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Autore: Samvise    29/04/2006    3 recensioni
In un futuro non molto lontane, Harry e company si ritrovano a riaffrontare le paure del passato...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nascita e morte

Nascita e morte

 

Severus Piton non era mai stato così felice. Ci aveva messo sette anni, da quando lui era caduto. Aveva cercato mille modi, e qualche giorno prima ne aveva trovato uno. Bastava averla, bastava trovarla. Ci aveva messo quasi tre giorni per trovare i sotterranei di quella scuola in cui una volta insegnava, ora ridotta a cumuli di macerie. Ma i sotterranei…i sotterranei erano intatti, e per fortuna anche lei. Ce l’aveva tra le mani, l’oggetto che aveva causato miriadi di morti nel mondo dei maghi e non. La bacchetta…la bacchetta di Voldemort.

 

Harry Potter si alzò preso quella mattina. Era fresco, riposato, e felice. Erano passati sette anni da quando era tutto finito, i sette anni più felici della sua vita. Si guardò allo specchio. Le cicatrici sulla faccia, segno della sua lunga battaglia contro Voldemort, stavano piano piano guarendo. Quella a forma di saetta, sulla fronte, era definitivamente sparita. Si vestì in fretta e si recò all’agenzia, a Diagon Alley. Lui e il suo socio avevano deciso di metterla lì, vicino ai Tiri Vispi Weasley, che per fortuna erano ancora sempre pieni di gente, gente che facilmente notava la loro attività. Ogni giorno Harry faceva lo stesso tragitto. Usciva di casa, da Private Drive n°4, dove un tempo abitavano i suoi zii, uccisi dalla bacchetta di Bellatrix Lastrange; poi andava a Diagon Alley, passava davanti al negozio di Fred e George, e finalmente l’aveva di fronte. Una grande insegna ivi era scritto: “P&P: Auror Privati”. Sorrise, pensando a quando il suo socio aveva bocciato l’idea di aggiungere in piccolo: “Il Ministero fa schifo!”. Aprì la porta, e fu subito investito da urla di gioia.

“Harry! Harry! Finalmente!” gridò Neville Paciok, il suo socio.

“Cosa succede, Neville? Abbiamo un nuovo caso? Ho ancora la schiena dolorante per quell’ultimo evaso di Azkaban! Quel diavolo di Ministero che non sa neanche tenere a bada i suoi prigionieri!”.

“No! No! Niente di tutto questo!” esclamò Neville, saltando, e trasportandolo al piano di sopra.

Il secondo piano consisteva in una grande stanza, piena di fogli di maghi oscuri ricercati. Quelli che non avevano ancora preso danzavano nelle foto, in assoluta libertà. Quelli che avevano spedito ad Azkaban, invece, piangevano afflitti, dietro le sbarre. Sopra le loro teste penzolavano una miriade di gufi, che in passato avevano portato messaggi di aiuto.

“Luna! Ma non li hai ancora mandati via questi uccellacci!” la rimproverò Harry, infuriato.

Ogni singolo gufo gli ricordava Edvige, morta, uccisa da Nagini.

“Cosa…Harry?” chiese Luna, la segretaria, distratta, mentre faceva capitombolo dall’ennesimo numero de Il Cavillo.

Suo padre era diventato miliardario, da quando si era scoperta l’esistenza degli Snorticoli Cornuti.

“Luna, dov’è la lettera, appena arrivata?” gli domandò Neville.

“Oh, quella! Che notizia fantastica! Quasi quanto quella dei Castorini Inflitti!”.

Harry scosse il capo. Ormai non sapeva più se crederlo o no.

Luna continuò: “Stavamo giusto aspettando te, Harry! Ah, vedo che sei arrivato…bene!” esclamò Luna, e gli porse una lettera.

Harry riconobbe subito la scrittura di Ron. Felice, aprì la lettera.

Cari Harry, Neville, e Luna

so che gli affari vanno bene, e che siete molto impegnati…ma il bambino sta per nascere. Qui ci sono già tutti…ce la fate a venire? Siamo al nostro ospedale.

Ronald Weasley

 

Una grande sorriso si stampò sulla faccia di Harry. Era tanto che non vedeva i suoi migliori amici, da quando erano intenti ad aprire il loro ospedale.

“Allora? Che aspettiamo?” disse, fremente, ai compagni.

Senza indugio, Neville e Luna si smaterializzarono, seguiti a ruota da Harry.

 

Severus Piton era tornato a casa, saltando di gioia. Da quando lui era caduto era stato costretto a rifugiarsi in una baracca abbandonata, poco lontana dal castello di quel vile traditore di Draco Malfoy. Non riusciva a sopportare di dover vivere lì, vicino a uno dei quattro vili (anche se nel mondo dei maghi li chiamavano eroi) che avevano causato la caduta dell’Oscuro Signore.

Ma ora quella vita stava per finire. Aveva trovato la sua bacchetta, e l’avrebbe fatto ritornare, come una fenice, come la fenice che aveva dato vita a quella bacchetta.

Preparò la Pozione Resuscitante, e aspettò che diventasse verde, e poi…poi lui sarebbe tornato, Voldemort sarebbe resuscitato.

 

CRACK!

Harry, Neville e Luna si smaterializzarono nell’ingresso dell’Ospedale Albus Percival Wulfric Brian Silente, per Purosangue, Mezzosangue, Maghinò e Babbani, chiaramente i Babbani che conoscevano il mondo della magia, costruito da Hermione e Ron. Harry ammirò quell’ampia sala, dove una miriade di Guaritori salivano e scendevano, pronti a dare una mano a chiunque. Quello era il frutto della lotta contro Voldemort, era la conseguenza che il male aveva provocato su lui e i suoi due migliori amici. Ron ed Hermione avevano iniziato a dare una mano ai feriti e alle famiglie che avevano perso i familiari, appena l’Oscuro Signore era stato annientato. Solo dopo qualche anno, dopo che si erano sposati, decisero di aiutare il mondo intero dei maghi.

Salirono in fretta all’ultimo piano, in sala parto. Ci trovarono Molly e Arthur, Bill e Fleur con il piccolo Remus, che aveva sei anni, Charlie, Percy, che aveva lasciato il Ministero della Magia per aprire l’ M.B.S.P. (Manufatti Babbani Senza Pericolo) con il padre, Fred e George, con i loro nuovi scintillanti giubbotti di pelle di drago, dovevano essere appena arrivati, Hagrid e gli ex-professori della Scuola di Magia e Stregoneria Hogwarts, ormai distrutta nell’ultima battaglia contro Voldemort, e il fratello di Silente, Aberforth, il barista della Testa di Porco. Con malincuore Harry notò la mancanza dei membri dell’Ordine, sterminati anch’essi sette anni prima.

Salutò subito tutti, con gioia, e chiese alla McGrannit come stavano andando i lavori per la Nuova Hogwarts.

“Abbiamo quasi finito! Presto nuovi maghi potranno venire a studiare da noi!” esclamò eccitata la professoressa.

“Allora, dove sono?” domandò Harry.

“Oh, sono nati!” esclamò una voce, familiare.

Madama Chips uscì da una stanza e, sempre con quel volto impassibile, disse: “Uno alla volta!”.

Ma nessuno l’ascoltò, probabilmente perché poi lei scoppiò a ridere e invitò tutti ad entrare.

Harry era rimasto un po’ intontito. Madama Chips aveva detto: “Sono nati?”.

Sul letto c’era un’Hermione Granger, sudata e stanca, con in braccio due gemelli, un maschio e una femmina. Ronald Weasley, li accarezzava, seduto accanto alla moglie.

Tutti corsero a salutarli e a dargli le congratulazioni.

“Allora, come li chiamerete?” domandò Hagrid, curioso.

“Oh, lui è il piccolo Sirius – disse Ron, strizzando l’occhio ad Harry – e lei è…Ginny”.

Tutta la stanza si ammutolì. Harry sapeva che tutti lo stavano guardando, ma abbassò il capo, e con una scusa scappò in bagno.

 

Si guardò ancora una volta allo specchio, mentre si lavava la faccia. Una croce ad X solcava la sua guancia destra, la cicatrice che gli aveva inflitto Severus Piton, prima di uccidere Ginny.

Era da sette anni che Harry aveva giurato vendetta. Aveva cercato Piton per tutti quegli anni, ma non era riuscito a trovarlo, era troppo furbo. Li aveva illusi tutti e ora si nascondeva da qualche parte del pianeta, facendo a credere a tutti di essere morti, compreso il Ministero della Magia, ed era soprattutto questa la causa principale che aveva indotto Harry a diventare Auror Privato.

Ma lui sapeva che non era morto…sapeva che Severus Piton era ancora vivo.

 

Uno scintillio verde si accese negli occhi di Piton. La pozione era pronta. Bastava solo buttare la bacchetta, e l’antica magia che aveva scoperto si sarebbe avverata, facendo ritornare l’Oscuro Signore, dopo sette anni.

“Ed ecco che il male ritorna!” esclamò, con un’espressione di pura follia, mentre gettava la bacchetta nel calderone.

 

“Noooooo!”.

Un grido risvegliò Harry dai suoi pensieri, e lo attirò fuori dal bagno.

Peter Minus, appena arrivato, affannato e terrorizzato, stringeva in mano un’Edizione Straordinaria della Gazzetta del Profeta.

Tutti i presenti se la passarono, sussultando ogni volta, mentre leggevano la tragica notizia.

“Cosa…?” mormorò Harry, mentre agguantava il giornale dalle mani di Percy, leggendo ad alta voce:

LA DIMORA DELL’EROE…DISTRUTTA

Pochi minuti fa ci è giunta la tragica notizia. Il castello di Draco Malfoy, uno dei quattro eroi che portò la caduta di Voi-Sapete-Chi, è stato trovato distrutto. Tutto il mondo dei maghi è in lutto, per il povero…

 

Harry non riusciva a crederci. Draco…morto? Sapeva chi l’aveva ucciso, sapeva chi aveva distrutto la sua casa.

Ad un tratto un forte dolore lo fece cadere a terra. Hermione mandò un gridolino di terrore.

“Harry! Harry!” sentì gridare, ma non gliene importò.

Il dolore era troppo…si precipitò di nuovo in bagno, lavandosi la faccia, come per cacciarlo via.

Piano piano il dolore si affievolì. Si guardò allo specchio. Una nuova cicatrice era comparsa sul suo viso. Una cicatrice molto familiare…a forma di saetta.

  
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