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Autore: unbrokenhurricane    28/08/2011    1 recensioni
Fa male anche solo pensarlo, ma quella notte, quella notte l’ho urlato, così forte da sentirmi i polmoni scoppiare ed il cuore stringermisi in gola. Pioveva. O forse erano solo lacrime? Non lo so, ma il cielo era talmente scuro. No, non posso piangere ancora, sento che potrei morire, sento che potrei piangere la mia stessa anima oggi. Ma ho così sonno. E allora cos’è, chi è che mi tiene ancora sveglia? Non la mia volontà, e nemmeno il mio amore per la vita. Non ho più amici, non ho più sogni. Sono vuota. Ed il mio bel viso circondato da lunghi e morbidi capelli dorati non possono più nascondere cosa provo, ormai non riesco più a fingere. Fingere di essere riuscita ad andare avanti, fingere di averlo dimenticato, fingere che nulla sia successo. Nessuno ha mai cercato di capire cosa provo, di sentire ciò che sento ogni giorno, ogni istante, attimo della mia esistenza.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il risveglio era la cosa più difficile da accettare. La bionda strinse a se le lenzuola coprendosi il viso sotto al cuscino. Non voleva aprire gli occhi ma anche quella mattina era costretta a farlo. Fuori pioveva, rimase in silenzio ad ascoltare le gocce di pioggia che si infrangevano sul vetro di quell'unica finestra trasformandosi in deboli rivoli d'acqua. Decise ti accettare la realtà. Scostò leggermente il cuscino dal volto e schiuse gli occhi osservando il cielo grigio di Leeds, le soffici nuvole su cui da piccola sperava di poter salire. Si ricordò di quando suo padre le disse che, se ci credeva, avrebbe potuto toccare il cielo. Sentì il cuore stringersi ripensando al giorno di tanti anni fa in cui quell' uomo l'aveva presa per mano portandola fino all'altalena più bella del parco, la sistemò con cura intimandole di afferrare bene le catenelle laterali e subito dopo la spinse con tutta la forza che aveva. Continuò finchè non la vide, entusiasta, puntare un dito verso quell' infinita distesa celeste gridando di gioia. Ce l'aveva fatta, era riuscita a toccare il cielo. Quel pomeriggio rimase il più bello della sua vita perchè, per lei, la sua vita finì quel pomeriggio. Afferrò il cuscino cercando di trattenere le lacrime, doveva essere forte.
Forte.
Si tolse le coperte di dosso con un leggero movimento delle gambe, anche alla debole luce della mattina la sua pelle appariva perfetta. I capelli biondo cenere le ricadevano lungo la schiena, disegnando strane ondulature sopra le spalle. Si tolse delicatamente la t shirt grigia che era appartenuta a suo padre, ne repirò l'aroma di menta fresca che sembrava non svanirne mai per poi ripiegarla ed appoggiarla sopra il cuscino. Una volta alzatasi seguì con lo sguardo le bianche pareti della sua camera fino ad arrivare alla porta. La attraversò richiudendola dietro di se, attenta a non far rumore. Suo zio, nella camera accanto, dormiva ancora. Scese le scale tenendo premuta una mano contro il muro, il corridoio era immerso nel buio. Tutte le finestre erano chiuse, a lei non piaceva il sole e chi viveva in quella casa lo sapeva bene. Ma quella mattina la bionda ed il suo più grande nemico avevano deciso di gettare le armi e dare tregua al loro odio. La ragazza scostò le tende ad una ad una e rimase ad ammirare la bellezza della grande sala illuminata.
'Katherine' la bionda si girò lentamente sentendo pronunciare il suo nome, i suoi occhi color nocciola si posarono su una figura alta dall' aspetto curato, odorava di schiuma da barba e gel per capelli.
'Zio John, ho pensato che la casa sarebbe apparsa più confortevole se illuminata. Spero non ti dispiaccia' i due rimasero a guardarsi per pochi istanti, il volto dell' uomo visibilmente stupito.
'Ma certo che non mi dispiace, sono felice che finalmente tu ti sia decisa ad accettare ciò che è successo'
'Già. Mio padre è morto ed anche se continuassi a piangere per un altro anno, lui non tornerà'
Era passato un anno da quando la vita della bionda era diventata una prigione di dolore,le sue giornate passavano tra le lacrime e l'odore di menta degli indumenti del padre. Un anno da quando il suo mondo si era ridotto ad una stanza buia e silenziosa, quattro muri bianchi che ascoltavano i suoi lamenti e sussurravano al suo dolore promettendole protezione. Un anno, senza la luce del sole.
'No, lui non tornerà' gli occhi dello zio erano ora su una vecchia foto ingiallita.
Katherine conosceva a memoria quella diapositiva, c'erano suo padre, Philip Hills, e suo fratello John che le tenevano la mano sorridendo. John le indicava l' obbiettivo della macchinetta mentre l' altro le carezzava i capelli. Lui le mancava, ogni secondo. Ogni singolo attimo lei avrebbe voluto poter stringere ancora quella mano il più forte che poteva, avrebbe voluto ridere guardando quei suoi occhi azzurri come il cielo che le aveva fatto toccare.
'Voglio tornare a scuola' 
'Non ti preoccupa dover rivedere tutti quei volti che non rivedi da un anno?'
'Ho detto che voglio tornare a scuola ma non che voglio riprendere gli studi in quella scuola'
'Cosa intendi dire con questo?'
'Zio, voglio trasferirmi. Ricominciare tutto da capo' l'uomo si aspettava che un giorno la nipote avrebbe sentito il bisogno di cambiare, di dimenticare. Sospirarono entrambi, coscienti l' uno dei pensieri dell' altra.
'Dove hai intenzione di andare?'
'Londra'
John annuì mentre prendeva il suo portatile sistemato in un angolo del tavolo per poi lasciare Katherine sola nell' ampio salone.
  
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