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Autore: Lirin Lawliet    26/08/2011    27 recensioni
Ho intenzione di riprendere a breve gli aggiornamenti, abbiate fede!
Ormai, dopo rispettabilissimi diciotto anni vissuti nello spasmodico desiderio di essere baciata (e magari anche sodomizzata, perchè no?) dalla fortuna, era giunta all'inoppugnabile conclusione che qualsiasi progetto avesse tentato di portare a termine sarebbe stato inevitabilmente disturbato da un morboso e sadico inconveniente che l'avrebbe portata a ricominciare tutto daccapo. Era un classico caso di A.S.N.C.M.S.; sigla che, per chi nasceva con la sfiga saldamente avviluppata al patrimonio genetico, aveva un significato quasi profetico: alla sfortuna non c'era mai scampo.
Un soggetto su un milione nasce con l'abbonamento alla sfiga cronica, la peculiarità di ingrassare con l'ossigeno, la dirompenza atletica di un bradipo paraplegico e la tendenza a sviluppare brufoli negli unici giorni in cui sarebbe estremamente gradita la loro assenza... E Nabiki Tsukiyama, franco-giapponese, figlia di mezzo (e perciò, già sfigata di suo!) era nata proprio sotto quella cattiva stella.
[Pairings: MORI X OC / HIKARU X KAORU / TAMAKI X HARUHI X HIKARU]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Takashi Mori Morinozuka, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cose da sapere prima di leggere:

1) Dovete sapere che il mio telefilm preferito è LOST {l'Isola, il Fumo Nero, gli 'Altri'... avete presente?}; quindi il titolo si riferisce ad un gioco di parole tra "LOST" e "HOST". Sì, sì, ok, lo so che siete tutti intelligenti e perspicaci, però mi sentivo ispirata e quindi ho voluto sottolineare l'ovvio XD

2) Questa invece è essenziale: chi non ha letto il manga di Host Club potrebbe avere qualche problemino a capire l'atteggiamento di Mori-senpai ad un certo punto del capitolo. Dovete sapere che quando Takashi ha sonno si comporta in modo del tutto opposto rispetto al normale, quindi, in poche parole, per descriverlo devo farlo risultare OOC (Che però in realtà è IC). Capite? Ok, ora potete leggere... Andate in pace!

VI AVVISO CHE QUESTA DELL'ISOLA E' UNA VERA E PROPRIA "SAGA" CHE SARA' DIVISA IN 3 CAPITOLI DIVERSI. SONO GIA' TUTTI PRONTI

 

.LA BOTTEGA DEI DESIDERI.

 Dodicesimo ingrediente:

 

LOST

...O meglio: L'HOST!

(parte 1)

 

 

 

 

Ariete

Fortuna: Il vostro viso a forma di calamaro e lo sguardo da triglia, che da sempre vi contraddistinguono, sono talmente piaciuti al pubblico da farvi diventare il nuovo conduttore del TG4: sembra che il vostro sex appeal abbia battuto quello di Emilio Fede. Avete di che esserne fieri!
Inoltre, alcuni asteroidi erranti vi cadranno sulla testa, procurandovi degli ematomi antiestetici ed uno stato catalettico, da taluni chiamato "coma irreversibile"... Eggià, che sfiga eh?

Salute: Yagami vi ha scoperti e tramite il suo Death Note vi ucciderà tra sei minuti e quaranta secondi per un cancro nell'arco occipitale longitudinale destro del sistema celebro-visivo. Per gli uomini ciò corrisponde ad un cancro nei coglioni. Nel caso foste donne non correte alcun pericolo perchè il vostro cervello non si trova nei testicoli.
PS = Non siate troppo sicuri di essere donne. L'anagrafe non è una scienza esatta!

Amore: Potreste avere una botta di culo (a libera interpretazione).

 

 Nabiki si sforzò di combattere contro la narcolessia (che l'assaliva sempre ed invariabilmente nei momenti critici) sbattendo più volte le palpebre, con la consapevolezza di averle gonfie ed arrossate a causa dell'aria condizionata. Perfetto!- pensò -L'effetto "occhi a polpetta" era ormai pressochè inevitabile!
Lentamente, con la stessa capacità di adattamento di un pesce fuor d'acqua, mise a fuoco ciò che la circondava e si soffermò sul panorama marino che s'intravedeva dall'oblò alla sua destra. Così, dopo qualche istante in cui il suo encefalogramma si dimostrò piatto come il tavoliere delle puglie, il peso dei ricordi della notte precedente la investì con la proverbiale delicatezza   di uno stormo di marabù e tutto iniziò rapidamente a quadrare: l'arrivo inaspettato di sua sorella Sayuri, il diabolico piano di Kyouya, i suoi scagnozzi che l'avevano drogata con qualcosa che sapeva di gorgonzola rancido, il jet privato per Bora-Bora... Già. Bora-Bora!
Uno strano misto di euforia e di ansia le si arrampicò lungo la bocca dello stomaco. Stava andando nientepopodimeno che a Bora-Bora: una delle isole più belle del pianeta. E ci stava andando a gratis!

Ma che ora era? Ci voleva così tanto per raggiungere la Polinesia?
Si grattò il mento, in preda ad un dubbio amletico...

Nabiki era sempre stata convinta dell'inutilità sociale di molte materie scolastiche, ma al primo posto della sua personale top ten c'era sempre stata la geografia. Brutta bestia, la geografia! Infatti, Nabiki era a malapena consapevole che la Polinesia fosse uno sputo di terra circondato dall'Oceano Pacifico ma, d'altra parte, era anche ragionevolmente sicura che sarebbero bastate cinque o sei ore per raggiungerla dal Giappone... E invece ne erano di sicuro trascorse molte di più, in quanto il sole già stava tramontando ad Occidente, inondando l'abitacolo di una calda e rilassante luce color porpora.

Strano. Davvero strano. Perchè ci stavano mettendo così tanto?
Decise democraticamente che l'umanità avrebbe fatto a meno di saperlo, palesando il suo disinteresse con una scrollata di spalle che in gergo giovanile sarebbe stata tradotta con «E sticazzi!».

Quindi si strofinò le palpebre incartapecorite dall'aria secca e scrutò distrattamente i presenti per evitare di svegliarli; infatti, in passato aveva notato che se osservava troppo attentamente un individuo che stava dormendo, l'unico risultato che poteva ottenere era quello di svegliarlo. Questa tecnica (nota anche come "legge universale del disturbatore incallito") era pressochè infallibile; infatti Nabiki era ragionevolmente certa di trovarla anche fra gli appunti di Kyouya e nel Manuale delle Giovani Marmotte, dove di sicuro avrebbe fatto buona compagnia ad altre fondamentali lezioni di vita, come "avere l'erba più verde di quella del vicino" e "dieci comandamenti per uscire vivo da un bagno pubblico".
Ma nonostante tutto, lottando contro un possibile strabismo, non potè fare a meno di adocchiare Takashi...

Il giovane riposava comodamente sul sedile opposto, con le braccia adagiate morbidamente sulle proprie cosce ed il capo appena inclinato a sinistra. Sarebbe stato assolutamente perfetto come una divinità greca, se non fosse stato per una strana creatura pucciosa (che solo dopo Nabiki identificò come Mitsukuni) che gli si era accoccolata in grembo così come una cozza avrebbe potuto attaccarsi ad uno scoglio.

Ma vivono in simbiosi, o cosa?
Chissà?! Magari ha ragione Kaoru quando dice che Takashi lo allatta in privato.
E tu come fai a sapere quello che dice Kaoru?
Ehm... Leggo il suo blog, sai com'è? Mi tengo aggiornata.

Nabiki scosse il capo, evitando accuratamente di prendere in considerazione i deliri del suo alterego immaginario, e continuò imperterrita ad osservare Takashi.
Rimase incantata da ciò che vide.
Era così carino mentre dormiva! Sembrava così indifeso, nonostante i muscoli in evidenza e la stazza da mammuth del paleolitico...
La sua pelle naturalmente ambrata assumeva una sfumatura incredibilmente calda alla luce del tramonto, simile al colore del caramello fuso. I tratti marcati del suo viso sembravano più dolci del solito grazie alle carezze dei raggi del sole, che si concedevano il lusso di esaltare ogni più piccolo particolare di quel volto inconsapevole di avere una segreta spettatrice. Nabiki avvertì una fitta allo stomaco mentre si rendeva scioccamente conto di essere arrossita per una cosa così innocua; eppure, non riuscì subito a distogliere lo sguardo. Le labbra leggermente dischiuse di Takashi erano un invito al quale il suo corpo non sapeva opporre resistenza, e questo era un male. Era un male, perchè significava che il suo interesse per il senpai era andato ben al di là di ciò che era in grado di controllare.
Infatti, nello stesso istante in cui l'ultimo residuo di neurone partì per la tangente, nella sua vuota scatola cranica passò un pensiero del tutto automatico che somigliava terribilmente alla voce registrata di una segreteria telefonica; del tipo: «Salve. La proprietaria di questo cervello è momentaneamente rincoglionita. Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico a vostro rischio e pericolo.»

Mi... Mi piace. - realizzò infatti, portandosi una mano all'altezza del petto, dove il suo cuore stava piroettando incontrollato al ritmo dell'intero LP del Moulin Rouge.

Stranamente, Dolores non si preoccupò di sfotterla; e questo era già un chiaro segnale del definitivo intorpidimento del suo stato mentale.

Mi piace veramente.

Pessima, orribile verità. Nabiki non aveva nulla di cui gioire, considerando il fatto che, se davvero si stava innamorando di Takashi, il suo sarebbe rimasto per sempre un amore a senso unico. Mori-senpai probabilmente la considerava una sorellina impacciata e petulante, se non addirittura una semplice conoscente; perciò, di sicuro non c'era neanche uno straccio di speranza che un tipo comune e poco interessante come lei potesse piacere ad un ragazzo straordinario come lui. Takashi era bello, intelligente, ricco, forte, di buon cuore... E lei? Cos'avrebbe potuto offrirgli lei, che era l'incarnazione di tutto ciò che avrebbe potuto definirsi "mediocre"? La sua unica abilità era quella di cucinare dolci; e, come se non bastasse, lui non aveva mai dato segno di subire il fascino semi/erotico di una cascata di crema chantilly; perciò...
No, non c'era proprio nulla in lei che potesse stuzzicare l'interesse di uno come Mori-senpai... A parte le tette, ovvio.

A quel punto, Nabiki si afflosciò come un palloncino sgonfio ed iniziò a trovare interessante la prospettiva di restare lì ad ammuffire nei secoli dei secoli, amen.

Madonna mia, che strazio che sei! Dico, ma ti ascolti quando pensi? La tua autostima rasenta il sotto zero.
Come sei melodrammatica. Non ho mica detto che voglio impiccarmi con lo spago del Galbanino, no?!
Smettila di fare finta di niente. Guarda che io con questo corpo ci campo! Se mi muori di consunzione, mi dici io poi che faccio? Mi metto a lavorare in un Call Center?
La fai facile, tu! Cosa posso farci se mi sto prendendo una cotta mostruosa per uno che probabilmente mi trova interessante quanto un provolone affumicato?
Ti piacciono i formaggi, eh?
Ho fame. Problemi?
Sì, perchè tu proprio non capisci come funzionano gli uomini, fattelo dire. Takashi è un po' come... Come un frigorifero. E' alto quasi due metri, sembra fatto di materiale inossidabile, la sua temperatura oscilla dai 2 ai 4 gradi e dentro di sè racchiude tante cose buone. Comprendi?
La tua capacità di creare similitudini è dissacrante. Fra tanti elettrodomestici, proprio un frigorifero dovevi scegliere? Ti ho detto che ho fame!
Quello che voglio dire è che... Oooh, lascia perdere! E comunque non devi preoccuparti così tanto.
E chi si preoccupa? Magari nella prossima vita mi reincarnerò in un forno a microonde, così avrò più possibilità.
Scema! Prendi Haruhi per esempio: lei non ha niente di speciale, eppure tutti le sbavano dietro neanche ce l'avesse foderata di pelliccia di leopardo.
E' vero, Tamaki, Kyouya e i gemelli le vanno dietro; ma Takashi e Mitsukuni no.
Ecco. Ti sei risposta da sola.
No, aspetta. Spiegati! Che vuoi dire?

Silenzio.

Dolores?

Una palla di fieno metaforica ruzzolò all'intero del suo cervello.

Dolores?

Dolores continuò a tacere e, al suo posto, uno strano ronzìo catturò l'attenzione di Nabiki. Proveniva dall'I-pod del Re, che probabilmente si era assopito mentre ascoltava la musica.
Sospirando per la frustrazione e stando attenta a non svegliarlo, Nabiki gli sfilò una cuffietta e se la portò all'orecchio...
«...I Know you love me, I know you care. You shout whenever and I'll be theeeere...»
«No! Justin Bieber, no!» quasi gridò, affrettandosi a rimettere la cuffietta al proprio posto prima che l'eccesso di bimbominkiagine le mandasse in pappa anche gli ultimi residui di eterosessualità.
Dio, ma perchè quel moccioso veniva pagato per ruttare canzoncine idiote al posto di essere internato in un asilo per bambini Fruttolo-dipendenti? Perchè?!
In ogni caso, decise di fare a meno dell'i-pod e si accomodò meglio sul sedile, sentendo che ormai i suoi glutei avevano raggiunto lo stadio di poltiglia in decomposizione. Quindi, non sapendo esattamente come ingannare il tempo, allungò una mano verso la tasca del sedile anteriore e ne estrasse uno dei soliti depliant che spiegavano le manovre di sicurezza nel caso ci fosse un'emergenza a bordo, e lo lesse attentamente...

«La lettura di questo manuale può provocare noia, meteorismo, alito cattivo e conversione ad altre religioni. Inoltre, la lettura di tale materiale è sconsigliata alle donne incinte e ai bambini al di sotto dei dodici anni. Nel caso foste in grado di volare e/o di teletrasportarvi, questo materiale non vi sarà di alcun aiuto.» si interruppe, pressochè sconcertata «Minchia, andiamo bene!»
Ciò nonostante, continuò a leggere.
«Nel caso il jet dovesse precipitare a causa di guasti al motore, distacco delle ali, attacchi alieni, sfiga (o a causa del governo precedente) è opportuno mantenere la calma. Se il jet dovesse precipitare e non ce la fate più a sopportare il vicino che grida in preda al panico, assumete la posizione "dell'esasperato" e attendete che la sciagura lo uccida per primo. In ogni caso, per qualsiasi problema ci si può rivolgere alle hostess di bordo (ma solo se non hanno il ciclo mestruale: altrimenti potrebbe essere pericoloso!). Si ricorda inoltre che è severamente vietato l'accesso alle persone che soffrono di disturbi cardiaci, emorroidi, disturbi della personalità e alla gente vestita in modo pacchiano. Nel caso doveste morire durante il viaggio...»
A quel punto Nabiki decise di cimentarsi nel gesto apotropaico notoriamente conosciuto come "grattata" e ripose il depliant nell'apposito scompartimento.

Speriamo bene, dai... Cosa vuoi che succeda in fondo? Sì che sono sfigata, ma fino a questo punto...

Uno scossone improvviso rischiò di mandarla in orbita, facendole schizzare dal petto un grido che ridestò immediatamente tutti suoi compagni e li gettò automaticamente nel panico.

Ma perchè penso? Perchè??

«Cos'è stato?» gridò Haruhi, allarmata.
«C'è stata una turbolenza?» chiese Tamaki, guardandosi intorno.
«Oddio, moriremo tutti!» strillò Renge-kun, coprendosi gli occhi con entrambe le mani.
Un altro scossone, più violento del primo, causò il definitivo suicidio delle luci di bordo e l'accensione di quelle di emergenza, più fredde e spettrali delle precedenti.
«Che sta succedendo?» gridò Nabiki, terrorizzata.
«Stiamo precipitandoooo!» le fecero eco i gemelli, aggrappandosi alle tette di Nabiki neanche fossero delle boe di salvataggio. Mezzo secondo più tardi, Mitsukuni e Takashi scrostarono i gemelli dal corpo del reato e li fissarono con autentico disgusto; probabilmente li avrebbero anche rimproverati a voce alta, se non fosse stato per un brusco cambiamento della pressione che diede a tutti l'impressione di precipitare nel vuoto; cosa che, in effetti, stava avvendendo. Le tre ragazze strillarono in preda al panico.
«Oh, no... Takashi!» piagnucolò Mitsukuni, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa che potesse essere d'aiuto «Dobbiamo fare qualcosa!».
«Mantenete la calma. Restate seduti!» ordinò Kyouya, bianco come un lenzuolo, ma perfettamente conscio della gravità della situazione: ormai gli scossoni si erano trasformati in un unico vortice variopinto che minacciava di scalzare tutti dai propri sedili, a discapito delle cinture di sicurezza. A quel punto, Takashi si liberò abilmente della propria e si catapultò nella cabina di comando, stupendosi di trovarla assolutamente vuota. Accanto al volante, chiaramente impostato su "pilota automatico", svettava un bigliettino rosa confetto che indicava un pulsante rosso. Takashi lo pigiò senza alcun indugio.
Una voce registrata, femminile e dal marcato accento americano, sovrastò le grida dei passeggeri...
 

«Gentili passeggeri, siamo lieti di informarvi che state per precipitare. Grazie per aver scelto Fetecchia Airlines.»

 

Takashi deglutì, cercando di capire come funzionavano i vari comandi del jet. Nella cabina adiacente, i suoi compagni gridavano come ossessi, rischiando di deconcentrarlo. Dopo qualche istante di panico, il ragazzo riuscì ad individuare lo schermo del radar e notò che non si trovavano molto distanti da un gruppo di isole, neanche se il carburante disponibile fosse stato necessario esclusivamente per raggiungere quella precisa meta. Sforzandosi di mantenere il sangue freddo, Takashi si appropriò dell'insolito volante e modificò la rotta, sperando di ricordarsi le manovre che gli erano state insegnate dalle truppe militari che da anni allenavano lui e suo cugino.
Poteva farcela, si disse. Dopotutto, in passato era uscito vincitore da sfide ben più disperate... Come, per esempio, realizzare un Art Attack senza la colla vinilica e le forbici dalla punta arrotondata.
«Mitsukuni!» abbaiò, tenendo lo sguardo fisso sulla costa dell'isola più vicina.
«Sì!» fu la pronta risposta del cugino, che lo raggiunse a fatica, aggrappandosi come poteva allo sportello della cabina.
«Il carburante non basterà... Prenditi cura degli altri.» si raccomandò, attivando gli invertitori di spinta e diminuendo così la velocità al minimo. Mitsukuni, fermo alle sue spalle, annuì con decisione e corse a recuperare salvagenti e paracadute. Infatti, contrariamente a quanto suggeriva il suo aspetto di ragazzino appena dodicenne, Mitsukuni era stato addestrato per situazioni che richiedevano precisione, forza e concentrazione; perciò Takashi sapeva di potersi fidare ciecamente di lui e della sua prontezza di riflessi.
«Tutto pronto, Mori-senpai!» lo informò Kyouya, aprendo il portellone con cautela ma anche con fredda determinazione «Non abbiamo molto tempo!»
«Tsk! Se speri che vi aspetti, hai sbagliato persona. Io non aspetto nessuno!» disapprovò invece Renge, prendendo la rincorsa «I believe I can fly! I believe I can touch the sky!» cantò a squarciagola prima di lanciarsi nel vuoto. Un attimo dopo, il suo paracadute si aprì e planò delicatamente verso il mare. Inutile dire che nessuno seppe se essere disgustato o ammirato da tanta strafottenza.
«Senpai, sbrigati!» gridarono poi i gemelli, prendendosi per mano.
A quel punto, Takashi trattenne il respiro e chiuse gli occhi; non poteva fare più niente: entro pochi istanti il loro destino sarebbe stato deciso.
Abbandonò i comandi e raggiunse i compagni, consapevole che il jet non sarebbe riuscito a raggiungere l'isola più vicina.
«Mori, qui ce la caviamo!» gridò Tamaki, aiutando Haruhi ad infilare il paracadute. In quel momento, Kyouya, Hikaru e Kaoru si lanciarono nel vuoto come pochi istanti prima aveva fatto Renge.
«Saltate!» ordinò Mitsukuni, faticando a tenere aperto lo sportello a causa della pressione. Tamaki e Haruhi obbedirono senza fiatare.
Takashi intanto, essendo consapevole di doversi salvare per ultimo, indossò l'imbracatura e scrutò la superficie turchese del mare che si avvicinava inesorabilmente; segno che il tempo era ormai scaduto. Lui e suo cugino dovevano saltare, e dovevano farlo subito.
Stava già prendendo la rincorsa quando sentì un grido disperato alle proprie spalle...
«A-Aspettate!»
A gridare era stata Nabiki, che evidentemente aveva avuto qualche problema ad allacciare la cintura che avrebbe dovuto cingerle il petto.
Takashi non l'aspettò: l'agguantò saldamente per la vita, le cinse il capo con una mano, scambiò uno sguardo di intesa con Mitsukuni e, insieme, saltarono verso la salvezza...

Il jet si schiantò sulla spiaggia un attimo prima che l'ultimo paracadute toccasse la superficie dell'acqua. Il mare per un istante si accese di un'inquietante luce rossa.
Poi, ci fu solo il buio.

 

..

 

Tamaki perse la cognizione dello spazio, non riuscendo a capire da che parte muoversi. Dov'era la superficie? E dove il fondale? Se avesse iniziato a nuotare, si sarebbe avvicinato o allontanato dalla riva? Aprì gli occhi, ritrovandosi a scrutare un magnifico paesaggio sottomarino; un gruppo di pesciolini variopinti gli solleticò le caviglie, mentre finalmente si accorse di come gli ultimi raggi di sole gli indicassero la giusta strada da percorrere, illuminando il fondale più che mai ricco di conchiglie madreperlacee, coralli, cavallucci marini ed alghe colorate...
Iniziò a bruciargli il petto. Aveva bisogno d'aria.
Prese a scalciare, desideroso di raggiungere al più presto la superficie, quando con la coda dell'occhio scorse un corpo scuro che precipitava inerte verso il fondo degli abissi...
Un solo pensiero gli attraversò la mente; e in quel pensiero c'era un grido disperato.

Haruhi!

Non esitò a tornare indietro per salvare l'amata, benchè sentisse i polmoni imprecare contro la sua decisione; ma a Tamaki non importava, perchè perdere Haruhi sarebbe stato un dolore ben peggiore della più atroce delle morti. L'avrebbe salvata ad ogni costo. Per quel che gli interessava, i suoi polmoni potevano anche scoppiare in quel preciso istante... Perchè lui avrebbe fatto sempre e solo ciò che gli ordinava il cuore.
Con un ultimo, disperato movimento, riuscì ad acciuffare il polso di Haruhi e l'attirò a sè, unendo poi le labbra con quelle fredde della ragazza. Le regalò così l'ultimo soffio d'ossigeno che gli restava. Sentì subito di non aver migliorato la situazione, poichè non avrebbe avuto la forza di riportarla in superficie, ma non riuscì a pentirsi del suo gesto anche se, probabilmente, sarebbero annegati insieme...
Che ironia! Il loro primo bacio avrebbe condannato entrambi a morte certa... Com'era strana la vita.
Un attimo prima di perdere conoscenza, Tamaki vide una piccola ombra scura pararglisi dinanzi e scuoterlo con forza inaudita.

Hani-senpai?

Mitsukuni lo agguantò con forza e lo trascinò rapidamente in superficie mentre Hikaru e Kaoru stavano facendo altrettanto con Haruhi. Ora sì che poteva svenire in pace!
Erano salvi. La sua Haruhi era salva.

..

 

«Sembra che ci siano tutti.» commentò Kyouya, che nel parapiglia generale aveva definitivamente perduto i suoi occhiali. Era stato il primo a raggiungere la riva, puntualmente seguito dai gemelli e da Mitsukuni, che erano poi corsi a prestare aiuto ai due piccioncini. In quel momento, Hikaru e Kaoru stavano schiaffeggiando delicatamente le guance di Haruhi, mentre Mitsukuni aveva preso a fare la respirazione a bocca a bocca a Tamaki che, quando se ne rese conto, minacciò di restituire al mondo persino il Kinder Pinguì che aveva mangiato in prima elementare.
Alla sua sinistra, Takashi stringeva al petto una Nabiki priva di sensi.

Kyouya scosse il capo e levò gli occhi al cielo. Con la sfortuna che aveva, di sicuro Tsukiyama aveva sbattuto la testa contro l'unica pietra che c'era sott'acqua.

C'era solo da sperare che dopo quella botta non fosse diventata ancora più scema di prima.
Sospirò.

«Come sta Tsukiyama?» chiese a Mori-senpai, stupendosi del tono insolitamente aspro che aveva usato.
Takashi non accennò a rispondergli, cosa che lo costrinse ad inginocchiarsi al suo fianco.
Fece per scostarle i capelli dal viso, ma il suo compagno gli impedì di toccarla. Impossibile stabilire se fosse stato un gesto voluto, o meno.
Gli occhi grigi di Takashi erano due perle fiammeggianti, ma quello sguardo insolitamente rabbioso -notò Kyouya- non era rivolto a lui.
«E' solo svenuta.» spiegò poi, rigido come un blocco di marmo. Solo allora Kyouya si rese conto che le mani di Takashi stavano tremando.
In lontananza, Tamaki gridò qualcosa ad Haruhi, che parve essersi ripresa dallo shock. Kyouya non ci badò: era risaputo che senza i suoi occhiali non sapesse distinguere un chiwawa da una pinguino, ma avrebbe riconosciuto quella sensazione ad occhi chiusi. Si stava finalmente rilassando.
Perchè sì: aveva avuto paura che Nabiki non si svegliasse più.

E' solo svenuta, idiota! Come ti viene di preoccuparti così? - si rimproverò, dandosi del coglione in tutte le lingue che conosceva.

«Non è stato un incidente.» disse poi Takashi, quando notò che Nabiki stava iniziando a riprendersi «Qualcuno ha voluto che atterrassimo qui.»
Kyouya annuì, comprensivo. Ci aveva pensato anche lui. Dopotutto, era ovvio che quella non fosse la spiaggia di Bora-Bora, dal momento che non c'erano turisti nei paraggi.
«Chi pensi che possa essere stato?»
Takashi si morse un labbro in risposta: segno evidente che non ne aveva idea.
«Oh.Mio.Dio.» belò poi Nabiki, scattando improvvisamente a sedere come se l'avesse punta uno scorpione «Mi sento come se avessi fatto colazione con l'uranio impoverito...Argh! Che mal di testa!» poi i suoi occhi verdi finalmente misero a fuoco la spiaggia e la sua espressione mutò come se le avessero finalmente attaccato la spina «Ma dove accidenti siamo? Che è successo? Siamo morti? Oddio, dobbiamo cercare le Sfere del Drago??»
Istintivamente, Kyouya e Takashi sorrisero simultaneamente e, quando se ne resero conto, entrambi si guardarono con malcelata freddezza.
«Noto con dispiacere che la tua capacità di sparare cazzate a raffica non è stata minimamente intaccata dall'urto.» disse Kyouya, alzandosi in piedi «Ti consiglio di restare seduta. Hai battuto la testa.»
Nabiki lo guardò con grandi, sfavillanti occhioni verdi: l'espressione più stupida che Kyouya avesse mai visto.
«Quindi non siamo morti.» fu il suo sagace commento.
«No.»
Nabiki si afflosciò, sconfitta.
«Uffa! Quindi non dobbiamo cercare le Sfere del Drago!? E io che ci speravo così tanto...»
A quel punto, Mori-senpai le carezzò la nuca e le promise che l'avrebbero fatto un'altra volta... Tipico di lui!
Era talmente assuefatto ai capricci del cugino che avrebbe preso in parola persino i vaneggiamenti di Tamaki, oltre che quelli assolutamente fuori luogo della Tsukiyama.
Kyouya sospirò. Erano senza speranza. Lui era senza speranza: chiudeva il capitolo "Haruhi" e cosa faceva? Apriva il capitolo "Nabiki"... Se non si chiamava idiozia questa!
Quasi quasi avrebbe fatto quattro chiacchiere con il presunto killer che aveva tentato di ucciderli; magari con un po' di moine lo avrebbe convinto a fare un secondo tentativo.


«Che fine ha fatto Renge?» fece poi Tamaki, frugando ansiosamente tra i cespugli «Renge!! Renge, rispondi!!» gridò ancora, con le mani congiunte a mo' di megafono.
«Magari è la volta buona che se la sono mangiata gli squali.» supposero i gemelli, abbozzando un sorriso saputo.
«Ma come potete dire una cosa del genere?»
«Beh, sarebbe pur sempre una scocciatura in meno.» affermò Kyouya, ritrovando magicamente i propri occhiali sotto un cumulo di sabbia.
«Perchè, quale sarebbe l'altra scocciatura?» chiese Tamaki, perplesso.
«Quella che ha appena fatto la domanda precedente alla mia risposta.»
Dopo un attimo di perplessità, Tamaki andò ad accucciarsi sulla banchisa e si circondò di un'aura bigia e tremula.
«Oh no, è tornato in modalità emo...» sospirò Haruhi, mentre Mitsukuni pungolava sadicamente il Re con un bastoncino arenato sulla spiaggia.

Invece il buon Takashi, che fino a quel momento aveva evitato di scadere nel ridicolo, approfittò di quell'attimo di confusione per avvicinarsi a Kyouya; lo guardò così intensamente negli occhi che il Tipo Affascinante non potè fare a meno di ricambiare lo sguardo, benchè non avesse ancora decifrato le sue intenzioni. Quindi, continuò ad osservarlo senza capire, finchè dalle labbra del ragazzone non uscì un gutturale e deciso «Kyouya...» che lasciò ben poco spazio a possibili obiezioni o fraintendimenti. Come sempre, gli occhi grigi di Takashi erano in grado di sostituire qualsiasi discorso.
O, più semplicemente, il ragazzo sapeva parlare con incredibile economia di suoni verbali.
Kyouya annuì, comprensivo; e poi aggiunse un «Provvedo subito.» senza batter ciglio.

«Ma dove accidenti siamo capitati?» strepitò invece Hikaru, guardandosi intorno alla ricerca di un improbabile cartello che rispondesse alla sua domanda.
Intorno a loro non c'erano altro che chilometri e chilometri di finissima sabbia bianca ed un'intera giungla di palme e palmizzi vari. Una leggera brezza sospirava dal mare, mentre il sole scompariva silenziosamente sotto la linea illusoria dell'orizzonte, completando così il tipico ritratto della perfezione.
Quel posto sembrava a tutti gli effetti un'isola deserta.
«Non ne ho la più pallida idea, però il posto non è male.» commentò Kaoru, stiracchiandosi «Comunque, state calmi. Sicuramente presto arriveranno i soccorsi. No?»
«Giusto! La scatola nera!» esultò Tamaki, abbandonando repentinamente la modalità emo «Non ci avevo pensato. Siamo salvi!»
«Ho paura di dovervi deludere...»
A stroncare il ritrovato entusiasmo -com'era prevedibile- fu Kyouya.
Le sue dita scivolavano rapidamente sulla tastiera dell' I-phone ma l'arco delle sue sopracciglia non lasciava presagire proprio nulla di positivo.
«Sembra proprio che non ci sia campo.» concluse infatti, senza scomporsi di una virgola.
«CHE COSA???» gridarono tutti all'unisono, ad eccezione di Mori-senpai (che si limito a morisenpaiare, come al solito) e di Nabiki. Infatti, la ragazza pareva essere prossima all'estasi suprema, tanto le brillavano gli occhi; e tale reazione era piuttosto insolita, soprattutto se si considerava che normalmente era capace di andare in crisi per cose molto meno gravi di un disastro aereo. Infatti, quando si rese conto di essere il bersaglio di sette paia di occhi a forma di punto interrogativo, parve ridestarsi da chissà quali elucubrazioni mentali e ricambiò le attenzioni senza mutare espressione.
«Beh?» fece poi, curiosa «Che avete tutti quanti? Una paresi facciale?»
«Insomma, siamo bloccati su un'isola deserta e tu non dici nulla?» fece Haruhi, vagamente perplessa.
Nabiki sorrise e la guardò come se stesse osservando i cancelli del paradiso.
«Ma scherzi? Non poteva succedere nulla di meglio. Questo posto è magnifico!»
«E' deserto.» le fece notare Hikaru, interdetto «E non sappiamo dove siamo.» continuò Kaoru, altrettanto incerto.
«Meglio!» replicò la pasticciera, raggiante «Cioè, sono lontana anni luce da quel cataplasma di mia sorella e dovei pure lamentarmi? Ma scherziamo?! Io sono al settimo cielo!»
Haruhi e Tamaki si scambiarono uno sguardo perplesso e i gemelli rotearono le dita in prossimità delle tempie, come a sottolineare l'innegabile follia della Tsukiyama.
«Comunque, forse c'è ancora una speranza...» annunciò Kyouya, componendo un numero per le emergenze «Speriamo che funzioni.» aggiunse, impostando la chiamata in modalità vivavoce.

Attesero...

Al terzo squillo, una tonante voce femminile (che sembrava provenire da qualsiasi direzione) urlò un: «Era ora! Dove sono le mie pizze? Le ho ordinate due ore fa!»
L'espressione di Kyouya & Company fu l'esatto ritratto dello sconcerto, tanto che a tutti parve di vedere grosse gocce di sudore aleggiare sinistramente sulle proprie teste. Qualcuno tossì, a disagio.
Kyouya invece si aggiustò gli occhiali con la punta dell'indice e tentò di mantenere il sangue freddo; dunque, si schiarì la voce...
«Sono Kyouya Ootori.» annunciò lapidario «Mi conferma che sto parlando con l'Autrice de "La Bottega dei Desideri"?»
Un coro di "Ooooh!" si levò tra i suoi compagni di sventura.
«Aaaah, si ttù! We, tutt'appost?» chiocciò la voce fuori campo, in marcato accento napoletano «E' un piacere sentirti, però, guarda, mò teng a'cchè ffà.»
«Che???» fecero in coro tutti i presenti, sconvolti.
L'Autrice si schiarì la voce e si apprestò a chiarire il significato della frase precedente: «Ora sono molto molto impegnata.» tradusse «Sai com'è, devo complicare le vostre esistenze; per cui non vorrei perdere il filo del discorso, altrimenti è capace che aggiorno a Natale... E' proprio-proprio urgente?»
Il suono dei nervi di Kyouya che si tendevano oltre l'umana sopportazione fu a dir poco inquietante.
«A dir la verità, sì. Non so se se ne è resa conto, miss Autrice, ma temo che per un piccolo errore di distrazione la nostra meta sia stata cambiata senza preavviso, e...»
«Errore di distrazione???» gridò furibonda la voce fuori campo «Ma, dico, vi state scimunendo tutti quanti? Secondo te può mai esistere la possibilità che non sappia dove vi ho spedito?»
Il silenzio che ne seguì corrispose ad un inequivocabile assenso.
«Siete in Madagascar, precisamente su un'isola sperduta dell'arcipelago Mitsio!» annunciò la voce fuori campo, gongolando sadicamente «Ed è tutto calcolato, perciò di' al resto della banda di non farsi venire una sincope, ok? Ah... E vedi di chiudere subito questa conversazione extracontinentale, che mi stai facendo spendere un botto di soldi! Mi ci devo pagare le pizze con quelli!»
«Ma... Ma... Lei non può!» boccheggiò Kyouya, bianco come un cencio.
Una risata sadica risuonò d'ogni dove e sembrò scuotere la terra intera, tanto che i gemelli si abbracciarono e Tamaki corse a rifugiarsi alle spalle di Haruhi.
«Io posso tutto!» asserì l'Autrice «Vedi cosa c'è scritto accanto alla scritta "autore"? C'è scritto Lirin Lawliet, e quindi questo significa che posso fare quello che voglio. Mi spiace.»
«S-Sì, però...»
«E vedi cosa c'è scritto accanto alla scritta "genere"? No?? Te lo dico io: c'è scritto "comico", quindi vuol dire che posso piazzarvi nelle situazioni più assurde senza patire i sensi di colpa. Fin qui ci sei?»
«Sì, ma perchè? Insomma, vabè che Bora-Bora non è davvero un'isola deserta, ma non sarebbe stato divertente lo stesso?» protestò Kyouya, cercando di controllarsi.
L'Autrice parve pensarci un po' su.
«Ma io amo i disastri aerei! Dico, l'hai mai visto Lost, il telefilm? E poi adoro il Madagascar... Ci sono i pinguini carini e coccolosi, c'è Re Julian, c'è Mortino...»

«Pinguiiiini!» gongolò Hani-senpai, in pieno delirio bambinesco, ma Takashi provvide a cucirgli gentilmente la bocca prima che la degenerazione neurologica raggiungesse vette preoccupanti.

«Dunque, non c'è proprio modo di ovviare a questa spiacevole situazione?» continuò Kyouya, asciugandosi la fronte imperlata di sudore.
L'Autrice scoppiò a ridere.
«Ma anche no!»
«Quindi non c'è speranza.» ne dedusse il Tipo Affascinante.
«Precisamente!»
«Ehi! Ehi tu!» gridò poi Nabiki, sventolando le braccia in aria neanche se l'Autrice fosse Dio in persona.
«Che c'è?» sospirò l'Autrice, esasperata dalla teatralità del suo personaggio originale.
«Mica quando tornerò a casa ci sarà ancora Sayuri ad aspettarmi?» chiese la pasticciera, più supplichevole che disperata.
«Non fare domande idiote: certo che ci sarà! ...O forse no. Dipende da come mi gira.» spiegò «Comunque, per il momento il tuo unico compito è quello di far arrapare Mori-senpai, per cui datti una mossa, che ad ottobre ho un esame e non posso pensare sempre ai fatti tuoi. Ho una vita io!»
Mori-senpai e Nabiki raggiunsero l'esatta temperatura di fusione del piombo, tanto arrossirono; mentre il resto dei compagni cercò di soffocare le risate come meglio si poteva.
«Sì, però ora parliamo di cose ser...»

Ma l'obiezione di Kyouya venne nuovamente stroncata dall'indolenza dell'Autrice: «Bene, visto che non c'è altro da dire, io torno a guardare Blue Exorcist, ok? Buona fortuna!»
Un inquietante TU TU TU riecheggiò nell'aria. Nessuno ebbe il coraggio di aprir bocca.

Kyouya chiuse la comunicazione, tremò leggermente, si aggiustò nuovamente gli occhiali e volse lo sguardo ai propri compagni di sventura.

«Siamo fottuti.»

VI PIACEREBBE! - gongolò una voce fuori campo, accompagnata da un fulmine a ciel sereno.

«Ragazziiiiiii!» gridò qualcuno in lontananza; qualcuno che era indiscutibilmente Renge-kun «Sono riuscita a salvare la telecameraaaa!!!»
«Mi correggo: ora siamo fottuti!»

E Kyouya aveva ragione... Solo che non sapeva ancora quanto.

..


Dopo aver tentato di sopprimere Renge (senza successo), Hikaru e Kaoru sperarono di convincerla a sacrificare la videocamera in onore di qualche devinità locale; ma anche in quell'occasione, la ferrea tempra della manager dell'Host Club non venne minimamente intaccata dalle proteste dei suoi protetti. Infatti, il suo sorriso catarifrangente e la sua energia spropositata ebbero il potere di ridurre in schiavitù i poveri superstiti del disastro aereo, lasciando a tutti il dubbio che Renge non fosse completamente umana.
Dove accidenti la trovava tutta quella voglia di fare? Era inarrestabile? Non ce l'aveva un bottone con cui spegnerla del tutto, una volta e per sempre?


...Pareva proprio di no.

Così, nel giro di trenta minuti circa, la manager si era proclamata dittatrice a vita ed aveva costretto gli altri ad allestire un accampamento dotato quasi di tutti i comforts, pur non avendo mosso un mignolo; tanto era vero che il compito di costruire il rifugio era stato assegnato a Tamaki e ai gemelli; il compito di procacciare selvagina era stato assegnato ai più forti del gruppo, cioè a Takashi e Mitsukuni; e il compito di cucinarlo era stato dato ad Haruhi e Nabiki. In sostanza, Kyouya si era limitato a scegliere il luogo più opportuno per accamparsi, quindi lui almeno un dito lo aveva mosso... Se non altro, per indicare il punto propizio.

«Ah! Che bella serata!» sospirò Renge, ingoiando una fetta di cinghiale selvatico in un sol boccone «Ma ci pensate? Siamo davvero su un'isola deserta! Il film sarà un capolavoro!»
Nessuno ebbe la forza di mandarla a cagare.
Takashi afferrò una pietra, probabilmente con l'intenzione di tramortire la manager una volta per tutte, ma Mitsukuni lo fermò all'ultimo momento.
«Beh, al di là di tutto, questo posto è davvero il massimo. E poi possiamo considerare quest'esperienza come una prova di maturità.» gongolò Tamaki, che sapeva sempre trovare il lato positivo di qualsiasi situazione «Abbiamo tutto quello che ci serve per sopravvivere: il soggetto intelligente,...» disse, indicando Kyouya «...Il soggetto motivatore,» indicò Renge «...I soggetti forti,» indicò Takashi e Mitsukuni «Il soggetto carismatico, che sarei io; e la fanciulla in pericolo.» aggiunse, indicando Haruhi «...Oh, com'è romantico!» concluse, in pieno delirio d'onnipotenza.
«Ehi! Ti sei dimenticato di noi tre!» ruggirono Hikaru, Kaoru e Nabiki, palesemente offesi.
«Voi due non fate quasi niente, ma se non altro siete divertenti.» ragionò Kyouya; poi guardò Nabiki, alla ricerca di qualche battuta al concentrato di veleno. La trovò dopo quasi cinque minuti.
«Tu invece puoi fare la parte della scorta di cibo d'emergenza!»
Nabiki andò a rintanarsi in un angolo, in chiaro segno di protesta non violenta.
«Lord, sei sicuro che quella non sia una tua parente o qualcosa del genere?» fece Hikaru, notando la somiglianza tra il comportamento dell'una e quello dell'altro.
«Smettetela di prenderli in giro. Non se lo meritano.» disse Haruhi, sospirando per la stanchezza: ormai ne aveva sentite fin troppe, di cavolate!
«Grazie, Haruhi...» piagnucolò Nabiki, tirando su col naso in preda ad un raptus di depressione suicida. Inutile dire che Haruhi si ritrasse neanche se la pasticciera fosse stata ricoperta di sterco equino; odiava quel genere di atteggiamento e faceva ben poco per nasconderlo, questo era certo.
Mitsukuni invece si commosse e corse ad abbracciarla.
«Buuuh! Non piangere, Nacchan! Io non ti mangerei mai, lo giuro!»
«Io sì! Guarda quanta bella carne che ha!» gongolò Kaoru, indicando le forme morbide della ragazza; cosa che la mandò su tutte le furie.
«In effetti, dovresti fare un po' di ginnastica per tornare in forma.» constatò Hikaru, pungente come sempre.
«IO SONO IN FORMA!» gridò la pasticciera, iniziando ad attaccare i gemelli con cumuli di sabbia «TONDA E' UNA FORMA!»
Tutti scoppiarono a ridere, Takashi compreso.

Decisamente, il livello di demenzialità aveva ormai toccato il fondo. E non si era fermato lì: dopotutto, si poteva ancora scavare...

Chi prima, chi dopo, tutti avevano finito con l'addormentarsi; ma soltanto dopo aver promesso a Renge che alle prime luci dell'indomani avrebbero iniziato le riprese del film (se non altro, per ingannare l'attesa dei soccorsi). Così, Hikaru e Kaoru si addormentarono l'uno fra le braccia dell'altro; Kyouya e Mitsukuni, com'era nella loro indole, dormivano come sassi; Renge russava peggio di una marmitta con la pertosse; Tamaki aveva provato ad accoccolarsi accanto ad Haruhi, ma era stato malamente scaraventato in acqua dopo cinque minuti; Takashi era di guardia accanto al fuoco... E Nabiki, che non riusciva a dormire a causa della fame (aveva deciso di non mangiare, così non sarebbe mai stata scelta come cibo d'emergenza), era in preda ad un conflitto esistenziale: andare da lui o non andare da lui?
Takashi le dava le spalle e probabilmente stava scrutando il mare che, placido, luccicava come fosse stato cosparso di polvere d'argento; una falce di luna calante brillava nel cielo, circondata da una miriade di stelle che sembravano ammiccare per farle coraggio. L'intero firmamento somigliava ad un tappeto di velluto incastonato di gioielli e cristalli preziosi.
Nabiki sospirò...

Era tutto così perfetto che ebbe l'impressione che il più effimero dei respiri avrebbe finito col distruggere tutto. Eppure, una misteriosa forza la spingeva ad alzarsi.

Che fai, bellezza? Stai aspettando che suonino il "gong"? Muoviti! E' la tua occasione!
E se poi vado lì e non so di cosa parlare? Se mi prende per scema? Se gli dò fastidio? Se inciampo e cado in acqua e faccio l'ennesima figura di mer...?
Non hai tutti i torti. E' meglio se resti dove sei.
Grazie; tu sì che sai come incoraggiarmi.

Così, Nabiki decise di sfidare Dolores e si alzò in piedi. Avanzò lentamente verso Takashi, e quando gli fu abbastanza vicina perchè potesse sentirla si schiarì la voce nervosamente.

«Ehm... Takashi?»
Lui non si voltò.
«Mori-senpai?»
Niente. Nada. Nisba.

Provò a muovere un passo nella sua direzione, ma allora e soltanto allora, Takashi proruppe in un sonoro sbadiglio che la colse del tutto alla sprovvista e rischiò di farla scivolare. Per misericordia divina, Nabiki riuscì ad evitare la collisione della fronte contro una delle pietre che circondavano il falò, ma il miglior risultato che ottenne fu quello di finire gatton gattoni sulla sabbia. Cosa si poteva dire dopo un'entrata in scena del genere? Sarebbe mai bastato un "Sì, lo so: i miei piedi hanno la paranormale capacità di attirare spigoli inesistenti"? Probabilmente no; ecco perchè Nabiki continuò a commiserarsi, maledicendo se stessa e i suoi dannatissimi piedi a papera.
Takashi si voltò come se si fosse accorto soltanto in quel momento della sua presenza e la guardò con tanto d'occhi, palesando che fossero lucidi di sonno e circondati da pesanti occhiaie.
Nabiki arrossì vivacemente, alla ricerca di una scusa plausibile per la propria sbadatagine, ma tutto ciò che le sue labbra si degnarono di fare fu di arricciarsi in un sorriso di circostanza che somigliava tremendamente ad una smorfia di dolore. Le venne voglia di scavare un tunnel nella sabbia che corresse sotto la placca oceanica e la riportasse dritta dritta a Bunkyo. Poi si ricordò che lì avrebbe trovato Sayuri ad aspettarla, in un tripudio di K e Y, quindi ringraziò il cielo di trovarsi in un'isola dimenticata da tutti i Kami e provvide a mettere in fila due o tre parole di senso compiuto...
«M-M-Mori-senpai.» gracidò quindi, notando che il ragazzo non aveva smesso di osservarla «Ehm... Ti ho svegliato? Scusami, sono scivolata e per poco non ti ho travolto.»
Takashi sorrise, ma non fu il solito sorriso appena accennato; sorrise davvero. A trentadue denti. Doveva essere un'allucinazione, poco ma sicuro.

Oddio! E' posseduto!?

«Stai bene, Nacchan?» le chiese, sorreggendola amorevolmente. Nabiki si sentì come una piuma fra le sue braccia muscolose.
«N-Nacchan???» boccheggiò, incredula. Quando mai Takashi l'aveva chiamata "Nacchan"? Sì, non c'erano dubbi: era posseduto.
Un posseduto a cui era talmente vicina da potergli contare tutte le ciglia... E che ciglia! Lunghe, corvine, incurvate...
Solo allora Nabiki si rese finalmente conto dell'incredibile colore degli occhi di Takashi; aveva sempre creduto che fossero neri, ma si era sbagliata: erano grigi. Plumbei come una notte in tempesta, circondati da ombre che parevano grevi nuvole in un cielo inesplorato, in cui, se si guardava con attenzione, era possibile scorgere un intero universo di stelle lucenti.
In quel momento Nabiki decise che il grigio sarebbe stato per sempre il suo colore preferito.
«Mi hai fatto spaventare.» disse invece il ragazzo, con la sua voce ad alto concentrato di feromoni, carezzevole come una cucchiaiata di miele nel latte caldo «Non devi avvicinarti troppo al fuoco o potresti rischiare di scottarti.»
«D-Davvero?» ...No, decisamente era successo qualcosa di assurdo. Chi era quello? E che ne aveva fatto del Tipo Selvaggio?

Possibilità numero 1: il vero Mori-senpai è stato rapito dagli alieni e questo qui è un suo clone.

Takashi sorrise ancora, cingendole delicatamente il volto fra le proprie, grandi mani calde. La guardò così intensamente che Nabiki quasi si sentì nuda.
Nessuno l'aveva mai guardata in quel modo. Nessuno aveva mai guardato nessun'altro in quel modo.
Nabiki iniziò ad avvertire così tanto caldo che un bel febbrone a quaranta, a confronto, sarebbe stato a dir poco rinfrescante.
«Certo, sciocchina! Una cosettina piccola come te dovrebbe stare più attenta. Rischi di farti male sul serio.»
«S-Scusa!» ragliò Nabiki «L-Lo so che sono bassa...»
«Intendevo solo dire che sei tanto graziosa, Nacchan.» concluse Takashi, scompigliandole affettuosamente i capelli.

Possibilità numero 2: Takashi ha battuto la testa ed ha cambiato completamente personalità.

«Ehm... Ti senti bene, Takashi? Vuoi un po' d'acqua?» chiese Nabiki, apprensiva «Che poi, dico io, ogni volta che uno si fa male o si comporta in modo strano gli chiedono sempre se vuole dell'acqua; magari uno si spezza un braccio, no? Cioè... Che se ne fa dell'acqua?»
Oddio no: la diarrea verbale! Aveva dimenticato di mantenerla sotto controllo!
Takashi scoppiò candidamente a ridere, cosa alla quale Nabiki non avrebbe mai creduto di poter assistere in tutta la sua vita.
Probabilmente, persino i Maya non avevano previsto che potesse accadere qualcosa di tanto anomalo.
«Sei dolce a preoccuparti per me.»

Possibilità numero 3: l'Autrice si è rotta le palle di fargli dire solo «sì» e «no» e ha deciso di andare completamente OOC!

«Beh, è normale che mi preoccupi.» Ti stai comportando in modo strano! Vedi un po' tu se non mi devo preoccupare?!
«Nessuno lo fa mai. O meglio, cerco di fare in modo che nessuno debba farlo.» affermò Takashi, sorridendo tristemente «Ma con te le mie regole non funzionano mai...»
Un attimo dopo, allungò timidamente una mano verso di lei e le circondò le spalle in un caldo abbraccio.
Nabiki si sentì come cera liquida fra le sue mani, avvertendo un'ondata di vento rovente soffiarle sul cuore.

E' proprio così, allora. - pensò con maggior convinzione, dimenticando di avere peso e forma - Sono proprio innamorata di te...

«Non voglio che tu prenda freddo.» disse il ragazzo, parlandole dolcemente all'orecchio sinistro.
Una scarica di brividi incandescenti le percorse la schiena, lasciandola completamente stordita ed incapace di dire, fare o pensare qualsiasi cosa.
«S-Sto bene. Non ho freddo.» ammise, come se anzichè parlare stesse macinando macigni di pietra lavica «Tu sei molto caldo, senpai.»
Ok: aveva ufficialmente detto l'ennesima stronzata senza capo nè coda; ma la cosa più strana fu che Takashi non diede segno di essersene accorto. Infatti la strinse più forte a sè e con la mano libera afferrò una ciocca dei suoi lunghi capelli neri. Se la rigirò fra le dita come se fosse fatta del più delicato dei cristalli, come se fosse qualcosa di estremamente prezioso.
Qualcosa che valesse la pena proteggere.
Nabiki osservò le sue lunghe dita che si muovevano a mezz'aria, quasi stessero suonando un'arpa invisibile; e ne restò affascinata.
«Hai un così buon profumo...» sospirò lui a voce bassa, quasi se stesse parlando da solo «Non dovrei proprio lasciare che tu mi stia così vicino.»
C'era un fondo di malinconica verità in quelle parole apparentemente senza alcun significato, e Nabiki non mancò di rendersene conto.

Di una cosa però era certa: Takashi non era normale. Anzi, ora che ci pensava, i due gemelli una volta le avevano detto qualcosa di strano a proposito del senpai... Ma cos'era?
E perchè in quel momento le sembrava così importante ricordarsela?

Possibilità numero 4: Così come Mitsukuni reagisce in modo ostile quando si sveglia, così Takashi si comporta in modo tenero quando ha sonno.
Oddio! Ecco cos'ha!

«Senti, non è che per caso tu hai soltanto sonn...?»
Nabiki non terminò mai quella frase. Infatti, le labbra di Takashi glielo impedirono.
Per un istante, non ci fu più nulla per Nabiki che non fosse Takashi; non c'era più il cielo, non c'era più il mare, non c'era più la spiaggia e non c'era più nemmeno lei. C'era soltanto lui, le sue labbra morbide a contatto con le sue; il suo profumo di menta piperita che sembrava abbracciarla in una nuvola delicata; le sue mani calde, che le carezzavano sensualmente la schiena, provocandole sensazioni che mai avrebbe creduto possibili... Tutto, tutto il suo essere gridava «Takashi!» a squarciagola, senza poter far nulla per impedire o approfondire quel bacio inaspettato.
Fu, quel che si dice, un momento che avrebbe potuto durare in eterno.

...Anche perchè stava durando in eterno.

Perchè Mori-senpai continuava a restare fermo?
Nabiki lo scoprì qualche istante più tardi: si era addormentato. Le era cascato addosso perchè si era addormentato, altro che bacio appassionato!
Da qualche parte in lontananza, la risata sadica dell'Autrice risuonò sinistramente.

«Nooooooo! Perchè??? Non ci credo! Non ci credo!!! Ma perchè sempre a me? Non è giusto! Non è giustoooo!!!» piagnucolò disperatamente, meditando se divantare o meno un relitto lasciato a marcire sulla spiaggia, completamente ignara che il resto dei suoi compagni avesse seguito in religioso silenzio l'intera scena...

«Così, alla fine Mori-senpai ce l'ha fatta.» commentò Tamaki, continuando a tenere gli occhi ben chiusi.
«Peccato che quando si risveglierà non ricorderà più nulla... Aaah, questo è così noioso!» brontolarono all'unisono i due gemelli, fingendo di dormire.
«Però è stato già un bel passo avanti, no? Sono così carini insieme!» cinguettò Mitsukuni «Non sei d'accordo, Kyo-chan?»
Kyouya non rispose. Forse si era riaddormentato.

Quando fu certo di essere il solo a vegliare, Kyouya dischiuse le palpebre ed osservò la falce di luna che gli sorrideva malignamente, facendosi beffe di lui.
«Sei uno stupido...» si disse, girandosi su un fianco «Sei veramente stupido.»
Tamaki fece finta di nulla, ma non riuscì più ad addormentarsi dopo aver sentito le parole del suo migliore amico. Silenziosamente, strisciò all'indietro finchè la sua schiena non fu a contatto con quella di Kyouya, sapendo che quello sarebbe stato l'unico modo per esprimergli la sua vicinanza che non lo avrebbe nè offeso nè irritato.
Segretamente, Kyouya sorrise, rincuorato; e scivolò nel sonno senza più pensare alla gelosia che lo aveva reso vittima di se stesso.

Se non altro -si disse- gli restava l'amicizia di Tamaki.

..

 Quando i primi raggi di sole lambirono la costa, Renge si riappropriò dello scettro del potere assoluto ed iniziò a comandare a bacchetta i poveri Host.
Stranamente, tutti avevano delle espressioni assolutamente inquietanti, a cominciare dal sorrisetto vagamente ebete di Mitsukuni; e come se questo non fosse già stato sufficiente, la pressione bassa di Kyouya, la depressione di Nabiki e l'atteggiamento disinvolto di Takashi contribuivano a creare un effetto quantomeno grottesco. Infatti, a quanto sembrava, Mori-senpai non ricordava assolutamente nulla della sera precedente: cosa che aveva portato la pasticciera ad appropriarsi dell' "angolino emo" che aveva usato Tamaki fino al giorno precedente; tanto era vero che ci aveva anche piantato un cartello con su scritto "RISERVATO" e "DIVIETO DI SOSTA" (con tanto di disegno stilizzato di Kyouya e dei due gemelli).
L'umore della ragazza era così tetro che a confronto persino Nekozawa sarebbe risultato un buontempone festaiolo; il che era tutto dire...
Gli unici a comportarsi normalmente erano i gemelli e Haruhi, che però aveva affermato di avere un'improvvisa allergia al sole che gli avrebbe impedito di spogliarsi; cosa che aveva fatto dannare la "povera" Renge, che per una volta aveva dovuto arrendersi: Haruhi sarebbe stato l'unico ragazzo a non recitare in costume da bagno.

Così, dopo un po' iniziarono le riprese dal fantomatico film a base di Yaoi...

In principio, era stato stabilito che le coppie scelte fossero quelle canoniche: Tamaki e Kyouya, Hikaru e Kaoru, Takashi e Mitsukuni; e Haruhi, come al solito, sarebbe stato il soggetto "random". Ma la malasana testolina di Renge aveva deciso che a stabilire le coppie fosse la sorte; così, il risultato fu un completo ed assoluto disastro che avrebbe potuto provocare persino l'arresto permanente del moto di rotazione terrestre. Peccato che alla manager dell'Host Club non importasse.
«Ho spezzato questi sette rametti a lunghezze differenti.» aveva spiegato Renge «Chi pesca i rametti di uguale lunghezza formerà una coppia, ok? Go!»
Tutti obbedirono, seppur con una certa riluttanza.
«Ah-ha! Vediamo un po' che abbiamo qui...» disse quindi Renge, controllando le lunghezze dei rametti «Hikaru e Haruhi, Kaoru e Kyouya, Takashi e Tamaki... E il random è Mitsukuni.»
«Che cosa?» gridò Hikaru, allibito «Perchè non hai scelto il rametto della mia stessa lunghezza, Kaoru?!»
«Come potevo saperlo, scusa?» ribattè il gemello, contrariato.
«Perchè tu devi stare con Haru-chan!? Non è giusto!» strepitò Tamaki, sul punto di esplodere.
«A me veramente non importa molto. Che sia Hikaru o qualcun'altro non fa differenza.» ammise Haruhi, affondando le mani nelle tasche del bermuda. 

E la discussione sarebbe andata avanti per ore, se non fosse stato per il pugno di ferro della manager del club, che sedò gli animi con un grido ultrasonico che mise tutti a tacere.
«Basta lamentarsi! I soccorsi potrebbero arrivare da un momento all'altro; quindi vediamo di sbrigarci. Elencherò rapidamente le scene: cercate di memorizzarle subito. Sono stata chiara?»
Nessuno osò fiatare.
«Scena numero 1: Hikaru e Haruhi. Siete entrambi sopravvissuti ad un terribile naufragio e Haruhi è in fin di vita. Impegnatevi! Scena numero 2: Kaoru e Kyouya. Siete acerrimi nemici che si affrontano sulla spiaggia per l'amore di Mitsukuni, ma finirete per amarvi appassionatamente; ok? Scena numero 3: Tamaki e Takashi.» disse ancora la manager, porgendo un inquietante pareo leopardato a Mori-senpai «Tamaki è un ricercatore approdato su un'isola deserta, ma è ferito; Takashi è un indigeno che va in suo soccorso. Cercate di fare del vostro meglio!»

E così, la fine ebbe inizio...

Continua

 

Ma buonsalve! :)

Sono appena tornata da un breve viaggetto a Paestum, dove ho potuto rigenerare i miei poveri neuroni strafritti da questo accidenti di caldo africano!

Come ho scritto all'inizio del post, questo capitolo è il primo di una trilogia. Questa è l'occasione per far evolvere un po' i sentimenti dei personaggi, soprattutto delle tre coppie citate nell'introduzione: HIKARU E HARUHI, HIKARU E KAORU, TAMAKI E HARUHI E -OVVIAMENTE- TAKASHI E NABIKI.

Come avrete notato, le scene proposte da Renge riprendono i classici cliché delle fanfiction yaoi. Ho intenzione di farli a pezzettini XD Questo servirà per creare un po' di gelosia nell'Host Club :) Per quanto riguarda la gelosia di Kyouya... Credo che neanche lui sappia perchè stia iniziando ad essere geloso di Nabiki; forse perchè Haruhi e Nacchan sono le uniche due donne che non lo trattano come se fosse un dio sceso in terra, e quindi questo lo incuriosisce perchè per lui rappresenta una sfida. Fondamentalmente, penso che Kyouya ami desiderare ciò che sa di non poter avere. Ecco, penso sia questo: è un tipo competitivo. Ma non fatevi illusioni: non si innamorerà mai seriamente di Nabiki perchè non è il genere di persona che metterebbe i sentimenti davanti alla razionalità. Io lo vedo così.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto^^

Vi lancio una sfida: CHI E' CHE HA SABOTATO L'AEREO?

PS: Io ed Argentea stiamo gestendo (insieme ad altri admin) una pagina su Facebook dedicata ad Host Club.

Se voleste venire a trovarci, questo è il link di <3 Host Club Ita <3: https://www.facebook.com/pages/3-Host-Club-Ita-3/133991493290249?ref=ts

PPS: Ora Nabiki Tsukiyama ha anche una pagina su Facebook. Basta scrivere il suo nome per aggiungerla :P

   
 
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