Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: littlemandz    26/08/2011    4 recensioni
Katherine è una ragazza abituata al lusso di Parigi, si ritroverà catapultata in un mondo completamente diverso dal suo, a cui dovrà imparare ad abituarsi e ricominciare tutto da zero, con l'aiuto di un'amica...e..chissà...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In macchina nessuna delle due fiatò per tutto il tempo. La conoscevo da un paio d'ore e già mi dava sui nervi, non avrei mai resistito tre mesi.
Entrammo nel locale e effettivamente era pieno di gente, la musica si può dire che era carina. Taylor si fece strada tra la folla e io feci lo stesso seguendola. Salì delle scale e poi si fermò al piano superiore, appoggiandosi alla ringhiera. Da lì si vedeva benissimo il palco. Ascoltammo in silenzio la canzone.
«Ma i tuoi amici scusa?» chiesi guardandola. Lei mi indicò un gruppo di ragazze vicine a un tavolino. «E perché non vai da loro?»
«Perché dovrei portarti con me e io sono paziente, per questo non ti ho ancora mandata a quel paese, mentre loro non esiterebbero a farlo. Non voglio che la serata finisca male».
Non risposi, forse era vero, non avevo neanche tentato di essere un po' carina con lei.
«E invece quei due che se ne stanno tutti soli chi sono?» le indicai due ragazzi poco distanti da noi.
«Sono due fratelli, gente che sarebbe meglio evitare...»
«Perché?»
«Bè... vedi quello più alto? Ecco, più o meno tutte le ragazze qua dentro gli muoiono dietro, ma lui non ha ancora avuto una storia seria con nessuna da quando è qua. Ha un anno più di noi, ma è stato bocciato, e quindi è comunque al nostro stesso anno. Se ne sta sempre per i fatti suoi, oppure con il fratello, a meno che una ragazza non si faccia avanti, allora, da quello che mi hanno detto, sono fuoco e fiamme. I ragazzi per lo più gli stanno lontani, si dice che sia stato cacciato da tutte le scuole qua intorno perché finiva sempre col picchiare qualcuno... il ricciolo invece ha la nostra età, ma è un tipo strano pure lui, non so sinceramente se ha qualche problema o qualcosa del genere. Viene nella mia stessa scuola dall'asilo, ma non ci ho mai parlato. Sta sempre attaccato al fratello da quando questo è in città, è una preda facile per i bulletti qua intorno... prima che il fratello arrivasse poi se ne stava sempre da solo... in biblioteca credo, non si vedeva mai in giro, se non in classe...»

«Anche a te piace?»
«Chi scusa?!»
«Bè... quello lì che picchia tutti...»
«No! Ma sei matta?» notai che però era arrossita, mi scappò una risata.
«Lo prendo come un sì..»

Stava per ribattere, quando fummo interrotte da una voce che la chiamava. Una ragazza, bassina, bionda, agitò la mano per salutarla.
«Ciao Becky!» disse Taylor.

«Non vieni a bere qualcosa?»
«Ehm..» mi guardò.
«Vai dalle tue amiche, ti giuro che non scappo e cerco di non farmi rubare la borsetta da qualche malintenzionato, ok?»

«No, ok un corno».
«Taylor, ho diciassette anni, sono grande e vaccinata, non ho bisogno della babysitter, quindi anche se mi lasci sola per una sera senza balia di certo non vado sugli scogli a cercare di buttarmi giù o cose del genere».

Mi guardò poco convinta. «Ci vediamo tra un'ora esatta davanti alla macchina. Se non ti fai trovare lì ti vengo a cercare solo per prenderti a schiaffi una volta che ti ho trovata!» feci segno di sì con la testa e aspettai che si perdesse tra la folla. Non avevo di certo intenzione di starmene lì impalata aspettando di tornare a casa.
Cercai con lo sguardo il bancone del bar e una volta raggiunto mi sedetti su uno sgabello e ordinai un Cosmopolitan. Bevvi annoiata e ne ordinai un altro. No, così la serata non andava. Presi il bicchiere e mi alzai, diretta all'uscita. Non c'era in giro nessuno fuori. Camminai fino al pontile e mi sistemai su una panchina, rivolta verso il mare. Dopo aver dato un sorso al drink lo appoggiai a terra, vicino ai miei piedi. Controllai il telefono, un paio di chiamate perse da mamma e un messaggio dal mio migliore amico:

Ti vedo già con il tuo costume di Dolce&Gabbana a fare surf con un bel californiano, chiamami se qualcuno ti da noia che ci penso io a sistemarlo! E soprattutto... vedi di non rimpiazzarmi! Mi manchi già, divertiti. Ti voglio bene. Lucas.”
Sorrisi, gli avrei risposto più tardi con più calma. Presi il pacchetto di sigarette e ne tirai fuori una con l'accendino. Me la misi in bocca e feci per accenderla, ma niente, non ne voleva sapere di funzionare quel coso.
«Ci mancava solo l'accendino che non va...» dissi tra me e me e sospirai. Mi guardai in giro, un ragazzo poco lontano da me stava fumando.
«Scusa...» cercai di attirare la sua attenzione, e ci riuscii perché si girò a guardarmi, «hai da accendere per caso? Il mio non va più...»
Si avvicinò e mi porse l'accendino, «tieni».
Lo presi e accesi finalmente la sigaretta, feci un tiro e glielo restituii. «Grazie...»
«Figurati» mi guardò e notai che era proprio uno dei due ragazzi di cui Taylor mi aveva parlato prima, quelli da cui avrei dovuto tenermi lontana. «Non sei di qua vero?»
«No, direi proprio di no...»
risposi.
«Si nota sai? A parte dall'accento, ovviamente, ma non hai proprio niente a che vedere con le ragazze di qua».

«E questo sarebbe una cosa positiva o no?»
«Veramente voleva essere un complimento» mi guardò, alzando le spalle. Buttò a terra la sigaretta ormai finita e la schiacciò con il piede. «Fammi indovinare... francese?»
Annuì, «di Parigi... da cosa l'hai capito?»

«Cosmopolitan, quel vestito, scarpe alte, bionda, la sigaretta, l'accento...»
«Mica tutti i parigini sono così sai?»
«No, ma ho vissuto in Francia per un po', un mese credo... conosco quelli come te».

«E dopo la Francia sei tornato nella tua amata California?» si sedette in fianco a me e io mi spostai un po'.
«La cosa è un pochino più complicata...»

«La tua fama ti precede sai?»
Accennò una risata, «la gente da queste parti è brava a giudicare... tu sai chi sono io, ma io non so chi sei tu... so solo che sei francese e per qualche strano motivo sei venuta qui...»
«E' troppo lungo e noioso da spiegare...»

«Ora che sei qua dove stai?»
«Dai Brandon».

«Ah, con Taylor... e immagino verrai a scuola da noi allora...» annuii, «bene, ci vuole qualcuno che scombussoli un po' le cose in questo posto!»
Lo guardai non capendo, «in che senso scusa?» ma lui alzò semplicemente le spalle, poi guardò al di là delle mie.
«Oh oh, non mi sembra molto felice...»
«Chi?»
mi girai e vidi Taylor venire verso di noi.

«Jonas! Sloggia, lasciala stare!»
«Brandon... frena» scosse la testa e si alzò.
«Fila!» gli disse e lui si allontanò, alzai gli occhi al cielo. Mi guardò «due cose non dovevi fare... parlare con lui e uscirtene qua tutta sola. Sei riuscita a farle tutte e due! Complimenti».
«Calmati Taylor, sono semplicemente uscita a fumare e stavamo solo chiacchierando. Mi sembra di avere tutti i vestiti addosso e tutti i soldi nella borsetta no?»
Sospirò, «forza, andiamo a casa».

  
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