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Autore: La Lady    28/08/2011    0 recensioni
Il sesto anno di scuola nella pregiata Hogwarts sta per avere inizio. Ma una lettera cambierà presto il destino di una persona. Una nuova studentessa entrerà a far parte di una Casa portando con lei problemi, amicizie, domande, e cambiamenti.
*Storia ambientata al sesto anno di scuola con molte modifiche all'originale. Se Black fosse vivo, se Severus non dovesse uccidere Silente, se...*
Tutti i personaggi (salvo due) di questa fanfiction sono di proprietà di J.K.Rowling
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Il professor Snape passò l’intera notte a leggere ripetutamente il pezzo di pergamena stropicciato, le parole ogni volta nuove, sorprendenti ed impossibili.

Non poteva essere vero. No. Era un brutto scherzo di chissà quale mente malata.

Quando avrebbe scoperto il colpevole lì’avrebbe pagata, e cara. Bastava fare qualche ricerca, qualche domanda, e l’indirizzo di quella Jenson sarebbe spuntato fuori.

Faceva la spia per Silente da quasi vent’anni. In confronto a ciò era come andare a comprare il latte.

 

 

La stazione di King’s Cross era piena di bambini, adolescenti ed adulti. Bauli, gufi, gatti, persone… Era come camminare in un mercato, pieno di urla, dove ogni persona ti strattonava e spingeva da ogni parte.

Il binario 9 ¾ era descritto da tutti come un “ritrovo felice”, un grande treno rosso e nero diretto nel posto dove tutti i giovani maghi sognavano di andare.

I genitori, man mano che i loro figli salivano sul treno, salutavano felici e, per coloro che accompagnavano i pargoli per la prima volta, qualche lacrima felice faceva capolino dagli occhi.

Passò mezz’ora ed il treno iniziò a sbuffare per l’impazienza per poi partire piano piano verso Hogwarts.

Guardando dal finestrino la stazione allontanarsi sempre più una leggera angoscia prendeva lo stomaco. Sembrava come se tutto il colore e l’allegria avesse lasciato quel posto, con persone simili a fiammiferi immobili e solitari che scomparivano nel vapore.

Il Ragazzo che è Sopravvissuto, Hermione Granger e Ronald Weasley, erano rintanati nel solito scompartimento che per ben sei anni li accompagnava in quel viaggio. Hermione raccontava felice delle vacanze passate con i suoi genitori babbani senza dimenticare, però, la nostalgia per i suoi migliori amici. Ron guardava speranzoso la ragazza, intromettendosi ogni tanto per fare quelle domande idioti che solo i maghi purosangue che non hanno mai avuto a che fare con i babbani sanno fare. Harry raccontò, invece, delle sue meravigliose avventure a casa degli zii: la paura di sua zia e suo zio dopo aver saputo del padrino ricercato, i regali che facevano a suo cugino e le maree di volte che avrebbe preferito essere baciato da un Dissennatore piuttosto che passare un altro giorno in quelle mura.

Raccontò loro anche dei gufi che si scambiava con Felpato; il suo unico “parente” rimasto. Sirius Black viveva in ogni parte dell’Inghilterra, troppo ricercato per permettersi di sostare a lungo in qualche posto, persino a Grimmauld Place Numero 12.

Continuarono a parlare a lungo, mentre le distese verdi fuori dal finestrino annunciavano l’avvicinarsi dei confini della scuola.

Non si voltarono quando la porta dello scompartimento si aprì, credendo di trovare i grossi occhiali colorati di Luna o il faccione di Neville.

Invece una ragazza prese posto nel sedile libero, accanto a Harry, trascinando il suo baule, lo zaino ed il cane ai suoi piedi.

Nessuno parlò; almeno per i primi trenta secondi.

Non avevano mai visto quella ragazza, ed i tre ne avevano passate tante a scuola per considerarsi degli esperti.

Restarono semplicemente a guardarsi negli occhi, in silenzio, quando Hermione proferì:

-Il posto per i bagagli è sopra le cuccette.-

La giovane alzò un sopracciglio scuro ben curato ed ai due ragazzi ghiacchiò il sangue nelle vene.

-Ed a me cosa dovrebbe importare?-

Hermione rimase a bocca aperta. Non voleva essere scontrosa, soprattutto con qualcuno che non conosceva ma, nello stesso tempo, si sentiva stupidamente quasi “padrona” di quel piccolo pezzo di locomotiva.

-Lo spazio è ristretto e credo staresti più comoda senza tutti quei bagagli ai piedi.-

Se c’era una cosa che stupiva sempre Ron e Harry era l’assoluta capacità di Hermione di mantenere il sangue freddo nelle situazioni complicatie.

La ragazza sembrò pensarci su, carezzando la testa del cane seduto ai suoi piedi. Non aveva voglia di parlare, non aveva voglia di conoscere persone che avrebbe dovuto salutare forse entro un anno. Sbuffò, alzando lo sguardo alle griglie stracolme sopra le loro teste.

-Se metto anche il mio baule il quelle griglie arrugginite rischierò di uccidere qualcuno. Santa manna se reggono quel peso e, credetemi, non sono dell’umore per scegliere a chi dovrà cadere in testa-

La voce della ragazza era… Adorabile.

Fu così che il trio la definì quando ella ebbe elaborato la frase. Era armoniosa, come una cantante.

-E poi tra poco dovremo essere arrivati al castello. Nell’opuscolo che rilasciano alla stazione c’è scritto che il treno impiega tre ore, circa, per raggiungere la meta. Dovrebbe mancare poco.-

La giovane si voltò a guardare i compagni occasionali di cuccetta.

Sorrise, gli occhi scuri come la notte che cercavano di trasmettere un qualche briciolo di sentimento positivo.

Ma non ci riusciva. Si sforzava con tutta se stessa ma non ci riusciva.

Era la decima scuola in soli sei anni e conosceva così tanti nomi da poter scrivere un libro a riguardo. Aveva passato un anno a studiare un intero progetto scolastico da sola, su libri comprati con i suoi soldi, perché in quell’indecifrabile anno avrebbe studiato ciò che già aveva imparato l’anno precedente in un'altra scuola.

Era stufa.

Era arrivata persino a minacciare sua madre se non l’avesse mandata in una scuola per conseguire un attestato. Le mancavano solo due anni, due, e l’Inghilterra era la sua terra natale. Era altrettanto stufa di dover studiare con vari dizionari e traduttori da uno stato all’altro. Perché sua madre non poteva scegliere un altro lavoro? Perché non l’aveva abbandonata? Perché non l’aveva semplicemente data in custodia a qualche prozio, prononno, pro-chi-le-pare, purchè studiasse decentemente l’arte della magia senza dover fare il baule ogni anno e, alle volte, dover lasciare la scuola entro la sua fine?

Si passò una mano sulla fronte per poi scendere sui lunghi capelli corvini che le arrivavano fino a metà spalle.

Era stufa, certo, ma quei tre ragazzi non avevano colpa della sua sfortuna.

Tornò a puntare i suoi occhi scuri sulle tre figure rinaste pietrificate, con strane espressioni, a guardarla.

Alzò di nuovo un sopracciglio.

-Beh, che sono quelle facce?-

Subito i tre si ripresero e si scambiarono dei falsi sorrisi.

“Si inizia bene” Pensò la giovane mentre tornava ad accarezzare la testa morbida del cane.

-Che carino… Cos’è?- Domandò Hermione curiosa, tentando un altro approccio.

-Un cane-

-Si, certo, dicevo di che razza si trattava- Ron mimò le parole “Si è sbagliata!” ad Harry con occhi sgranati.

-E’ un Border Collie, ha un anno.- La ragazza alzò lo sguardo posandolo sulla riccia, facendo un sorriso. –Scusate, non mi sono presentata. Purtroppo è la mia decima scuola e non sono mai dell’umore giusto il primo giorno. Mi chiamo Rose. LilyRose Jenson.-

La giovane tese la mano al gruppo, stringendo con vigore e sorridendo a tutti.

 

 

************************

Salve a tutti. Ero partita volendo scrivere l’ingresso a Hogwarts ma alla fine mi sono soffermata troppo sul treno.

E’ un capitolo un po’ corto, spero sia di vostro gradimento.

Ringrazio in anticipo chi ha la pazienza di leggere la fan fiction e, se vuole, di commentare, e per tutti coloro che l’hanno inserita nelle seguite/preferite.

Alla prossima.

   
 
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