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Autore: coco1994    30/08/2011    3 recensioni
Stavi sognando. Un sogno meraviglioso.
Volavi sopra un mare di nuvole, libera e leggera, e con quel tuo sguardo intensissimo osservavi diretta il Sole, senza stringere neanche un po' i tuoi occhi strani.
Il Sole, la stella.
E tu brillavi come lui. Una cometa splendente, eri questo nel sogno.
Libera.
E felice.
Tieniti stretto questo ricordo, piccola, tienitelo stretto.
Passerà del tempo, da adesso in poi, prima che tu possa anche solo immaginare di brillare.

Buonasera! Sono di nuovo qua, stavolta con quella che si potrebbe definire la mia personale versione di Digimon Adventure 03. I protagonisti sono i soliti, un po' cresciuti ma neanche più di tanto. Per quanto riguarda il genere, la categoria "Drammatico" doveva esserci per forza, con gli altri due intendevo dire che sto cercando di creare una storia sullo stile dei due anime - combattimenti, digievoluzioni eccetera eccetera. Ho fatto del mio meglio per inserire i fatti di questa storia senza contraddizioni con le serie ufficiali! Se la storia vi piace, scrivetemelo (se non vi fa fatica).
Arrivederci e a presto!
P.S.Una cosa importante: praticamente non considero l'ultima puntata della seconda serie, ma immagino che la cosa non vi stupisca affatto.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 03_Blocco di luce

 

 

Tic tic tic.

Dita guantate battevano su una tastiera semi invisibile e sospesa nell’aria. La tenue luce verdastra emanata da essa illuminava appena il volto allungato e coperto della creatura seduta davanti allo schermo e regalava un’aria ancor più maligna al sorriso che questa aveva dipinto in viso.

Ma la verità era che tutto, in lei, emanava cattiveria, con una tale intensità da poter essere definita oscurità. E poco importava che il suo viso digitale fosse dolce e sorridente.

Il Digimon scoppiò d’un tratto in una risata esaltata << Yahaha! Sono un genio! Sono veramente un genio! >> afferrò un Digimon inginocchiato accanto a lei e lo obbligò ad osservare le immagini della disfatta dei Digiprescelti.

<< Sono o non sono lo stratega migliore del mondo? >>

Il Digimon terrorizzato mugolò una risposta a bassa voce.

Sbam! Con uno schianto, fu spedito contro una parete.

<< Come scusa? Non ho sentito bene… >>

<< Sì… Signora. >>

<< Molto bene. E non trovate sia stato tremendamente divertente? >>

Una decina di teste annuirono, soddisfacendo le aspettative.

<< E questo era sono l’inizio! >> urlò il Digimon a pieni polmoni, salendo sul computer.

<< Preparatevi al seguito del grande show di Darklullabymon! >>

Applausi coordinati scattarono immediatamente. Doveva essere una scena prestabilita.

Bastò un suo cenno, e i Digimon la lasciarono sola.

Quel Digimon chiamato Darklullabymon scese dal computer, d’un tratto seria, e osservò intensamente lo schermo.

<< Tu però… Sembri un osso più duro degli altri. >> Picchiettò le dita sulla tastiera, intonando un’agghiacciante marcetta la cui eco si sparse nei corridoi come una presenza strisciante.

Schioccò le dita e un’ombra apparve nell’angolo della stanza.

<< Lei è tornata? >>

<< Sì, signora. >> rispose la creatura appena arrivata.

<< Benissimo. Chiamale entrambe. Ho un lavoretto per loro. >>

L’ombra si dileguò.

<< Vediamo un po’ cosa sai fare, piccola. >> e dedicò un sorriso malefico alla figura di Hikari Yagami nello schermo.

 

 

 

<< Non è che sei di gran conforto così, sai? >>

Jyou si limitò a schiaffare un pezzo di panno umido sulla fronte di Izzy.

<< Concordo con lui. >> commentò Miyako, stesa sul letto accanto.

<< Non vedo il perché di dover consolare due idioti. >>

<< Grazie. >>

<< Grazie. >>

<< E piantatela! È normale secondo voi farsi venire la febbre a furia di scervellarsi per capire quella cavolo di profezia? >>

<< Ma Jyou, è importante! >>

<< Lo so anch’io che è importante! Ma non è una giustificazione per l’ammalarsi. In fondo ho la mente di un medico. Ragiono in questi termini. >>

E in questi giorni sono anche parecchio nervoso, concluse nella sua testa.

Ma chi non lo era?

Prima la fortezza, poi gli attacchi, il Digimon misterioso, la profezia…

Era un po’ troppo per una mente di Digiprescelto ormai da un paio d’anni abituata all’ozio e capiva perché Miyako e Izzy avessero passato giornate intere sotto il sole del deserto davanti all’iscrizione.

Dopo quasi una settimana dal ritrovamento, però, né Koushirou, né Miyako, né Hikari, né chiunque altro aveva scovato nuovi indizi in merito a una qualsiasi delle questioni aperte.

L’unica cosa, che peggiorava la situazione, era che Gennai, controllando da cima a fondo l’archivio dei Digimon, non aveva trovato da nessuna parte informazioni sul Digimon rosso, il che stava a significare sia che non avevano la più pallida idea di come batterlo, sia che, se non era nel Database, doveva esserci in giro qualcuno che inventava nuovi Digimon dalla potenza assai maggiore del normale. E potevano quindi essercene altri…

Da qualsiasi punto la si guardasse, la situazione non era delle migliori.

 

Qualche giorno dopo, Mercoledì 14 Settembre 2005. Palestra.

 

<< Shun, sono libero! >>

<< Daisuke, a te! >>

 

Giocavano a calcio, i ragazzi della 2 – 3. Era il loro sport preferito durante l’ora di ginnastica. Hikari aspettava seduta in un angolo la fine dell’ora. Si era già esercitata alla trave, e osservava pensierosa i suoi amici correre come dannati dietro a quel pallone nero e bianco.

 

<< Gooooal! >>

<< Hikari, Hikari, hai visto? Sono bravo, vero? >>

 

Annuì a Daisuke cercando anche di fargli un sorriso, ma non ci riuscì.

<< Ehi. >>

Takeru si sedette accanto a lei. Dei ragazzi della sua classe, era l’unico che preferisse il basket, e quindi non riusciva a giocarci quasi mai. Non era male neanche a calcio, ma visto che il numero dei ragazzi era dispari, si immolava senza alcun rimpianto e spesso – anzi, quasi sempre – era lui a non giocare.

<< Come stai? >>

<< Come devo stare, secondo te? Mi sento uno straccio. Prima le visioni, poi la profezia… >>

<< … e gli attacchi che ci hanno distrutto e il Digimon che ci ha fatti volare alzando una mano. Sì, capisco che tu possa sentire una leggera tensione. >>

Hikari gli rivolse un mezzo sorriso.

<< Non è solo quello, è che mi sembra di stare impazzendo. Mi sembra– >>

<< … di non controllarti più? >>

La ragazza scattò in piedi.

<< Se il tuo intento era di dimostrarmi che mi capisci meglio di quanto io capisca me stessa, ci sei riuscito, ma non potevi scegliere un qualsiasi altro momento? >> si scagliò su di lui, forse a voce un po’ troppo alta.

E infatti…

<< Yagami, Takaishi, qualche problema? >>

Hikari pareva già essersi resa conto di avere esagerato vedendo lo sguardo mortificato di Takeru.

<< No, Sukemiya-sensei. >>

<< Allora fate silenzio. >>

La ragazza si sedette di nuovo, un po’ impacciata e lievemente arrossita, accanto al suo amico.

<< Mi dispiace. >>

<< Figurati. Mi avevi detto che sei nervosa, ho sbagliato io a insistere. >>

<< No, davvero, è colpa– >>

<< Smettila, e ti perdonerò definitivamente. >>

<< D’accordo. >>

Stettero in silenzio per diversi minuti, durante i quali Daisuke dedicò un altro goal a Hikari, con più decisione di prima. Forse c’entrava il fatto che Takeru fosse il suo rivale numero uno…

Hikari sbottò in un piccola risata, senza che fosse successo nulla.

<< Sei impazzita sul serio? >> Takeru si stava già alzando per cercare un dottore.

<< No… Però pensavo che è vero che non riesco più a controllarmi. >>

Risero insieme, allora, e in campo Daisuke scagliò una forte pallonata al muro.

<< Comunque… >> cominciò Takeru. << volevo chiederti se avevi notato una cosa. >>

<< Stiamo parlando di? >>

<< Della mostri controllati dalla nebbia. >>

<< Oh. >> Hikari si rabbuiò.

Tre giorni prima, metà dei Digimon che lavorano alla ricostruzione dei villaggi nella prateria era impazzita all’improvviso, distruggendo di nuovo tutto e ferendo i compagni. Coloro che non erano svenuti subito avevano descritto una cenere nera – la cenere nera – che li circondava, e gli occhi scarlatti.

Così come per gli altri attacchi, questo episodio si era concluso da solo, dopo aver seminato ancora distruzione. Altri casi erano avvenuti nei giorni precedenti, sempre con la stessa modalità, e la conclusione era che il nemico stesse cercando di intimidirli. E nonostante i grandi discorsi incoraggianti di Daisuke, si poteva dire che ci stesse riuscendo.

<< Non so te, ma a me ricordavano un po’– >>

<< I mostri del Mare Nero? >>

Takeru annuì, mentre Hikari sospirava.

<< Sì, anche a me hanno fatto questo effetto. È la prima cosa che io e Gatomon abbiamo pensato. Buffo, no? I Digimon venivano controllati e noi abbiamo subito pensato a qualcosa del passato. >>

Il ragazzo biondo non lo trovava buffo, proprio per niente. Sapeva che ancora, a volte, Hikari aveva incubi sul Mare Nero. Gliel’aveva detto Gatomon. Ed era quasi pronto a giurare che l’apatia della ragazza fosse dovuta a quello, quel giorno.

<< Ma è mai possibile che le cose brutte ritornino sempre, in un modo o nell’altro, anche stiracchiando la realtà in questo modo? Cioè, insomma… io vedo una foto – bada bene, una foto, e proprio io sono la prima a vederla, ma guarda un po’ – e c’è proprio un Digimon di tre quarti che mi guarda con occhi rossi e ricoperto di cenere e nonostante si stia parlando di tutt’altra cosa, ovviamente mi viene in mente il Mare Nero, e quello creature che cercavano di prendermi e… >>

Si prese le mani, stropicciandosi la testa. Takeru non sapeva che fare.

Hikari era un po’ cambiata negli ultimi anni, era cresciuta. E grazie a Miyako aveva perso un po’ di peli sulla lingua. Ma questo sfogo, questo sfogo… non era per niente da Hikari. O Miyako le aveva impiantato una personalità uguale alla sua, oppure la Digiprescelta della Luce stava raggiungendo a gran velocità il punto critico.

Takeru le passò un braccio attorno alle spalle, ma lo ritirò quasi subito quando il sibilo di Daisuke lo raggiunse fin dall’altra parte del campo.

<< Senti >> iniziò a parlare, cercando di essere il più delicato possibile. << non hai pensato che forse questa somiglianza non sia casuale? Che in questa storia potrebbero c’entrare anche… insomma… loro? >>

Stava già sentendosi dire qualcosa come “Non lo dire neanche per scherzo!” quando Hikari sgonfiò tutta d’un tratto.

Ahia. Anche lunatica… E mentre il ragazzo tentava disperatamente di ricordare se un mese prima al mare non avesse non fatto il bagno per via delle… insomma, delle sue cose, per cercare di dare un senso almeno a questo ultimo suo comportamento, Hikari parlò ancora.

<< Sì, ci ho pensato. Ma non credo che ci sia un nesso particolare. >>

<< Se lo dici tu. >>

<< Poi sarebbe troppo facile, perché io e Angewomon saremmo capaci di liberarli dalla cenere così come abbiamo fatto con le spirali del Male. >>

La ragazza registrò a scoppio ritardato ciò che aveva detto, e anche Takeru. Si voltarono di scatto l’uno verso l’altro, mentre suonava la campanella, e si resero conto di aver avuto entrambi la stessa folle idea.

 

<< Eccomi qua, Hikari-chan! >> veleggiò Daisuke fuori dagli spogliatoi.

Ma la ragazza non era lì ad aspettarlo.

<< Guarda che se cerchi Hikari, è scappata a fine ora con Takaishi-san. >>

Hikari… che scappa… con… TAKERU?

<< TAKAISHIIIIIIII! >>

 

I capelli di Hikari le volteggiavano attorno al viso e lei che non era abituata ancora ad averli lunghi si era come al solito dimenticata un elastico.

Oh, no, ce l’aveva.

Eccolo lì, un sottile filo azzurro legato attorno al polso.

Perché ce l’aveva? Perché era scappata insieme a Takeru a Digiworld, appena finita l’ora di ginnastica, per uno scopo talmente surreale da lasciarla basita. Ma quell’elastico al polso le ricordava che era la realtà, così come il fatto che Takeru le fosse a fianco e che Angewomon e Magnangemon stessero volando davanti a loro sospesi e nel vuoto e che… e che davanti a loro, alla base del precipizio, ci fosse un esercito di Digimon controllati dalla cenere nera, che puntavano i loro occhi fissi e scarlatti su loro quattro.

Batté i denti per il freddo. Non si era nemmeno cambiata, ed erano ovviamente finiti ai bordi del Polo Nord digitale.

Takeru le posò una mano sulla spalla, e un fiotto di calore penetrò nel corpo della ragazza permettendole di smettere di tremare.

<< Io e Magnangemon siamo qua solo per tenere d’occhio la situazione. Ma prima prova a vedere se ti riesce, insomma, liberarli. >>

<< Non penso ci riuscirò. Perlomeno non con tutti. >>

<< Ti ricordo che sei anni fa hai liberato dalle catene un esercito di Numemon. >>

<< Ma era diverso! >>

<< Fa’ finta che non lo fosse. >>

E Hikari si sforzò, mettendoci tutto l’impegno possibile.

Pensa, Hikari, pensa… Come hai fatto?

Mi sono detta qualcosa… ma cosa?

Pensa Hikari, scava nella mente… Cosa ti sei detta per tirare fuori la tua luce?

<< Non ce la faccio, non ce la faccio! Ho bisogno di aiuto! >>

<< Oh, andiamo, Hikari. Non puoi arrenderti senza averci provato! >>

Agì prima ancora che il pensiero la raggiungesse.

Si portò sul bordo del baratro, stese le braccia avanti a sé.

Le sue mani si illuminarono, e Angewomon si accese come un faro.

Flash!

Un disco di calda luce benefica fu scagliato nel baratro investendo ogni cosa nel raggio di cinquanta metri, un disco che si consumò quasi immediatamente nell’aria pulita dei climi freddi, portando a sorpresa con sé tutta la cenere, tutto l’oscuro che c’era in quel luogo.

 

<< Ma cosa… come… >>

<< Rockmon, sei tornato! >>

<< Perché, dov’ero andato? >>

 

<< Ce l’abbiamo fatta di nuovo… >> commentò la ragazza osservandosi le mani.

<< Hikari, sei un genio assoluto! >> la abbracciò il suo Digimon regredendo a livello campione.

<< E anche te, Takeru >> aggiunse cortese rivolta al ragazzo, che avvicinandosi abbracciò la Digiprescelta della Luce con un enorme sorriso.

Un incomprensibile gorgoglio si alzò chiaro alle loro spalle. Era Daisuke.

Accantò a lei, Iori e Ken erano un po’ imbarazzati e Miyako sogghignava con aria perfida, mentre un Gennai nella sua forma giovanile cercava di non scoppiare a ridere.

<< Ehm… possiamo spiegare tutto… >>

Con un urlo belluino, Daisuke fece per gettarsi su Takeru, ma fu bloccato dal proprio Digimon.

<< Gatomon! >> Hikari le rivolse uno sguardo supplice, ma la sua amica era intenta a studiarsi le unghie.

<< Dopo facciamo i conti. >> le sibilò.

Il Digimon gatto sfoderò per niente turbata il suo miglior sorriso femminile e felino.

 

Nella sua solita stanza nera, Darklullabymon osservava esaltata la scena riprodotta nello schermo.

<< Avevo visto giusto! Del resto non avevo dubbi… Ragaaaaazzi! >>

Dieci Digimon irruppero.

<< Abbiamo un contrattempo! >> rise sguaiata.

I poveri dieci non avevamo idea se essere tristi per la notizia o felici, visto il comportamento del loro capo.

Nel dubbio, rimasero immobili.

<< Oh, ma non dovete preoccuparvi! Ho già la soluzione! E sarà un grande spettacolo! Preparatevi alla terza parte! >>

Pausa teatrale.

<< L’annientamento della minaccia! >>

Applausi, e inchini da parte di Darklullabymon che poi li congedò.

Osservò la ragazza nello schermo.

<< Ti sei comportata proprio come previsto. Adesso vedrai cosa ti combino… >>

Il dito le sfiorò un tasto, e apparve una piccola stanza, con tre figure all’interno.

<< È il momento! >> canterellò. << Ora tocca a voi! >>

 

Nell’occhiata che Miya stava gettando a Hikari c’era, tra le altre emozioni di incredulità e soddisfazione, anche un pizzico di irritazione. Non che fosse gelosa di Hikari… Però, insomma, lei che vede, lei che declama le profezie, lei che irradia la luce-che-libera-tutti-e-che-porta-il-bene.

Sempre Hikari, Hikari, Hikari.

E lei che ci stava a fare lì?

Non si sentiva gelosa. Si sentiva inutile.

La cosa strana era che non provava più il bisogno impellente di informare il mondo del suo stato d’animo. E indovina un po’ chi le aveva insegnato a trattenersi?

Hikari. Di nuovo Hikari.

Aveva comunque voglia di mangiarsi le mani.

<< Miya. >>

Una voce la chiamava. E, guarda un po’, era la voce di Hikari.

Si voltò di scatto, l’esasperazione negli occhi.

<< Puoi seguirmi un momento? >>

Cosa? E perché? Mi devi dire qualcosa? È successo qualcosa?

Ingoiò le mille domande che le stavano salendo in gola, e annuì, seguendola poi nel corridoio di casa Yagami, dove i dodici Digiprescelti si erano radunati per fare il punto della situazione.

La sua amica chiuse piano la porta della propria camera, e accese la luce.

<< Senti, Miya… >>

<< Sì? >>

<< Mi dispiace. >>

Come?

<< E di cosa? >>

<< Mi dispiace essere una di quelle persone faccio-tutto-io. Darebbe noia anche a me. >>

Si era sbagliata. Aveva omesso l’ennesima qualità di Hikari: la lettura nel pensiero o giù di lì.

<< Ma non sono arrabbiata con te. Mi sento solo… un po’ inutile, ecco. Non è che proprio ti invidio, perché mica mi piacerebbe avere le tue visioni, però contare un po’ meno di zero, quello sì, mi farebbe piacere. >>

Lunghi secondi di silenzio. Un’altra cosa preziosa che Hikari le aveva insegnato.

<< Miyako. >> perché usava il suo nome intero? << Mi rifiuto di farti un’altra volta il discorso su quanto tu sia importante. Hai un’ottima memoria, non ti dimentichi mai di nulla ed è una cosa di cui potresti anche vantarti, quindi fammi il favore di tornare indietro con la mente a quando ti ho fatto questo discorso e ripetertelo parola per parola finché non mi giuri di averlo capito veramente. >>

Wow, Hikari logorroica!

<< Solo se tu mi giuri di ripensare a quando ti ho fatto quel lungo monologo sullo scusarsi. >>

<< Quella parte in cui non mi devo scusare per colpe che non ho? >>

<< Esatto. >>

<< Ok. >>

Altro silenzio, un po’ più lungo del precedente.

<< Io avrei fatto. >>

<< Anch’io. >>

<< Allora tutto a posto. >>

<< Sì. >>

Due colpi leggeri alla porta le distrassero.

<< Ehm… ragazze? Tutto ok? >>

<< Sì, Izzy, sì. >>

<< Allora sbrigatevi. Si va alle rovine. >>

 

<< Di quando hai detto che sono queste rovine, Gennai? >>

<< Non l’ho detto. >>

<< Ah. >>

Taichi e Gennai stavano avendo questa intelligente conversazione davanti al muro con la profezia.

<< Comunque, da che ricordo, sono sempre state qui. E visto che io sono a Digiworld praticamente fin dalla sua creazione… >>

<< … non possiamo sapere niente. >>

<< Esatto. Ho cominciato l’Archivio da quando sono qua, ma del prima non so niente. >>

Hikari accarezzò le antiche scritte sul muro.

<< Ma la profezia… quella non l’avevi mai vista, giusto? >>

Gennai sospirò. << È vero. Non era visibile, ma questo non esclude che ci fosse già. Gran parte delle cose che esistono a questo mondo sono invisibili. >> non poté non pensare alla fortezza nera.

Ma perché le loro ricerche dovevano essere sempre così impossibili? Cos’è, avevano per caso firmato un contratto?

<< Uffaaaa! >> si lamentò Miyako riassumendo l’umore generale. << Sentite, io vado a sgranchirmi le gambe qua intorno, che non ne posso più! >>

<< Da sola? Sei matta? >>

<< Macché matta e matta! Ci sarà Hawkmon con me! >> il Digimon annuì, convinto.

<< Sì, perché già che tutti insieme è stato fin troppo facile vincere contro la cenere, andare da soli renderebbe tutto più divertente! >>

Ken guardò supplice la ragazza da capelli viola << Miya, ti prego… Fatti accompagnare da qualcuno. Vengo io, non mi pesa. >>

La giovane divenne di mille colori, anche se il predominante era il rosso acceso.

<< No, non ti disturbare, che viene– >>

<< Io! Vado io! >> si propose Hikari.

<< Tu non dovresti assolutamente stare di sola, Hikari. >>

<< Ma tanto andiamo solo qua dietro! >>

Detto questo, le due ragazze di defilarono.

Passarono dieci secondi, non uno di più. E l’urlo di Miyako Inoue penetrò le orecchie di coloro che erano rimasti indietro.

Raggiunsero il luogo da cui era venuto l’urlo col cuore in gola, già in assetto da battaglia, ma tutto ciò che Greymon e gli altri trovarono furono una Miyako bianca come un lenzuolo e un’Hikari che, in ginocchio, teneva la testa di un Digimon ferito.

<< Gennai, aiutalo! >>

Il vecchio (quasi) saggio non ci pensò due volte e si gettò sul povero Elecmon.

<< Gen… nai… >>

<< Sta’ zitto e non parlare. >>

<< La… la cen– >>

<< Zitto! >>

<< NO! >> gridò il Digimon. << È importante! Abbiamo.. Abbiamo nascosto.. noi.. la fortezza.. >>

Detto questo, sembrò svenire.

<< Cosa.. ma perché? >>

Elecmon lo guardò con aria sconfitta.

<< Volevano.. hanno minacciato le Digiuova della città della rinascita.. >>

Ah.

Questo non era propriamente una giustificazione. Ma spiegava molte cose.

Gli Elecmon si occupavano da sempre della città della rinascita e dei nuovi nati. Avevano con i piccoli il legame più forte di tutti.

I padroni della fortezza erano stati furbi.

<< Io.. sono scappato e.. mi dispiace, davvero, mi dispiace da morire.. >>

Era assolutamente disgustoso, prendersela con i bambini.

La solita furia cieca di impadronì di Takeru, al pensiero di tutta quella cattiveria.

<< Vi hanno costretto anche a costruire la fortezza? >>

<< No, noi.. l’abbiamo solo modificata. >>

<< Modificata come? >>

<< Takeru, smettila di tartassarlo di domande! Non vedi che sta male? >>

Ma Elecmon stesso, scosse la testa.

<< No, ha ragione. Ma non sappiamo praticamente niente su di loro. Il capo l’ho visto solo due volte e non ho mai sentito pronunciare il suo nome. >>

<< Sapresti descrivercelo? >>

<< È una lei.. ma.. un’altra volta.. non.. ora.. >>

Vacillò per un attimo.

<< Elecmon! >>

<< Non.. non c’è tempo. Stanno per andare via. Se volete prenderli, dovete sbrigarvi. Vi porterò io. >>

E così, con le minacce, la padrona della fortezza era riuscita a costringere gli Elecmon a tacere il nascondiglio.

E a nessuno dei Digiprescelti, a nessuno, venne in mente che, se c’era riuscita una volta, poteva farlo di nuovo.

 

Il villaggio degli Elecmon si trovava sulla scogliera.

Era uno dei posti più belli di Digiworld, selvaggio e al tempo stesso accogliente, con gli schizzi del mare che a volte spruzzavano di acqua e sale i tetti delle capanne del villaggio.

Takeru e Patamon c’erano stati diverse volte, per salutare quell’Elecmon che avevano conosciuto prima della prima Digievoluzione in Angemon.

Ma il villaggio che avevano davanti in quel momento era un villaggio morto. Spento. Grigio.

<< Dove sono nascosti, Elecmon? >>

Il povero Digimon indicò la scogliera.

<< Qua sotto c’è un’enorme grotta. Lungo la parete della scogliera c’è una sporgenza.. è lì che.. dovete entrare. >>

<< D’accordo. Gennai.. noi andiamo. Resta qua con Elecmon. >>

Gennai annuì.

Sul gruppo scese il silenzio, mentre si inoltravano tra le capanne.

Poi ad un tratto, Elecmon urlò qualcosa che i ragazzi non capirono.

<< Cosa succede? >>

Daisuke corse indietro.

<< Oh, no. >>

<< Dai? >>

Al posto dello spiazzo dove Elecmon e Gennai li aspettavano c’erano altre capanne, e una strada identica a quella che avevano appena passato.

<< Trappola.. >>

<< Eh, già. >> disse una voce alle loro spalle.

 

Un Digimon strano li osservava divertito. Era piccolo e nero, con gli occhi grandi e bianche che li fissavano rilucendo maligni. Sembrava avesse addosso del fuoco grigio, che copriva le membra sottili simili a quelle di un uccello. Ma la cosa più importante era che fosse di cenere.

<< Benvenuti nel mio regno, Digiprescelti. Lieta di incontrarvi ancora. >>

Poi il suo corpo esplose e al suo posto, verso il cielo, si svilupparono pilastri di cenere nera.

<< Attento! >>

Jyou fu scaraventato a terra dal proprio Digimon, ed evitò l’attacco veramente per un soffio. Passarono cinque secondi, poi alzò la testa, trovandosi in un corridoio e circondato ovunque da cenere. Incandescente, pensò, scottandosi al contatto con una parete.

<< Gomamon? >>

<< Sì? >>

<< Come stai? >>

<< Va tutto bene. >>

I due si incamminarono. Al primo incrocio svoltarono a sinistra, poi a destra, ancora a destra, per due volte, completamente a caso.

<< Gomamon? >>

<< Sì? >>

<< A me sembra un labirinto. >>

<< Anche a me. Mi sa che siamo in un guaio. >> commentò il Digimon, affermando ciò che era ormai l’ovvio.

 

Un po’ di tempo dopo, fuori dai confini del labirinto, all’interno, comunque, di una sorta di campo di forza.

<< Dannazione, dannazione, dannazione! Siamo di nuovo qua! >> Taichi tirò l’ennesimo cazzotto al terreno, lasciando il settimo solco in appena due ore.

<< Taichi.. non cominci a chiederti se sia meglio se rimaniamo qua? >>

Il ragazzo guardò Agumon incredulo.

<< Cosa? >>

<< Cioè magari.. anche gli altri sono usciti. E sono qui, da qualche parte. >>

Taichi lo stava ritenendo un cretino patentato, questo era certo.

<< Non dire idiozie. Andiamo. >>

Ma Agumon non lo sarebbe stato a sentire, questa volta.

<< No, Tai. Non ha senso continuare a correre come mosche da una parte all’altra di un labirinto che ci porta sempre nel solito punto! So che sei preoccupato per Hikari, so che sei preoccupato per Sora, so che sei preoccupato per tutti, ma cavolo, non ti sfiora neanche l’idea che potrei esserlo anch’io? >>

Stupore, dicevano gli occhi del suo partner umano. Il ragazzo castano si lasciò cadere a terra, sistemandosi a gambe incrociate sulla roccia dura.

<< Scusami. >>

<< Figurati. >>

<< Cosa suggerisci di fare? >>

<< Perché non ci pensiamo ora, insieme? >>

<< Mi sa che non possiamo fare altro, visto che tu non hai idee. >>

<< Potremmo separarci. Io torno dentro e tu stai qua fuori. >>

<< Ma sei scemo? Se io non ci sono, chi ti protegge? >>

<< Ma se non puoi neanche Digievolvere in questo labirinto, hai ancora i segni di quando abbiamo tentato! >>

<< E questo cosa centra? Sono comunque più utile di te anche a livello intermedio! >>

<< Facciamo il giro del labirinto. >> Agumon alzò gli artigli della mano destra per bloccare il commento di Taichi. << No, non sono partito di testa. Sì, ce li ho gli occhi. Sì, lo vedo quanto è grande. Ma è tanto per fare qualcosa. >>

<< Mi piace questo piano. Andiamo. >>

E corsero lungo il perimetro di cenere.

Run, run, run.

Run, run, run.

Run, run, run.

Finché non scorsero una figura in lontananza. Jyou.

Se Agumon non iniziò a far presente di aver avuto ragione, era perché sul volto di Jyou c’era un’espressione che ad entrambi piaceva meno di zero.

 

Nello stesso momento, in un punto imprecisato del labirinto.

<< Gatomon, ce la fai ancora a camminare? >>

<< Certo. E te? >>

<< Non preoccuparti per me. Sei tu quella con meno energie. >>

Le orecchie del Digimon gatto si afflosciarono.

<< Su, non ti preoccupare. Non è colpa tua se quest’affare >> Hikari indicò il labirinto attorno a loro << ti indebolisce. >>

<< Mi sento inutile. >>

<< Ma non lo sei. >>

<< Tu percepisci niente? >>

<< Sì. >>

<< Come sì? E non mi dici niente? >>

<< No, perché non è niente che ci serva per uscire. Questo posto è malvagio, e dicendolo sto affermando l’ovvio. Tutto quello che sento è l’oscurità di questo luogo. >>

Camminarono ancora, alla disperata ricerca di una via d’uscita.

<< Questo posto è nuovo! >> sentì Gatomon commentare.

Davanti a loro c’era una sorta di piazza con otto percorsi disponibili. Non aveva idea di quale fosse quello giusto.

Poi mise un piede nello slargo.

 

Avete presente la gravità? Lo so che è una domanda sciocca. Ma per secoli non siamo stati capaci di identificarla, nonostante fosse – si può dire – sempre intorno a noi.

Anche ora, sappiamo che c’è, sappiamo che è quella cosa che fa cadere a terra i sassi o noi, ma non la percepiamo veramente, perché ci siamo abituati, ma soprattutto perché è costante.

E se d’un tratto non fosse più costante?

 

Le ginocchia di Hikari si piegarono e la ragazza cadde rovinosamente al suolo.

Puntellò le braccia, ma cedettero anche quelle, e si trovò con la faccia sul suolo roccioso della scogliera. Si sentiva come se una mano invisibile la stessa schiacciando a terra.. la mano di un gigante.

<< Hikari! >>

Scappa, Gatomon, scappa, ti prego!

Qualcosa tolse il Digimon dalla sua visuale, gettando Gatomon verso una parete incandescente. La partner Digitale di Hikari cadde a terra, fumante.

Chiunque fosse stata ad attaccarla, si avvicinò a un’Hikari ancora stesa al suolo stendendo una mano verso di lei...

 

Fiamme uscivano dall’entrata nel labirinto.

<< Sono iniziate ora! >> urlò verso Taichi e Agumon Jyou.

Gomamon rabbrividiva al pensiero di cosa sarebbe successo se fossero stati ancora dentro.

<< E gli altri? >>

Il ragazzo più grande guardò il castano col panico negli occhi.

I quattro cominciarono a correre, urlando a gran voce i nomi dei loro amici...

 

Yamato aveva preso Gabumon in collo e correva come un forsennato, mentre le fiamme si facevano sempre più vicine.

<< Yamato! >>

Era la voce di Taichi! Fosse benedetto il suo migliore amico.

Svoltò al primo incrocio dalla parte opposta alla voce del ragazzo.

<< Cosa fai, cosa fai? >>

<< Zitto! >>

La voce non si allontanava, anzi, pareva più vicina. Sembrava a destra...

Andò a sinistra.

Sembrava sulla sinistra avanti a loro...

Svoltò stretto a destra.

E poco dopo...

Bum! Fece il fuoco quando raggiunse il varco, ma ormai i due erano usciti.

<< Ragazzi! >>

Yamato contò veloce i suoi amici.

<< Dov’è Hikari? >> ahi. Domanda sbagliata da fare, a un Taichi nel panico più totale.

BUM! Un altro colpo, ancora più assordante, quando il labirinto esplose.

<< HIKARI! >>

<< Non ti preoccupare, è qui con me. >>

 

Il Digimon di cenere galleggiava a un palmo da terra dietro di loro un braccio alzato quasi per farsi notare, e l’altro stretto attorno al collo di Hikari.

<< NEE-CHAN! >> ruggì Taichi, lanciandosi verso la nemica.

Un istante e il gruppo fu circondato da un cerchio di fiamme.

Taichi continuò la sua corsa e i suoi vestiti presero fuoco, mentre attraversava le fiamme.

 

Hikari era terrorizzata, questo era sicuro.

Ma credette di impazzire, quando suo fratello le corse incontro incurante del falò.

<< TAICHI! >>

Un’ombra fulminea passò e lo respinse ancora dentro il cerchio, carponi per la botta ricevuta.

Stava bene? Doveva stare bene, altrimenti lei...

La coda dei suoi occhi fu catturata da un doppio movimento. Il primo, colei che aveva spinto indietro suo fratello, il Digimon rosso che avevano già incontrato.

Ma la seconda figura...

Era più alta dell’altra, e camminava tra la cenere.

La figura della sua visione.

Lo stupore fa tanto intenso da soverchiare la paura, non appena ne distinse i contorni. E in quell’istante capì che aveva visto chiaro nel sogno. Era la sua mente che aveva bollato come falsità l’idea stessa, poiché inconcepibile.

Tutto questo avvenne nel giro di un istante. La sua aguzzina era rimasta ancora al suo urlo precedente.

<< Zitta. >> le intimò. Un colpo alla testa, e la mente di Hikari si tinse di nero.

Così non udì le urla di suo fratello, né vide gli occhi spalancati e terrorizzati dei suoi amici, sempre più lontani, mentre veniva portata via oltre le nuvole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonanottissima! Che cosa sto facendo, qui? Non lo so neanche io, ma... non ho sonno. Se i miei mi beccano ora mi scuoiano viva, meno male che dormono. Ma ora vado via, quindi due cosine veloci veloci...

Mi dite come è stato scritto questo capitolo, che mi sembra orrendo, e se qualcosa del mio stile di scrittura dovrebbe essere decisamente cambiato? Perché non riesco a essere oggettiva.

Altra cosa... Sono caduta nel banale col rapimento di Hikari? Non penso, però non si sa mai.

Questo capitolo mi ha fatto dannare. Per questo a un certo punto mi sono rotta e l’ho scritto di getto, che sennò non si procedeva. E se questo mi ha fatto dannare... col prossimo prenderò in seria considerazione l’idea di spaccare il computer. Ma non lo farò, non vi preoccupate ( non penso proprio lo farete, no no. )

Un grazie immenso alle due anime meravigliose che hanno recensito lo scorso capitolo, Kymyit ( lo sai che ancora non so scrivere bene il tuo nome? Mi confondo con le y e la i ) e Werewolf1991.

Un bacio e alla prossima!

coco verso lo svenimento da mancanza di sonno

  
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