
Campanellino si allontanò un pò avvicinandosi all'orecchio di Peter per dirgli qualcosa che Peter poi tradusse per la donna. "Campanellino vuole sapere se hai un desiderio, lei lo realizzerà per te!"
La donna tornò seria per qualche secondo rifiutando l'offerta e dicendo che non lo meritava, che non poteva, che non sapeva. Campanellino insisteva e nel farlo fece tornare il sorriso a Maimie che non resisteva allo scampanellio acuto della fata. "Bene se insisti allora, penso che chiederò il mio piccolo desiderio." Peter e Campanellio erano in attesa, stavano morendo dalla curiosità, i loro occhi erano spalancati e se Maimie non avesse parlato immediatamente presto sarebbero caduti a terra. "vorrei poter riavere la mia casetta, quella che le fate mi costruirono la prima notte che rimasi chiusa nel giardino, per favore!"
Campanellino si portò le manine sul mento con fare pensoso. Corrucciò la bocca e si concentrò. All'improvviso sorrise e corse fuori dalla finestra. Tornò nella stanza mentre tra le mani aveva un mucchietto di neve che aveva preso chissà dove dato che, quella sera, di neve non ce n'era la minima traccia. Nella stanza la luce aumentò pian piano mentre la neve tra le mani di Campanellino si illuminava di una luce bluastra. Quando la luce fu troppo forte Peter e Maimie furono costretti a chiudere gli occhi che riaprirono solo quando furono certi che nella stanza era tornato il candore rossastro proveniente dall'unica fonte di luce li dentro oltre a Campanellino: il camino.
Ai piedi del letto, addossata alla parete c'era la casetta costruita dalle fate per Maimie durante la prima notte nei giardini. Era esattamente come la ricordava solamente un pò più grande da permettere alla bimba, ormai cresciuta, di entrarci comodamente. Era bellissima. Era lei. Era la sua casetta.
Maimie non sapeva come ringraziare, era lì in piedi a bocca aperta davanti alla porticina che guardava Campanellino cercando le parole giuste. Chiuse gli occhi e sospirò un impercettibile "Grazie!" prima di scoppiare in lacrime di gioia.
Peter e Campanellino non volevano disturbarla, volevano che restasse li con il suo sogno ad un palmo dal naso così cominciarono ad allontanarsi. Erano quasi alla finestra quando Maimie afferrò la mano di Peter ricordando proprio quei momenti in cui lei lo cercava per sentirsi protetta. Peter sorrise e si girò verso di lei che non piangeva più ma sorrideva felice. Davvero felice.




SA

Buongiorno, oggi un pò più tardi del solito. Ho appena finito di pranzare e vedere un film un pò...strano. Questi sono due dei capitoli ai quali tenevo di più. Maimie è la figura, dopo Uncino e Peter, che più mi affascinava della favola. M'incuriosiva del perchè Barry avesse scelto lei e non Tommy, il fratellino di lei. Ho cercato di rispondermi più volte ma non sono ancora riuscita a trovare una risposta decente.
Spero vi sia piaciuto, volevo che Peter avesse la possibilità di capire cosa volesse dire davvero crescere e volevo che il lettore capisse che per lui, restare bambino, non è un capriccio, è una realtà ben radicata e motivata.
Aspetto i vostri commenti:)
Buon pomeriggio!

Ps: grazie a chi legge, chi preferisce e a chi recensisce! Un bacio!!!
   
 
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