Andras
-Tsk- volto le spalle a
quello che sembra essere diventato la mia ombra. Non mi lascia nemmeno un attimo
da solo. Inizia ad innervosirmi questa situazione.
Come un cane che
scodinzola la coda per un osso quello stupido si è lasciato abbindolare da
Belzebù e Lucifero, solo che quello che riceverà non sarà un osso, ma nuove
legioni da comandare.
Osservo le mie mani
sporche di sangue. Uno sciocco ragazzino ha tentato di evocarmi, ma non era
molto abile ed è stato magnifico deliziarmi delle sue strazianti urla mentre
affondavo la mia mano nel suo petto per strappargli il cuore. È ancora nella mia
mano e lo guardo indifferente. Ha smesso di battere già da qualche minuto ed ha
mantenuto leggermente il calore. Rapidamente stringo la mano in un pugno,
schiacciando quel muscolo cardiaco una volta appartenuto al giovane umano.
Ho sempre considerato gli
uomini esseri stolti che camminavano sulla Terra solo per la pietà del Signore
dei cieli. È solo una razza inferiore che merita la morte.
Alle mie spalle posso
sempre sentire la presenza di Arioch. Strano. Ero convinto che avesse ricevuto
l’incarico di evitare che io compissi atti di questo genere, invece per tutto il
tempo se n’era stato comodamente ad osservare senza batter ciglio.
Cosa passi nella mente di
quel tipo proprio non lo so, non che mi importi sia chiaro. Anzi, forse so a
cosa sta pensando o meglio a chi. Albinach, la mia sorellina.
È da molto che sono a
conoscenza della loro relazione. Come lo è praticamente tutto l’Inferno. L’unica
cosa che tutti non sospettano, Arioch compreso, è la mia cara Albinach è una
sorella molto devota, lei fa tutto ciò che io le chiedo. Anche darmi il suo
corpo.
Con un ghigno penso al suo
delizioso fisico ed a quanto sia appagante possederlo. Lei non è come una
qualsiasi donna che farebbe di tutto per avere le attenzioni di demone degli
alti ranghi, lei è speciale, anche se un difettuccio ce l’ha: non ne vuole
sapere di accrescere il suo potere e di diventare una dominatrice e non una
dominata. Ma cosa ci si può fare, non esiste una creatura perfetta oltre a
me.
-Uhm?- mi volto di scatto
non percependo più l’aura del vendicatore.
Probabilmente starà
andando a divertirsi. Vago liberamente tra un luogo e l’altro, in cerca di nuovo
sangue da spargere, ma inutilmente. Sembra che al mondo non ci sia più nessuno
disposto a farsi uccidere penso sorridendo.
A questo punto ho già
concesso fin troppo tempo al mio carissimo principe. È il momento di
costringerlo ad allontanarsi da Albinach.
Trattenendo la mia aura
demoniaca mi dirigo dalla mia sorellina, in questo modo sono semplicemente
un’ombra che cammina indisturbata tra le vie degli inferi. Nemmeno il
grandissimo Arioch può percepire la mia presenza in questo
momento.
Eccomi, sono arrivato. Con
distacco mi lascio cadere a terra, sdraiato in cima alla collinetta con una
gamba piegata li osservo. Se avessi il cuore di un angelo o di un essere umano
forse avrei provato una sensazione definita tenerezza nel vedere quei due
abbracciati, ma siccome non provo alcun buon sentimento posso solo pensare a
quanto siano stupidi. L’amore non esiste all’Inferno. Qui c’è solo
lussuria.
Inarco un sopracciglio
vedendo Albinach portarsi una mano alla bocca. Deve aver detto qualcosa di
sbagliato.
Ecco che parte
all’attacco. L’ha spinta a terra, in verità senza molta delicatezza, e quello
stupido pugnale che porta sempre con se le ha inciso un taglio. Quel bastardo lo
fa sempre. Posso ancora sentire il tocco di alcune cicatrici che sono rimaste
sulla pelle vellutata di mia sorella.
Però posso anche tentare
di capirlo. Siamo nati nel sangue e moriremo nel sangue. Nulla a valore se
confrontato con quel meraviglioso liquido rosso. Per Albinach non è così. Quella
stupida ragazzina è stata cullata dalle dolci acque di cui è custode. Non può
capire cosa significhi per noi, ma soprattutto per me, vedere scorrere quanto
più sangue possibile.
Mi sono perso nei miei
pensieri, ma è sempre così quando la mia mente si tinge di rosso. Con gli occhi
cerco le due figure e vedo Arioch rivestirsi. Ha fatto in fretta
l’amico!
Ma probabilmente si sarà
accorto della mancanza della mia aura ed ora andrà a cercarmi. Perfetto. In
questo modo potrò occuparmi personalmente della creatura che sta tentando di
trattenere il vendicatore.
Un ghigno si fa largo
sulle mie labbra mentre silenziosamente mi avvicino al lago dove lei si è appena
immersa. Dev’essere dura essere dominatori di un elemento delicato come l’acqua.
Da quel che mi risulta, il suo è un equilibrio molto fragile, se il protettore è
ferito, l’affinità con quel liquido subisce una variazione che va subito
riportata alla normalità.
Finalmente la vedo
emergere, dopo aver ripreso a respirare sta nuotando verso di
me.
-Ma che bella coppia-
mormoro con voce colma di ironia e risentimento
Rabbrividisce, è così
bello vedere quanto sia fragile e spaventata in questo momento. Ma non si
accorge che in questo modo non fa altro che alimentare il mio
sdegno.
Stringo i denti notando
che la piccola sta cercando di indietreggiare. Mi dispiace mia cara ma non te lo
permetto. La blocco afferrando il suo braccio. Non può scappare da me. Non
glielo permetto. Lei è come creta nelle mie mani. Lei mi
appartiene.
-Tu sei mia- gli ringhio
–Hai capito-
Non mi dice nulla, non che
io mi aspetti una qualche risposta, ma mi ero immaginato di vederla in lacrime a
supplicare una sorta di perdono. Mi piaceva quel pensiero.
Peccato.
-Hai ragione- mi
sussurra
Magnifico. Alla fine ha
chinato la testa davanti a me come è giusto che faccia. Le libero pian piano il
polso mentre il temperamento del mio corpo torna alla normalità e il battito del
suo cuore torna al consueto ritmo.
-Ti pulirò dove lui ti ha
sporcata- gli sussurro in modo poco amichevole. In effetti può sembrare una
minaccia.
Le do le spalle, sta
piangendo ed io odio le donne che piangono. Sono deboli. E poi che motivo ha mai
per sprecare in quel modo le lacrime? L’ho solo violentata, nient’altro. Cosa
sarà mai stato.
Mi volto e con la mano
cerco il suo corpo, spalanco gli occhi, dove diavolo è? Con un balzo mi siedo
sul letto, mi concentro ma di Albinach non ne trovo alcuna traccia nel mondo
demoniaco e non risponde ai miei richiami.
In compenso sento che sta
arrivando Arioch. Proprio la persona che non volevo vedere in questo
momento.
-Dov’è Albinach?- mi
chiede appena varcata la soglia della stanza. Non è una domanda posta con
curiosità ma con una nota di preoccupazione ed ira, sembra quasi che mi voglia
uccidere da un momento all’altro.
Stringendo tra le mani la
camicia intrisa dell’odore di mia sorella, alzo gli occhi per incrociare quelli
del demone della vendetta. Quello che vedo non mi piace. Dal suo volto traspare
la pietà. Sta provando pietà nei confronti! Come osa?
Smetto di pensare a lui e
mi accorgo di avere ancora in mano quel pezzo di stoffa. Perché te ne sei
andata?
-Se n’è andata- gli dico
–Per sempre-
È la verità. Albinach ha
lasciato l’Inferno. Quella ingrata donna ha tradito il suo
sangue.
Ho lasciato che Arioch se
ne andasse distruggendo la porta. Non mi importa nulla del suo tormento. Ma ora
anche in me sento una specie di dolore e solitudine. Albinach non è più mia. Ho
perso il diritto su di lei. E questo non mi piace.
Mi aggiro come un’anima
senza controllo, dove sto andando non lo so e non mi interessa. Voglio solo
allontanarmi dal lago in cui l’ho vista crescere.
Sollevo la testa e la
natura brillante che si estende davanti a me è sorprendente. Chi mai possiede
tale potere per rendere possibile l’esistenza di questi
fiori?
-Chi sei? Cosa ci fai nel
mio giardino?- mi chiede una voce femminile
Mi guardo attorno e poi la
vedo. Una donna dai lunghi capelli neri come il carbone mi si sta avvicinando.
La sua pelle è chiara ed al contatto dev’essere di una morbidezza eccezionale.
Le due pozze violacee che mi stanno guardando sono irresistibili. Chi è questa
donna? È reale? Può veramente esistere una creatura così?
-Chi sei tu, invece?- le
chiedo con disprezzo
-Kyra- risponde con voce
soffice –Io ti ho risposto. Ora è il tuo turno-
-Andras-
Fine