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Autore: xXx Veleno Ipnotico xXx    27/08/2011    6 recensioni
Questa storia è nata puramente per caso, in seguito ad una scommessa con una mia amica! Chi ma avrebbe detto che sarebbe finita su EFP?!
La storia narra principalmente di due due personaggi: Fred Weasley e Elizabeth, un nuovo personaggio (che avrebbe la stessa età di Ginny, per intenderci ^^).
Si svolge brevemente in sei dei sette anni di scuola di Elizabeth, anche se più particolarmente nel suo quarto anno (Ordine della Fenice) e nel suo sesto (Doni della Morte).
Elizabeth è una ragazza silenziosa, di poche parole.. Ma presto conoscerà l'unica persona che sarà in grado di farla sorride, divertire e scherzare! L'unica peronsa che amerà con tutta se stessa. Dal primo momento, fino a l'ultimo. Ma il male, purtroppo, sta sorgendo nuovamente..
-Storia revisionata fino al capitolo 3-
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Fred Weasley, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Quella mattina mi svegliai nel mio letto con un grande sorriso dipinto sulle labbra. Era tardissimo quando rientrai dalle cucine, ma sinceramente non mi importava molto...

Quella notte era stata una delle più belle della mia vita! Dopo quel bacio, Fred mi aveva riaccompagnata nella Torre Corvonero. Per tutto il tragitto avevamo parlato, scherzato, riso... Mi faceva sentire bene; quasi un’altra persona!

Avevamo camminato mano nella mano per i lunghi e bui corridoi del castello, cercando di sfuggire nel miglior modo possibile alla Squadra di Inquisizione. Non mi ero mai divertita tanto in vita mia come quella sera!

Oltre a essere lo spiritoso ragazzo dei fuochi d’artificio, avevo scoperto anche un altro lato di lui, quella notte. Un lato dolce, perfino romantico.

Sdraiata sul mio letto fissavo il soffitto ripensando a quello che mi era accaduto poche ore prima. Quella notte non ero riuscita a dormire, il ricordo era ancora troppo fresco per permettermi di soffocarlo con il sonno.

Avrei dovuto somigliare a uno zombie, quella mattina, eppure il mio volto era fresco e riposato come avessi dormito per tre giorni consecutivi.

<< Che fai, Liz?! Non vieni? >>

Mi voltai verso Luna con fare sognante. Avevo la testa tra le nuvole, il sorriso stampato in faccia come fosse un tatuaggio.

<< Si. >> mi alzai in piedi << Ti raggiungo nella Sala Grande. >>

Ero euforica all’idea di rivederlo, quella mattina, ma allo stesso tempo spaventata. Ora tutto sarebbe cambiato.

Uscii dalla Sala Comune piuttosto pimpante. Lo stretto corridoio che si trovava fuori la porta segreta, una volta usciti, mi aveva sempre spaventata, ma quella mattina no, perché avrei potuto vedere di buon occhio perfino la Umbridge.

Percorsi alcuni metri, quando sentii due forti mani afferrarmi per i fianchi e attirarmi in un piccolo cubicolo buoi e angusto.

Non posso negare che per i primi secondo fui pervasa dalla paura, ma quando sentii due morbide labbra posarsi sul mio collo, mi lasciai scappare un sorriso.

<< Ricordi cosa diceva il decreto didattico numero quarantasei?! >> sussurrai con voce tremula, senza smettere di sorridere << I ragazzi e le ragazze devono stare come minimo ad una distanza di... >> lui non mi fece finire la frase, che mi interruppe con un passionale bacio sulle labbra. Un bacio tanto passionale, che quando si stacco, non potei non sussurrare un piccolo “wow”.

<< Se la Umbridge lo venisse a sapere... >>

<< È per questo che ti ho portata qui. >> esclamò lui, sorridendo << Non potrei mai permettere che ti metta in punizione. >>

Il mio cuore batteva forte quasi quanto la sera precedente << Ne varrebbe la pena solo per un tuo bacio! >>

Lui sembrò rabbuiarsi << Tu non sei mai stata messa in punizione con lei, non è vero? >>

Sembrava stranamente serio e preoccupato. Io scossi la testa << No, ma abbiamo affrontato uno di quei lunghi ed estenuanti colloqui sulle “sospette attività illecite”. >> cercai di assumere un tono meno serio << Quanto potrebbero essere differenti? >>

<< Molto! >> esclamo lui << Tu non sai di che cosa è capace. >> alzò leggermente la sua mano sinistra. Il dorso era interamente scalfito da profonde ferite.

<< Ma cosa... >> guardai quella mano provando una forte fitta allo stomaco. Quale mostro poteva mai fare una cosa del genere?! Un forte senso di rabbia mi scosse, ma presi quella mano tra le mie e la strinsi con dolcezza.

<< Non posso permettere che una cosa del genere accada a te. >> sussurrò lui, guardandomi dritto negli occhi.

Passai delicatamente il pollice su quelle brutte ferite << Un rapporto è formato da due persone. >> dissi sorridendo flebilmente, con la voce tremante << Se la Umbridge dovesse venire a scoprire di noi, non sarai solo tu quello che pagherà. Io non ti lascio da solo! >> lasciai la sua mano e gli buttai le braccia al collo. Dovevo stare particolarmente in equilibrio sulla punta dei piedi, per raggiungerlo.

Lui non replicò e per risposta mi diede un altro lungo e dolce bacio << Ora dovremmo andare. Non è solo per i baci che faccia da rospo mette in punizione! >> rise. Io gli presi la mano ferita e mentre uscivamo da quell’angusto cubicolo, la strinsi delicatamente.

All’entrata della Sala Grande, molte ragazze si voltarono verso di noi. Fra di loro spiccava la faccia di Ginny, sorpresa e sorridente, che cercava di incontrare il mio sguardo per poter farmi un occhiolino complice.

Sentivo le dita di Fred stringere le mie ancora di più, ma una volta arrivati alla grande porta, dovemmo lasciarci. Lui mi lanciò un’occhiata, mentre io non potei far altro che sorridergli.

<< Oh mio Dio! >> esclamò Ginny avvicinandosi << Ecco perché volevi sapere come si faceva a raggiungere le cucine! >> mi sorrise come una sorella << Liz... Sono felicissima! >> esclamò buttandomi le braccia al collo.

<< Probabilmente credo che lo sia più lei. >> Luna parlò senza nemmeno un filo di sarcasmo nella voce.

<< Beh... È normale. >> sentenziò Ginny << Ma... Mio fratello... >> scoppiò a ridere, ma non fu una risata di scherno << Oh, Liz! Sono davvero al settimo cielo. Ma come... >>

<< Diciamo che in un certo senso dovrei ringraziare delle foglie di the. >> l’osservai prendere posto accanto a George, al suo tavolo, e automaticamente iniziai a sorridere.

<< Beh, sarà dura, però, con la Umnridge alle calcagna. >> osservò Ginny, con aria seccata << Ma almeno giovedì prossimo vi potrete vedere alla riunione dell’ES! >>

<< Alla riunione? >> chiese Luna in tono scettico << Ma l’avviso non è apparso sulle monete! >>

Un po’ mi dispiaceva per quella ragazza. La mia filosofia mi aveva portato ad avere pochi amici, ma la sua stranezza glieli aveva tolti quasi tutti. L’ES era la sola cosa che davvero le alleviava le giornate, per questo controllava assiduamente la sua moneta, nella speranza di scorgevi sempre nuovi avvisi.

<< Lo so. >> convenne Ginny << Ma Harry sospetta che la Umbridge sospetti più di quanto non lasci a vedere, così per questa volta abbiamo deciso di avvertire i membri a voce. Ci vedremo alla nove. >>

E detto ciò ci separammo per raggiungere ognuno i propri tavoli.

***

Una settimana più tardi le cose non migliorarono affatto: la Umbridge era sempre più vicina a scoprire il nostro luogo di incontri, mentre la Squadra d’Inquisizione non faceva altro che seguire ogni possibile “traditore”.

Quel giovedì ci saremmo esercitati nell’evocazione dei patronus, ma la parola “esercitarsi”, fu decisamente sopravvalutata. Ginny, da accanto a me, infatti, non faceva altro che chiedermi notizie su ciò che era successo in quei giorni tra me e suo fratello.

<< Ma non ti crea imbarazzo? >> chiesi alla fine, dopo aver risposo alle sue molteplici domande << Insomma, è tuo fratello! >>

<< Se non crea imbarazzo a te, parlarne, perché dovrebbe crearne a me. >> replicò lei, con aria furba.

La guardai alzando un sopracciglio << E chi ti dice che a me non crei imbarazzo?! >>

Ginny mi ignorò scuotendo la testa e ridendo tra se e se, continuando a provare l’incantesimo per evocare un patronus.

Io cercai di concentrarmi. Mi serviva un ricordo felice; e allora quale ricordo poteva essere migliore del bacio tra me e Fred?! Iniziai a pensare intensamente a quella notte di una settimana prima: i suoi occhi, il suo sorriso, le sua labbra...

BUM...

Qualcosa mi fece perdere la concentrazione. Un rumore, molto potente; qualcosa, o forse sarebbe meglio dire qualcuno, stava battendo contro le mura della stanza delle necessità.

BUM... BUM... BUM...

L’intensità delle luci della stanza iniziò a calare, mentre il grande specchio che prendeva il posto della porta, si frantumò come colpito da una pietra invisibile.

<< Ma che sta succedendo?! >> esclamò Ginny, guardando attonita quel disastro, come tutto il resto del gruppo.

Harry si avvicinò al cumolo di vetri per osservare più da vicino cosa stava accadendo, quando una voce squittente che proveniva da fuori, esclamò << Porrò fine a questa storia. >> ci fu qualche secondo di pausa, poi Harry gridò << Giù! >>

Molti di noi non fecero nemmeno in tempo ad abbassarsi, che la Umbridge, al di fuori della stanza, gridò <<Bombarda Maxima!>>

In meno di un secondo l’intero muro della stanza crollò tra cumoli di polvere e mattoni di pietra. Quando la nube di pulviscolo si fu dilatata, la figura di una donna bassa, vestita da capo a piedi di un colore rosa fastidiosissimo, sorrideva seguita a ruota dalla sua Squadra d’Inquisizione e da Gazza.

<< Prendeteli! >> ordinò, negli occhi una luce quasi folle.

Prontamente, la maggior parte di noi tirò fuori la bacchetta e la puntò verso i membri della squadra che si avvicinavano imperterriti, ma al segno di Harry, nessuno lanciò alcun incantesimo.

<< Portateli nella Sala Grande. Avranno la punizione che meritano. >> poi si rivolse ad Harry << Lei no, signor Potter. Lei mi seguirà nell’ufficio del preside. >>

Un ragazzo corpulento, di nome Montague, si avvicinò a me per scortarmi con gli altri nella Sala Grande, mentre Luna e Ginny venivano prese da Tiger e Goyle.

<< Ahi! >> esclamai dolorante, mentre mi prendeva per il polso e con noncuranza mi trascinava verso l’uscita. In quel momento Fred si avvicinò a noi e con un incantesimo non verbale fece in modo di fargli mollare il mio polso.

<< Lasciala stare! >> gli intimò mettendosi tra me e lui. Montague era alto e grosso, ma in altezza, Fred lo superava di molto.

Mi prese per mano e mi strinse senza dire nulla. Io lo fissai stupefatta per tutto il tragitto fino alla Sala Grande. Nessuno aveva mai fatto per me una cosa simile e anche se si era trattato di un momento di tensione, avrei voluto si fosse ripetuto tante e tante altre volte.

La Sala Grande era stata adagiata in modo tale che tanti piccoli banchetti potessero entrare al posto dei lunghi tavoli delle case. Su questi banchi erano state adagiate pergamene e piume senza inchiostro.

A quella vista sentii la mano di Fred stringermi ancora di più. Io lo guardai sconvolta, i suoi occhi cercavano di non lasciar trapelare alcuna emozione, ma io avevo capito tutto, così, quando tutti si furono fermati, sussurrai << È questa, allora. È questa la punizione che infligge la Umbidge? >> esclamai in tono disgustato << Ma come... >>

<< Quelle piume non hanno bisogno di inchiostro. Quando scrivono sulla pergamena, la frase ti viene incisa automaticamente sul dorso della mano. >>

Io lo guardai provando una serie di molteplici sentimenti: ero arrabbiata, perché si trattava di una cosa da barbari; indignata, per la totale mancanza di umanità di quella donna e sconfortata, per non aver mai potuto far nulla per aiutare Fred e tutti gli altri ragazzi puniti.

In quel momento la voce gracchiante di Gazza, alle nostre spalle, ci fece sobbalzare << Violazione del decreto didattico numero quarantasei! >> esclamò guardando prima le nostre mani unite e poi noi << Prevedo una bella doppia punizione, questa notte. >>

<< No! >> grido Fred cercando di raggiungerlo, ma ormai era troppo tardi: il muro umano formato dalla Squadra d’Inquisizione aveva già permesso il suo passaggio.

   
 
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