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Autore: Irine    30/08/2011    2 recensioni
La mia vita scorreva tranquilla, era semplice, normale, a volte anche un po’ noiosa, ma mi piaceva, mi lasciavo condurre da essa.
Finché non è arrivato lui. Quel ragazzo. Il ragazzo con gli occhi del mare, colui che mi ha fatto tornare indietro, in un mondo sconosciuto, nel quale avevo vissuto in passato.
Non ricordavo niente del mio passato, della mia vita prima di compiere sei anni.
Più cercavo di far luce su quel periodo, più la mia mente si confondeva.
Non avrei mai immaginato che fosse tanto cruento, tanto orribile.
Ma d’altronde, non avrei neanche mai immaginato che dopo dieci anni, il mio passato sarebbe tornato a cercarmi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se non ci fossero state le mani di Alex a sorreggermi, probabilmente sarei svenuta.
Davanti a me, tutti acclamarono, poi Kevin fece un gesto con la mano, e tutti tacquero immediatamente.
- State scherzando? – chiesi.
Kevin mi guardò in un modo indecifrabile.
- Secondo te possiamo scherzare su una cosa simile? – deglutii rumorosamente. No. Decisamente non mi sembrava che stessero scherzando.
- Nelle tue vene scorre il fuoco, lo si anche tu, per questo il libro si è bruciato quando il tuo sangue è venuto a contatto con qualcosa di infiammabile, lo ha bruciato. – mi spiegò Kevin.
- E come fai a sapere  che ho bruciato un libro?
- Io so tutto. – rispose. – Soprattutto di te. Sono dieci anni che ti teniamo d’occhio.
- Che cosa?
- Non potevamo mica lasciarti nel mondo umano senza protezione!
- Io…..io non capisco nulla. – ammisi. Era vero. Non riuscivo a capire quelle parole, non solo perché erano indecifrabili, ma anche perché ero troppo concentrata sulla mano di Alex, che ancora mi cingeva la vita. Mi sentivo scottare proprio nel punto in cui la sua mano era a contatto con la mia pelle. Ma che mi prendeva? Non avevo mai provato delle sensazioni tanto intense.
Kevin continuava a parlare, ma non riuscivo ad ascoltarlo.
 
Concentrati Grace, concentrati!
 
Come se fosse facile.
Poi fortunatamente Alex ritirò la sua mano dalla mia vita, e si allontanò, quel tanto che bastava per lasciarmi respirare e riprendere il controllo.
- Non sei la sola..... – stava spiegando Kevin. – …tutti sono come te in questo paese. Ognuno ha un proprio potere, dal più forte al più debole, dal più raro al più comune.
- E io che potere ho? – chiesi.
- Tu hai un potere rarissimo, sei una dei quattro elementi.
Una dei quattro elementi? Dicevano sul serio o mi stavano prendendo in giro?
- Cosa significa? – chiesi.
- I poteri degli elementi sono quattro. Aria, acqua, terra e fuoco. Il potere dell’acqua e del fuoco sono i più potenti e più rari, ma anche terra e aria sono poteri molto forti.
- Quindi mi state dicendo che io ho uno dei poteri più rari e potenti di tutti, e che non sono un semplice essere umano, come ho sempre creduto? – accentuai il tono sull’ultima parola, come in tono di accusa.
- Esatto. – affermò Kevin.
Alex, che fino a quel momento non aveva fiatato, mi guardò;
-  So che per te è difficile accettarlo, ma è così.
- Ma allora perché ho sempre vissuto tra gli umani, e non qui, con tutti voi?
- È una lunga storia. – mormorò. 
- Voglio ascoltarla.
- Non hai sempre vissuto tra gli umani. Per i primi sei anni sei vissuta qui, come era giusto, ma poi….loro….ti rintracciarono. Anzi, ci,rintracciarono.
- Loro chi? – chiesi, più curiosa che mai.
- Abbiamo dei nemici. Molti nemici. Secoli fa si formò un’associazione contro di noi. All’inizio erano solo quattro o cinque membri, ma poi con gli anni il loro numero è aumentato a dismisura, e sono aumentati sempre di più. Il loro obbiettivo è quello di eliminarci, e in particolare cercano di catturare coloro che hanno i poteri dei quattro elementi.
- Ma…..perchè? Perché sono contro di noi?
- Siamo sempre stato un popolo pacifico. Non abbiamo mai sfruttato i nostri poteri per sovrastare gli altri popoli, ma……non tutti erano d’accordo. Alcuni volevano avere la supremazia sugli altri, perciò si sono staccati da noi e si sono uniti all’associazione.
- E quali sono gli altri popoli che vogliono sovrastare?
Alex tentennò un po’ prima di rispondere.
- Beh…..un popolo che vogliono soppiantare sono…..gli umani.
- Che cosa? – urlai. - Ma….la mia famiglia, i miei amici, sono in pericolo!
- Abbiamo sempre combattuto contro di loro e non sono mai riusciti a far del male agli umani. – si interruppe un secondo. – Fino ad ora, almeno.
- Che vuoi dire? – ero terrorizzata. Avevo paura per la mia famiglia. E se fosse accaduto loro qualcosa?
- Beh, qualche notte fa sono riusciti ad infiltrarsi tra gli umani e……ne hanno prelevato uno. Non sappiamo chi sia, ne perché lo abbiamo catturato, ma forse serviva ai loro scopi.
- Hanno preso un umano?
- Sì.
Un pensiero mi attraversò la mente: Christine.
- Christine…. – sussurrai spaventata.
- Cosa?
- Christine, forse……forse hanno preso lei, forse…… - gli occhi mi pizzicavano, da lì a poco sarei scoppiata a piangere.
- Aspetta, è una ragazza?
- E questo che centra?
- Centra eccome. Non devi preoccuparti. Non andrebbero mai nel mondo umano, per prelevare una ragazza senza poteri. Se proprio dovessero prendere qualcuno catturerebbero un ragazzo.
Dovevo aver fatto una faccia confusa, perché Alex scoppiò a ridere.
- Le ragazze sono più deboli. Senza offesa, ovviamente.
- Quindi non c’è pericolo per lei, vero? – chiesi.
- No, puoi stare tranquilla.
C’era una domanda che mi ronzava in testa da parecchio, ma non avevo mai avuto il coraggio di porla. Presi un bel respiro.
- Alex…… - cominciai. - …..cosa mi è successo in passato? E quello che ho sognato l’altra notte cosa significava?
Alex si passò una mano tra i capelli e sbuffò.
- Io l’avevo detto che non era una buona idea. Ti hanno fatto soffrire e basta. – Quanto era adorabile quando si preoccupava per me.
Ma che cosa stavo pensando?
Alex proseguì:
- L’altra notte ti hanno fatto rivivere quello che ti era successo quando avevi sei anni.
- Cosa?
- Ti ho detto che per i primi sei anni sei vissuta con noi. – Alex prese un bel respiro. – Ed è così. Però poi alcuni membri dell’associazione ti catturarono, e…..ti portarono via. Ti torturarono e ti lasciarono in un capanno in fin di vita, in attesa che tu morissi. Volevano farti morire lentamente, così avresti sofferto di più.
Spalancai gli occhi.
 
Volevano farti morire lentamente, così avresti sofferto di più.
 
Alex proseguì:
- Ti abbiamo trovato appena in tempo. Ma….se tu fossi rimasta qui, saresti sempre stata in pericolo. L’associazione non tollera errori e se decidono di uccidere qualcuno…….lo fanno. Il fatto di non essere riusciti ad ucciderti li logorava. Per questo i tuoi genitori hanno deciso di mandarti nel mondo umano, finché non fossi grande abbastanza per cavartela da sola. Eri solo una bambina e loro non potevano costantemente proteggerti, erano sicuri che prima o poi ti avrebbero trovato, perciò……hanno deciso di mandarti nel mondo umano. Volevano che tu avessi una vita normale, almeno fino a sedici anni.
- I miei genitori? – sussurrai tra le lacrime. – E dove sono?
Alex distolse lo sguardo.
- Non è facile andare nel mondo umano. Per niente. Questo è uno dei motivi per cui l’associazione non ha ancora attaccato quel mondo.
- Cosa significa che non è facile? E dove sono i miei genitori?
- Per andare nel mondo umano dobbiamo compiere un rito. Che……funziona solo nel 50% dei casi. Il rito prevede il sacrificio di almeno due persone. Una volta sacrificate si ha la possibilità di mandare qualcuno nel mondo umano. – mormorò Alex. Perché mi diceva queste cose? E cosa centrava con i miei genitori?
- I tuoi genitori sono morti per mandarti nel mondo umano. Hanno compiuto il rito.
Cominciai a tremare.
- Eri la cosa più importante per loro, e hanno deciso di sacrificare la loro vita, per salvare la tua. Mi dispiace.
- I miei genitori hanno fatto tutto questo per me? – le lacrime cominciarono a scendere, e bruciavano come fiamme. Sentivo il mio cuore che si lacerava in tantissime ferite.
- No. – sussurrai. – No. Non è vero.
- Grace, mi dispiace, davvero.
- Lo sai perché piango Alex? – gli chiesi.
Lui scosse la testa.
- Perché i miei genitori sono morti per me, e io non mi ricordo niente! Perché non potrò più vederli, non potrò mai più abbracciarli, e non ho nessun ricordo di loro!
- Non è colpa tua.
- Sì invece! Sono morti per colpa mia. È solo colpa mia. – continuai a singhiozzare.
- Mi dispiace per i tuoi genitori. – sobbalzai. Non avevo sentito Kevin avvicinarsi. Mi asciugai in fretta le lacrime, non volevo che mi vedesse piangere. Ma il dolore rimaneva, e continuava a tormentarmi.
- Forse questo non è un buon momento per te, ma c’è qualcuno che ti deve parlare. – mi disse Kevin.
Voltai lo sguardo e notai una figura esile alle sue spalle. Una donna avanzò verso di me con una grazia indescrivibile. Rimasi ipnotizzata a guardarla.
La reazione che ebbe Alex mi sorprese.
I muscoli si irrigidirono, e strinse le mani in un pugno, fremendo di rabbia.
- E tu che ci fai qui? – la aggredì.
- Alex, calmati, l’ho chiamata io. – intervenne Kevin.
- Non mi interessa se l’hai chiamata tu, non si deve avvicinare.
La donna guardò Alex con sguardo triste, e parlò:
- Lascia stare Kevin, non mi perdonerà mai. – vedere la sua espressione delusa e sofferente mi fece star male.
- Esatto. Non ti perdonerò mai. – esclamò Alex.
- Io sono Katie. – disse la donna, porgendomi la mano.
Stavo per stringergliela, ma Alex mi afferrò il polso, prima che riuscissi anche solo a sfiorare la mano di Katie.
- Non ti azzardare a toccarla! – gridò, rivolto a Katie. Non capivo. Perché si comportava così?
La sua mano stringeva con forza la mia, la stretta era fortissima. Mi stava facendo male.
- Alex mi……mi fai male. – mormorai. Alex sembrò calmarsi di botto, e lasciò immediatamente il mio polso, con uno sguardo dispiaciuto.
- Scusa. – sussurrò. Katie mi stava ancora porgendo la mano.
- È un piacere conoscerti. – disse Katie, a voce bassissima. Mi guardò in modo indecifrabile. Sembrava che avesse bisogno di guardarmi, di sapere che io ero lì.
Fece per sfiorarmi la guancia con un dito, ma Alex mi allontanò, mettendomi dietro di lui.
- Non ti avvicinare. – ringhiò minaccioso. – Prova anche solo a sfiorarla e ti faccio a pezzi, hai capito? – il suo tono era talmente crudele e spaventoso che mi vennero i brividi.
- Alex, non mi sembra pericolosa….. – cercai di calmarlo.
Gli poggiai una mano sulla spalla, la sentivo fremere sotto le mie dita.
- Alex per favore. Non mi farà del male, ne sono sicura. – era vero. Sentivo che potevo fidarmi di Katie. Non so cosa me lo fece credere, ma qualcosa nello sguardo di quella donna, sciolse le mie difese e mi fece abbassare la guardia.
- Possiamo fidarci di lei, Alex. – lo sorpassai, e guardai Katie negli occhi. No. Non mi avrebbe mai fatto del male. Ne ero sicura.
Alex mi afferrò i polsi e me li strinse dietro la schiena, spingendomi contro il suo corpo. Mi tenne ferma, tra le sue braccia in modo che non mi potessi avvicinare.
- Non mi fido di lei. – sussurrò al mio orecchio. Sentivo il suo fiato sul mio collo, e il suo profumo riempiva l’aria. Percepivo il rossore che si stava espandendo sulle mie guance, probabilmente assomigliavo ad un pomodoro maturo.
- Non ti farò del male. – mi assicurò Katie. – Te lo prometto. Io…..io non potrei mai farti del male. – sembrava sul punto di piangere. Vedere il suo volto così triste fu come ricevere uno schiaffo. Volevo avvicinarmi, e abbracciarla, e assicurarla che le credevo. Provai a farlo.
Ma la stretta di Alex era troppo forte, e quando provai ad allontanarmi dal suo abbraccio, lui mi strinse ancora di più, facendo aderire completamente la mia schiena contro il suo petto.
Le sue mani erano avvolte intorno al mio corpo. La sua pelle toccava la mia, infuocandola.
Restiamo calmi!
Solo quando Katie fece un passo indietro, Alex allentò la presa.
Per fortuna, perché ancora un secondo tra le sue braccia e sarei impazzita.
- Beh, quando ti potrò parlare, vieni da me Grace. Ti devo dire una cosa importante. – disse Katie.
- Ok. – sussurrai.
- Tu non andrai proprio da nessuna parte con lei! Non da sola almeno. – Alex sembrava più furioso che mai.
- Alex ora basta! – la voce autoritaria di Kevin fece trasalire tutti quanti. - Katie ha commesso un errore, tutti commettono un errore no? Argomento chiuso.
- Kevin ma come puoi….
- Argomento. Chiuso. – Kevin scandì bene le parole, e Alex non ribatté.
- Vai a casa Alex, e cerca di calmarti. Katie non è pericolosa. - ordinò Kevin.
- Certo. Come no. – mormorò a voce bassissima.
Alex si allontanò da noi, ma quando passò di fianco a Katie si fermò.
- Prova a farle del male, anche solo a torcerle un capello e me la pagherai cara.

 
 
Angolo Autrice
 
Ciao a tutti!! Mi scuso per l’immenso ritardo, ma questo capitolo proprio non veniva fuori =)
Spero che questo capitolo vi piaccia e che lascerete una piccola recensione, anche negativa..
Grazie a tutti coloro che hanno inserito la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate, e anche grazie a coloro che leggono la mia storia in silenzio.
Ma un GRAZIE speciale alle ragazze che hanno recensito, e che continuano a recensire!!!
  
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