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Autore: Herm735    29/08/2011    3 recensioni
“Credo che sia il momento opportuno per parlare della profezia.” [...] "Il suo cuore è puro, incontaminato. Dovrà affrontare un lungo viaggio, e alla fine la metà del suo cuore sarà con lei per sempre.” Aveva scoperto che avevano due possibili ipotesi su cosa significasse quella frase.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Ginny Weasley, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'WANTED'
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Prima parte di un doppio capitolo. Ci ho messo tanto a scriverlo, ma è come lo volevo. Più o meno. Ma il punto non è questo, perché l'importante non è quello che ne penso io ma quello che ne pensate voi. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno recensito il capitolo precedente e in particolare alla recensione chilometrica di Lights che mi ha incoraggiato molto. Buona lettura!





Quando si conosce la verità...


Una volta che Silente ebbe finito di stipulare il Voto Infrangibile tra Ginny ed Amanda, tornò verso la tenda in cui Piton e la McGranitt lo stavano aspettando.
“Non funzionerebbe. Non se fossero a più di cinquemila chilometri da qui.”
“Hai un'idea migliore?”
“Potremmo semplicemente...”
Silente entrò nella tenda, facendo cadere la conversazione.
“Immagino non abbiate trovato niente.”
“A dire il vero un modo ci sarebbe, ma l'incantesimo funziona solo ad una distanza inferiore ai cinquemila chilometri” lo informò Piton.
Silente sospirò. “Come si dice, tentar non nuoce.”

Harry afferrò il polso di Hermione, bloccandola mentre stava per incamminarsi verso il campo.
Lei si voltò, guardandolo negli occhi intensamente, aspettando.
“C'è una cosa che voglio chiederti. Pensavo di poter lasciar perdere, ma non ne sono capace. E so che da quando torneremo dentro al campo non potrò più farlo, quindi l'unico momento che ho è adesso.”
Hermione non capì bene cosa volesse chiederle, ma annuì comunque, incitandolo in quel modo a continuare.
“Ti sei mai pentita?” chiese in un sussurro.
Hermione non aveva idea di come rispondere, soprattutto perché non sapeva di cosa diavolo stesse parlando Harry.
Pentita di essere stata con lui per anni? Di aver accettato di sposarlo anche se le cose erano già cambiate? Si era pentita di aver lasciato il campo ed Harry molti anni prima?
La risposta era semplice e chiara. No.
No, non si era pentita di aver amato Harry, né di essere stata con lui per anni, così come non si era mai pentita di aver accettato di sposarlo. Perché quando lo aveva fatto, credeva davvero che le cose sarebbero andate meglio, che tutto si sarebbe sistemato.
Ma allo stesso modo non si era pentita di aver lasciato il campo. Non biasimava nessuno per quello che era successo, era solo accaduto che le cose erano cambiate.
Probabilmente, se Hermione avesse dovuto essere completamente sincera, avrebbe ammesso che Harry era cambiato. Che lei era cambiata. Non 'le cose'.
Le cose erano rimaste le stesse. La guerra, le fughe, il male. Loro però non erano gli stessi. Erano un po' più stanchi, un po' più grandi.
Si erano sentiti un po' più soli, già da molto tempo prima che Hermione lasciasse il campo.
Rimanere, avrebbe solo distrutto quello che ancora era rimasto loro.
Molte volte Hermione aveva sentito la mancanza di Harry, e viceversa. Molte volte aveva pensato di tornare indietro. Ma mai, neanche una sola volta, si era pentita di essersene andata.
Non poteva rimanere, perché Harry non era più il suo Harry. Il suo, che l'avrebbe seguita in mezzo al fuoco ad occhi chiusi, era stato sostituito da qualcuno che aveva preferito ascoltare Draco Malfoy.
Ma le stava bene. Harry aveva fatto le sue scelte. Ed Hermione aveva fatto le sue.
Nelle loro vite non c'era spazio per i rimpianti.
Però, aveva molte volte considerato di tornare indietro, perché sapeva che era solo un periodo.
Sapeva che sarebbe passato. Che le cose sarebbero potute aggiustarsi, un giorno. Come allo stesso modo sapeva che rimanere sarebbe servito solo a peggiorare le cose. Serviva ad entrambi un po' di tempo per ricordare ad ognuno le proprie priorità.
Ma quando c'è la guerra a nessuno viene concesso mai troppo tempo.
“Se ti riferisci all'essere stata insieme a te, no. Non mi sono mai pentita, Harry. Non dubitarne mai, neanche per un momento.”
Ed eccoli lì. A tentare di salvare il salvabile.
A cercare di capire perché agli altri era andata bene, mentre loro erano stati meno fortunati. O forse la fortuna c'entrava poco. Forse era mancato qualcosa. Però Harry non aveva idea di cosa.
“Cos'è andato storto?”
Il suo tono di voce era quello di un uomo che sta implorando per delle risposte. Ma Hermione ne aveva solo alcune.
Avrebbe voluto riuscire ad essere sincera. Invece strinse i denti per non far affiorare le lacrime e scosse leggermente la testa.
“Sono stato io? Ho fatto qualcosa per farti smettere di amarmi?”
Hermione si premette una mano contro gli occhi chiusi.
“No, Harry. Non sono stata io. Eri tu. Eri tu che avevi smesso di essere...te.”
Non sarebbe riuscita a spiegarlo meglio di così. Però ci provò lo stesso, quando vide lo sguardo confuso di Harry.
“Me ne sono andata, perché non volevo essere di intralcio. Non volevo essere come Malfoy, non volevo che i tuoi sentimenti per me ti facessero prendere decisioni sbagliate solo perché io credevo fossero giuste.”
“Hermione, affrontiamo la realtà. Quasi sempre le decisioni giuste sono quelle che prendi tu.”
Hermione si sforzò di ricambiare il sorriso triste di Harry, anche se non sembrava una battuta.
“Però mi dispiace. Mi dispiace di averti fatto pensare che potessi mai essere d'intralcio, Hermione, perché non è mai stato così. Al contrario, dopo che te ne sei andata, ho preso alcune decisioni di cui non vado molto fiero. Ho messo in pericolo diverse vite, tra le quali la mia, e non mi sono dato pace finché non ho saputo che eri al sicuro. Ero diventato l'ombra di me stesso. Poi...”
“Poi ti sei rialzato, Harry. Lo fai sempre.”
Ogni volta che aveva visto Harry rimanere ferito o deluso, lo aveva sempre visto riuscire a rimettere insieme ogni pezzo del suo mondo andato in frantumi.
“No. Poi ho imparato a nasconderlo.”
Hermione fu presa alla sprovvista. Non sapeva come rispondere a quello. Harry aveva detto di essere ancora innamorato di lei, ma Hermione l'aveva presa più come una rivelazione del momento, piuttosto che come una situazione stabile che non era mai cambiata durante i loro anni di lontananza.
“Harry...”
“No. Qualsiasi cosa tu stia per dire prima o poi mi spezzerà il cuore. Quindi non dire niente.”
Prese le mani di Hermione tra le sue.
“Non dirmi che una pozione mi ha distrutto. Non dirmi che mi hai cancellato. Non dirmi che ho distrutto l'unico futuro che ho mai desiderato. Non dire niente.”
Hermione provò con tutte le sue forze a tacere. Ma non ci riuscì, per quanto lo desiderasse.
“Ti ho amato così tanto Harry” sussurrò, mentre piccole gocce d'acqua riempivano i suoi occhi. “E ogni giorno pensavo di poter sopportare il fatto che tu non mi amassi più” gli confessò sommessamente.
Perché di quello si trattava. Quella era la verità.
“Tu eri sempre così distante, così immerso nella guerra, ed io...” ritirando velocemente una delle sue mani da quella di Harry si asciugò una lacrima solitaria. “Io ho provato per entrambi. Pensavo di riuscire a tener duro per entrambi. Finché ho capito che non c'era più niente per cui valesse la pena tener duro. Ho capito che tutto l'amore che ci era rimasto era...” cercò di deglutire il nodo che sentiva alla gola. “Era il mio.”
Non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo fino a quel momento. E le sue stesse parole stupirono molto anche se stessa, oltre che Harry.
“Era il mio” sussurrò di nuovo, allontanandosi da lui di un passo e asciugando qualcuna delle proprie lacrime. “Non c'è semplicemente qualcosa che è andato storto. Sono state diverse cose che, contemporaneamente, hanno iniziato a crollare. Stava scoppiando un'altra guerra, ed io non credevo sarei riuscita a sopportarla, e tu eri sempre immerso nel tuo lavoro e non mi davi più ascolto, non ti fidavi più di me, e anche se non volevo crederci ho trovato solo un motivo Harry. Che non volessi più me. Così me ne sono andata. Per non continuare a fare del male ad entrambi. Sei stato tu a lasciarmi, Harry. Io me ne sono solo andata.”
Hermione ricordò quel mese, i trenta giorni tra la conferenza stampa con cui Harry aveva rivelato l'esistenza del Mondo Magico ai babbani e l'attentato a Grimmuld Place. Quei trenta giorni in cui aveva vissuto con uno sconosciuto. Aveva vissuto con qualcuno che tornava a casa così tardi la sera che la trovava già a letto, e lei faceva finta di dormire. Qualcuno che la mattina la salutava appena e subito tornava in ufficio.
Era stata lei ad andarsene. Ma non era stata lei a chiudere.
Harry scosse energicamente la testa.
“Come puoi anche solo pensare qualcosa del genere? Hermione” afferrò nuovamente le sue mani con decisione “non ho mai, neanche per un momento, smesso di amarti esattamente come ti amo adesso, come ti ho amato per anni.”
Hermione lo guardò con un misto di tenerezza e malinconia negli occhi.
“Le parole non bastano, Harry. Avresti dovuto riuscire a dimostrarmi che fosse vero molto tempo fa.”
Per la seconda volta si allontanò da lui. Si voltò, iniziando di nuovo a camminare in direzione del campo.
“Ah, ma è facile per te, non è così?” chiese, la sua voce intrisa di sarcasmo. “Una pozione ha fatto tutto il lavoro sporco. Un sorso e bam, niente più Harry. Niente più sofferenza. Al suo posto, nient'altro che...niente.”
Hermione tornò di scatto indietro, fermandosi ad un centimetro da Harry e guardandolo con rabbia e indignazione.
“Non provarci! Non provare a sminuire il mio dolore Harry” cercò di calmare il tono della propria voce. “Ho promesso a me stessa che non avrei mai permesso a nessuno di far sembrare il mio amore come aria, come se fosse niente. E ho mantenuto quella promessa, Harry. Io ne ho sempre sentito il peso, ogni giorno” le parole uscivano ora dalle sue labbra, urtando contro i denti stretti in una morsa d'acciaio. “Non è stato facile, non lo è stato amarti ogni giorno e provare a dimenticarti per poi essere intrappolata qui con te a fingere che non m'importi, a fingere che non ti abbia amato per ogni giorno, a fingere davanti a tutto il resto del mondo e davanti a te che non ti ami ancora. Non è facile. Però lo faccio. Perché è l'unico modo che ho per continuare a vivere.”
Si allontanò di qualche centimetro e riprese a parlare normalmente, senza più digrignare i denti.
“E non sarà facile, ma continuerò a farlo. Facciamo le nostre scelte, Harry. Ma la parte difficile non è quella, non è prendere una decisione. La parte difficile è quello che viene dopo. È convivere con quello che abbiamo scelto. La parte difficile è conoscere la verità e scegliere una bugia. Perché non ho alcuna intenzione di perdonarti Harry.”
Non l'avrebbe fatto.
Non avrebbe commesso un'altra volta il suo errore. Non ci sarebbe ricascata.
Non sarebbe tornata sui suoi passi. Perché amare Harry era stata l'esperienza più incredibile della sua vita. Ma ricordava fin troppo bene il dolore seguente a quel periodo.
E sapeva, purtroppo, che quel dolore sarebbe tornato di nuovo. Perché lei era condannata a una vita da immortale. Mentre Harry, che avesse voluto o no, un giorno se ne sarebbe andato.
Non poteva essere di nuovo distrutta, essere di nuovo lasciata sola da Harry.
Per questo avrebbe continuato a vivere dentro la finzione.

“Oh...mio...Dio...” sussurrò la McGranitt vedendo i due giovani a un centinaio di metri da loro e dal campo.
“Confesso che ero convinto che quello stupido incantesimo non avesse funzionato” confessò Piton altrettanto sottovoce.
Silente, senza aggiungere altro si incamminò verso i due giovani.
“Hermione!” chiamò quando fu abbastanza vicino per non dover urlare. “Harry.”
Poi si bloccò di colpo, quando capì che stavano per interrompere qualcosa di apparentemente molto importante.
“Vorrei poter tornare indietro e cancellare tutti i miei errori” sussurrò Harry, in modo che solo Hermione potesse sentirlo.
Lei scosse la testa.
“Cancellare gli errori non servirebbe a niente. Gli errori ci insegnano a non sbagliare ancora nelle stesse cose. Dovremmo, invece, imparare da tutti quelli che abbiamo commesso senza mai dimenticare.”
Harry inspirò ed espirò molto lentamente.
“Hai ragione. Gli errori ci insegnano molto. Il problema è per quegli errori che non sappiamo come farci perdonare.”
Hermione annuì e gli sorrise. Un sorriso piccolo, ma dolce.
“Il vero problema è per quegli errori che non potranno mai essere perdonati” si rese improvvisamente conto Harry.
Hermione non sarebbe mai più potuta tornare con lui, perché adesso era immortale. Le scelte che entrambi avevano fatto, l'avevano portata a bere quella pozione. E non avrebbero mai avuto la loro seconda occasione. Era troppo tardi.
Perché Harry aveva imparato dai suoi errori. Non avrebbe permesso che Hermione si sentisse nuovamente poco amata. Però imparare era stato inutile, perché un giorno lui l'avrebbe lasciata di nuovo.
L'avrebbe lasciata a quel dolore che già una volta, per colpa sua, aveva dovuto affrontare.
Eppure non riusciva a darsi per vinto. Non riusciva a lasciarla andare.
Adesso conosceva la verità. Però, come aveva detto Hermione, li aveva condannati entrambi, molti anni prima, a vivere una bugia.
“Quando si conosce la verità non sempre le cose diventano più facili” lo avvertì Hermione.
Non riusciva a leggere i suoi pensieri, ma la maggior parte delle volte non aveva bisogno di farlo per sapere quello che Harry stava pensando.
“No, forse non diventano più facili. Però hanno più senso” la informò Harry.
Almeno adesso gli era concesso sapere che non era solo al mondo.
C'era qualcuno che lo amava.
E qualunque cosa fosse accaduta da lì in avanti, quella era la verità.
“Non smetterò di provare a convincerti.”
Hermione annuì. “D'accordo.”
In ogni caso, non se ne era mai illusa. Sapeva che Harry non avrebbe mai smesso di provare a riconquistarla.
Sapeva però che niente era cambiato. E che le cose sarebbero comunque state difficili. Anche da quel momento in poi. Anche quando conoscevano la verità.




Come ho detto, questa è solo la prima parte. A breve (spero) arriverà la seconda. A meno che l'ispirazione non mi faccia di nuovo uno dei suoi scherzetti...

Recensire richiede solo un minuto del vostro tempo. Ringrazio chiunque di voi si prenderà la briga di scrivermi due righe e farmi sapere la sua opinione. Grazie a tutti per aver letto il capitolo e un grazie particolare a chi segue la storia.
  
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