`•.¸¸.•´´¯`••._.• NOTE DELL’AUTORE `•.¸¸.•´´¯`••._.•
Mi
scuso per l'ennesimo ritardo, ma sto studiando per l'esame. (unitamente
al praticantato semi part-time da un geometra). Mi è piaciuto
molto scrivere questo capitolo, e spero che a voi piacerà
altrettanto leggerlo.
E' un passaggio importante per l'evolversi della trama, siamo dopo la
metà della effe effe e, all'incirca, direi che il Gran Finale
potrebbe aggirarsi attorno al capitolo 15 o 16, a seconda della mia
ispirazione.
Non voglio scrivere una Divina Commedia questa volta, credo di avervi abbastanza tediato con Destinty: Nel ricordo dei suoi occhi, con oltre trenta capitoli. ^^
Ho in progetto un restlyling completo della Effe Effe, scritta tra una pausa di studio e l'altra, o nelle ore tarde della sera. Ci sono molti errori che vorrei evitare, e mi scuso già ora di questo inconveniente.
Al momento NON ho un Beta Reader. Faccio tutto da sola. E credo si veda, ci sono molti errori ^^ Se c'è qualche volontario, alzi la mano! :D
Capitolo 9
Hogwarts
“La via più rapida per porre fine a una guerra è
quella di perderla.”
(George Orwell)
I giorni
che la separavano dalla partenza per Hogwarts trascorsero molto lentamente.
Lisan passò la maggior parte del suo tempo insieme a Gandalf nel giardino del
retro della Tana. Imparò discretamente a maneggiare il vecchio manico di scopa
dei Weasley e lo utilizzò per seguire Gandalf durante i suoi voli notturni.
Sembrava esserle profondamente grato per averlo liberato, ed ogni tanto faceva
ritorno nella sua camera da letto portandole in dono topi morti o bisce di
campagna.
Lisan
pensò spesso a sua madre. L’idea che migliaia di chilometri le separassero le
faceva male, ma era l’unico modo per mettere fine a quegli incidenti. Quello
era il suo mondo, era riuscita a trovare persone come lei che potessero
insegnarle a controllarsi. Si promise che, al termine dell’Addestramento,
sarebbe tornata negli Stati Uniti.
Infine, arrivò
la vigilia della partenza.
La signora
e il signor Weasley, insieme a Ginny, prepararono una deliziosa cena all’aperto
e trascorsero insieme la serata raccontando a Lisan divertenti aneddoti
risalenti alla loro esperienza scolastica. Tutti i maghi d’Inghilterra avevano
frequentato quella scuola, che godeva di un prestigio indescrivibile.
<<
Fai attenzione alle scale, cara. Cambiano spesso direzione.>> le disse la
signora Weasley, mentre servivano il dessert a base di Torta di Mele e Cornetti
Balzerini alla crema. Quest’ultimi sembravano comuni brioche farcite, ma
avevano la brutta abitudine di saltellare qua e là per la tavola. << A
seconda del giorno o del periodo della giornata, possono condurti in posti differenti.>>
<< E
dimenticati gli aggeggi babbani come i telefonetti
o i lettori musicali.>>
soggiunse Arthur Weasley, che sedeva a capotavola. << A Hogwarts non ne
avrai bisogno. Se ne hai voglia, ovviamente, potresti lasciarli alla Tana. Mi
occuperò personalmente di conservarli nel magazzino degli attrezzi.>>
<<
Oh, Arthur, smettila con questa storia!>> sbottò la signora Weasley.
<< Solo se ne ha voglia, Molly.>>
proseguì il marito, sulla difensiva. E tornò a rivolgersi a Lisan con una
strizzatina d’occhio. << Vedi, sono molto interessato al vostro mondo. Voialtri siete così pieni
di sorprese. Le automobili, poi, sono quelle che preferisco in assoluto! Harry
possiede due modelli di automobili molto costosi, ogni tanto mi porta a Londra
a fare un giro.>>
Harry. Dov’era finito? Come stava? Presto, in un modo o
nell’altro, l’avrebbe scoperto.
La cena si
protrasse fino a tardi. A mezzanotte la signora Weasley sparecchiò tavola con
un colpo di bacchetta e ordinò di andare tutti a dormire, perché l’indomani si
sarebbero dovuti svegliare presto. Nessuno le spiegò come avrebbero fatto a
raggiungere Hogwarts, ma Lisan aveva la pancia così piena e la testa
ciondolante dal sonno che preferì adagiarsi sulla sua brandina nella vecchia
camera di Ginny, addormentandosi quasi subito.
La
speranza che Harry Potter comparisse sulla soglia della Tana per accompagnarla
a Hogwarts si affievolì il mattino seguente, quando Hermione e Malfoy fecero il
loro puntuale ingresso in casa accompagnati da un Auror che Lisan non aveva mai
visto prima, che disse di chiamarsi Devin. Aveva l’aspetto di un ragazzino
appena uscito dalle superiori, un fisico minuto e parecchie lentiggini sul
naso.
<<
Normalmente gli studenti arrivano a Hogwarts in treno.>> le spiegò
Hermione, mentre Malfoy e Ginny la aiutavano a chiudere e imbustare tutti i
bagagli. Il giorno prima avevano chiuso tutti i vestiti, i libri di testo e gli
oggetti per la scuola di Lisan in un grosso baule consunto, che Malfoy trascinò
a fatica giù per le scale.
<<
Ma tu non sei una studentessa normale,
e viaggiare sull’Espresso comporterebbe il rischio di mettere a repentaglio la
vita di molti altri studenti. I Mangiamorte potrebbero rintracciarti, perciò
utilizzeremo delle scope volanti protette.>>
<<
Ginny mi ha insegnato a volare.>> disse orgogliosamente Lisan, ma in
risposta ottenne solo uno sguardo severo.
<<
Non avrebbe dovuto.>> sentenziò Hermione. << Fingerò di non aver
sentito. Viaggerai insieme a Malfoy. Io e Colbert vi faremo da scorta. Sei
pronta?>>
<< I
miei bagagli?>> strepitò Lisan. << E Gandalf?>>
<<
Gandalf dovrà restare in gabbia, temo. Lo porterai con te. I bagagli verranno
rimpiccioliti e trasportati nella mia borsa. Durante l’ultima trasvolata
abbiamo perduto un baule sui tetti di Birmingham. Non ci tengo a ripetere
l’esperienza.>>
Detto
fatto, giunse il momento di partire. Lisan costrinse a malincuore Gandalf ad
entrare nella gabbia. Abbracciò la signora Weasley e Ginny, strinse
calorosamente la mano al signor Weasley e ringraziò tutti per l’ospitalità,
promettendo di spedire settimanalmente lettere alla Tana.
Ginny,
mentre si salutavano, le aveva infilato un pacchetto incartato in una tasca, e
fece ben attenzione a non farsene accorgere dagli Auror.
Lisan salì
a bordo del manico di scopa intarsiato di Malfoy, gettando un’ultima occhiata
alla Tana. Malfoy e Ginny si scambiarono un freddo cenno di saluto.
<<
Ci vediamo a Hogwarts.>> sbottò Malfoy. << Quest’anno la Coppa sarà
nostra.>>
<< Speraci.>> replicò gelidamente
Ginny, le braccia conserte.
Ron,
com’era prevedibile, non si fece vedere. Era rinchiuso da almeno due giorni
nella sua stanza e non si era nemmeno degnato di salutarla.
I tre
manici di scopa decollarono e le figure dei Weasley sulla soglia di casa si
fecero sempre più piccole, fino a divenire tre minuscole macchiette inghiottite
nella semioscurità dell’alba. Il sole rossastro si stava levando dal Colle
dell’Ermellino, tingendo d’oro i versanti delle colline tutt’intorno.
Lisan si
strinse alla schiena di Malfoy per paura di precipitare nel vuoto. Al contrario
del vecchio manico di scopa dei Weasley, quelle avevano tutta l’aria di essere
delle Firebolt.
Viaggiarono
a lungo, mantenendosi in una serrata formazione, senza scambiarsi molte parole.
Nel primo pomeriggio atterrarono in un vasto campo deserto immerso nella
brughiera inglese e pranzarono con sandwich al tonno e Zuccotti di Zucca. Lisan
scoprì che l’incarto di Ginny nascondeva una confezione di Gelatine
Tuttigusti+1. Le gustò segretamente durante in volo nel tardo pomeriggio,
tenendo stretta a sé la gabbia di Gandalf.
Le
Firebolt iniziarono a diminuire di quota solo verso sera. Lisan, elettrizzata,
cercò di individuare nei dintorni una costruzione che le ricordasse una scuola,
ma l’unica presenza artificiale era un villaggio ammonticchiato vicino a un
grande lago nero, circondato da alte montagne innevate. Scesero maggiormente di
quota e Lisan notò che i tetti delle case erano tutti appuntiti, gli edifici in
legno e pietra stretti gli uno contro gli altri come un’antica borgata
medievale. Il cartello appeso su una staccionata recava la scritta “Hogsmeade”
Atterrarono
in un campo di patate nelle vicinanze di una vecchia stalla. Riposero le scope
dietro alcune balle di fieno e si affrettarono verso i vicoli del paese.
<<
Utilizzeremo un passaggio segreto.>> disse Hermione. << Niente
domande, per ora. La Preside McGranitt sarà lieta di fornirti tutte le
spiegazioni di cui hai bisogno.>>
Le strade
erano semideserte. Raggiunsero un vecchio casolare fatiscente, la cui insegna
cigolante sopra la porta diceva “Testa di
Porco”. All’interno regnava un odore di stantio.
<<
Siete in ritardo.>> sentenziò il vecchio barista dietro il bancone, che
aveva una volta barba bianca così lunga da essere fermata all’interno della
cintura.
<<
C’era un brutto temporale. Abbiamo dovuto virare verso Bristol.>> si
giustificò Hermione. << Notizie dal fronte,
Abertforth?>>
<<
Nessuna.>> fu la tetra risposta. << Gli uomini di Chandra hanno
setacciato a lungo i boschi attorno a Hogwarts, senza risultati.>>
Hermione
estrasse il baule in miniatura dalla borsa e lo riportò alle sue dimensioni
originali. Gandalf, all’interno della gabbia, emise un urlo stridulo e sbatté
forte le ali contro la grata.
<<
Aberforth Silente è un fidato collaboratore del Quartier Generale.>> le
disse Hermione, che le posò una mano sulla spalla. << Il nostro compito è
terminato. Da questo momento in poi la tua custodia è affidata alla Preside di
Hogwarts. Buona fortuna, Lisan.>> Diede un colpetto affettuoso alla
gabbia di Gandalf, per poi avviarsi verso l’uscita. Malfoy la seguì in
silenzio.
<< Vigilanza costante.>> disse
Abertforth a mo’ di saluto. << Professor Malfoy, la invito a farmi visita
durante l’anno scolastico.>>
I due
maghi avevano raggiunto l’uscita. Hermione si raccomandò un’ultima volta di
essere tenuta informata sul suo addestramento. Poi, dopo un ultimo cenno di saluto,
la porta si richiuse e Lisan si ritrovò sola in compagnia del vecchio mago, che
aveva tutta l’aria di odiare quella sua nuova veste da fidato collaboratore.
<<
Seguimi.>> borbottò, e la condusse attraverso uno stretto passaggio che
conduceva nel retrobottega. Era una stanza spoglia, l’unico addobbo era un
quadro dalla cornice in ottone appeso ad una parete. Al suo interno, abituata a
scrutare figure in movimento, non c’era stranamente nulla al di fuori di un
paesaggio campagnolo.
<<
Dovrebbe essere qui a momenti.>> disse Aberthfort Silente.
Ed
infatti, in quel momento, qualcosa nel dipinto cambiò: un gatto soriano
dall’espressione intelligente avanzò lungo il sentiero, percorrendo con passo
spedito la distanza che lo separava da Lisan. Che assurdità. Penso lei. Non
può certo uscire fuori dalla cornice! E invece fece molto di più. Quando il
gatto fu abbastanza vicino, la tela emise un cigolio ed iniziò ad aprirsi
scorrendo sui cardini incastonati nel muro, fino a rivelare un piccolo
passaggio buio. Il gatto soriano era lì, in carne ed ossa, ritto sulle zampe
posteriori.
<<
Buonasera, Preside McGranitt.>> Il vecchio mago si chinò in un profondo
inchino.
Dove un
attimo prima vi era il gatto soriano, Lisan notò la presenza di una strega. I
cerchi che l’animale aveva attorno agli occhi avevano la stessa forma dei suoi
occhiali a mezzaluna poggiati sul naso adunco. Era alta, il suo aspetto non più
giovane appariva solenne e severo.
<<
Buonasera, Preside.>> mormorò Lisan, insicura.
La
McGranitt la scrutò imperturbabile dalla testa ai piedi. Sotto il mantello
color verde bottiglia, la sua mano impugnava la bacchetta magica. << Mi
segua, signorina Rowles.>> disse, severa, e fece scomparire i suoi
bagagli nel nulla. << I suoi effetti personali verranno trasferiti nella
sua camera. La invito a lasciare il suo gufo qui. Il signor Abertforth si
occuperà personalmente di ricondurlo al castello.>>
Lisan la
seguì all’interno del buco del ritratto, che era così stretto da consentire a
stento il passaggio di un adulto.
<<
Il comandante Granger mi ha informata debitamente sui fatti. Capirà bene,
signorina Rowles, che la sua convocazione a Hogwarts rappresenta un’eccezione. Lei ha diciassette anni,
mentre gli studenti del primo anno ne hanno undici. Ho predisposto un piano che
le consenta di accedere al suo addestramento senza essere in alcun modo
riconosciuta. Il professor Malfoy le ha già accennato qualcosa?>>
Lisan
scosse il capo. << In effetti, no, signora Preside.>>
<<
Questo passaggio segreto è stato restaurato dopo la Seconda Guerra Magica,
durante la quale era stato completamente distrutto. Conduce direttamente nel
mio ufficio. Eseguirò un incantesimo trasfigurativo sul suo volto, signorina
Rowles. Dovrà sembrare un’undicenne, esattamente come tutti gli altri.>>
Lisan
annuì, ma le sue gambe si fecero più molli del previsto e dovette faticare per
starle dietro. Camminarono per dieci interminabili minuti, finché il passaggio
buio e stretto non sfociò in una stanza quadrata dove un enorme Gargoyle di
pietra piantonava l’unica uscita.
<<
Liquerizie Bollenti.>> disse la
McGranitt, e la bestia di bronzo scivolò pesantemente su un lato, lasciando
loro libera la strada.
Risalirono
una ripida scala a chiocciola adornata ai lati con splendidi arazzi antichi.
L’ufficio della Preside McGranitt era situato in un torrione. Era un ambiente
molto ampio, pieno zeppo di pesanti librerie stracolme di volumi. Alle spalle
della scrivania in legno massiccio, oltre una piccola rampa di scale, c’era un
grosso telescopio d’oro.
<<
Le ricordo che la sua presenza a Hogwarts non è vincolante. Il Ministero le
garantisce asilo politico ed un’adeguata protezione, ma di certo non la obbliga
a studiare. Se è venuta qui per riscaldare il banco, l’avviso fin da
subito che la scelta più saggia è fare ritorno a casa.>>
<<
Voglio padroneggiare al meglio i miei poteri magici, signora Preside.>>
<<
Mi chiami Professoressa.>> la esortò la McGranitt. Detto ciò, in modo
sbrigativo, sfoderò la bacchetta. << E’ pronta?>>
<<
Mi farà male?>> gemette Lisan.
<<
Non più del dovuto. Ora chiuda gli occhi.>>
Lisan
eseguì l’ordine e, con le gambe tremanti ed il fiato corto, rimase impalata sul
posto vicino alla scrivania della Preside in attesa che l’incantesimo compisse
il suo effetto. Subire un ringiovanimento
non doveva essere poi tanto male.
Sentì
la McGranitt pronunciare una formula a lei sconosciuta, e fin da subito una
sostanza umida simile alla gelatina entrò in contatto con la sua pelle. Non
volle aprire gli occhi per nessun motivo. Un prurito fastidio le invase la
faccia. Naso, orecchie, occhi e guance iniziarono a deformarsi lentamente,
senza che avvertisse il minimo dolore. Fu una sensazione assurda e magnificamente bizzarra.
<<
Dimentichi il suo vero nome, almeno per ora, d’ora in avanti a scuola lei acquisterà
il nome di Ashley Malfoy.>> le spiegò la McGranitt, che non sembrò
ammettere repliche. << Ho sparso la voce fra gli studenti del quinto anno
che una parente del nostro professore di Pozioni giungerà a Hogwarts. Come lei
ben saprà, non c’è modo migliore per diffondere una notizia. Tutti gli studenti
ormai saranno a conoscenza della sua storia e ciò le fornirà un’ottima
copertura.>>
Lisan
annuì, frastornata. Non aveva ancora avuto modo di guardarsi allo specchio. Si
tastò il volto con le mani, ma ad un primo contatto non notò nulla di
significativamente diverso nei suoi lineamenti.
La
McGranitt fece comparire dal nulla un minuscolo specchio portatile e glielo
porse con un gesto frettoloso. << Non c’è molto tempo, signorina Rowles.
Lo Smistamento inizierà a momenti. Indossi la sua divisa.>>
Ma
Lisan era troppo impegnata a scrutare il suo nuovo volto da undicenne per
prestarle la minima attenzione. Sollevò gli occhi da quell’assurda visione
solamente quando, pochi istanti più tardi, il pesante portone d’ingresso si
aprì cigolante e sulla soglia comparve la figura di un uomo avvolto in un
mantello blu pervinca. Aveva il naso adunco e ammaccato, piccoli occhi vitrei
ed una rada chioma di capelli color paglia spettinata. Avanzò zoppicando verso
la McGranitt, rivolgendole un cenno di saluto con il capo. La sua corporatura
robusta e ingobbita lo faceva rassomigliare ad un grosso pachiderma ferito.
<<
Il Professor Jones la accompagnerà alla Sala Grande.>> disse la
McGranitt.
Lisan
si cambiò nel ripostiglio dell’ufficio e, come un cane obbediente, seguì quello
strano individuo. Si ritrovò a passeggiare lungo bui corridoi di pietra al
fianco di quello strano individuo, che non disse una sola parola durante
l’intero tragitto. Discesero ben quattro rampe di scale, raggiungendo un atrio
quadrato dov’erano esposte decine di armature medievali. Grandi arazzi
pendevano dal soffitto, così alto da non intravederne la fine.
<<
Aspetti qui.>> borbottò il professor Jones. I suoi occhi rotearono
guardinghi su di lei, come se temesse che, da un momento all’altro, Lisan si
trasformasse in un’enorme lucertola squamosa e lo attaccasse alle spalle. <<
E, per cortesia, non si muova.>>
Lisan
lo vide sparire giù per una rampa di scale. Qualcosa, dentro di lei, si accese.
Fuoco vivo. Rabbia latente. Era stata sballottata come un misero pacco postale
da estranei che l’avevano etichettata come “La
pazza fuori controllo”, o “La
protetta del Ministero”. Che cos’era lei per la Preside? Un ordine da
rispettare, punto.
I
suoi pensieri vennero interrotti da un’altra figura. Stranamente, in quella
Scuola di Magia, il giovane uomo che le comparve dinnanzi aveva tutta l’aria di
una persona normale, di un giovanotto
facilmente individuabile fra le strade di Londra in attesa dell’autobus o fra
le vetrine di un centro commerciale. Era tarchiato e indossava un maglioncino
dal quale trapelava il colletto ordinato di una camicia. Alle sue spalle, l’eco
sordo di centinaia di passi che scalpicciavano lungo le antiche rampe di scale
di pietra. Nel giro di pochi istanti si ritrovò circondata da una calca di
studenti.
Il
loro vociare venne interrotto dall’uomo con il maglioncino, che levò in alto
una mano per farsi notare dalla folla. << Silenzio, per favore.>>
disse, con voce amichevole, sfoderando un sorriso cortese. << Il mio nome
è Neville Paciock, e sarò il vostro insegnante di Erbologia.>> Trasse un
sospiro, come se conoscesse quel discorso a memoria. << Vi ricordo che
non è permesso condurre all’interno del castello animali vietati dal Regolamento.
Potete portare con voi solo un gufo, un gatto un rospo. Alcuni passaggi sono al
momento in fase di ristrutturazione. Dopo lo Smistamento, il signor Gazza si
preoccuperà di fornirvi una mappa di Hogwarts per aiutarvi a raggiungere più
agevolmente le lezioni.>> Detto ciò colpì con la bacchetta il pesante
portone intarsiato alle sue spalle, che si spalancò mostrando loro la Sala
Grande. I racconti estasiati di Ginny non le facevano abbastanza giustizia: era
uno dei luoghi più incantevoli che Lisan avesse mai visto. Decine di centinaia
di candele aleggiavano a mezz’aria sopra quattro lunghi tavoli di legno,
attorno ai quali sedevano tutti gli studenti delle quattro case. In fondo, su
un palco di legno rialzato, c’era il tavolo degli Insegnanti preseduto dalla
Preside McGranitt. Al suo fianco una sedia vuota – probabilmente destinata al
professor Paciock. Tra gli insegnanti, seduta accanto all’ingobbito e burbero
professor Jones, c’era una figura femminile dai capelli rossi intenta a
chiacchierare allegramente con un enorme gigante barbuto.
Lisan
trasalì. Era Ginny Weasley.
<<
Da questa parte, prego!>> Neville la agguantò delicatamente per un
braccio, invitandola a proseguire nel corridoio lasciato libero dalle tavolate.
Il
loro ingresso aveva gettato la Sala Grande in un silenzio concitato.
In
fondo, di fronte agli sguardi del corpo docente, era stato sistemato uno
sgabello sul quale era adagiato un vecchio capello da mago dall’aria consunta.
Molti studenti lo guardarono con aria incuriosita e ammirata di chi la lunga a
riguardo, gustandosi con apparente divertimento le espressioni terrorizzate dei
ragazzi appena giunti al castello.
Neville
si schiarì la voce ed estrasse un foglio di pergamena ripiegato da una tasca
dei pantaloni. << Quando sentirete il vostro nome, recatevi allo
sgabello, per favore.>>
<<
Professor Paciock.>> lo interruppe la McGranitt. E indicò il vecchio
capello con un cenno eloquente del capo.
<<
Domando scusa, professoressa.>> Sembrava uno studente troppo cresciuto,
dall’aspetto giovane e un po’ impacciato. Si passò meccanicamente una mano
nella chioma di capelli castani. << Prima dell’inizio della Cerimonia
dello Smistamento, il Cappello Parlante – come ogni anno – ci riserverà la
Canzone di Apertura.>>
Il
vecchio capello, accompagnato da scrosci di applausi, si animò. Uno dei suoi
grossi strappi scuciti si aprì in uno smagliante sorriso.
Son
sogno,o son desto?
Il
mio animo è puro ed errante
Il
mio aspetto è consunto e modesto
E la
mia saggezza pura e danzante
Gli
anni oscuri sono ormai un ricordo
Pietra
su pietra Hogwarts è rinata
La
colpa fu di un mago malvagio ed ingorgo
La
cui sorte, in fortuna, fu beffata
Hogwarts,
Hogwarts, sempre più forte
Un
eco compatto e vociante
Le
bugie su questo sgabello han le gambe corte
Farò
di ognun di voi uno studente esemplar ed aitante
E’
forse Grifondoro il vostro futuro?
Culla
di cuor e coraggio
Di
talento e di animo puro
L’amicizia
per costoro sarà certo un vantaggio
O,
magari, Tassorosso,
dove
chi alberga è giusto e leale
la
cui costanza è infinita
ed
il duro lavor non è innaturale
Oppure
Corvonero, saggio e studioso
Talentuoso
e pronto di mente
Regna
sovrano e mai ozioso
Come
si confà a simil gente
Ultimo,
e non per importanza
C’è
Serpeverde, ragazzi miei
Tra
costoro ci sono amici in abbondanza
Studenti
astuti ed affatto babbei
Dunque,
venite senza paura
E
mettetemi in capo all’istante
Con
me sarete in mani sicure
Perché
io sono il Cappello Parlante!
Al
termine della Canzone ci fu un altro caloroso scroscio di applausi, poi il
professor Paciock levò la pergamena e iniziò l’appello degli studenti.
<<
ANDERSON Gillian.>>
Una
ragazzina dall’aria timida, con un grosso paio di occhiali spessi che le
incorniciavano il volto e i capelli tutti arruffati, avanzò goffamente e
sedette sullo sgabello. Paciock gli calò il capello parlante sulla testa,
lasciando intravedere solo la punta del suo naso.
<<
Serpeverde!>> strepitò il
cappello, dopo una lunga riflessione.
<<
Che strano.>> commentò un ragazzo alle spalle di Lisan, che aveva un
marcato accento irlandese. << I genitori di Gillian lavorano entrambi al
Ministero, e discendono da una famosa stirpe di Corvonero.>>
Lisan
si volse, e i suoi occhi di una delicata sfumatura violacea incrociarono i
suoi, a mandorla e sottili. Sotto la chioma corvina spettinata faceva capolino
un viso fine, quasi femmineo. Il suo tono era composto e garbato.
<<
Spero di andare a Grifondoro.>> proseguì, difilato. << Lì c’è stato
Harry Potter. Lui si che è diventato un grande mago.>>
Una
fitta profonda le accartocciò lo stomaco al ricordo di Harry. Ovviamente, non
avrebbe dovuto parlarne con anima viva. Perciò finse vago interesse annuendo
appena, e tornò a concentrarsi sullo Smistamento. ANNETH Jhoanne e BAILEY
Thomas erano stati assegnati ai Tassorosso.
<<
Come ti chiami?>> domandò il ragazzo dai lineamenti orientali.
Lisan
si volse. Sperò con tutto il cuore che si fosse rivolto a qualcun altro, ma con
suo tremendo stupore scoprì che stava guardando lei.
<<
Li… Ashley.>> bofonchiò, sentendosi un’idiota. << Ashley
Malfoy.>>
<<
GRIFONDORO!>> urlò in quell’istante il Cappello Parlante, facendola
trasalire. Ci fu un boato e grida festaiole dal tavolo scarlatto ad accogliere
il nuovo arrivato Richard Baker.
<<
Per tutti i Troll d’oltremanica!>> esclamò il ragazzo, e parecchie paia
di occhi fra i nuovi arrivati si posarono su Lisan. << Sei la cugina di
Draco Malfoy!>>
<<
Io… ecco… non ci tenevo molto a dirlo in giro, a dire il vero. Ma…>>
<<
E’ un onore conoscerti. Dico sul serio.>> Lui le agguantò una mano e la
strinse energicamente fra le sue. << Mi chiamo Kawanari Foster. Ma tutti
quanti mi chiamo Kyo. I miei nonni paterni sono giapponesi. Mio padre ha
lasciato Osaka e si è trasferito in Inghilterra per frequentare l’Università di
Medicina. Un Babbano come tanti,
penserai! Poi si è innamorato di una strega.>>
Parlava
a macchinetta e si chiese come facesse a riprendere fiato. << Tutti
quanti dicono che il professor Malfoy sia il degno erede di Piton. Lo
conoscerai senz’altro no? Un valoroso combattente della Seconda Guerra. Harry
Potter ha insistito perché gli facessero una statua, qui a Hogwarts.>>
<<
DAVIES Athena!>> chiamò il professor Paciock.
Una
ragazza bionda al fianco di Lisan, che aveva ascoltato di sottecchi la loro
conversazione, avanzò nella calca di mantelli e andò incontro al Cappello
Parlante.
<<
Serpeverde!>>
Lo
Smistamento proseguì a ritmo serrato, il numero di studenti del primo anno in
trepidante attesa diminuì velocemente.
<<
FOSTER Kawanari!>>
Al
ragazzino, che fino a quel momento aveva mostrato un piglio deciso e sicuro di
sé, sembrò svanire tutta la saccenteria dimostrata nei suoi discorsi. Divenne
pallido come un tovagliolo e, lentamente, avanzò verso lo sgabello come se ciò
rappresentasse un patibolo di morte. Sedette nervosamente e gli venne calato il
Cappello Parlante, che impiegò molto tempo per sancire la decisione. Lisan
sentì il cappello borbottare, indeciso sul da farsi. Infine, con un sospiro,
annunciò: << Serpeverde!>>
Kawanari
parve molto deluso e s’avviò avvilito verso i suoi nuovi compagni.
Dopo
di lui furono smistati tre Tassorosso, un Serpeverde e ben sette Grifondoro. In
quell’istante, sommerso dagli applausi dei Grifondoro per la nuova arrivata
McGeady Amanda, il professor Paciock si schiarì la voce e lanciò un’occhiata
intensa ai colleghi seduti al tavolo degli Insegnanti.
<<
MALFOY Ashley.>>
La
sua voce risuonò nel silenzio e tutto il vociare della Sala Grande scomparve
nel nulla, come se fosse stato risucchiato dal tasto “Off” di un telecomando.
Era
il suo turno. Anche se aveva diciassette anni e non si considerava una ragazzina da un bel pezzo, le sue gambe
faticarono a reggerla mentre si incamminava verso lo sgabello. I suoi occhi
indugiarono sui Professori: il gigante barbuto sembrava tifare per lei e le
strizzò l’occhio; Ginny sollevò di nascosto un pollice, come per
tranquillizzarla; Draco Malfoy, invece, stava rimirando attentamente gli
intarsi del calice di vino che sorreggeva in mano e se infischiò letteralmente
della sua sorte.
<<
Come sta Harry?>> le domandò il professor Paciock, sottovoce, mentre le
calava il cappello sulla testa.
<<
Non lo so.>> bofonchiò Lisan,
agitata. Il Cappello le copriva gli occhi e non riuscì a vedere più niente. Udì
solo una voce, sogghignante e profonda, che le penetrò nella testa.
<<
Mmm… difficile. Molto difficile.>>
sospirò il Cappello Parlante. << Erano
quasi sessant’anni che non avvertivo nulla di simile, Lisan. C’è talento quanto
basta per decidere in fretta la tua sorte. Ma…>> e s’interruppe,
emettendo un suono a metà tra una risata roca ed un colpo di tosse. <<… avverto uno “spaccamento”, come se una parte
di te fosse del tutto estranea dal resto. Come se possedessi due anime, Lisan.
E’ curioso, non trovi?>>
L’aveva
già smascherata. Come iniziò non fu dei migliori.
<<
Coraggio da vendere, vedo. E una
testolina niente male. C’è molta rabbia in te, Lisan. Voglia di riscatto e
ambizione in abbondanza, non v’è dubbio! Sì, ho deciso…>> E, più
forte, strepitò: << Serpeverde!>>
*°*°*°*°*
La
sua nuova dimora di Fell’s Church era poco più grossa di una roulotte da campo
ed aveva l’aspetto di una minuscola villetta decadente. Harry attraversò il
giardino incolto, sognando di trasferirsi stabilmente da qualche parte nel Kent
lontano da occhi e orecchie indiscrete. Invece era stato costretto a vivere in
quel cubicolo per due, interminabili settimane. Perlomeno la sua testa
completamente rasata, coperta a dovere da un cappello con la visiera dei
Blackburn Rovers, l’avrebbe aiutato a non essere riconosciuto.
Svuotò
le sue cose al piano di sopra, nella piccola stanzetta umida occupata solo da
un armadio, una scrivania, una piccola sedia e dal letto che pareva una branda
militare.
La
suoneria del telefonino interruppe i suoi pensieri e si ritrovò a tastare ogni
tasca della felpa per trovarlo. Maledetto
I-phone. << Pronto?>> mormorò Harry.
<<
Mi dispiace, Harry.>> disse Hermione dall’altra parte. << Voglio
dire, un po’ te la sei cercata.>>
<<
Ti ringrazio immensamente per il supporto morale.>>
<<
Non ti ho certo telefonato per rincarare la dose, stavo solo cercando di dirti
che trattare male il Ministro della Magia non è una mossa intelligente, ecco
tutto.>>
<<
Come procede al Quartier Genere?>> domandò Harry, che s’incastrò
l’I-phone tra la spalla e l’orecchio e vagò per la camera alla ricerca di un
attaccapanni.
<<
Stamattina siamo andati alla Tana, abbiamo prelevato Lisan e l’abbiamo portata
a Hogwarts. Scope volanti, mezzi non intercettabili. Neville mi ha appena
spedito un gufo: l’hanno smistata a Serpeverde.>>
Harry
soffocò una risata. << Chissà perché, ciò non mi sorprende
affatto.>>
<<
Per un po’ non dovremo preoccuparci di lei. E’ al sicuro e imparerà a
controllarsi. Nel frattempo, Harry, sai benissimo che non sei stato spedito a
Fell’s Church senza motivo. Se fossi in te, domattina, farei un salto alla
biblioteca.>>
Harry
trovò quel che stava cercando sotto il letto. Si rialzò goffamente e appese la
felpa nell’armadio, sollevando una coltre di polvere nell’aria.
<<
Qui è nata Bellatrix Lestrange. E qui, da
qualche parte, avrà lasciato di sicuro qualche indizio interessante sul suo
passato, che ci consentirà di capire dove si nasconde, o quantomeno cos’abbia
in mente. Conosco la prassi, Hermione. Fino a poco tempo fa, ero il tuo
comandante.>>
Dall’altra
parte si udì un sospiro sommesso. Poi l’Hermione
Orgogliosa tornò a farsi sentire prepotentemente nella sua voce altera. <<
Se fossi in te, eviterei in futuro di trattare in quel modo Kingsley. O ti
troverai senza lavoro.>>
<<
Non accadrà mai più, Herm. Ero stanco e nervoso.>>
<<
Preoccupato per Lisan, forse.>> soggiunse lei, con una punta di accidia.
<< Ti lascio al tuo lavoro. Sono sicura che ne avrai molto, viste le
condizioni in cui sarà la casa. E’ disabitata da oltre due anni. Ci abitava
Alarick Jones, prima che si trasferisse a Hogwarts.>>
<<
Quasimodo Jones?>> fece Harry
di rimando.
<<
Oh, Harry, piantala. E’ un ottimo insegnante di Difesa Contro le Arti
Oscure.>>
<<
Quand’è lucido e non farnetica di essere inseguito da Disennatori,
probabilmente.>>
<<
Ci sentiamo domani.>> tagliò corto lei. << Attendo notizie da
Fell’s Church.>>
<< Buonanotte, Hermione.>> mormorò Harry, ma scoprì che lei gli aveva appena attaccato il telefono in faccia.
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Un grazie enorme a Scar, la mia felicità di leggere le sue recensioni dopo così tanto tempo è paragonabile a quella del mio Harry di fronte ad un'automobile nuova.
Grazie a TopGunForever, come al solito, che mi sopporta. Grazie a PrincessCake, che non ha ancora letto la mia storia, nonostante ripeta ogni santo giorno che lo farà.
Grazie a LutherBlisset, un bacione alla mitica Argent e quei maledetti rincorri palloni che hanno deciso di scioperare, privandomi per una domenica della mia passione più grande.