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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    30/08/2011    1 recensioni
[Seconda Classificata al contest "It's a looney looney looney contest" indetto da En~Dark~Ciel]
“Di grazia, dov'è che saresti?”
Queste le mie parole mentre finalmente quel disgraziato si decide a rispondermi al cellulare: alla buon'ora, dopo quattro tentativi e una decina di messaggi...
“Sono appena arrivato a San Francisco.” sento un gran casino dall'altra parte, oltre che il suo sputacchiare dappertutto: “Scusami, mi sono addormentato e sono partito in ritardo da casa...”, sembra veramente dispiaciuto, ma non è lui ad aspettare qui fuori al freddo...
[Looney Tunes: Sylvester/Tweety -> Gijinka (no!furry)]
Genere: Erotico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Contest a cui partecipa

Contest a cui partecipa: It's a Looney, Looney, Looney Contest!

Fandom: Looney Tunes

Rating: Arancione

Personaggi/Pairing: Tweety&Sylvester, Bugs&Duffy, Wile&Road, Taz.

Tipologia: One-Shot

Lunghezza: 2826 parole, 8 pagine.

Avvertimenti: AU (Gijinka), Slash, Lime.

Genere: Generale, Commedia, Erotico, Malinconico, Song-Fic

Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della Warner Bros. Entertainment che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in essa, appartengono solo a me.

Credits: La canzone “Seasons of Love” appartiene al musical/film Rent

Pacchetto:

Coppia: Sylvester&Tweety

Genere: Song-Fic

Kinky Warning: Lime/Lemon

Pillola: Basta che Funzioni, finale.

MEASURE A YEAR, MEASURE A LIFE

“Di grazia, dov'è che saresti?”

Queste le mie parole mentre finalmente quel disgraziato si decide a rispondermi al cellulare: alla buon'ora, dopo quattro tentativi e una decina di messaggi...

“Sono appena arrivato a San Francisco.” sento un gran casino dall'altra parte, oltre che il suo sputacchiare dappertutto: “Scusami, mi sono addormentato e sono partito in ritardo da casa...”, sembra veramente dispiaciuto, ma non è lui ad aspettare qui fuori al freddo...

“Sbrigati, che qui si gela.” gli intimo, chiudendo lo sportello del telefono con uno scatto che risuona assordante nel cortile della facoltà deserto: se ne sono già andati tutti...

Beh, hanno anche ragione...

Sono l'unico cretino qui, il giorno di fine anno, ad aspettare un altrettanto demente che doveva passarmi a prendere in orario!

Ma cosa mi è saltato in testa di accettare la richiesta del professor Warner di aiutarlo con quel processore e quell'OS?! Potevo tranquillamente ignorarlo e adesso sarei da qualche parte al calduccio.

Con quel pasticcio vivente di Sylvester...

Dannato cervello, sempre precisazioni inutili di cui nessuno sentiva la mancanza, vero?

Sbuffo, tirandomi meglio sotto il porticato della Soba Hall per proteggermi dal freddo e intanto poggio sulle gambe la borsa del mio fido portatile: almeno vediamo di mettere a frutto quest'attesa snervante...

Con un leggero BIP, finalmente il mio notebook si accende, mostrando il desktop: sento il cuore balzarmi in gola ogni volta che lo vedo ma una cosa è certa: quell'imbranato del mio ragazzo viene bene in fotografia.

Scuoto la testa nel tentativo di scacciare il pensiero, sono ancora arrabbiato con lui; apro tutta una serie di programmi, perlopiù documenti coi dati del progetto a cui stiamo lavorando, e mi immergo nella lettura, accompagnato dalla musica del mio iPod, meno male che stamattina, prima di uscire dal campus, l'ho preso.

E tra tutta una serie di comandi in Java e per DOS, passa il tempo, anche piuttosto rapidamente, fino al momento in cui sento distintamente lo strombazzare di un clacson: oh, oh, mi è sembrato di vedere un gatto al volante di quella macchina. Ma non ho intenzione di alzarmi da questo gradino: voglio prendermi una giusta vendetta per il suo ritardo.

Così fingo di non averlo sentito: se mi vuole, deve venirmi a prendere.

Solo quando sento il suo respiro sul mio collo chino e ne vedo l'ombra allungarsi sul selciato, insieme alla sua voce che mi chiama, decido che lo scherzo è durato a sufficienza.

Con un sospiro, mi levo le cuffiette e poggio il portatile sul gradino accanto a me, alzando infine lo sguardo verso di lui: “Finalmente.” gli dico, mentre lui, sopra di me, ha un'espressione abbastanza colpevole, “Mi dispiace, mi sono addormentato…” borbotta mentre sento le mie labbra incurvarsi in un sorriso, non posso stare tanto arrabbiato con lui e poi è anche per questa ragione che mi ostino a dargli del gatto troppo cresciuto, se potesse, dormirebbe più del letto.

Gli getto le braccia al collo, baciandolo appassionatamente sulle labbra, incurante del fatto che potrebbe vederci qualche mio compagno di corso o, peggio, qualche mio professore: ehi, questo è il mio fidanzato.

Quando ci stacchiamo, rimango un attimo concentrato sul suo viso, a poca distanza dal mio: i capelli neri perennemente arruffati, il lieve rossore sulle guance, dovuto probabilmente al freddo e, forse, anche all'imbarazzo e la sua espressione, con quegli occhi grandi e scuri.

Giocherello con la sua onnipresente giacca bicolore bianca e nera, disegnando cerchi e figure sulla sua schiena mentre mi abbraccia, devo dire che un calore del genere dopo la botta di freddo che ho ricevuto non mi dispiace per nulla.

“A che ora è la festa?” gli chiedo poi, allontanandomi per rimettere a posto il portatile; lui prende il mio zaino e mi scorta fino alla macchina posteggiata sul ciglio della strada prima di rispondermi: “Più o meno tra venti minuti. Se tutto va bene, riusciremo ad arrivare in tempo.”.

Salgo in macchina, godendomi il calduccio dell'abitacolo; sento Sylvester armeggiare nel bagagliaio con le mie due borse prima di raggiungermi all'interno.

“Allora, come vanno le cose a Burbank?” chiedo, mentre l'auto si infila nel traffico pulsante dell'ultima giornata di quest'anno: “Il solito.” mi risponde, “Stamattina quando sono rientrato ho visto Road che correva nel quartiere come al solito, mi ha detto che lui e Wile sarebbero partiti nel pomeriggio per aiutare gli altri con le decorazioni e la cena e che ci avrebbero aspettato. Adesso che ci penso... Mi aveva anche raccomandato di essere puntuale.”.

Sospiro, lasciando vagare lo sguardo fuori dal finestrino: quando lo vedrò, dovrò dire al mio amico che, malgrado le sue raccomandazioni, Sylvester è arrivato lo stesso in ritardo.

Per far passare il tempo più rapidamente, mi allungo ad accendere la radio, ma qualunque stazione io scelga non si sente altro che Auld Lang Syne a ciclo continuo! Perfino in giapponese e francese!

Spengo l'apparecchio in meno di tre secondi, io non capisco, seriamente, perché tutto questo desiderio di festeggiare la fine dell'anno?

Dopotutto, ci si lascia alle spalle tutte le fatiche, tutti i successi ed è come se si dovesse ricominciare tutto daccapo; e poi, come diceva mia nonna: “è un passo in più verso la tomba, mi rifiuto di festeggiarlo!”.

Ho il sospetto che abbia preso questa frase da un qualche film, quella sua mania per la cinematografia mi ha perseguitato fin dall'infanzia.

Però aveva ragione.

Benché ci ostiniamo a non pensarci, a ogni anno che passa, ci avviciniamo sempre di un ulteriore passetto alla fine e...

Scuoto la testa con forza, sento lo sguardo di Sylvester su di me, preoccupato: accidenti, sono stato contagiato da questa malinconia di fine anno, speriamo che se ne vada presto.

Borbotto qualche parola di scusa e cerco di sviare il discorso su altri argomenti più allegri e in breve l'abitacolo si riempie della voce del mio fidanzato mentre tenta di spiegarmi un incidente accaduto a Taz giusto due giorni prima: “E quindi, dopo aver coraggiosamente deciso di assaggiare un nuovo esperimento culinario di Lola, è stato colto da un improvviso mal di stomaco.” conclude, strappandomi un sorriso mentre lentamente tutta la mia apparente depressione se ne va, povero Taz, Lola non sa affatto cucinare.

Bugs lo aveva avvertito, la conosce molto bene, visto che sono stati assieme parecchio: e poi, avrebbe dovuto ricordarsi di quando Duffy è finito dritto all'ospedale, vittima di avvelenamento da cibo.

Anche se non sono del tutto convinto che sia stato un incidente in quel caso, cioè, Bugs e Duffy stavano già assieme!

E Lola non aveva preso molto bene il fatto di essere stata scaricata, per un ragazzo perdipiù.

Mi dondolo sul sedile come se fossi su un'altalena, accompagnando il mio movimento con un fischiettare sommesso e allegro di un motivetto che ho sentito stamattina provenire dallo stereo del mio coinquilino, poco prima di uscire.

Non ho fatto in tempo a chiedergli cosa fosse, ero troppo in ritardo per l'appuntamento con il professore mentre lui poteva prendersela comoda, visto che gli avevo detto che non sarei tornato prima di un paio di giorni, forse anche di più.

Spero solo che abbia la decenza di non dimenticare “souvenir femminili” in giro per casa.

Liscio distrattamente con la mano la mia ampia felpa giallo canarino mentre finalmente sento la macchina rallentare fino a fermarsi.

Siamo arrivati a quanto pare.

Un lieve bussare sul vetro attira la mia attenzione, ed eccolo!

Abbasso il vetro mentre una voce saccente e familiare mi accoglie con un classico “Che succede, amico? Il gatto è arrivato di nuovo in ritardo?” prima di aprire la portiera per farmi scendere.

Bugs mi abbraccia con affetto, dannazione, anche se ormai è passato parecchio tempo dalla nostra adolescenza, sono ancora il più piccolo del gruppo: gli arrivo a malapena al collo, anche se ho ormai ben ventisei anni.

Poi mi cinge le spalle col braccio, conducendomi dentro l'atrio del palazzo, urlando qualcosa a Sylvester come “metti la macchina in garage, le chiavi le hai.” e mi spinge nell'ascensore, pigiando il tasto che porta all'attico.

“Duffy e io abbiamo fatto una scommessa, lui era convinto che sareste stati puntuali, io invece no, e ho vinto.” mi dice con autentico trionfo nella voce; l'orologio elettronico sulla pulsantiera segna le 20 e 30: mezz'ora di ritardo, di nuovo.

“C'era traffico.” mi giustifico mentre la porta si apre con un fruscio e veniamo accolti da un tornado nero e arancio, che si getta sul mio amico con furia, scaraventandolo quasi per terra: “Ha chiamato di nuovo Lola, vuole farti gli auguri. Mandala a quel paese una volta per tutte o divento matto.”.

“Auguri anche a te, Duffy.” lo saluto con tono divertito, solo a quel punto si accorge della mia presenza: “Ciao, Tweety.” mi saluta lui, ormai da sempre mi chiamano così, soprattutto loro, i miei amici d'infanzia. Mi strappa la giacca di mano e mi dà un paio di pantofole, dicendomi di raggiungere gli altri in salotto.

Lui e Bugs si allontanano verso la cucina, battibeccando come al solito.

Hanno sempre fatto così, da che io ricordi.

Quando arrivo in soggiorno, il primo a corrermi incontro è l'altro piccolo del gruppo, Taz: “Taz ha mal di stomaco!” si lamenta, massaggiandosi la pancia poco sotto lo sterno: “Effetto della cucina di Lola, mi dispiace.” gli rispondo, andandomi a sedere sulla poltrona libera accanto al caminetto acceso.

Però devo ammettere che è bello ogni tanto riunirsi tutti assieme, come quando eravamo ragazzi.

D'accordo, io, Bugs e Duffy ci vediamo abbastanza spesso, e pure con Sylvester, ma è raro riuscire a vedersi in un unico posto: noi siamo a San Francisco, gli altri sono rimasti a Burbank, dove tutti quanti siamo cresciuti

Ok, sono ufficialmente di buon umore adesso!

Con entusiasmo, aiuto Road a mettere i piatti in tavola, e a evitare gli agguati di Wile con in mano un rametto di vischio: ha sempre un'inventiva incredibile! Però non gliene va mai bene una, all'ultimo Road riesce sempre a evitarlo.

Oh beh...

È Capodanno, dopotutto, e un po' di confusione non può che essere adeguata al momento.

Mentre loro si inseguono in giro per la stanza, io riprendo a fischiettare mentre, finalmente Sylvester si decide ad arrivare.

Adesso ci siamo tutti.

§§§

Dopo mangiato, in attesa della mezzanotte, ci spargiamo per il salotto.

Il mio ragazzo e Wile sono spariti sul terrazzo, credo che stiano architettando qualcosa come al solito, e io sono rimasto a chiacchierare con gli altri: non si può dire che siano chiacchiere normali, perlopiù vertono sulle stranezze che Bugs e Duffy vedono tutti i giorni, lavorando come attori, tutti i comportamenti strambi dei loro colleghi vengono analizzati e minuziosamente smontati pezzo per pezzo.

“L'altro giorno, in studio, qualcuno ha proposto di vedere un film mentre aspettavamo che finissero i provini per le comparse,” comincia a raccontare Bugs: “E quindi io ho proposto di vedere Rent.” e subito, di conseguenza, Duffy parte con le critiche, “Un film meno triste non potevi cercarlo?” lo apostrofa.

“È ispirato alla Bohème di Puccini, è normale che abbia un finale drammatico.” puntualizza tranquillamente l'altro, senza perdere la sua calma e il suo sorrisino; si mette più comodo mentre la mia attenzione è totalmente catturata dal racconto, non conosco questo film.

“Quindi abbiamo messo su il dvd. A un certo punto, mentre passavano i titoli di coda e, ovviamente, c'era il cast che cantava, abbiamo sentito una voce, ma proprio stonata, che faceva l'eco al nastro, ma non riuscivamo a capire da dove venisse. Poi, all'improvviso, ci siamo resi conto che c'era qualcuno nel corridoio e lì fuori abbiamo scovato il regista. Imbarazzatissimo, ci ha chiesto scusa e ci ha detto che è il film preferito di sua figlia e che conosce a memoria le canzoni.”.

Tutti scoppiano a ridere, ma io sono curioso.

“Che canzone era?” chiedo ingenuamente; tutti mi guardano come se fossi un fantasma: “Beh, non la conosco, non ho mai visto quel film.” ammetto.

“Male, molto male.” mi rimprovera Duffy, saltando in piedi e andando presso lo stereo vicino alla porta finestra che dà sul terrazzo: “Ehi, rientrate dentro un attimo.”.

Un secondo dopo, tutto arruffato per il vento e con il viso di nuovo arrossato, Sylvester fa la sua comparsa tra noi, seguito dal suo “assistente”: mi piacerebbe capire perché hanno addosso questa puzza di polvere da sparo...

“L'uccellino non conosce Rent, ti va di dargli due ripetizioni?” perché quel sorrisino sulle labbra di Bugs non mi piace per nulla?

Non faccio in tempo a muovermi di un passo che i miei polsi vengono stretti dalle mani del mio fidanzato e una musica comincia a uscire dalle casse: mi ci vuole qualche istante per riconoscerla ma poi capisco, è la stessa che ascoltava quel musicofilo del mio coinquilino stamattina.

525,600 minutes, 525,000 moments so dear. 525,600 minutes - how do you measure,

measure a year?

In daylights, in sunsets, in midnights, in cups of coffee. In

inches, in miles, in laughter, in strife. In 525,600 minutes - how do you

measure a year in the life?

“È difficile riuscire a misurare quest'ultimo anno, non è vero?”

La sua voce suona stranamente seria mentre mi parla, fissandomi negli occhi; siamo ancora al centro del salotto dove nessuno fiata, sono tutti muti come pesci, che attendano una nostra mossa?

Intanto, le sue parole mi hanno dato da pensare, ed effettivamente, non posso che essere d'accordo: una cosa del genere non è possibile, troppi avvenimenti, troppo chilometri macinati a tutta velocità in autostrada per strappare un'ora o mezza giornata agli impegni di entrambi, notti trascorse sui libri con litri e litri di caffeina in corpo a studiare e isterismo alle stelle di conseguenza...

È stato solo un anno, una serie infinita di avvenimenti che, probabilmente, non ricorderemo neppure più, ma è stato comunque un punto importante nelle nostre vite.

How about love? How about love? How about love?

Measure in love.

Seasons of love.

Questa canzone è incredibile... Mentre balliamo lentamente, continua a ripetermi ossessivamente nelle orecchie come una litania questa parola, amore, e sento il cuore balzarmi in gola nel momento in cui, goffamente, Sylvester mi sfiora le labbra con le sue mentre le mani percorrono tutta la mia schiena, ma che sta facendo...?

Provo a chiederglielo, tento debolmente di allontanarlo, ma non ci riesco...

Accidenti, ma proprio davanti a tutti?

525,600 minutes! 525,000 journeys to plan. 525,600 minutes - how can you measure

the life of a woman or man?

Le luci, fino a poco fa incredibilmente intense si sono affievolite, gettando tutta la stanza nella semioscurità, non so più dove sono gli altri, sento solo la musica e il tocco di queste labbra che scendono lungo il mio collo...

Misurare la vita di un uomo...

Sembra facile a parole, ma ce ne vorrebbe una intera per farlo, e francamente preferisco pensare al presente, è molto più facile e spontaneo.

Col bacino avvolto dai pantaloni della tuta, oppresso come nemmeno un corsetto sarebbe in grado di fare, sento chiaramente il mio viso andare a fuoco mentre i nostri corpi si sfiorano, dolorosamente contratti e tesi, pronti a scattare alla minima provocazione.

Provocazione che, complice la musica, si sfrega ritmicamente contro di me: non riesco a trattenere un gemito.

In truths that she learned, or in times that he cried. In bridges he burned, or

the way that she died.

Tutti gli avvenimenti, grandi e piccoli che siano stati, anche se ben presenti in me, in questi pochi minuti, sembrano come scomparsi di fronte all'immediatezza di questo sentimento, di queste sensazioni che sembrano annullare ogni cosa mentre le sue mani, presa di nuovo confidenza con la mia pelle, non smettono un attimo di accarezzarmi i fianchi e le anche, fino a indugiare sull'interno coscia, sfiorandolo appena e provocandomi tutta una serie di sussulti.

Con la coda dell'occhio, vedo alcune ombre muoversi alle nostre spalle, e a questo punto prendo una decisione.

Se vogliono concludere in bellezza quest'anno, li accontento.

E mentre le voci alle nostre spalle cantano di ponti bruciati e di innumerevoli pianti, io ricambio con più foga il bacio di prima, ripetendo quasi specularmente i movimenti delle sue dita su di me.

Posso vederlo sorridere nella semioscurità, mentre le sue mani affondano infine nei miei pantaloni e sento le sue dita, vellutate come quelle di un felino, accarezzarmi sino a risvegliare del tutto un'eccitazione già di suo pimpante.

E non contento, continua imperterrito a strusciarsi addosso a me.

It’s time now to sing out, to the story never ends,

let's celebrate remember a year in the life of friends.

Remember the love!

Remember the love!

Remember the love!

Measure in love.

Seasons of love! Seasons of love

Lo sento, ormai siamo alle ultime battute di questa canzone, che mi scivola fin nelle ossa, e della mia resistenza: queste voci attutite ci invitano a festeggiare, a cantare e a ricordare...

Stupidaggini.

L'amore non va ricordato, l'amore va vissuto.

Va bene festeggiare ma l'amore è qualcosa di troppo grande per essere ricordato...

Voglio solo viverlo, come adesso, mentre mi stringo al corpo di Sylvester come se volessi fondermi con esso, mentre ci baciamo ancora e ancora e io infine capitolo del tutto.

E intanto, fuori, i fuochi d'artificio illuminano la notte.

Un altro anno è passato, ma stavolta non credo sia un passo in avanti verso la morte ma piuttosto verso la vita.

 

SECONDA CLASSIFICATA AL "IT'S A LOONEY, LOONEY, LOONEY CONTEST" INDETTO DA EN-DARK-CIEL

 

SECONDA CLASSIFICATA: Measure a Year, Measure a Life di Shun di Andromeda
Vincitrice del Premio Speciale Originalità.

Correttezza grammatico-morfo-sintattica & punteggiatura: 15
Trattamento Personaggi: 12
Originalità: 15
Gradimento personale: 14
Punti bonus ( dai pacchetti ): 10
Totale: 66


Recensione:

Non ho mai visto Rent! ma questa storia mi ha fatto proprio venir voglia di vederlo. Ho ascoltato la canzone per entrare dentro la storia nel migliore dei modi e percepirne gli umori e... mi sono innamorata. Ha un che forse di amaro e malinconico quel testo ma è cantata con gioia e speranza, sentimenti ricorrenti durante le feste, in particolare inquelle natalizie o di fine anno, quindi devo dire che la tua song-fiction -proposta in maniera originale- si è sposata benissimo con ambientazione ed atmosfera, che con citazioni varie e inserendo aneddoti simpatici, hai richiamato in modo eccellente e davvero adorabile.


Ma andiamo con ordine.


Sylvester ( oh che bello sentire che non hai italianizzato il nome,suona così figo... ) e Tweety i due protagonisti, una coppia, un po' strana, particolare, ma che funziona, come a richiamare il titolo del film della citazione in pillola che ti ho dato, come un po' tutte le coppie dei film di Woody Allen. Curioso che tu li abbia voluti rendere americani e universitari, ma anche in questo caso la tua creatività ha funzionato, sei riuscita persino a convincermi che Tweety a ventisei anni frequenta l'università ( le cose funzionano diversamente negli States ) e che le università siano aperte a fine anno ( cosa non si fa per esigenze di trama ); tra l'altro le personalità sono state perfettamente rispettate, Sylvester è il solito sempliciotto/pasticcione ma che ha un che di dolce, mentre Tweety è furbo, un po' tormentato essendo sia tenero  ma anche ipercritico in quanto particolarmente maturo (non sono amante dei POV ma il suo l'ho gradito davvero molto ) e poi... eccoli che si incontrano, si baciano (ok, mi son detta, stanno insieme) e... sono dolcissimi, stranamente,inquietantemente, dolci.

Da una parte mi ha fatto piacere, ho fangirlato mandando al diavolo la mia obbiettività, ma dall'altra parte quella inquietudine da rapporto OOC non riuscivo a placarlo, io... sono allergica al Fluff, temo, soprattutto con coppie che non sono nate per essere Fluff. Avendo letto poi l'avviso di contenuto erotico e visto che il pacchetto richiedeva tra i Kinky Warning una lemon/lime, mi sono immaginata che magari a letto ( o su qualsiasi altra superficie piana o verticale ) le personalità sarebbero emerse diverse, più fedeli magari alle originali,invece non sono cambiate in quell'aria l'aria di omoerotismo della pomiciata finale, solo vagamente Lime ma sempre molto fluff.

Non ho voluto toglierti punti come se la caratteristica della Lime fosse assente ma non si può neanche dire che sia stata centrata,era soltanto accennata, ma... capisco l'imbarazzo in fondo di dar vita a un rapporto completo e/o più articolato a simili personaggi. Non so dare un giudizio definitivo alla coppia principale della tua storia, ripeto, l'ho trovata strana e OOC rispetto all'originale per via dell'eccessivo romanticismo tra loro, eppure non posso neanche dire che mi è dispiaciuto, il loro rapporto era... diverso e interessante, forse queste sono le parole giuste per descrivere quello ho provato.

Togliendo i riflettori puntati dai protagonisti, concentrando le attenzioni sullo sfondo fatto da personaggi/pairing secondari ( sarò di parte ma ho adorato Bugs, Daffy -con la A-, Wile, Road e soprattutto Lola! ), ambientazioni,aneddoti, riferimenti alla serie originale, simpatiche trovate (ho riso molto leggendo questa fanfiction, sì ) e tutti quei particolari che rendono viva e articolata la storia e la realtà in cui è ambientata, ecco, tutto ciò l'ho amato sinceramente, testimonia che ti sei informata bene, che non hai scritto a cuor leggero, che la tua fantasia è fervida e sai saggiamente creare un collage di emozioni e azioni in una storia e non è una cosa da niente, visto che gran parte delle fanfiction risultano sterili su questo piano, non hanno la visione di insieme, citando Boris di  Basta che funzioni,la scena finale mi sembra sia riuscita ad ispirarti bene.


Che altro dire? C'è tutto in questa ff, caratterizzazioni interessanti, originalità, un ottimo stile, un ottimo italiano ( a parte un inquietante perdipiù,che non ho contato nel punteggio perché mi sembrava assurdo togliere un punto per una parola ) e una narrazione matura e non banale anche se in POV.


Ma quello che sicuramente mi ha colpita di più, conquistata,è stato il fatto che questa ff è riuscita ad arricchire un po' il mio bagaglio culturale e a regalarmi sorrisi e sensazioni positive.

   
 
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