“Tears of Rain” era nata come una one-shot...
ma dal momento in cui mi è stato chiesto di scrivere il seguito, l’idea di
questa storia non ha smesso di tormentarmi, così l’ho dovuta scrivere…
Era un po’ lunga, così l’ho divisa in capitoli, ma credo saranno al massimo 5...
Nei primi capitoli, dove ancora non si incontrano direttamente, ho usato il verde
quando la storia è vista dal punto di vista di Severus, il viola dal punto di vista di Harry.
Poi userò il blu.
Inutile dire che
per me Sevvy resta assolutamente e innegabilmente innocente.
Buona lettura!
No More Tears Under This Sky
-primo capitolo-
Girava a vuoto
da almeno quindici minuti.
Si rassegnò,
ormai l’aveva perso, per quella notte tanto valeva lasciar
perdere.
Niente da
dire, negli ultimi mesi era diventato davvero bravo, seguirlo era sempre più
difficile ormai.
L’aveva visto
recarsi nei posti più strani e sperduti, diventando la sua ombra e, anche se
non era riuscito a scoprire quale fosse l’oggetto delle sue ricerche (e pure ad
ogni viaggio sembrava cercare qualcosa di diverso), aveva fatto tutto quello
che era in suo potere per facilitargli il compito, sciogliendo per lui
incantesimi protettivi passati inosservati, rimuovendo ostacoli troppo
imponenti o semplicemente supervisionando il suo lavoro.
Ma mai una volta aveva tentato di svelare
la sua presenza, mai una parola.
Sentiva che
Harry aveva bisogno di compiere questi viaggi da solo, o almeno credere di
esserlo.
Pensò fosse il
caso di fermarsi ed aspettare un po’ prima di rinunciare definitivamente.
Si sedette su
una pietra ed iniziò a lanciare sassolini nel lago di fronte a lui.
A contatto con
la superficie facevano increspare l’acqua, formando una serie di graziose
ondine.
Quando l’ultima ondina si fu allontanata,
l’immagine che vide riflessa nell’acqua lo fece sobbalzare; alzò lo sguardo e
la vide, in tutta la sua imponenza: Hogwarts.
Non si era
reso conto di essere arrivato fino lì, concentrato com’era nel suo
inseguimento.
Hogwarts…
l’aveva sentita chiamare in tanti modi, magica, imponente, antica, cadente,
affascinante… spesso l’aveva sentita definire anche “viva”,
ma in quel momento a lui sembrava solo triste… e sola.
Quella scuola
era nata perché gruppi di studenti chiassosi la riempissero e la animassero, e non per giocare la parte del rudere vuoto e
abbandonato, dove l’unico suo abitante era il silenzio…
Eppure era così, dopo la morte di Silente
Hogwarts non aveva più riaperto.
Nessuno era
più tornato.
Gli doleva
ammetterlo, ma anche lui negli ultimi mesi, preso dalla sua missione, aveva
quasi dimenticato quel luogo, luogo che per tantissimi
anni era stato la sua seconda casa, il suo rifugio.
Ed ora gli
eventi, dopo tanto girare, lo avevano portato di nuovo
lì.
Caso? Coincidenza?
Non ne era tanto sicuro.
All’improvviso
delle voci lo riportarono alla realtà.
Venivano dalla
direzione del castello.
Decise
di avvicinarsi con prudenza, forse era ancora in tempo per riprendere il suo inseguimento, o
intervenire, se necessario.
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Harry era
paralizzato.
Quando
Voldemort gli aveva fatto quell’offerta gli era
sembrata una buona idea...
Non aveva
avvertito l’Ordine, nessuno si sarebbe messo fra lui ed il suo nemico per
difenderlo, nessuno sarebbe morto per lui, stavolta.
Sarebbero
stati solo lui e
Voldemort.
Avrebbe dovuto
immaginare che avrebbe giocato sporco.
Era fregato.
Al contrario
di Harry, a lui non importava quante persone sarebbero morte per la sua causa,
lui voleva solo vincere.
Così per
sicurezza aveva radunato tutti i suoi Mangiamorte.
Tutti tranne
uno.
Nonostante il momento critico, Harry si era
guardato intorno alla ricerca della persona che ultimamente era diventata per
lui un’ossessione, alimentando una sete di vendetta che quasi gli faceva
dimenticare i suoi obiettivi.
Ma a quanto pareva quella sera aveva ben
deciso di tirarsene fuori, quel codardo…
Sapeva di non
avere scampo, tutti gli Horcrux erano stati distrutti
(ancora non riusciva a capacitarsi di essere riuscito a trovarli tutti,
distruggerli ed essere ancora vivo), ma se anche avesse ucciso Lui, ci
avrebbero pensato i Mangiamorte a finirlo.
Peccato...
avrebbe tanto voluto vendicare Silente prima di morire.
Ma non c’era tempo, era quello il momento
di agire, ed era deciso a portare a termine quel compito che il destino
sembrava avergli affidato da sempre.
Solo non era
molto tranquillo all’idea di tutti quei Mangiamorte intorno a lui, pronti a
correre in aiuto del loro padrone.
Alzò la
bacchetta, e così fece Voldemort.
Nessuno osava
parlare, tutti erano concentrati su quelle due persone che stavano lì, in
piedi, una di fronte all’altra, con le bacchette levate.
Quando un grido ruppe il silenzio.
“COS’E’, AVEVI
PAURA DI PERDERE SE CI AVESSI CHIAMATO EH, VOLDY?!?”
La voce di
Moody.
Harry si
voltò.
L’Ordine della
Fenice al completo era schierato dietro di lui.
Pensò non
potessero scegliere un momento migliore.
Ora la lotta
era pari.
Tutti
sarebbero stati occupati, poteva fare quello che
doveva senza la preoccupazione di doversi guardare le spalle.
Era pronto.
Solo una cosa
non gli era chiara...
CHI aveva avvisato l’Ordine?
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Fine primo
capitolo.
Spero di poter
aggiornare presto...
Bacioni.
§§ Nonna Minerva §§