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Autore: Eileen_Zero    26/08/2011    2 recensioni
E' la sera dello Smistamento ad Hogwarts. Severus Piton, il professore di pozioni, intrattiene una conversazione poco convinta con il professore di Difesa Contro le Arti Oscure, Raptor, ma un pensiero persistente lo disturba. Il figlio di lei è seduto lì al tavolo, appena smistato in Grifondoro.
"Ha i suoi occhi" gli aveva detto Silente. Fremeva all'idea di poterli incontrar ancora. Di poter assaporare ancora qualcosa di lei.
Harry Potter incrociò lo sguardo di Severus Piton. Gli occhi verdi incontrarono i neri.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Il passato, adesso


 


«Ti ho già detto» Disse il professore di Pozioni con voce strascicata. «Poiché sono stato giudicato non idoneo ad occupare la tua cattedra, Raptor, evidentemente sono il meno indicato per darti simili indicazioni» Così continuò, senza, però, prestare attenzione a pesare con rigore ogni parola, come suo solito.
Erano ormai undici anni che aspettava di vederlo, di affrontarlo. 
L’ingombrante rimorso e il profondo senso di colpa non gli avevano consentito neanche soltanto di immaginare di avere un contatto con lei in occasione della nascita del suo bambino. Aveva pensato a quale poteva essere un modo per starle vicino in un momento così importante, anche per congratularsi con lei. Lei lo avrebbe considerato un segno di maturità. Lei lo avrebbe gradito, sinceramente. Sarebbe stato un modo per farle capire che non erano un’invenzione, falsi e completamente da dimenticare, tutti quegli anni di amicizia. Con lei.
Lei. Sempre, lei.
Ma se prima era un’idea scoraggiante pensare ad una minima riconciliazione, questa divenne del tutto inverosimile, dopo quella rivelazione della Profezia, che se in un primo momento non lo sfiorava minimamente, si svelò, invece, distruttiva.

Come se si fosse appena destato dopo un sonno tormentato. Come se avesse di colpo riacquistato la calma dopo un folle scatto d’ira. Come se, finalmente, tornasse a vedere nitido e distinto dopo un periodo di opacità e confusione. È così che sentì un opprimente malessere inondargli  le viscere quando si era trovato di fronte al Signore Oscuro che pronunciava la condanna di lei. Una condanna resa possibile grazie a lui. Lui che stava lì, dritto e composto, pronto ad ascoltare, a subire, con il volto che non lasciava trasparire alcun segno di vitalità. Impeccabile nella sua impassibilità. Da allora, bastò rievocare alla mente come si era sentito in quel frangente, per rinsaldare la sua compostezza nei momenti più opportuni, calzando al meglio una pelle impermeabile a qualsivoglia coinvolgimento emotivo, indegna di venire a contatto con nulla che non sia odio, disprezzo per sé stesso e tanto, tanto rimorso. Ovvero gli unici, fedeli compagni di tutta la sua vita.

Quella pesante presa di coscienza era lontana, anche se più che mai vicina quella sera. Sedeva al tavolo degli insegnanti, intrattenendo, o meglio assecondando, di malavoglia la conversazione con il professore sedutogli affianco. Questi indossava un turbante che appariva sicuramente poco gradito al professore di Pozioni; era pallido e dall’espressione intimorita, ma non sembrava voler arrendersi al silenzio.
Piton lasciò scorrere i suoi occhi penetranti oltre il turbante, lungo il tavolo situato all’estrema sinistra della Sala Grande, dove avevano preso posto i Grifondoro, alla ricerca di quell’incontro che non tardò ad arrivare.
Tra battute e sguardi eloquenti a Raptor, gli rimbombavano nella testa le parole di Silente:
Ha i suoi occhi, esattamente i suoi occhi” Parole vecchie, ma vive nella sua mente. Sembrava una costante nella sua vita: sentire il passato, come fosse ardentemente attuale.
Si ricordava ancora quando aveva incontrato per la prima volta quegli occhi, in un parco vicino Spinner’s End. Erano pieni di luce, come la bambina che li indossava, meravigliosamente abbinati ad una fluente chioma rosso scura. Ma era un altro ricordo a propendere: il luccichio di sorpresa e stupore di quel giorno al parco era stato prepotentemente sostituito da  uno sguardo che emanava una luce fioca, quasi a volergli privare il meglio con intenzione, lasciando trapelare, invece, delusione e rabbia, senza alcuno spazio per la comprensione. Aveva salutato quegli occhi, guardandoli distogliersi da lui fino a che furono nascosti dagli stessi lunghi capelli rosso scuri che svanivano attraverso il ritratto della Signora Grassa, proprio lì ad Hogwarts.
E non era a conoscenza del fatto che, quegli stessi occhi, di lì a qualche anno lo avrebbero abbracciato anche mentre sopraggiungeva la morte. La morte fisica, che mai aveva temuto.

Continuava a scorrere con i suoi profondi occhi neri lungo le sedie degli studenti sino ad incontrare un’inconfondibile massa di capelli scuri arruffati e disordinati di un ragazzo intento a mettere un po’ di patate nel suo piatto.

Che ne dica Silente… E’ tale a suo padre”  Pensò Piton in tono poco fraintendibile.

Quell’occhiata rinvigorì in lui il disprezzo mai sepolto per quel James Potter. La straordinaria somiglianza a quell’uomo che aveva reso ancora più detestabile la sua vita non gli dava modo di pensare a qualsivoglia possibilità che, forse, quel ragazzo era diverso, mentre era lì a gustare un pasto come mai prima aveva avuto modo di fare.
James. Così arrogante, pigro da essere convinto che tutto gli fosse dovuto, pronto a sbandierare con fierezza i suoi successi, le sue scelte sempre azzeccate e apprezzate. Anche le scelte di Piton risultavano azzeccate e riscuotevano successo… se si trattava di scegliere gli ingredienti giusti durante una lezione di Pozioni.
Eccolo lì: un James in miniatura che sembrava essere stato appena di ritorno dal campo di Quidditch, intento a raccontare le sue abili mosse ai compagni. E poi avvenne.
Fu un attimo. Da dietro gli occhialetti tondi, le iridi dal tono verde chiaro erano dirette verso di lui, accompagnate da un bagliore di sorpresa che riconobbe all’istante. Qualcosa di lei esisteva ancora. Come un brusco cambio di scena, si sentì pervadere da un piacevole, seppur lacerante, calore. Senza ricorrere all’Occlumanzia, ebbe l’impressione che la sua mente fosse stata svuotata da qualsiasi ricollegamento a James, da qualsiasi odiosa conversazione con Raptor, da qualsiasi pensiero. Se non…

Lily

«P-p-però, p-ppotresti s-su-g-gerirmi u-una l-l-lettura» Disse balbettante il professore con il turbante con un tono più incerto del solito, mentre Piton con uno scatto, quasi a volersi scrollare di dosso l’ultima visione, tornava a rivolgergli l’attenzione dei suoi occhi gelidi.
«Posso dirti che se continuerai a contornarti di quell’aroma tutt’altro che gradito di aglio» disse Piton più freddo che mai, lasciando intendere tutta la determinazione a chiudere il discorso «oltre i vampiri, non troverai troppe difficoltà a tener lontano ogni tipo di creatura».
  
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