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Autore: Samvise    30/04/2006    1 recensioni
In un futuro non molto lontane, Harry e company si ritrovano a riaffrontare le paure del passato...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ecco il secondo capitolo

Ecco il secondo capitolo. Spero che vi piaccia. Grazie a chi ha recensito il primo. Grazie mille! E’ la mia prima fan fiction, quindi mi va bene qualsiasi recensione (anche quelle poco positive)…

 

Tristi ricordi

 

Harry Potter correva a perdifiato, giù, per le scale. Lui era lì. Ne era sicuro. I Mangiamorte e i pochi rimasti dell’Ordine stavano lottando ai piani di sopra, e quindi volevano lo volevano proteggere. Sapevano che ora era vulnerabile. Dopo che Fanny ed Edvige avevano ucciso Nagini, Voldemort aveva perso definitivamente tutti i suoi Hocrux. Ora mancava solo lui, ed Harry desiderava incontrarlo, desiderava ucciderlo. Tutti i morti che aveva provocato, dai Dursley a Sirius, da Cedric a Silente, sarebbero stati vendicati. Quando raggiunse i sotterranei, dove un tempo insegnava il suo ex-professore Severus Piton, era sudato e stanco, e le gambe gli tremavano. Ma ciò non era dettato dalla stanchezza della corsa, ma da quello che gli si presentò davanti a lui. Lord Voldemort, Draco Malfoy, Peter Minus e Severus Piton gli sorridevano.

“Harry Potter! Finalmente, ti stavamo tutti aspettando. Ti sei fatto attendere, però” disse la ormai familiare voce fredda di Voldemort.

“Scusa per il ritardo, ma sapete, dovevo salvare il mondo, da te”.

Voldemort scoppiò a ridere, e a catena lo seguirono i suoi tre seguaci.

“Sei patetico, Potter! Patetico, come la tua convinzione di essere il solo a poter salvare il mondo. Un mondo, caro Harry, che ti ha voltato le spalle! Un mondo che ti ha portato via le persone che amavi”.

“Mi dispiace. Ma non ci cascherò, Tom”.

“Non chiamarmi con quel nome! Nessuno mi chiama con quel nome!” urlò infuriato Lord Voldemort.

Ma Harry parve non ascoltarlo.

“Non è stato il mondo a portarmi via le persone che amavo. Non è stato il mondo ad uccidere i miei genitori, Cedric, Sirius, Silente, Lupin, Tonks, Moody…i Dursley”.

“I Dursley! Tu li odiavi, Potter! Dovrebbero essere stati una liberazione!”.

Ma Harry continuava a parlare, ignorandolo. Mentre parlava la rabbia gli cresceva, mentre parlava non faceva che desiderare di vedere morto l’individuo spregevole che aveva davanti.

“Non è stato il mondo a portarmi via tutte quelle persone! Ma sei stato tu! Sei stato tu, Tom!”.

“Come osi? Come osi parlare così a me, all’Oscuro Signore. Come osi chiamarmi con quello sporco nome da babbano. Nessuno ha mai osato così tanto”.

“Nessuno…nessuno tranne Silente, a quanto ricordo”.

“Tu osi paragonarti a Silente? Patetici…patetico tu, patetico Silente a credere che mettendoti in testa queste folle idee un giorno potessi sconfiggermi. Io sono Lord Voldemort! Io sono il mago più potente al…”.

Ma le sue parole furono interrotte da una nuova entrata. Una ragazzina sedicenne, alta, coi capelli rossi.

“Ginny! Cosa…cosa ci fai tu qui? Non ci saranno mica qui anche…”.

“Ci sono tutti, Harry! Ci sono Ron, Hermione, Neville, Luna…siamo tutti qui! Credevi che ti avessimo lasciato affrontare Tu-Sai-Chi da solo?” rispose Ginny, affannata anche lei.

“Ginny Weasley! Ti ricordi di me?” domandò Voldemort alla ragazza.

Ginny lo guardò, spaventata.

“Oh, il tuo coraggio è già finito?” disse ancora Riddle, facendo cenno a Minus di bloccarla.

“Lasciatela stare!” gridò Harry, furioso.

“Mi dispiace, Potter! Ma vedrai cosa vuol dire sfidare Lord Voldemort, ancora una volta!” e con questo fece cenno a Peter di lasciarla andare.

“Crucio!” sibilò Voldemort, e Ginny cadde a terra, contorcendosi e strillando.

Harry cercò di aiutarla, ma fu bloccato da due braccia, che gli circondarono il collo.

“Bravo, Draco! Ottima mossa!” disse Voldemort, sorridente.

La cicatrice di Harry non aveva mai bruciato così forte. Strinse i denti, cercando di pensare solo a Ginny. Le sue urla sovrastavano qualsiasi suono nella stanza.

“Lasciami andare, Malfoy! Ho detto lasciami andare!” gridava Harry, dimenandosi, cercando di liberarsi dalla strette del ragazzo.

Non sapeva cosa era successo. Non sapeva perché si era ritrovato libero, ma non gliene importò. Si buttò su Voldemort, che rideva mentre guardava Ginny urlare. Quella visione aumentò ancora di più la rabbia che Harry teneva nel cuore.

Lord Voldemort sembrava non aver visto Harry lanciarsi verso di lui, perché dopo pochi minuti fu spinto contro la parete, e cadde a terra, svenuto.

“Draco! Che cosa hai fatto?” disse Piton, a occhi sbranati.

“Severus! Lascialo stare! E’ solo un ragazzo! Non è abituato a vedere tutto questo, non arrabbiarti con lui” disse Minus, cercando di difendere Malfoy.

Ma Piton era su tutte le furie.

“Cosa credevi di fare, lasciando andare Potter?”.

Draco sembrava ammutolito, incredulo, davanti a quello che aveva fatto. Lunghe gocce di sudore gli cadevano dalla fronte. Harry non l’aveva mai visto così spaventato.

Ma Piton sembrava non importarsene niente delle emozioni del ragazzo, perché gli puntò subito la bacchetta contro.

“Pagherai! Pagherai per quello che hai fatto!” urlò.

“Lascialo in pace!” urlò una voce.

Non era Minus, era Ginny.

“Draco ha soltanto capito che razza di creature spregevoli che siete tu e il tuo Oscuro Signore! Siete voi quelli patetici! Siete voi quelli che meritano di morire, non io, non Harry, non Draco!”.

“Sporca ragazzina! Non parlerai mai a più a me in questo modo!” disse Piton, puntando la bacchetta contro di lei.

“No!” esclamò Harry, buttandosi davanti a Ginny.

“No, Potter! Non ti metterai mai più in mezzo ai miei affari. Flamagrus!” gridò Piton, stampando una grossa X sanguinante sulla guancia di Harry. Cadde a terra, dolorante.

“Harry…ti amo” mormorò una voce.

Poi un'altra, molto più scura e inquietante gridò: “Avada Kedavra!”.

Un grosso tonfo. Qualcosa era caduta a terra. Harry alzò lo sguardo. Ginny, era lì, immobile, gli occhi al cielo. Era morta.

 

“Potter! Potter!” esclamò una voce, risvegliandolo.

Harry era su un letto, tutto sudato. Gli occhi sbarrati dal terrore. Una testa bionda, e due occhi azzurri lo fissavano. Prese gli occhiali, per mettere bene a fuoco.

“Draco?”.

  
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