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Autore: gioTRAUMER    29/08/2011    5 recensioni
“Milano, settimana maschile. In carne ed ossa, Francisco Lachowski”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Surprise!”

Eccoci, ci risiamo. Seconda volta nella giornata in cui riesco a perdere il controllo della situazione, nonostante mezzanotte passata.
Piombò il silenzio assoluto nella stanza, ed Elena e Chace continuarono a fissarsi. La mia mente stava cercando di formulare qualcosa, una frase sensata, una spiegazione logica. Ma al momento, non c'era assolutamente nulla di logico.
Feci qualche sospiro, corrugando la fronte, cominciando a mordicchiarmi l'interno delle guance. Temevo che, da un momento all'altro, mi sarei potuta svegliare, e accorgermi del fatto che era solo un sogno, fantastico. Un bellissimo sogno. Ma al momento, se veramente ciò che stavo vivendo non era una forma di schizzofrenia, dovevo pensare a cavarmela.
“Elena, vorrei poterti dire qualcosa di sensato e schiarirti l'uragano di pensieri che hai nella testa in questo momento. Ma sono ubriaca, non trovo nulla di sensato o logico, e Chace Crawford è nel nostro salotto” sottolineai il nome del ragazzo, il quale fece una risata divertita sotto i baffi. Sì, penso che si stesse godendo quel momento come non mai. Elena, nonostante la tentata rianimazione, non disse una parola. Mi voltai allora, verso il ragazzo.
“Grazie mille dell'aiuto. Di avermi alzata, di avermi prenotato il taxi, e... insomma, grazie davvero” buttai lì qualcosa, sorridendo.
Il ragazzo fece cenno con la testa, dopo di che si avvicinò a me. Guardandolo da più vicino, notai che i suoi occhi erano turbati. Corrugai la fronte, aspettando una parola dal ragazzo.
“Posso chiederti io un favore enorme, ora?” bisbigliò, con voce un pò tremolante. Annuii con la testa. “Dorme qualcuno nel divano, per caso?” disse indicandolo. Prima di rispondere, guardai Elena per un momento. Nessun cenno di vita, sempre nella stessa posizione. Bah, me ne sarei occupata dopo.
“In realtà no... ma posso chiederti perchè ti serve una stanza? Non butti fuori soldi anche dai capelli?” ero brilla, ogni tanto me ne ricordavo.
Chace si avvicinò ancora a me, inginocchiandosi e guardandomi negli occhi, triste. “Ieri sera... ero nel mio appartamento, e la polizia alle tre del mattino m'ha bussato alla porta. Hanno detto che qualcuno nell'appartamento li ha avvisati di strani rumori, risate a tarda notte. Hanno voluto perlustrare tutto, trovando infine dell'erba sotto il mio letto. Ovviamente non mia” disse subito, non appena vide i miei occhi spalancarsi. Si fermò per qualche minuto, per poi continuare “se rimango lì, gente invidiosa del condomio continuerò ad incastrarmi in tutto, e non voglio andare in un fottuto carcere per niente. Mi capisci, no?”
Ok, la confusione non è mai abbastanza. Prima Francisco, poi Chace, poi Chace che viene incastrato da qualcuno, con dell'erba. Era solo una scusa? Chace fumava davvero oppure era un bravo ragazzo? Portai le mani alla testa, massaggiandomi i capelli. Non sapevo davvero più cosa dire.
Rimani
Balzai di colpo. Elena, buongiorno.
“So cosa vuol dire essere incolpati di qualcosa che non hai fatto, quindi... rimani”
Elena fece spallucce. La ragazza che si era impossessata di lei prima, l'aveva fatto di nuovo. Cominciai seriamente a preoccuparmi.
“Ora che tu non rischi più l'ictus, io vado a dormire. Notte gente”
Volai in camera. Davvero, la testa mi scoppiava. Non riuscivo più a pensare a niente, dalle troppe cose successe. 'Ma dove sono stata finora?'
Mi slegai velocemente la zip del vestito, tolsi quei tacchi omicidi, passai una salviettina struccante sugli occhi, slegai i capelli, e mi buttai sul letto. Rilassai ogni singolo muscolo del corpo. A malapena respiravo e sbattevo le palpebre. Dopo qualche minuto, mi sentivo già meglio. Non pensai più a nulla, cancellai tutto.
Rimase un pallino, però. Un pensiero, a cui non avevo ancora pensato. Ian Somerhalder, lui era il mio pallino fisso.
Sorrisi, mentre, guardando fuori dalla finestra, vidi una stella cadente. Ci voleva, dopo quella giornata stranissima. Chiusi gli occhi, provando ad addormentarmi. Dopo due secondi scattai, alzandomi e fissando l'armadio. Diavolo! Come avevo fatto a non pensarci? Crawford, Elena! Dovevo assolutamente dirlo alla Elena! Mi stesi di nuovo sul letto, calmandomi immediatamente. Cominciare ad essere agitata di nuovo non era il caso.
“Ah, e prima che mi addormenti... devo dirti un'altra cosa a cui non crederai mai. Ma non posso dirtela per messaggio. Assolutamente. Sali per il weekend? Ne vale la pena. Buonanotte amore”
Decisi di tenerla in suspance, scrivendole un messaggio simile. Sorrisi, guardando lo sfondo del mio cellulare prima di addormentarmi. Il sorriso di Somerhalder. Poggia il BlackBerry sul comodino, e buttai gli occhi sull'orologio.
01.23.
In salotto c'era silenzio, quindi decisi di addormentarmi anch'io. Misi quindi l'ipod alle orecchie, ed ascoltando 'I Miss You' dei Blink 182, cominciai a sognare.

Svegliarsi con il profumo di cappuccino che ti accarezza le narici, non è fantastico?
Comincia a stiracchiarmi, coprendomi gli occhi, dato che i dolci raggi di sole mattutini trapassavano la finestra, scaldandomi le gambe scoperte.
Guardai l'orologio, non appena riuscii ad abituarmi alla luce.
10.40
Sentivo la televisione nella stanza affianco, compresa qualche risata della Lach ogni tanto. L'avrei riconosciuta fra mille.
Mi alzai piano, facendo scorrere la camicia da notte sulle cosce, massaggiandomi i capelli.
“Giorno” dissi senza alcuna emozione, avvicinandomi alla tavola. Oddio, faceva quasi senso avere Chace in casa. Pensavo non mi ci sarei mai abituata. Elena mi aveva già preparato il cappuccino, così dopo essermi seduta, cominciai a sorseggiarlo. Massaggiai la testa di tanto in tanto, guardando la tv ma non seguendo ciò che vedevo. Jersey Shore. Solo quello avevo capito.
Chace ed Elena dialogavano tranquillamente. Ed io non capivo neanche se ero sveglia. Feci una corsetta in camera, a prendere il BlackBerry. Poi tornai in cucina. Una letterina con il numero 1 vicino all'ora mi colpì. Un messaggio.
Non appena notai che era Elena, sorrisi.
“Sorpresa, dici? Spero ne valga la pena, dato che dovevo andare alla casa al Lago con i miei questo fine settimana! Son già partita, quindi... preparami un letto! ;) See u”
Portai una mano alla bocca, spalancadola. Avrei voluto saltare e urlare per la casa, ma... avevo ancora troppo sonno.
“Avremmo un ospite in più questo weekend” dissi tranquilla, interrompendo il discorso degli altri due, incuriosendoli. Continuai a sorseggiare il mio cappuccino. “Di chi parli?” chiese Chace curioso, sorridendomi.
“Bah, un'amica... si chiama Elena” canzonai voltandomi verso la Lach. Ci guardammo per qualche secondo, scoppiando a ridere divertite. Dopo di che ci battemmo il cinque.
Riguardai l'ora in cui m'aveva inviato il messaggio.
“Fra un quarto d'ora dovrebbe essere qui, tecnicamente” sorrisi di nuovo, guardando Chace ed alzando involotariamente un sopracciglio. Il ragazzo cominciava a capire qualcosa. Entrambe pensavamo fosse un bel ragazzo, certo. Ma il fatto che ancora nessuna delle due gli avesse fatto la tira gli faceva puzzare la cosa. E questa Elena, ora? Chi diavolo era?
Mi girai di scatto quando sentii il campanello suonare. Corsi alla porta, facendo quasi cadere il cappuccino. Ma mi fermai con la mano sulla maniglia. No. Cazzo. No.
In un giorno e mezzo sia io che Elena avevamo rischiato l'infarto. Non c'è due senza tre. Elena suonò di nuovo il campanello, mentre io tornai in cucina, presi per mano Chace, e gli sussurrai all'orecchio di aprire la porta, sorridere malizioso, e con voce sensuale chiedere “Di cos'ha bisogno, signorina?”
Purtroppo però Chace non mi ascoltò. Fece una cosa molto, molto più cattiva. Aprì la porta, la guardò, in silenzio. Subito dopo sorrise malizioso, squadrando la ragazza dalla testa ai piedi. Fece un cenno d'approvazione con la testa, si passò una mano fra la barba incolta, mentre con l'altra si alzò la t-shirt per grattarsi la pancia, mostrando i suoi perfetti addominali scolpiti.
“Sweetness... nice to meet you. Son tutte così carine a Milano?”
E fu così che Elena svenne nel corridoio.
  
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