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Autore: Izumi V    30/08/2011    1 recensioni
Ad un tratto, facendo scorrere nuovamente lo sguardo su di loro, notò qualcosa che la prima volta le era sfuggita.
Più indietro, nascosto alla vista dal resto dei compagni, qualcuno sembrava seguire i suoi occhi.
E finalmente, si incontrarono.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Nami | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi, finalmente sono tornata!!
Con l'ultimo capitolo di questa storia, che non vedevo l'ora di scrivere ma per il quale non trovavo mai ispirazione... grazie a chi mi segue perchè è grazie a loro che sono riuscita a terminarla!
Dedico queste prime righe a ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo:

Zonami: Grazie, per avermi seguito assiduamente, mi hai reso super felice! Spero che questo ultimo capitolo ti piaccia, ho chiuso qui ogni discorso lasciato aperto nel corso della storia, sperando di non aver dimenticato nulla! Buona lettura, un bacione!

SailorKilari: Oddio, stavolta mi hai fatto commuovere tu! Sapere che hai fatto leggere questa fic anche a un tuo amico mi ha riempito di gioia, e non sai quanto! spero che anche questo capitolo non ti deluda, buona lettura! ;)

 




Giù la maschera
 

 
 
‘Presto, Nami. Presto…’
Queste erano state le parole di Bibi, per tranquillizzarla. Ma quel ‘presto’ era diventato troppo lontano.
Per di più, con gli ultimi preparativi del matrimonio, Nami non era nemmeno in grado di braccarla a forza e costringerla a parlare. Le sembrava quasi che l’amica la stesse evitando di proposito.
 
Si sentì tradita dal mondo intero.
Zoro, che dopo aver tanto detto e fatto, era sparito proprio quando per lei un suo abbraccio era divenuto essenziale come l’aria.
Bibi, la sua migliore amica, che decideva proprio in quei momenti di fare la misteriosa burattinaia di un improbabile piano di chissà quale natura.
È vero, erano solo due persone, ma il suo mondo girava intorno a loro…
Almeno, aveva avuto l’occasione di riscoprire in Nojiko una persona nuova. Perso l’abbaglio iniziale, quest’ultima si era resa ben conto del disastro in cui aveva cacciato la sorella, e cercava di starle vicino più che poteva.
 
‘Nami… ci sei?’ chiese timidamente la sorella, socchiudendo adagio la porta della camera da letto.
‘Mmh? Sì, entra…’ rispose la rossa, seduta sul letto, senza troppa convinzione.
‘Allora? Hai già visto il vestito?’
Nuova domanda, nuova ondata di ansia e paura.
‘S…sì, è bellissimo’ disse Nami, con tono piatto. Ma perse in fretta quell’aria impassibile: gli occhi le si fecero lucidi e la voce tremula.
‘Oh, Nojiko, sono rimasta sola!’ esclamò, prima di affondare il viso tra i cuscini. Le braccia della sorella la circondarono in un caldo abbraccio.
‘Non è vero, io sono qui, no?’
‘Sì, ma Bibi? E…e…’
‘…e Zoro?’ completò per lei l’altra.
Si guardarono un attimo, in silenzio.
 
Poi Nojiko parlò, con una voce dolce che poche volte Nami aveva sentito.
‘Ascoltami, Nami, è importante. Zoro al momento non c’è, lui, Ace e Rufy si sono presi qualche giorno di permesso, normalmente non avrei nemmeno accettato di sentirlo chiedere, ma quei ragazzi avevano una faccia davvero disperata. Senti, capisco che ti senti tradita perché Bibi non ti dice nulla, ma cerca di capirla… anche lei sta attendendo il suo uomo che non le da notizie da giorni’
Nami non riusciva a crederci.
‘Ma… ma tu come sai tutto ciò?!’
L’altra scoppiò a ridere di gusto, e per un momento la rossa potè rivedere in lei l’audace ragazza che era un tempo, con gli occhi luminosi e vivaci come i suoi.
‘Sai qual è il criterio con cui scelgo la servitù?… in base a quanto sono pettegoli!!’
Ed entrambe scoppiarono a ridere come matte, fino ad avere le lacrime agli occhi, sentendosi complici come non mai.
‘E ora vai da Bibi, avete bisogno l’una dell’altra…’
 
E Nami lo fece. Andò da Bibi, che stendeva le tende appena lavate, e l’abbracciò forte. L’aiutò nel suo lavoro, chiacchierando del più e del meno, e cercando di distrarla il più possibile da tutti i suoi tristi pensieri. Sperando che quella terapia funzionasse anche per lei, perché il tempo stava scorrendo fin troppo in fretta, e sentiva ormai di non averne più abbastanza.
 
 
 
§
 
 
 
 
Il cinturino alla vita… sì.
Le scarpe… pronte.
Lo strascico… perfetto.
 
‘Nami, sei stupenda’
Bibi e Nojiko la osservavano ammirate davanti allo specchio, con il resto delle damigelle già debitamente acconciate.
‘Grazie…’ disse solamente lei, arrossendo e sognando a occhi aperti Zoro avvicinarsi all’altare, stringendola a sé e mormorandole tutto il suo stupore.
‘Ehm ehm..’ Bibi tossicchiò per portarla alla realtà.
‘Ah! La carrozza! Sì, scusa, va bene quella nuova, quella verde…’
 
Già, la carrozza verde.
Quando aveva visto Zoro per la prima volta.
Quando ancora poteva sperare in un matrimonio breve e senza ostacoli.
Nami nascose una lacrima asciugandosi delicatamente con la mano destra, coperta dal lungo guanto di seta bianca che le arrivava fino al gomito.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
La Chiesa, addobbata a festa secondo l’esuberante -ma buon- gusto di Sanji, era già gremita, e lo sposo attendeva l’amata trepidante, all’altare.
‘Perfetto… ancora qualche ora, e sarò ricco da fare schifo! E per giunta, con una mogliettina favolosa che mi invidieranno tutti, a Venezia!’ sogghignò tra sé e sé il Marchesino, osservando la folla che riempiva man mano le navate.
 
Poi, tutt’a un tratto, una musica soave e romantica avvolse l’atmosfera, e le signore più anziane cominciarono a singhiozzare dall’emozione.
La sposa, bellissima, stava entrando con un’espressione malinconica sul viso, che la rendeva ancora più angelica.
Sanji, per un momento, spalancò gli occhi per lo stupore, dimenticandosi dei propri loschi scopi. Ma si girò immediatamente verso l’altare, com’era usanza.
 
‘Oh Zoro… perché non sei tu lì all’altare?’ mormorò Nami, con un filo di voce, sentendo la disperazione attanagliarle il cuore in una fredda morsa.
‘Forza, Nami, fatevi coraggio’ le bisbigliò Bibi alle sue spalle, reggendo lo strascico. Qualcosa nella sua voce era cambiato, notò la rossa. Come se avesse appena scoperto una notizia esaltante…
Nami non poté fare a meno di voltarsi, incuriosita, e notò con sospetto che gli addetti alle porte della Chiesa le avevano lasciate leggermente socchiuse.
Ma non si pose troppi problemi, pensò che fosse solo per via del caldo, così si voltò giungendo finalmente alla meta non troppo desiderata.
‘Siete stupenda…’ le sussurrò Sanji, inclinando appena il busto verso di lei e provocandole un brivido di timore.
 
La cerimonia andò avanti senza intoppi, e la giovane sposa perse ogni speranza di un improvviso colpo di scena.
‘Siamo qui riuniti per congiungere due giovani anime nel nome del Signore…’
 
Fino alla fatidica formula…
‘…Parli ora o taccia per sempre!’
 
Il cuore di Nami prese a battere all’impazzata. Ne aveva viste così tante di rappresentazioni teatrali che sapeva bene che, se doveva veramente accadere qualcosa, quello era il momento.
 
Silenzio.
 
Pregando con tutte le sue forze, come mai aveva fatto in vita sua, Nami chiese al Signore che avvenisse qualcosa, qualunque cosa, che impedisse il momento successivo.
Ma solo un assordante silenzio le colpì le orecchie.
La rossa si voltò disperata verso Bibi, che però osservava il portone della chiesa con occhi ridotti a due fessure, come attendendo qualcosa.
Poi lo sguardo di Nami si posò su colui che sarebbe di lì a poco divenuto suo marito, e questo le rivolse un enorme sorriso soddisfatto, girandosi poi verso il sacerdote come a intimargli di andare avanti in fretta.
Con un sospiro, la sposa chinò il capo, come attendendo un’esecuzione.
‘Vuoi tu, Sanji Marchese di…’
 
‘NOO!!!’
Un tonfo terribile riscosse l’assemblea intorpidita, mentre le due porte della chiesa si spalancarono con un fragore assordante.
Un nitrire frenetico, e due enormi cavalli neri apparvero sulla soglia, ruggendo come leoni.
Ognuno di essi aveva un cavaliere, il primo di questi era colui che aveva urlato.
 
Il silenzio scese nuovamente, ma un brusio concitato si sostituì immediatamente, mentre i bambini più piccoli si alzavano in punta di piedi per osservare meglio la scena.
Nami si voltò fulminea, e ciò che vide la lasciò a bocca aperta.
Subito guardò Nojiko e Bibi, vicine, che le restituirono un’occhiata raggiante.
 
‘Come osate interrompere la mia cerimonia?!’ tuonò Sanji, facendo rabbrividire tutti gli astanti.
 
Nami, come chiunque altro, non sembrava credere ai propri occhi.
Sporchi, sudati, distrutti dalla stanchezza, Zoro e Ace erano cavalieri apparsi dal nulla.
‘La TUA cerimonia?!’
La voce tonante di Zoro rimbombò nella chiesa, scotendo gli animi di ognuno.
‘Una cerimonia che hai ottenuto con l’inganno!!’
Urlò Ace, al suo fianco, trattenendo a stento le redini del proprio cavallo che, come loro, sembrava in preda a un delirio frenetico.
 
Un ‘Ooooh!’ riempì l’atmosfera, e Nami si voltò a osservare il suo quasi-sposo con espressione incredula.
Questi, impietrito, aveva assunto uno sguardo duro, con il quale cercava di nascondere il proprio terrore.
‘Si può sapere… che cavolo…dite?!’
Biascicò, poco convinto.
 
Zoro, sul quale erano puntati gli occhi di tutti, si lasciò andare a una risata beffarda e sprezzante.
‘Andiamo… hai intenzione di recitare ancora a lungo? La tua farsa è finita, butta giù la tua maschera, sporco imbroglione!’
 
‘Sanji… ma che succede?!’
Strillò Nami, in preda al panico. È vero che mai avrebbe amato un uomo del genere, eppure col tempo non aveva fatto a meno di convincere se stessa a farsi piacere, almeno un po’, quel Marchesino da strapazzo. Dopotutto, saperlo un imbroglione era stato per lei un duro colpo.
Ma lui non le rispose, anzi si voltò nuovamente verso i due cavalieri, mormorando incattivito:
‘Voi non sapete con chi avete a che fare! Come osate calunniarmi così, senza prove e senza argomenti?’
 
‘Oh, di argomenti ne abbiamo a bizzeffe!’
Esclamò Ace, infervorato.
‘Tu, Marchese di Treviso, ti sei impossessato del tuo titolo levando di mezzo il diretto discendente!’
Proclamò il garzone, cercando poi tra la folla la sua Bibi, che ricambiò lo sguardo soddisfatta e felice. Era lei che si era fatta in quattro per trovare la fonte di quella soffiata, e aveva poi mandato i due ragazzi a verificare ogni cosa. Quanto era stata in pena per Ace, animata da un giovane amore appena sbocciato!
 
‘E non solo…’
Proseguì Zoro, implacabile.
‘Hai usato lo stesso sistema per il legittimo sposo di Nami, il Duca Absalom! Lo hai tolto dalla circolazione, dopo averlo costretto a scrivere quella ridicola lettera alla fidanzata per annullare il loro matrimonio!’
 
Il silenzio era calato tra gli spettatori di quella strana tragedia.
Nessuno era in grado di parlare, sconvolto da tutto ciò che era stato rivelato in quei pochi confusi minuti.
Ma un grido ruppe quel vuoto. Con tutta la forza che aveva, Sanji dichiarò:
‘E’ TUTTA UNA MENZOGNA!!’
 
E fu il caos.
 
Le guardie scelte di Sanji, che erano state precedentemente piazzate intorno alla chiesa, fecero irruzione all’interno, disseminando panico tra la folla.
I bambini, spaventati, cominciarono a piangere e cercare le proprie madri, che si precipitarono fuori con i piccoli.
L’urlo di Sanji squarciò ancora una volta l’aria:
‘PRENDETELI!!’
 
Zoro cavalcò velocemente verso Nami, che si lasciò caricare dietro di lui in groppa al cavallo.
‘Presto, Zoro, scappiamo!’
Strillò, intimorita dalle guardie.
E il ragazzo non se lo fece ripetere. Impennò il cavallo, al che Nami si strinse a lui con più forza, e uscì dalla chiesa, incitando il destriero alla massima velocità.
Dietro di loro Ace li seguiva inquieto: non era riuscito a prendere Bibi, e ora temeva che Sanji potesse farle qualcosa. Ma non poteva fermarsi, doveva aiutare i due amici a scappare.
‘Zoro… passiamo per la piazza! A quest’ora dovrebbe essere vuota!!’
Suggerì, pregando in cuor suo di avere ragione.
 
Ahimè, non aveva calcolato le vie secondarie prese dalle guardie e da Sanji.
 
Nel giro di dieci minuti, Nami, Zoro e Ace si trovarono intrappolati nella piazza, circondati dalle guardie del Marchese e da quelle del Doge, accorse al richiamo del Marchese.
Il vento soffiava nel silenzio della piazza, tra lo sguardo cinico di Sanji e le espressioni afflitte e disperate degli sconfitti. Nami ebbe solo la forza di sospirare, poggiando la testa sulla schiena del suo amato:
‘Zoro, è finita…’
 
 
 
§
 
 
 
 
 
Nelle carceri di Venezia, tre giovani occupano tre celle contigue.
Tutti zitti, persi nei loro pensieri.
Ace, che si chiedeva con timore che fine avesse fatto Bibi. Ma più di tutto quanto tempo suo fratello ci stesse mettendo ad arrivare. Che non ce l’avesse fatta a…?
Zoro, che si tormentava l’anima per aver causato tanti problemi a Nami. Nulla del suo piano era riuscito: aveva impedito il matrimonio, certo. Ma a quale prezzo? Nami in prigione, probabilmente Sanji l’avrebbe fatta uscire e l’avrebbe sposata comunque, mentre lui non avrebbe più potuto farci niente.
Nami, invece, cominciava finalmente a capirci qualcosa di tutta quella situazione. Ecco un motivo al discorso sconclusionato di Bibi, alla sua faccia vittoriosa al matrimonio, alla luce di speranza che aveva illuminato i suoi occhi poco prima della cerimonia. Che avesse già avuto notizie del ritorno di Ace e Zoro? Ma ancora una domanda echeggiava nella sua mente: dov’era Rufy?
 
‘Eheheh…’
Una risatina divertita.
‘…Nami? Tutto bene?’
Chiese Zoro, preoccupato e perplesso. Cosa diamine aveva da ridere? Erano tre prigionieri senza speranza, e questa rideva?
‘Aahahah!’
Nami non riusciva a fermarsi, cominciò a ridacchiare senza sosta, fino a farsi venire le lacrime agli occhi. Dopo un minuto, riacquistò la calma e riuscì a mormorare, in modo da farsi sentire anche dagli altri due.
‘E’ vero, abbiamo miseramente fallito. Siamo tre stupidi che hanno tentato di mettersi contro un nobile, interrompendo un matrimonio sfondando il portone con dei cavalli… ma non mi sono mai divertita tanto in vita mia! Mai sentita così viva! Da quando siete arrivati voi, qualcosa è cambiato qui a Venezia, e vi ringrazio infinitamente!’
Disse tutta d’un fiato, con un sorriso caldo e stupendo che purtroppo i due giovani non potevano vedere.
‘Prego!!’
Esclamò Ace, ricambiando d’istinto con un altro sorriso.
‘Nami…’
Sussurrò semplicemente Zoro, che aveva la cella di mezzo quindi le era molto vicino.
Provò ad allungare una mano oltre le sbarre, sperando che lei fosse lì di fianco e la vedesse. Così successe. Da dov’era, Zoro potè scorgere la mano chiara e sottile della sua amata, che si congiunse con la sua, contrastando la pelle abbronzata del garzone. Le loro dita si intrecciarono in una sorta di abbraccio, trasmettendo l’una all’altro tutto l’amore che racchiudevano nel cuore.
 
 
 
 
§
 
 
 
 
‘Ehi, voi! Svegliatevi!!’
Una guardia fece maldestramente irruzione nella stanza fredda e umida su cui si affacciavano le tre celle. Nonostante l’aria rigida impostagli dalla sua professione, i ragazzi notarono subito che non era cattivo, anzi aveva negli occhi una certa simpatia che li spinse a provare tenerezza nei confronti di quel pover uomo che appariva quasi costretto a quel misero mestiere.
‘Sentite… ho una notizia bella e una brutta per voi… ma quella brutta è davvero… terribile…’
‘Prima la bella.’
Sentenziò con determinazione Zoro. Il suo intuito gli diceva che qualcosa per lui si sarebbe messa male, quindi tanto valeva sapere prima quello che di bello poteva accadere loro.
‘Bene… allora… tu, coi tatuaggi! Puoi andartene!’
 
Ace per prima cosa lo fissò a bocca spalancata, senza credere alle proprie orecchie, così la guardia proseguì:
‘Il Marchese Sanji ha ritirato le accuse contro di voi…siete libero!’
Terminò, aprendo con il suo mazzo di chiavi la cella.
Intanto, Zoro pian piano capiva che il suo intuito non sbagliava e sentì il suo cuore appesantirsi di una terribile sensazione.
Ace fissò i due amici, massaggiandosi gli arti anchilosati, e raccolse il coraggio di fare quella domanda alla guardia anche per loro due, che si accasciarono lungo il muro del loro stanzino, temendo il peggio.
‘…E la notizia brutta?’
 
La guardia, che ormai li aveva presi in simpatia, sospirò un attimo prima di rispondere. Era palese che nemmeno lui avrebbe voluto dirglielo.
‘Gli altri due… sono condannati all’impiccagione per frode e tradimento.’
La guardia non attese oltre e uscì in fretta dalla stanza, sentendosi quasi in colpa.
Ace lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, perdendo ogni forza e con un’espressione terrorizzata sul volto chino.
Zoro chiuse gli occhi, scivolando ancora di più sul pavimento gelido di pietra.
Nami, abbracciandosi le gambe al petto, vi nascose il viso piangendo in silenzio.
 
 
§
 
 
 
Come si era concluso, nel frattempo, il caos scoppiato in chiesa?
Nulla, le donne e i bambini erano tornati velocemente a casa, attendendo il ritorno dei propri mariti. Questi, all’uscita di Sanji e delle guardie, avevano abbandonato la chiesa, correndo dalle proprie famiglie.
Bibi e Nojiko avevano aspettato ore, invano, sedute sulle panche di legno e sperando che Zoro e gli altri due ricomparissero dal nulla dicendo loro che si era risolto tutto.
Ovviamente, ciò non accadde. Così decisero di tornare alla villa, magari i tre le avrebbero aspettate lì. Ed effettivamente qualcuno trovarono, in giardino.
‘Ace!!!’
Esclamò Bibi, al settimo cielo, gettandosi tra le braccia del ragazzo che la strinse forte a sé.
‘Pensavo che non sareste più arrivati a impedire il matrimonio! E invece ce l’avete fatta, bravissimi! Ma Rufy dov’è? Non doveva arrivare con…’
Ma la sua domanda rimase sospesa a metà. Si guardò intorno, cercando due chiome dai colori sgargianti.
‘Ace…dove sono Nami e Zoro?’
Ace si allontanò di qualche passo dalle due donne, chinando il capo.
‘Bibi… Nojiko… c’è un problema.’
 
 
 
§
 
 
 
 
Tutta la piazza era gremita di gente, tanto che era impossibile muoversi dalla propria postazione. C’era chi urlava, come impazzito, acclamando l’esecuzione. Qualche pazzo mitomane ossessionato…
C’era qualche disinteressato, che passava lì per caso, attratto dal clamore.
E c’era chi piangeva, chi tremava, chi si disperava. In prima fila, per dare l’ultimo saluto.
Ma c’era anche chi ghignava, dall’alto del suo spalto.
 
La forca, doppia, era stata montata esattamente al centro della piazza. Mancavano ancora i due prigionieri e il loro boia, che avrebbe tirato la corda che avrebbe aperto le botole sotto i piedi dei due prescelti.
Una chioma bionda si scrutava intorno, individuando poi, là in basso, la coda di esecutori e di guardie inframmezzata dai due condannati.
Questa si faceva largo a fatica tra la folla, mentre la polizia si occupava di tenere a bada gli spettatori che tentavano di avvicinarsi ai due giovani.
 
Non una parola.
 
Con un passo salirono entrambi sul trono di morte che per loro era stato allestito.
Fianco a fianco, come più volte si erano immaginati nei loro sogni. Ma quella non era una cerimonia nuziale.
Il boia si mise davanti a loro, attendendo il segnale di Sanji.
Quest’ultimo più volte aveva preso in considerazione l’idea di salvare la ragazza.
Ma poi pensò a tutto quello che era successo.
Aveva capito che Nami non lo amava. Ma non solo lo aveva preso in giro, l’aveva tradito! Con un garzone da strapazzo! Un poveraccio che non aveva niente in tasca!
Un affronto del genere non poteva passare impunito…
 
Bibi e Nojiko erano abbracciate, sotto di loro. Si tenevano strette, per darsi forza. Una forza perduta nella disperazione di un labirinto senza uscita.
Guardavano a turno i due giovani innamorati, chiedendosi senza risposta se quella era davvero una conclusione necessaria.
E la rabbia, la frustrazione si facevano largo nel loro animo. La voglia di salire su quel palco, liberare i due prigionieri, scappare via.
Ma non chi credevano di avere a che fare?
 
Zoro e Nami non si erano scambiati una parola. Era come se si stessero parlando da ore, nei loro silenzi carichi di amore. Non avevano bisogno di dirsi nulla, perché tutto era scritto nei loro occhi, e ciascuno poteva leggerlo quando voleva.
Era scritto nei loro gesti.
Era scritto nei loro sorrisi.
Era scritto, da sempre, dal primo sguardo che si erano scambiati, là nel giardino del mandarino morto.
Forse quel mandarino aveva voluto annunciare, fin da subito, il destino di quell’incontro. Ma Zoro e Nami non avevano voluto ascoltarlo. E sotto lo sguardo di quel mandarino avevano consumato il loro amore pericoloso.
E ora erano lì, insieme, che correvano verso la fine del sogno.
 
A volte un silenzio non basta.
A volte, nemmeno uno sguardo.
A volte servono le parole, perché se abbiamo una sola bocca per pronunciarle, abbiamo ben due orecchie per ascoltarle.
 
‘Nami, amore mio. Ti amo, perché la mia vita confusa ha acquistato senso solo con te. Se solo potessi, darei la mia vita non una, ma mille volte, per te. Ti porterei in Spagna, ti insegnerei a occuparti di contabilità. Se potessi, ridarei vita al mandarino del tuo giardino.’
‘Zoro, ma tu lo hai fatto. Mi hai restituito la vita, mi hai regalato una notte, la nostra notte. Nei racconti della tua vita, ho potuto vivere la mia, in un sogno che resterà nel mio cuore per sempre. Ti ho donato ciò che di più prezioso possedevo, perché so che sei tu colui che aspettavo da quando sono nata. Zoro, ti amo perché con te ho vissuto davvero e ho potuto sentirti vivere con me.
Insieme, amore mio.’
 
Nessuna lacrima, nessun gemito.
‘Fino alla fine.’
‘Fino alla fine.’
Mormorarono all’unisono, pronti al segnale che tardava ad arrivare.
 
Il boia fissò per l’ennesima volta il Marchese, che si decise a dare il via all’orribile spettacolo.
L’esecutore poggiò una mano sulla corda, contraendo in anticipo il muscolo per farvi forza.
 
Tre…
Due…
 
 
‘FERMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!’
Un urlò acuto e potente rimbombò nella piazza.
-FERMI, FERMI, HO DETTO FERMI!!!!!!!!!!!!
La gente cominciò a portarsi le mani alle orecchie, per proteggersi da quelle grida assurde.
Il boia abbandonò la corda e si portò il braccio al viso, per vedere meglio il gruppo di uomini a cavallo che si avvicinavano alla forca a tutta velocità.
 
-Ma che diavolo…?
Bisbigliò Sanji, dal suo trono al fianco del Doge, anche lui visibilmente stupito.
Entrambi si levarono in piedi, cercando di capire.
 
-FRATELLO, CE NE HAI MESSO DI TEMPO!!
Urlò a pieni polmoni Ace, comparendo chissà da dove a fianco di Nojiko e Bibi.
Bibi si voltò a guardare il ragazzo, con un sorriso.
Allora non tutto era perduto…
 
-SCUSATE, MI ERO PERSO!!!
Ridacchiò Rufy, giungendo col cavallo fino alla forca, alla vista di tutti, seguito a ruota da una scorta di cavalieri in testa ai quali cavalcava…
-ABSALOM!!!
Strillò allora Nami, incredula.
-Ma…ma…
 
-CHE DIAVOLO SUCCEDE?!?!
Il ruggito del Doge avvolse l’intera piazza, ammutolendo ogni astante.
Un silenzio irreale si diffuse ovunque.
Scendendo a passo di marcia dalle scale del trono, l’ometto si ritrovò sulla forca, a fissare i due prigionieri, e poi Rufy e Absalom, a turno.
Il vecchio in questione scese da cavallo, inchinandosi al sovrano.
-E tu chi saresti? Con che coraggio interrompete questa…
-…Carneficina?
Lo interruppe Zoro, adrenalinico e ormai privo di freni.
-Zitto tu, sei solo un garzone!… Avanti, voglio sapere!
Ordinò, gettando un’occhiata al Marchese appena arrivato dietro di lui. Questi si limitò a restituire lo sguardo, ma appena il Doge fu nuovamente voltato, il puro terrore si impadronì del suo volto, che sbiancò. Anzi, cercando di non farsi notare, Sanji cercò con gli occhi assottigliati una via di fuga.
 
-Velo spiego io!!
Esclamò, assurdamente allegro, Rufy, parandosi con sicurezza davanti all’autorità di Venezia.
-Le cose stan così: quel pazzoide del Marchese Sanji ‘di qualcosa’ prima ha fatto eliminare il diretto discendente della carica, poi ha rapito questo povero vecchietto – e Rufy indicò con poco garbo Absalom – che era il promesso sposo di Nami, per sposarla lui! Pazzesco!
Ma non dovete preoccuparvi, Absalom potrà dimostravi tutto!!!
Il Doge era senza parole, si voltò per fissare Sanji ma… questi era sparito.
-Sta scappando!!
Urlò Ace, indicando un punto indistinto tra la folla.
-Prendetelo!!
Aggiunse poi, rivolto ad alcuni paesani.
E loro, felici di poter partecipare al disordine, si gettarono a tuffo sul poveretto, che venne ben presto fermato e restituito alla polizia.
Sanji non volle dire nulla, e a capo chino si lasciò portar via, frustrato e iroso.
 
-Incredibile…incredibile…
Continuava a mormorare tra sé e sé il Doge, fino a che non si rese conto di essere fissato da migliaia di persone che attendevano una sua parola.
-Ah.. sì certo, ovviamente liberate i condannati e smontate tutto!
 
Un boato di gioia si levò dalla folla.
Il boia, deluso, liberò i due giovani dalle corde che li tenevano ammanettati, e i due si gettarono l’uno tra le braccia dell’altro, scambiandosi un bacio appassionato.
Al che, tra la folla, si levò un fragoroso applauso, che acclamava il matrimonio tra i due.
Parte della gente si disperse, parte rimase lì in piazza, a organizzare una festa improvvisata in onore del successo di quella adorabile coppia.
Imbarazzati, Zoro e Nami non opposero resistenza, anzi presero parte ai festeggiamenti, in compagnia di Nojiko, Ace, Bibi, Rufy e… ebbene sì, anche Absalom!
 
Verso sera, il vecchio Duca prese da parte Nami, allentandola dalla chiassosa festa che non accennava a spegnersi. Le parlò per la prima volta a cuore aperto, e in faccia, visti i loro brevi incontri burocratici.
-Nami, mia signora. Sebbene quella lettera fosse solo frutto di una coercizione, vorrei rinnovare il mio desiderio di annullare il nostro matrimonio.
La rossa ascoltava il discorso con attenzione, ben intenzionata a non perdersi nemmeno una vocale, per essere sicura di non aver capito male. Un sogno che si avverava?
Ma Absalom continuò:
-Ho visto cosa vi lega a quel giovane, e chi sono io per impedirvi di stare insieme? Solo un povero vecchio che avrebbe tanto bisogno di compagnia…ma non importa!
Ah, ho qui una cosa per voi… uhm, credo sia più per il vostro amico Zoro, ma la darò a voi. Non ho intenzione di restare qui a Venezia un solo minuto ancora! Mi hanno rapito, torturato, quasi ucciso! Me ne vado al Sud! Chissà, magari quella mia vecchia amica Laura è ancora viva… sapete, lei era follemente innamorata di me, un tempo!!
E con una risata che assomigliava più a un ruggito, il vecchio Absalom sparì alla sua vista, dileguandosi in una vietta deserta.
Nami sorrise, osservandolo andar via.
Mettendosi un po’ più in disparte, non si prese nemmeno la briga di chiamare Zoro, e aprì la busta ingiallita chiusa con un curioso sigillo di ceralacca rosso fuoco. Era uno stemma, assomigliava molto a quello del sovrano spagnolo…
 
Il foglio cadde dalle mani tremanti di Nami, che con la poca voce che le era rimasta prese a chiamare l’amato con aria incredula. Non aveva finito la lettera, ma le prime righe le avevano fatto capire quanto l’argomento fosse importante, e non era giusto leggerla senza di lui.
-Zoro…Zoro!!!!
Questo arrivò da lei, cingendole la vita con le braccia e baciandola con dolcezza sulle labbra.
-Che c’è, tesoro?
-Leggi qui!!
Disse lei, spiaccicandogli il foglio in faccia.
 
Zoro lesse la lettera accigliato.
-C..Cosa?
 
 
 
§
 
 
Zoro,
Ti scrivo questa lettera per comunicarti quello che forse avrei dovuto dirti molti anni or sono. Molte voci mi sono giunte qui in Spagna di quello che stai combinando laggiù in Italia, e noto con piacere che il tuo temperamento focoso non si è estinto col tempo.
Ma passiamo al nocciolo della questione.
Cosa ti ricordi della tua vita, prima di 18 anni? Nulla, immagino, come quando ci siamo conosciuti in quello squallido orfanotrofio.
Nulla, perché all’età di 17 anni una pallottola ti sfiorò il cervello, provocandoti un trauma che ti ha spinto a dimenticare tutto. Un’autodifesa interessante, a mio dire.
Un metodo veloce e semplice per scordare tutto: le tue nobili origini e il pericoloso segreto che porti sempre con te.
 
-Zoro, ma che significa? Cosa porti sempre con te?
Nami stava leggendo la lettera con lui passo passo, e aveva fretta di capire. Ma lui no, aveva bisogno di tempo e calma per assimilare tutto pian piano. Dopotutto, si parlava della sua vita. Non si rispose alla domanda della rossa, ma si portò meccanicamente una mano sul fianco destro. Continuò a leggere.
 
Non ti svelerò subito di cosa si tratta quel segreto, se no che gusto ci sarebbe? Ma credo, anzi sono certo, che leggendo questo foglio lentamente tutto tornerà alla tua mente, e ti sarà chiara ogni cosa.
Andiamo con ordine, anche se è complicato.
Comincerò col spiegarti quella pallottola.
Ancora non ricordi nulla?
 
Zoro spostò nuovamente la mano, quella libera, che stavolta andò a posarsi sulla tempia, come se il dolore di tanti anni prima stesse riaffiorando bruciandogli la pelle.
 
Se è così, sarò felice di aiutarti.
Prima di tutto, Zoro, tu sei figlio del capitano della guardia reale di Spagna.
 
-Che cosa?!?!
Esclamò Nami, totalmente colta alla sprovvista.
Zoro, invece, non proferiva parola, era totalmente costernato e faticava a credere a una tale pesante verità.
 
Tuo padre era il favorito del Re Filippo II, tanto che si diceva che, se non avesse avuto eredi, il sovrano avrebbe volentieri affidato il trono a lui.
Tuo padre si chiamava Mihawk, ed era uno dei soldati più forti e coraggiosi che la Spagna poté mai vantare nel proprio esercito. Per questo il Re ne era tanto orgoglioso.
Orgoglioso al punto di affidargli un enorme segreto, un segreto che mai e poi mai avrebbe dovuto cadere in mano nemica.
Ma tuo padre non era d’accordo con quella scelta, provò a convincere il Re a scegliere qualcun altro, eppure non ci fu verso di fargli cambiare idea. Per questo Mihawk si rivolse all’unica persona di cui sapeva di potersi fidare: tu.
Sì, tu, il suo adorato figlio sedicenne, che già a quella giovane età aveva saputo dimostrare doti guerriere pari, se non addirittura superiori, a quelle di suo padre.
E tu diventasti, all’insaputa di tutti, il depositario di quel segreto.
 
Pian piano nella mente di Zoro cominciarono a delinearsi, sfocati, immagini e suoni, profumi e colori da tempo dimenticati.
La testa gli pulsava, dolorante, nello sforzo di ricordare, di trattenere quelle informazioni vitali.
 
Quel segreto era… era una mappa.
Una rotta, nell’Oceano Pacifico, ancora sconosciuta, che alcuni emissari del Re avevano individuato con una truppa di esploratori.
Partiti in centinaia, poche decine fecero ritorno a casa. Ma quelli che tornarono, poterono raccontare di isole meravigliose, ricche e prospere. Popoli nuovi e selvaggi. Tesori nascosti.
Quella mappa era fondamentale, capisci?
La Spagna necessitava di una spinta economica e militare, e quella scoperta straordinaria rappresentava la salvezza di molti.
Tuo padre non poteva permettere che fosse trovata.
E così, quella mappa fu tatuata sul tuo fianco, in un codice ideato appositamente da alcuni scrivani del Re in persona.
Un codice sconosciuto perfino a te, che avesti il compito di non studiarne mai la chiave di lettura.
Per questo anche tu non sei mai riuscito a comprenderla, sebbene ormai l’abbia imparata a memoria.
Giusto?
 
-Giusto…
Mormorò Zoro, sorridendo fra sé e sé.
 
E ora che ci sono le premesse, posso passare ai fatti veri e propri.
Quando tu compisti 17 anni, il Re Filippo II subì un attentato.
Ovviamente, ne uscì incolume, ma per salvarlo tuo padre perse la vita.
Tu fosti coinvolto nella battaglia, poiché non mancavi mai di seguire tuo padre a crote. Ma quel giorno fu la tua rovina: fortunatamente  quella pallottola, che doveva essere diretta al tuo cervello, ti sfiorò soltanto.
Io, in quanto lontano parente del Re, ebbi il compito di trarti in salvo, curarti e mandarti nel primo orfanotrofio che avessi trovato.
Ormai era chiaro che sembravi non ricordare nulla, per questo nessuno si prese la briga di assicurarsi che tu avessi una vita felice, o quantomeno minimamente agiata.
Dopotutto, il Re doveva molto a te e tuo padre, ma questo non sembrò provocargli troppa comprensione.
E io fui furioso con lui.
Non capivo il suo comportamento: prima si fida a tal punto di un uomo da affidargli un tale segreto, e poi tradisce così la fiducia della sua famiglia, allontanando il figlio dalla corte una volta morto il padre. Inaudito…
Poi scoprii tutto. Quell’attentato era un imbroglio, uno sporco imbroglio. Organizzato dal Re in persona, che voleva riappropriarsi della mappa senza destare sospetti. Il bersaglio non era lui, ma tuo padre, capisci?
Filippo II aveva stretto un accordo segreto con la Francia, assicurando la mappa in cambio di una salda alleanza e una cospicua somma. Ma come avrebbe potuto spiegarlo a Mihawk? Il cuore puro del capitano non si sarebbe mai piegato a una simile bassezza.
Il Re, dunque, allontanò te da palazzo dopo aver eliminato tuo padre. Probabilmente, non l’avrebbe fatto se si fosse ricordato che Mihawk non era più in possesso della mappa. Dopo averne esaminato il cadavere, infatti, si rese conto che l’unico che poteva averla eri tu, e cominciò a cercarti, proprio tra quegli orfanotrofi in cui ti aveva buttato.
Ma io fui più veloce, fortunatamente.
A 18 anni ti prelevai, ti tenni con me cinque anni in modo da insegnarti tutto quello che potevo, e poi ti allontanai bruscamente, raccomandandoti severamente di non farti più vedere in Spagna.
Ora capisci il mio comportamento ostile?
Capisci che l’ho fatto per te, perché non avessi la tentazione di tornare qui in Spagna?
 
-Bartholmeus…
Capì infine Zoro, ormai conscio di ogni cosa.
Gli venne da piangere, ma le lacrime proprio non volevano saperne di uscire. Dopotutto, dalla morte di suo padre non aveva mai più pianto.
 
Ora che ti ho detto tutto, mi rimane un’ultima cosa da fare. Una preghiera, un favore che devo chiederti.
Elimina quella mappa, cancellala dalla faccia della terra, fai in modo che non venga trovata.
Questo è il mio ultimo desiderio.
Sì, sto morendo.
Dopo tutto questo tempo, è arrivata l’ora anche per me.
Ah, perdonami. Questa è davvero l’ultima: ho una villa in Italia, nei pressi di Venezia. Il quinto scaffale dall’alto, nel salotto. Sesto libro da destra, pigialo.
Troverai così tutte le tue ricchezze, e il mio testamento che te ne fa padrone.
Ti amato come un figlio Zoro, e ho amato tuo padre come un fratello.
Addio,
 
Orso Bartholmeus
 
 
Zoro finì la lettera con un groppo in gola. E poi capì.
Non erano le lacrime a non voler uscire, era lui che non lo voleva.
Non voleva piangere.
Perché se Orso, o se suo padre, l’avessero visto, che figura avrebbe fatto?
Zoro non pianse, ma sorrise.
 
Perché finalmente aveva un passato.
Perché aveva riacquistato un ricordo.
Perché adesso aveva uno scopo.
Perché poteva avere una vita vera.
 
-E ora cosa accadrà, Zoro?
Gli domandò timidamente Nami, guardandolo con i suoi dolci occhi nocciola.
Il ragazzo la guardò un attimo: non era l’unico che poteva rifarsi una vita.
Ora potevano sposarsi, essere felici insieme.
 
-Ora, Nami, siamo liberi! 





E' proprio finita! Ne sono felice, non vedevo l'ora che per Zoro e Nami arrivasse finalmente la pace!
Ancora tante grazie a chi mi ha seguito, letto e recensito!
Un bacione a tutti, buon inizio di settembre!

Izumi93 ;)

  
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