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Autore: Lady Warrior    25/08/2011    1 recensioni
Katherine era una bambina normale. Viveva con la sua famiglia, sino a che lui, Will-occhi-di-ghiaccio, il capo dei vampiri, non la morse. Da quel giorno la sua vita cambiò. Costretta bad ubbidirgli, deve ora abitare coi vampiri e arrendersi all'idea di essere una di loro. Ma perchè hanno morso proprio lei quel giorno? Per fare un dispetto ai suoi genitori, dei cacciatori di vampiri? E sarà vero ciò che dice Will, che lei è la loro massima risorsa?
Il tempo scorre, e lei riuscirà a vedere Will, ma succederà una cosa che stravolgerà la sua già burrascosa relazione con Josh, un altro vampiro. Ma un'altra sorpresa sconvolgerà la sua vita. E questa volta dovrà fare una scelta che le cambierà decisamente la vita.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scoprii che quegli allenamenti erano molto faticosi. Erano allenamenti per combattere. La mattina dopo, infatti, dovetti alzarmi alle otto e scendere in quella stanza, che era simile ad una palestra. Quando entrai, vidi degli altri della mia età. C’era anche Josh. Non volevo stare con lui, non volevo essere ciò che era lui. Ma era l’unica mia compagnia. Così di malavoglia mi avvicinai a Josh e lo salutai. Forse era meglio stare da sola. - Come stai?- chiese lui. - Bene- risposi. - È il tuo primo allenamento …. Sappi che è molto faticoso! Non risposi. Ero intenta a guardare un uomo che stava entrando. O meglio, un vampiro. Era alto, molto muscoloso. Era in una specie di tuta nera. I capelli, castani sul rosso erano modellati col gel di modo di che stessero ritti in testa, e gli occhi erano dello stesso colore dei capelli. Si muoveva elegantemente verso di noi. - Lui è uno dei nostri allenatori. Quando vede che sei brava ti allena da sola e non con tutti gli altri. I vampiri più grandi hanno tutti un proprio allenatore. Lui è il più bravo. Ma non i ha mai allenato. Non si occupa di noi … il nostro allenatore è Lawrence- sussurrò Josh. - Buongiorno, il mio nome è Marius. Sono qui per un esame- “Bene” pensai “non so nemmeno cosa devo fare e già ho un esame”. - Dovrete solo fare le cose di sempre- disse vago Marius. - Cosa fate di solito?- chiesi a Josh. - Oh, nulla. Un po’ di tiro con la pistola e poi ci alleniamo con varie lame. Te ne daranno una, tranquilla. E anche una pistola. Basta che poi tu le ridia- Come mi aveva spiegato Josh, Marius mi porse una pistola. Entrammo in un’altra stanza, vastissima con un numero di bersagli tale al nostro. Mi posizionai davanti ad uno di essi. Dovevo mirare al centro, era la prima volta che lo facevo. Con le mani che mi tremolavano un po’, strizzai l’occhio. E accadde una cosa inaspettata. Il centro del bersaglio, prima lontano, ora diveniva mano a mano più vicino, fino a arrivare davanti ai miei occhi, vicinissimo. Sparai. La pallottola si conficcò nel centro del pallino rosso con un sibilo. Credevo fosse normale, non ero più umana, anche se non lo volevo ammettere. Scoprii però un attimo dopo che non era così. Marius mi stava guardando interessato. Era come se l’esame interessasse me soltanto. Mi disse di riprovare. Ubbidii, ma stavolta non socchiusi un occhio, li tenni entrambi aperti, fissi sul centro. E anche stavolta accadde l’effetto di prima. Ricevetti l’ordine di sparare fino a che le munizioni non fossero finite. Lo feci. Tutte le pallottole andarono al centro del bersaglio, sentii Marius dire “Straordinario, davvero straordinario. Il Capo aveva ragione”. Non ci feci molto caso, però, perché tutti mi stavano osservando, e Josh si lasciò scappare un “ma come hai fatto?”. Fu lì che mi resi conto che tutto ciò non era normale. Io non ero normale, prima di tutto perché non ero più un essere umano, e poi perché questa cosa non era normale nemmeno fra i vampiri. Mi sentii come un esperimento dio laboratorio. E forse anche come una cavia. Un qualcosa da osservare e da esaminare. Guardai per terra. “Chissà cosa direbbero mamma e papà” pensai, con gli occhi che bruciavano dal dolore e dalla disperazione. Pensai a quanto fosse orribile essere una di coloro che li avevano uccisi. Forse lo avevano fatto apposta, per farmi star male. Marius si avvicinò a me porgendomi una spada. - Vieni di là- mi disse. Perfetto. Ero un esperimento, e ciò era confermato. E mi toccava stare anche da sola con quell’uomo che nemmeno conoscevo. Quell’uomo che odiavo. Me lo dicevano anche i miei genitori di non seguire gli sconosciuti, ma d’altronde lì tutti erano degli sconosciuti. Tuttavia, la mia testardaggine mi disse di opporre resistenza. - No- dissi, decisa. Forse troppo decisa, perché in quel momento tutti mi guardarono con una faccia metà stupita e metà spaventata. Spaventata per me. Marius assunse una faccia crucciata, in primo, e in seguito una profondamente arrabbiata. Si vedeva non era abituato a qualcuno che rifiutava i suoi ordini. Tuttavia cercò di mantenere la calma, e mi ripeté scandendo bene le parole di seguirlo di là. E io, per tutta risposta gli dissi che gli avevo già detto che non lo avrei seguito, guardandolo con aria di sfida. - Ma guarda che bambina coraggiosa. O dovrei dire stupida? Dovresti sapere che chiunque abbia rifiutato un mio ordine è morto- disse lui calmo, nonostante l’espressione arrabbiata. - Meglio che stare con voi …- risposi fermamente. A quel punto Marius decise di portarmi via con la forza. Mi prese per un braccio e mi trascinò di là, nonostante io opponessi tutta la resistenza possibile contro di lui. Mi lasciò andare in una stanza con dei manichini di addestramento, e chiuse a chiave. - Così non potrai uscire- disse. – Will mi aveva avvisato che potevi non essere molto docile- aggiunse. La sola pronuncia di quel nome mi dette un tale ribrezzo che a stento repressi l’istinto di offenderlo. Marius mi spiegò che dovevo semplicemente colpire quei manichini con la spada che mi aveva dato. Sospirando, la impugnai e mi misi dinnanzi al manichino. Lo guardai. Spinsi un po’ a destra, regolando la forza, e poi lo colpii. Con un rumore grandissimo cadde per terra. - Quando sarai più grande forse riuscirai nel tuo intento di oppormi resistenza- disse Marius con un sorriso. - Anche se hai fatto veramente poco puoi andare. Ma non ti ci abituare. Da domani alle sette in punto scenderai qui, ti allenerò io di persona- aggiunse. Annuii svogliatamente. Salii in camera mia, e mi sedetti sul letto, ripensando ai miei genitori. “magari non sono morti”£ mi dissi “magari mi stanno cercando e presto mi libereranno!”. Sorrisi al pensiero. Mi buttai sul letto. Avevo un po’ di fame. Sapevo cosa dovevo fare e lo feci. Dopo mi sentii bene. Josh mi venne a trovare, e giocammo un po’ assieme. Il giorno seguente andai in palestra da Marius. Mi allenò personalmente, come promesso. Ma io attendevo ancora di uscire da lì. ----------------------------------------------------------------------- scusate il capitolo un po' corto ... non avevo molte idee. Grazie criss96 di aver recensito, e grazie anche a Irine e a chi legge senza recensire, naturalmente!
   
 
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