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Autore: Circe_laMaga    27/08/2011    2 recensioni
Otto anni che non vedevo la mia famiglia: perché loro erano la mia famiglia.
Tante cose erano cambiate, nessuno era rimasto lo stesso. Vedevo il dolore nei loro visi. Tante domande affollavano il loro volto.
"Issa, perché?" Ecco cosa mi chiedevano tutti.
Mi sentivo più viva con loro, ma... il mio ritorno avrebbe svegliato i fantasmi del passato?
Una storia senza pretese, inventata così di getto.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il riflesso di quel lungo specchio mandava l'immagine di una donna.

Una donna alta, stretta nella sua camicetta nera, scollata quel poco per far immaginare le sue forme.

Una donna con dei sobri pantaloni neri e degli stivaletti scamosciati.

Una donna da lisci capelli corvini, che arrivavano appena sopra le spalle, un po' gonfiati, con una frangetta che arrivava quasi a coprirle la vista. Con occhi, nascosti dai ciuffi di capelli, di un colore caramello, grandi, ma troppo freddi che parevano quasi vuoti. Il naso era quello che le piaceva meno, leggermente gobbo a causa della rottura del setto nasale a otto anni. Ah, che bambina pasticciona che era: riusciva a cadere persino da ferma.

Le labbra, piene, tirate in quella solita smorfia che era solita tenere ogni secondo della giornata. Lei non sembrava più Issa.

Lei non era più Issa. Era lo spettro di se stessa.

 

 

Prologo:

 

Avevi detto che l'avresti lasciata! Lo avevi giurato! Cazzo, era un'altra fottuta bugia?” gridai io, lasciando trapelare tutto il mio disprezzo. Ero delusa, frustrata; mi sentivo ingannata. Era come se fossi un bambino, al quale, alla vigilia di Natale, svelano che Babbo Natale non esiste. Tutti i miei sogni, sbriciolati in un secondo, diventarono polvere, mentre lo squadravo amareggiata. Il mio orgoglio, quello a cui tenevo tanto, era stato schiacciato, ridotto in macerie.

 

Ero entrata per caso in quel bar, troppo depressa, volendo solo affogare tutti i miei problemi nell'alcool.

Lo vidi lì. Lui e quella sua Romina, che si tenevano per mano e sorridevano come le coppiette innamorate dei musical di Broadway. Lui la guardava con amore, come era solito guardare solo me. Era una pugnalata allo stomaco vedere quella scena; fuggii da quel bar tenendomi le mani sul grembo, come se quello che viveva lì dentro, dentro di me, potesse fuggire.

La mattina dopo gli inviai un messaggio. Dovevo capire.

 

Eravamo solo lui ed io in quella stanza. Una stanza dalle pareti grigie e piene di muffa, dove c'era una grossa libreria, un logoro divano verdognolo e una vecchia tv, ormai tolta persino dal commercio. La finestra, che dava sulla strada, era chiusa e il rumore delle auto e della città in movimento sembrava lontano, quasi che il tempo, per noi che eravamo chiusi lì, non scorresse.

Elissa, io non ti volevo mentire, ma...” disse lui, titubante.

Mi conosceva benissimo, dato che con uno sguardo riusciva a scrutarmi l'anima. Ero furiosa, delusa, arrabbiata: lui lo sapeva. Vedeva in che stato ero: una parola detta di troppo e sarei morta dentro, per sempre. Ogni sua frase doveva essere pesata.

Ma cosa, eh? Mi sono fidata ancora una volta. Cazzo, quanto sono stupida! Ho fondato la mia esistenza solo su fottute bugie, cazzo.” continuai io, parlando più a me stessa che a lui. Quando perdevo la testa, diventavo tremendamente volgare.

Lui mi guardò e si avvicinò cauto “Non sei stupida Piccola. Lo sai che ti amo. Non erano bugie, solo ...”

Allora lasciala, quella troia! Lasciala se mi ami davvero! Resta con me se quelle non erano bugie.”
“Non posso, non posso farlo. Lei è la mia ragazza. Lo capisci? Ci sposiamo fra un anno.” disse, mangiandosi le ultime parole.

Il mondò scomparve, la terra si frantumò sotto i miei piedi. Il mio cuore perse un battito e poi iniziò ad accelerare violentemente, come se volesse scappare da questo corpo fatto di sangue, carne e ossa. Il mio corpo non voleva, si rifiutava, di credere a quelle stupide parole.

Sposarla? Tu … tu … tu la sposi? No, ti prego dimmi che mi stai prendendo per il culo. No, no, no. Tu non ami quella.” dissi, sull'orlo delle lacrime. Mai mi ero esposta tanto con lui. Avevo sempre mantenuto un'aria fredda, distaccata; avevo cercato di mostrarmi intoccabile, come se niente e nessuno avrebbe potuto ferirmi. Così da fargli credere che sarei stata intoccabile persino da lui. Lui, però, poteva. Io ero la sua marionetta e lui, di me, poteva farne ciò che voleva. Anche buttarmi nel primo cassonetto dei rifiuti.

Lei mi ama. Io ho imparato ad amarla. Lei mi fa stare bene. Sono felice, quand'è con me. Io le appartengo. Lei mi sta migliorando.”

Io scoppiai in lacrime. La prima volta che piansi davvero.

Io ti amo, non lei. Io ti amo! Lei sta solo cercando di cambiarti. Io ti amo per ciò che sei. Ti prego.” dissi, singhiozzando.

Lui mi guarda “No, tu non mi ami. Il tuo è egoismo, Issa.”

Io gli tirai uno schiaffo; come poteva accusarmi di egoismo? Si, certo ero egoista, ma quando si trattava di lui... oh, io diventavo la sua serva, pronta a dargli tutto ciò che voleva. Ero dipendente da lui. La mia testa aveva bisogno di lui per andare avanti.

Lui si infuriò. Iniziò a gridarmi contro “Ci conosciamo da quando avevamo quattordici anni, ma tu hai sempre fatto la stronza, Issa! Tu eri quella che non aveva bisogno di nessuno. Quella che ha sempre comandato tutti. Sempre. Mi hai lasciato, dopo che mi avevi tradito. Sei tornata, non ti ho voluta. Mi hai fatto innamorare per riavermi con te. Eri una merda come ragazza, lo sai? Mi urlavi contro, mi insultavi. Flirtavi con altri ragazzi e poi tornavi; io come un coglione, naturalmente, ti perdonavo sempre. Poi ti ho detto che ti amavo e tu mi hai lasciato! Mi hai fatto sentire in colpa, solo perché avevo detto di amarti. Ti rendi conto quante stronzate hai fatto? Sei una codarda. Sai quante volte è stata male Romina perché io tornavo sempre da te? Lei mi ama, mi fa sorridere e ritorni tu per l'ennesima volta e pretendi che io ancora ci sia per te. Dopo tutto quello che hai fatto! Si, ti amo, non posso negarlo, ma non potrei mai essere felice con te! Lo so. Tu mi renderesti la vita un inferno. Tu sei il diavolo tentatore in persona, ma io non ci posso cascare più.”

Io piango più forte. “Tu mi conosci. Lo sai che sono una fottuta codarda. Che ho paura di chi mi circonda. Lo sai che mi ci vuole tempo per abituarmi. Tu sai come sono fatta. Io, mi dispiace, Peter. Io ti amo.”

Lui tacque, nemmeno mi guardò in faccia.

A quanto pare, però, le tue erano tutte balle, quella sera? 'Si, la lascio. Amo solo te. Io voglio te. Voglio sposarti. Non sai quanto mi manchi!' Erano tutte balle?” iniziai di nuovo a gridare.

Amo Romina, mettitelo in testa. Non mi cercare più, chiaro?” disse lui, duro.

Il mio cuore si ruppe.

Gli tirai uno schiaffo, l'ennesimo.

Vedi? Sei una bambina, così immatura. Non rifiuti un no. Non sei al centro dell'universo Elissa Bianchi, cazzo!” mi sputò in faccia quelle parole.

Iniziai a singhiozzare, mentre mi premevo le mani contro il ventre.

Me ne vado, Elissa. Sparisci dalla mia vita, per favore.” disse lui.

Continuando a piangere, alzai lo sguardo e incrociai i suoi occhi azzurro ghiaccio.

Baciami, un'ultima volta!” chiesi, quasi implorando.

Lui lo fece, mi baciò.

 

Un bacio di addio che trasmetteva tutto; dolore, risentimento, passione, amore, colpa e odio. Uno di quei baci che ti fa fermare il cuore, uno di quei baci che non dovrebbero finire mai.

Appena le nostre labbra si staccarono lui aprì la porta e scomparì, portandosi via buona parte di me.

 
 

Angolo mio:
Salve a tutti.
E' una storia senza pretese che mi è balenata in mente. Lo so, la grammatica fa cagare, ma vorrei sapere che ne pensate.
Mi accontento anche di un "FA SCHIFO, IDIOTA"
Ho scelto il nome Elissa perché studiando l'Eneide mi sono innamorata del personaggio di Didone. L'altro suo nome è Elissa e penso che il personaggio ci assomigli: è forte e combattiva ma quando si tratta di amore è una codarda, un po' come Didone che si è suicidata.
Grazie. (Piccola recensione Please!)


 

  
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