-Severus,
ho una cosa da domandarti.-
La faccia di solito allegra del preside prese il posto dei freddi
mattoni del
camino del sotterraneo.
Un uomo col naso adunco stava comodamente seduto con un bicchere in
mano su una
poltrona, l'aria rilassata ma gli occhi neri assenti.
-Subito, Severus.-
"Accidenti a quel vecchiaccio!"
Un sorso veloce, ed il professore di pozioni della scuola di magia e
stregoneria di Hogwarts, finì il suo drink e si
incamminò verso il vecchio
gargoyle.
-Cosa c'è di così urgente, preside?-
Solitamente i professori rientravano nei rispettivi alloggi della
struttura una
settimana prima dell'inizio delle lezioni.
Fra compiti e pozioni da preparare, lista dei nuovi studenti, e auto
convincersi a non
ucciderne neppure uno
nell'anno a venire, Hogwarts riacquistava mano a mano il suo
colore.
-Siediti
figliolo, desideri un thè?-
Se
c’è una cosa che Severus Snape odiava del preside
era sicuramente la sua folle
ed indiscussa passione per il thè ed altri dolcetti vari da
diabetici.
-No
preside, aveva urgenza di vedermi?-
Silente
camminò piano dietro la scrivania in mogano, le mani
congiunte dietro la
schiena per scomparire, poi, nei lunghi capelli argentati.
-Sinceramente,
Severus, non ho la più pallida idea su come iniziare questa
nostra discussione.
Sicuro di non volere una tazza di thè?-
Severus
Snape alzò il sopracciglio sinistro.
Era
abituato ai suoi cambi di umore frequenti, alle sue
originalità, ed i suoi
ordini di suicidio zuccherati per bene con il rimorso di Lily Evans, ma
quella
sera non era proprio in vena di quelle storie. Che arrivasse subito al
nocciolo
della questione. Il giorno dopo sarebbero arrivati gli studenti, santo
Merlino
se avesse dormito almeno tre ore quella notte!
-Va
bene figliolo, allora sarà il caso di iniziare dal principio-
Il
preside sciolse l’intreccio delle sue mani per portarle a
scostare la grande
sedia imbottita, sedersi, per poi avvicinarsi al legno e congiungere le
sue
mani appoggiando i gomiti.
-Ti
ricordi il tuo ingresso fra i Mangiamorte?-
Entrambi
i sopraccigli dell’uomo di alzarono ma non c’era
stupore nei suoi occhi, solo
una pesante consapevolezza:
Quel
vecchio pazzo aveva bisogno di compagnia e sembrava divertirsi a
chiamarlo per
ogni singola cosa. Tanto valeva attaccarsi direttamente alla bottiglia
di vino
elfico e sprofondare nella poltrona. Il mal di testa sarebbe stato
manna
confronto a quello strampalato dagli occhi nascosti dagli occhiali a
mezzaluna.
-Devo
prioprio?-
-Il
punto è, Severus, che mi è arrivata una strana
lettera da una certa Signora
Jenson che mi prega di accettare suo figlio a studiare in questa
scuola.- Il
preside prese da un cassettino della scrivania una pergamena sgualcita,
segno
che la carta era stata letta più volte prima di essere
spedita.
-Cosa
dovrebbe interessare a me questa cosa, di grazia?-
Severus
non riusciva a capire. Chi era questa Jenson? E cosa collegava il suo
nome ai
Mangiamorte?
-Come
festeggiavano i seguaci di Voldemort le loro vittorie o
l’entrata di un nuovo membro
nei seguaci?-
-Forse
marchiandoli a fuoco sul braccio sinistro?-
Snape
era già stufo della conversazione ed altrettanto convinto
che ciò era solo l’inizio.
Il
preside srotolò la pergamena, rileggendo silenziosamente le
parole che
nascondeva.
-Mio
fratello amava raccontarmi degli strampalati ragazzi che erano soliti
frequentare
il suo locale.- Gli occhi azzurri di Silente trafissero i pozzi neri
del
professore –Sottolineava sempre i nomi degli ultimi studenti
che lasciavano la
scuola e che andavano a brindare a dei “lieti
eventi”.-
Severus
strinse i punto sotto il mantello. Chiuse gli occhi, non volendo
ricordare quel
passato che tanto vorrebbe cancellare, incapace di accettare quella sua
debolezza,
incapace di accettare la sua perdita.
-Eri,
e sei tutt’ora, un mago straordinario Severus, e giustamente
Voldemort ha dato
carta bianca per la tua “iniziazione”.
L’uomo
dai capelli corvini si agitò sulla poltrona, strofinandosi
senza pensare l’avambraccio
dove regnava il suo peccato.
-Non
ho mai detto di essere astemio Albus, e credo che tu ne abbia la
certezza visto
che pranziamo e ceniamo tutti alla stessa tavola. Ora, se vuoi
scusarmi, vorrei
sapere a cosa devo questo momento dei “ricordi
andati”.-
Non
voleva essere così tagliente col preside, non dopo tutto
ciò che aveva fatto
per lui. Come salvarlo dal bacio certo dei Dissennatori. O farlo
sentire una
merda tutte le volte che tirava in ballo gli occhi di Lily, la sua Lily, sul volto del giovane Potter.
-Eri
ubriaco Severus.-
La
voce del preside era lieve, quasi un silenzioso, maledetto, frustrante,
sussurro.
Snape
sgranò gli occhi, incapace di contenere ancora per molto la
sua buona volontà
di professore competente per lasciare il posto alla sua bastardaggine.
Non
che ci volesse molto, per quella.
-Albus-
Il giovane uomo si passò una mano fra i capelli corvini,
scompigliandoli sul
volto –Ti pregherei di arrivare al dunque e di dirmi per cosa
mi hai chiamato.
Ho forse urlato a tutti i segreti del’ordine? Ho
deliberatamente dato sfogo ai
miei segreti? Ho dato un Eccellente a Potter in pozioni?-
Il
preside sorrise, cosa che faceva sempre infuriare il giovane mago. Cosa
aveva
sempre da sorridere? Cosa, cosa?! Lui, Severus Snape, ex mangiamorte,
professore obbligato ad insegnare pozioni per ben undici anni quando,
per quest’ultimi,
ha sempre richiesto un’altra cattedra, spia di Silente
mandato nella tana delle
Serpi a rischiare la pelle due giorni si e l’altro pure.
Severus
cercò di rilassarsi. Era inutile arrabbiarsi con
quell’essere sorridente
davanti a lui, intento a scartare una caramella di qualche strambo
gusto.
-Oh,
forse Harry si meriterebbe qualche voto più
“gentile” da parte tua, caro
figliolo, si applica molto sai?-
Applicarsi?
Applicarsi Potter?! Il preside aveva perso il senno.
Il
giovane mago si alzò di scatto, i movimenti fluidi e sicuri
di se.
-Severus…-
-No
Albus, non sono in vena di banalità come queste nel giorno
prima del rientro
degli studenti. Ho già i miei problemi, il Signore Oscuro mi
convocherà
sicuramente domani, avrò un mal di testa da orchi e
scartoffie da firmare per
la mia Casa. Ora, se vuoi scusarmi, mi ritiro nelle mie stanze.-
Ma
non fece più di due passi che le parole del vecchio preside
gli trapassarono l’anima,
bloccandolo con la mano destra sulla maniglia d’ottone della
porta, gli occhi
sgranati dalla sorpresa, dalla follia di quelle parole.
-Eri
ubriaco Severus, è normale che tu non ricordi niente. A
detta di Aberforth
quella sera bevesti molto… Troppo, e…-
-Non
ho avuto un padre nella mia infanzia e non me ne serve uno adesso Albus
quindi…-
-Ti
sei allontanato con una stupenda ragazza che sedeva a pochi tavoli
vicino a te
e sei tornato il giorno dopo nel pub credendo che fossero le tre di
notte-
“Questo
è un incubo. Deve essere un incubo”
Severus
era pietrificato. Una donna? Lui? Una donna che non fosse Lily?
-Alb…-
-Ho
visto perfettamente nei ricordi di mio fratello tre giorni fa, quando
è
arrivata questa lettera.- Il preside si alzò, andando
incontro al giovane alla
porta, impietrito per la notizia, indeciso se uccidere o no il preside,
se
stesso, Potter, o fare un omicidio di massa con tutta la scuola.
-Buona
notte figliolo.-
Il
preside mise in mano al giovane la pergamena consumata e lo spinse
delicatamente fuori dalla porta.
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Bene bene bene...
Dopo tanto ho deciso di scrivere una storia a capitoli. Non so cosa sia venuto fuori visto che non è mio solito rileggere prima di postare un testo, quindi cercate di capirmi :p
Presa da un caldo insopportabile e dai ragionamenti su questo splendido peronaggio (purtroppo non mio ma di proprietà di J.K. Rowling come tutto, o quasi, troverete in questa fic) è uscita fuori questa stramba fic.
Nuona lettura, spero che sia di vostro gradimento o, almeno, vi metta un briciolo di curiosità ^^