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Autore: u n b r o k e n    27/08/2011    3 recensioni
Delilah è una ragazza bellissima ma con un oscuro passato alle spalle che tutti tentano di scoprire non appena arriva a Los angeles. Kimberly è sua cugina,dolce simpatica e sempre gentile innamorata del suo migliore amico Nicholas che sfortuntamente per lei è gia fidanzato. Nick e britney formano una bella coppia,se non fosse che lui è decisamente troppo umano per una tipa come lei. Intanto Kevin è stanco di lavorare in una concessionaria di auto con suo padre e cerca qualcosa di più dalla vita,e trova la felicità nella sua fidanzata danielle.Joe frequenta l'università solo per poter andare via di casa ed avere indipendenza ma è completamente rapito dall'alone di mistero che avvolge delilah. che cosa succederà quando la vita di questi sei ragazzi si intreccia?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kimberly;
«Dove vai, moretta?» disse una voce calda e divertita alle mie spalle, mentre mi sentivo strattonare per il cappuccio della felpa.
«In un posto dove non ci sia tu!» replicai fingendo un tono freddo e distaccato. Tirai il naso all’in su con una finta aria distaccata. Come già prevedevo, l’orlo della felpa cominciò a comprimermi il collo mentre lui mi tirava all’in dietro, e fui costretta a fare qualche passo nella sua direzione, con un sospiro. «Che vuoi?» domandai secca, costringendomi ad utilizzare ancora quel tono offeso con lui. Ma come potevo continuare a guardarlo con durezza quando lui aveva posato la mano sulla mia spalla e mi guardava con uno dei suoi migliori sguardi da cane bastonato?
«Ce l’hai ancora per ieri sera, Kim?» domandò Nick fissandomi, pur sempre con aria scherzosa.
Incrociai le braccia al petto evitando il suo sguardo in maniera superba e mormorai un «Sì» convinto.
«Mi dispiace davvero. Britney mi ha tartassato per uscire e non potevo dirle di no» disse con un sospiro sconsolato, e sembrava sentirsi un po’ più colpevole.
«Ma potevi dire di no a me, vero?» dissi sollevando un sopracciglio. Non ero arrabbiata, davvero. Cioè, all’inizio quando Nick la sera prima mi aveva chiamato per annullare i nostri piani per vedere un film insieme ci ero rimasta male, ma poi l’avevo capito; lui non diceva mai di no a Britney, e dopo tutto lei era la sua ragazza e io solo un’amica: nella scala delle priorità lei veniva per prima. Mi chiedevo semplicemente dove io fossi posizionata nella sua scaletta, ma forse non volevo saperlo.
Lui sospirò di nuovo e abbassò lo sguardo tristemente. «Te l’ho già detto che mi dispiace?» riprese.
Forse era meglio smetterla con questa farsa, perciò scossi la testa e gli rivolsi un sorriso. «Non fa niente, lo capisco» dissi scrollando le spalle con noncuranza.
«Comunque voglio farmi perdonare. Ci vediamo questo pomeriggio?» chiese lui speranzoso. Roteai gli occhi al cielo con un sospiro. Fortuna che conoscevo la sua agenda degli appuntamenti meglio di lui, o si sarebbe ritrovato nei casini più volte senza di me.
«Stasera non dovevi andare al cinema con Britney?» domandai inarcando un sopracciglio.
«Oh, è vero. Beh non credo si arrabbierà se per una volta scarico lei per stare con te. Possiamo vederci da Starbucks, ti va?» disse sicuro.
Scossi la testa ed incrociai le braccia al petto. Come potevo dire di no ad una proposta del genere? Aveva pure intenzione di scaricare la sua ragazza per me: probabilmente mi sarei dovuta sentire in colpa, ma era ormai troppo che non passavamo un pomeriggio insieme, da soli. Un po’ per colpa di Britney e un po’ a causa di Delilah, eravamo stati entrambi occupati negli ultimi tempi.
«D’accordo» sfoderai uno dei miei migliori sorrisi «ma come faccio ad essere sicura che non mi darai buca un’altra volta?» domandai sarcastica.
Lui aggrottò le sopracciglia. «Perché lo sai che non lo farei mai» disse serio, un po’ confuso.
«L’hai fatto ieri. Voglio essere sicura»
«Okay, allora ti prometto che -»
«Dammi la tua dog tag» dissi, senza dargli neanche il tempo di continuare la frase.
«Io… cosa?» chiese lui, completamente confuso.
«Voglio la tua dog tag» ripetei, indicando con lo sguardo la piastrina d’acciaio che gli pendeva dal collo.
«E perché mai?» continuò senza sembrare capirci molto.
«E’ una cosa a cui tieni. Così posso essere sicura che non mi darai buca questa sera, visto che vorrai riprendertela» annuii convinta. La sua dog tag era uno degli oggetti più preziosi per lui, e non andava mai da nessuna parte senza. In questo modo sarei stata certa che si sarebbe presentato all’appuntamento: non sapevo perché, ma sembrava quasi surreale l’idea di poter passare un po’ di tempo sola con lui, che mi ritrovavo ad avere bisogno di qualcosa che me lo accertasse.
«Stai scherzando?»
«No, sono seria»
Nick roteò gli occhi al cielo con uno sbuffo, nonostante fossi sicura che servisse solo per mascherare un sorriso divertito: glielo potevo leggere anche negli occhi. Portò le mani al collo afferrando la catenina e se la tolse, per poi infilarla sopra la mia testa. «Ecco. Contenta?»
«Come una pasqua» replicai dopo aver dato un’occhiata alla dog tag che adesso pendeva sul mio petto, e gli rivolsi un enorme sorriso. «Te la riporto stasera» dissi frettolosamente, sentendo la campanella che dichiarava l’inizio delle lezioni tartassarmi le orecchie. Feci per allontanarmi, ma prima che potessi farlo lo sentii afferrarmi per il polso e mi attirò a sé, lasciandomi un bacio sulla guancia. Per un istante, i miei occhi incontrarono i suoi color nocciola, e ancora una volta dovetti sforzarmi per distogliere lo sguardo. Gli rivolsi un altro enorme sorriso a trentadue denti prima di correre via in direzione dell’aula di chimica.
Le prime due lezioni della giornata le avevo senza Delilah: avevo fatto in modo che la segretaria facesse coincidere quasi tutti i nostri orari, ma non era stato possibile per i corsi di chimica e spagnolo, che frequentavamo separatamente. In ogni caso Delilah non sembrava avere problemi a stare da sola, anzi ero convinta che a volte si trovasse meglio da sola che in compagnia di qualsiasi altro essere vivente.
In compenso però, a lezione di spagnolo ero con Britney, ed eravamo pure compagne di banco – come se questa fosse una specie di consolazione. Non chiedetemi perché, non lo so pure io: la professoressa aveva deciso che la mia media alta nella materia avrebbe aiutato quell’ignorantona di Britney a migliorarsi, ma per quanto riguardava me non accennavo ad aiutarla, e lei mi ignorava come al solito.
Eppure durante quell’ora lei non fece altro che fissarmi, tutto il tempo: non riuscii a capirne il motivo, mi sentivo incredibilmente in soggezione però, perché il suo sguardo spento e smorto non faceva altro che posarsi sulla mia persona. Perciò fui incredibilmente felice quando il trillo della campanella annunciò la fine dell’ora.
Nonostante tutto però, continuavo a sentirmi osservata: mi guardai alle spalle più volte mentre camminavo per i corridoi, ma giunsi più volte alla conclusione che si trattava solo di un’impressione, probabilmente dovuta al fatto che quell’idiota aveva passato sessanta minuti esatti a radiografarmi dalla testa ai piedi.
Mi diressi nel bagno delle ragazze, che fortunatamente era deserto, e allora il pensiero che mi stessi facendo i film in testa cominciò a crescere maggiormente, visto che mi sentivo come… pedinata: anche se di fatto ero sola. Quando uscii però udii uno scatto alla porta e mi voltai immediatamente, solo per vedere Britney e le due gemelle al seguito. Sospirai di sollievo, ero veramente un’idiota a volte, quando mi facevo prendere dalla paranoia.
«Oh, ciao Britney. Ragazze» salutai cordialmente con un cenno della testa, sforzandomi di sorridere loro.
Eppure tutt’e tre sembravano interessate in qualcos’altro, e non la smettevano di fissarmi come Britney aveva fatto prima per un’intera ora. Non ebbi neanche il tempo di chiedere loro che problema avessero che quasi si avventarono su di me, e mi ritrovai spiaccicata contro il muro dalle due gemelle, mentre Britney se la rideva, divertita. «Co-cosa?» balbettai incerta, mentre Tiffany e Jessica mi comprimevano contro il muro ghiacciato e umido del bagno.
Britney si fece più vicina e mi fissò divertita, arrotolando distrattamente uno dei suoi boccoli biondicci intorno al suo indice. «Hai finito di fare la stronzetta?» domandò.
«Ma che diavolo stai dicendo?» dissi dimenandomi, ma non riuscivo a muovermi più di tanto. Le due rossicce mantenevano la loro morsa stretta intorno alle mie spalle e sulle mie braccia, ben salde in modo da non farmi scappare. E nel frattempo la paura saliva pian piano, perché non avevo la più pallida idea di cosa fossero capaci né tanto meno di cosa volessero farmi. Eppure non mostrai alcun segno di titubanza.
«Lo so che sei gelosa di me. Sono la ragazza più popolare della scuola, sono bella e ho talento. E poi ho Nicky. Ma non hai motivo di competere con me, non sei alla mia altezza» disse Britney con una smorfia tremenda.
«Nicky?» domandai sarcastica, come a sfotterla. Questo soprannome non l’avevo ancora sentito, evidentemente Nick le aveva proibito di usarlo in pubblico, perché era palese che lo odiasse, lo conoscevo fin troppo bene.
Per tutta risposta ricevetti uno schiaffo in pieno viso. «Smettila di usare questo tono. Lo so che vuoi Nick. Ma è il mio ragazzo, chiaro?»
Strabuzzai gli occhi, incredula. Cercai di mantenere un tono calmo e pacato. «Ne sono consapevole. E non ho la minima intenzione di soffiarti Nick. E’ solo un amico» mi sforzai di non balbettare e sembrare insicura.
«Sei una bugiarda» disse in un fiotto di veleno, avvicinando il suo volto al mio. E stavolta dovetti davvero richiamare tutte le forze del mio corpo per trattenermi dallo sputarle in un occhio. «Si vede da cento miglia che lo vuoi. Ma lui è mio» dichiarò arricciando leggermente il naso, e poi per sdrammatizzare fece una risatina. Iena. Sembrava una iena.
«Te l’ho detto e te lo ripeto: non sono minimamente interessa-»
«E allora perché rubi la sua roba?» tagliò corto lei, quasi gridando.
«Ma non ho la più pallida idea di cosa tu stia…» la mia voce si affievolì pian piano, quando notai che stava fissando l’oggetto che pendeva dal mio collo. Oh. Che idiota. «Hai frainteso tutto» cercai di spiegarle, con un tono più calmo «è stato Nick a darmela -»
«Sei una bugiarda!» gridò ancora, e tirò via la collana dal mio collo talmente forte che riuscì a spezzare la catenina. Poi se la rigirò contenta tra le mani, con un sorriso simile a quello che sembra apparire sul volto di un serpente non appena ha conquistato la sua preda. Lasciò scivolare la dog tag casualmente nella sua borsa di pelle, prima di tornare a guardarmi. «Ecco fatto» replicò contenta, piegando leggermente la testa di lato.
Sospirai impercettibilmente. Adesso che si era presa la dog tag, mi avrebbe lasciato in pace finalmente?
«Devo farti capire che non è così che funziona, piccoletta» Evidentemente no. Non ebbi neanche il tempo di parlare che mi ritrovai scaraventata all’interno di uno dei bagni, per terra.
«E vedi di non importunare ancora il mio ragazzo» fu l’ultima cosa che sentii, prima di vedere la porta sbattere davanti a me con uno scatto, e poi più nulla.
Non so ben dire per quanto tempo rimasi chiusa all’interno di quel bagno microscopico, ma mi sembrò un’eternità. I pensieri mi si arrovellavano nella testa mentre cercavo di trovare una posizione più comoda e allo stesso tempo igienica per passare il tempo. Non riuscivo a capire per quale motivo Britney dovesse essere così cattiva con me, dopo tutto io non le avevo fatto niente e le sarebbe bastato dirmi che le dava fastidio il fatto che indossassi la dog tag del suo ragazzo e l’avrei tolta immediatamente: l’ultima cosa che volevo fare era mettermi in mezzo tra di loro. Certo, non consideravo la loro relazione una delle migliori, specialmente per Nick, ma mi ero messa da parte perché non era affar mio. E proprio quando cercavo di tirarmi fuori dai guai, ecco che i guai mi venivano a prendere e mi trascinavano sul campo di battaglia, con la forza.
Per non so quanto ancora rimasi sola con i miei pensieri, ad arrovellarmi sul perché certa gente dovesse essere così cattiva. Fu verso l’ora di pranzo che udii uno scatto alla porta del bagno e sentii dei passi avvicinarsi. Finalmente, dopo più di due ore qualcuno andava in bagno! O ero stata sfigata io oppure, e ci avrei giurato, Britney e le sue amichette avevano appeso fuori dal bagno qualche cartello con scritto “fuori servizio”. Cominciai a bussare freneticamente, chiedendo aiuto. I passi si avvicinarono sempre di più, fino a quando non udii una voce familiare fuori dalla mia porta.
«Chi c’è lì dentro?» domandò.
«Delilah!» dissi sollevata.
«Kim?» chiese lei con il suo solito tono freddo, che stavolta sembrava un po’ stupito.
«Sono io. Puoi tirarmi fuori?» chiesi speranzosa.
«Non c’è chiave qui» replicò lei ancora sorpresa.
«Devono averla tolta» osservai alzandomi in piedi.
«Chi?»
«Britney e le sue amiche»
«Britney? E’ stata lei che ti ha ficcato lì dentro?» chiese, e sembrò quasi… irritata. Ma no, era solo una mia impressione che mia cugina si stesse preoccupando di me, lei era sempre così fredda e indifferente verso tutto. Figurarsi se si preoccupava di me.
«Sì. E’ una lunga storia, ti spiego quando sono fuori. Allora, puoi farmi uscire?»
«Penso di sì. Mi serve una forcina» mormorò tra sé e sé. Me ne sfilai una dai capelli e gliela porsi da sotto la porta. Qualche minuto dopo, in seguito a qualche scatto fallito, finalmente la porta si aprì, e posso giurare che non ero mai stata così contenta di vedere quegli occhi di ghiaccio di fronte a me.
 
Prima di decidermi ad uscire ci misi secoli. Stetti davanti allo specchio del mio bagno per interminabili minuti.
E no, non per farmi bella, o perché era Nick che dovevo incontrare, ma per riuscire a fare un sorriso che mi convincesse, che desse l'impressione esterna che non stessi fingendo ma che fossi davvero serena, come la mattina a scuola con Nicholas, prima che accadesse tutto.
Eppure per quanto provassi a piegare le labbra in tutte le direzioni, mostrando i denti, nascondendoli o facendo qualunque altro tipo di sforzo, non c'era verso che dal mio viso uscisse un vero e proprio sorriso, che avrebbe soddisfatto Nick.
Mi conosceva fin troppo bene, e si sarebbe subito accorto di quanto fossi turbata, e fui quasi tentata di dargli buca io questa volta, ma non potevo, non volevo.
La seconda grande brutta sorpresa della giornata, oltre al simpatico colloquio manesco con Britney, arrivò proprio quando entrai nello Starbucks e non ci trovai Nick dentro. Non c'era traccia del mio migliore amico, né nella caffetteria, né appena fuori. Eppure ero abbastanza convinta che lo avrei trovato lì, dato che ero già in ritardo io di dieci minuti.
Presi un caffè e mi sedetti su uno dei tavolini più vicini alla finestra per tenere d'occhio la strada, ma lui non arrivava mai. Evidentemente, non aveva trovato il modo di dare buca a Britney per uscire con me.
Quell'idea mi irritava a morte, e neanche io sapevo così bene perché. Sbuffai e presi il mio caffè ancora mezzo pieno per tornare a casa, okay stavolta non l'avrebbe passata liscia e non sarebbe bastato uno sguardo tenero per farmi passare la rabbia che avevo dentro.
E non era solo per Nick che ero arrabbiata, in quel momento tutti gli eventi di quella mattinata mi stavano tornando in mente e non facevo altro che darmi della stupida. Perché diavolo non avevo reagito? Perché avevo lasciato che Britney mi trattasse così? Di sicuro non ero una di quelle persone che risponde alla violenza con altra violenza. Però non sarei neanche dovuta stare lì a lasciarmi schiaffeggiare, anche se ero talmente stupita dalla cattiveria di quella ragazza che non riuscivo a pensare di reagire.
«Sono a casa» gridai per farmi sentire da mia madre mentre aprivo la porta, la chiusi alle mie spalle e sentii dei passi raggiungermi dalla cucina.
«Kim, finalmente! Ti sto aspettando a casa da venti minuti.» Nick mi stava davanti a braccia conserte e con espressione preoccupata ma anche irritata. «Così non avevi tempo per venire da Starbucks con me, ma da sola ci sei potuta andare?» chiese lui guardando il bicchiere che avevo in mano, con tono inquisitorio.
«Eh? cosa stai dicendo?» Ma che cosa aveva? Che cos'era, una sua tattica per farmi passare dalla parte del torto? Era stato lui a darmi buca fino a prova contraria.
«Britney a scuola mi ha ridato la mia dog tag e io le ho chiesto come mai ce l'avesse lei, dato che l'avevo data a te come garanzia che mi presentassi, questo pomeriggio» iniziò a spiegare Nick. «Ovviamente, si è arrabbiata perché sarei dovuto uscire con lei, ma ho preferito vedere te. Ma quando si è calmata mi ha detto che le hai chiesto di darmi la dog tag e di dirmi che non saresti potuta essere alla caffetteria oggi pomeriggio» terminò lui guardandomi.
Oh, era questo che gli aveva detto Britney? Piano brillante, molto ben architettato devo dire. Brava Britney, non avevo messo in conto che fosse anche bugiarda oltre che cattiva e perfida. Adesso lo sapevo però.
Ma non mi restava che assecondare la sua teoria perché logicamente, non avrei potuto dire così a Nick su due piedi "No guarda che la dogtag me l'ha strappata dal collo la tua amata fidanzata dopo avermi dato uno schiaffo, per gelosia". Strinsi i denti e annuii.
«Si è vero, Delilah aveva bisogno di me, scusami. Siamo uscite, doveva parlarmi.» mi inventai d'un tratto e ringraziai il cielo che mia cugina passasse sempre poco tempo in casa, e molto fuori. Neanche io sapevo cosa faceva precisamente, ma a quanto avevo capito faceva lunghe passeggiate per starsene da sola.
«E dove è lei adesso?» continuò lui con il suo interrogatorio.
«E’ voluta rimanere da sola per un po'.» spiegai trovando un tono convincente.
Mi dispiaceva mentire e mi dispiaceva anche tirare in ballo Delilah, ma era la mia ultima spiaggia.
«D’accordo» Nick sospirò in segno di resa e annuii. «Però possiamo stare un po' insieme adesso,giusto?» chiese sorridendomi.
Cercai di ricambiare quel sorriso anche se non mi riuscii affatto bene e mi buttai sul divano mormorando un «Certamente.»
Lui mi guardò con fare sospettoso, e avvicinò il suo viso al mio. «Stai bene?» chiese guardandomi dritta negli occhi. Per un momento, i suoi stupendi occhi nocciola che fissavano così intensamente i miei mi tolsero il fiato, ma poi si riallontanò e potei riprendere a respirare a pieni polmoni.
«Sì, sì, tutto bene.» dissi.
«Sicura?»
«Certo.» ribadii annuendo.
«Kimberly, ti conosco da quando giocavi con le bambole e mi costringevi a fare Ken per la tua barbie, capisco quando qualcosa non va. Avanti parla.» disse lui con tono apprensivo cingendomi le spalle con un braccio. Non resistetti e posai il capo sul suo petto sospirando.
«Non ti costringevo Nick, la verità è che mentre tutti i tuoi coetanei giocavano a pallone con i loro amici tu preferivi giocare con le bambole, ammettilo» tentai di sviare il discorso ridendo piano mentre lui mi accarezzava i capelli.
Lo sentii ridere piano e lasciarmi un bacio su di essi. «Le bambole erano solo una scusa per poter stare con te, eri più intelligente di qualunque mio altro amico maschio, mi sono sempre trovato benissimo con te, lo sai» disse lui, e anche se non lo guardavo potevo percepire il suo sorriso.
Sorrisi anche io istintivamente e alzai lo sguardo per incrociare di nuovo i suoi occhi. «E anche io lo sai. Se non ti ho ancora scaricato un motivo ci sarà» dissi accennando una risata.
«Oh e pensi che ti dovrei ringraziare per non avermi ancora scaricato?» domandò lui divertito.
«Forse. A volte sai essere davvero insopportabile Nicholas» dissi punzecchiandolo e lasciandogli un pizzicotto sul fianco.
«Ahi! Non è vero, sono adorabile» ribatté lui con un tono finto e offeso.
«Non è vero hai una mare di difetti» replicai dandogli un'altro pizzicotto.
«Beh e tu sei violenta. E quali sarebbero questi difetti?» chiese ancora tentando di nascondere il suo tono divertito.
«Mhh, sei ritardatario, alla mattina presto sei la persona più scontrosa dell'universo, se perdi a qualche cosa anche al gioco più stupido del mondo ti arrabbi come se ti avessero appena investito il cane e…»
«Ehy non mi toccare Elvis.» mi interruppe lui ridendo.
«E quando hai una chitarra in mano se qualcuno ti chiama e ti distrae dal tuo lavoro gli ringhi addosso.» terminai ignorando la sua interruzione e poi risi.
«Avanti lo sai che prendo molto seriamente la musica» mi spiegò lui sorridendo.
«E io sostengo questa tua passione, sono la tua fan numero uno lo sai» replicai ridendo. Adoravo la musica di Nick, i suoi testi, la sua voce. Forse ero di parte, ma era davvero un bravo musicista. Peccato che fosse sconosciuto al mondo però, beh non sapevano quello che si perdevano.
«Certo Kim. Ma... siamo sicuri che stai bene?» riprese inaspettatamente il discorso primario e io mi lasciai sfuggire un sospiro.
«Ma sì tranquillo è solo che... Delilah mi preoccupa.» dissi. Beh, mezza verità. Meglio di nulla.
«Oh è per questo? e perché?» domandò lui.
«Beh ecco sta sempre da sola, è sempre sulle sue. E in più la litigata con Joe l’ha ammutolita ancora di più, se è possibile» spiegai.
«Si dovrà ambientare, sta’ tranquilla. E per quanto riguarda lei e Joseph... sono così divertenti, lasciali litigare, sono uno spasso!» disse Nick ridendo all'ultima frase.
Scossi la testa sorridendo e gli diedi l'ennesimo pizzicotto. «Sei un proprio uno stupido» dissi facendo una smorfia divertita.
***
ed eccoci qua con il settimo capitolo della storia :3 questo è leggermente più lungo dei soliti,ma i dialoghi dominano la narrazione,quindi speriamo comunque che non vi annoi.
Per una delle due scrittrici,scrivere questo capitolo è stata una vera sofferenza. In primis perchè non aveva ispirazione e poi perchè quando finalmente lo aveva praticamente finito,quel simpaticano del suo portatile gli ha cancellato tutto HAHAH viva la sfiga u.u comunque,speriamo davvero che vi piaccia,ci stiamo davvero impegnando con questa storia e vi anticipiamo che abbiamo gia programmato otto capitoli ricchi di eventi e di idee stupende *-* in due,abbiamo visto,non manca mai l'argomentazione su cui stendere il capitolo. Speriamo che apprezziate il nostro lavoro (: Grazie a tutti i recensori,vi incitiamo a recensire se leggete,sempre,qualcunque cosa vogliate dire c.c ci fanno venire voglia di scrivere all'infinito. Ok,grazie a tutti vi amiamo alla prossima u_u
ps: se non recensite verrete perseguitate dalla maledizione *tisibloccailpceticancellatuttelecoseimportanti* HAHA adios u.u
                                                                                              
   
 
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