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Autore: essie    30/08/2011    11 recensioni
Mancano ormai pochi giorni al matrimonio tra Isabella Swan, giovane donna dolce e introversa, e Mike Newton, il figlio del sindaco di New York.
Quando Isabella si reca nel celebre atelier di abiti da sposa gestito da Rosalie Cullen, fa la conoscenza di Edward, fratello di Rosalie, il quale la aiuterà a scegliere il vestito perfetto. E, forse, anche a far chiarezza con se stessa.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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I'm Yours




Madison Avenue non le era mai apparsa così lunga, i marciapiedi così stretti. Gli eleganti palazzi erano illuminati dal timido sole mattutino, le boutique d’alta moda erano animate – nonostante l’orario –, e le commesse passavano da un cliente all’altro con ammirabile velocità.
Sospirò, osservando New York dal finestrino di quella Mercedes SLK che occasionalmente la ospitava, e si sentì immensamente sola. Le capitava spesso, era una sensazione di tristezza e impetuosa inquietudine che si impadroniva di lei per il tempo sufficiente da mandarla nel panico. Poi tornava tutto tranquillo.
‹‹Siamo arrivati, Miss›› le annunciò l’autista, e Isabella tornò al presente. Madison Avenue, atelier di abiti da sposa, Rosalie Cullen.
‹‹Grazie›› sorrise timidamente. Non sapeva mai come comportarsi.
‹‹Mi faccia uno squillo quando devo ripassare a prenderla e sarò subito da lei››
Isabella annuì e scese dall’auto, trovandosi esattamente davanti alla porta d’ingresso del negozio. Prese un profondo respiro, ed entrò, ritrovandosi in un’ampia stanza molto elegante e raffinata, dall’atmosfera ovattata e la moquette color champagne, e soprattutto… con file e file di abiti sfavillanti su manichini e appesi ai lati della sala che sembravano risplendere di luce propria per quanto erano strabilianti.
‹‹Isabella!›› cinguettò una voce melodiosa. Alzò lo sguardo e vide una giovane donna dai morbidi capelli biondi raccolti in uno chignon andarle incontro con un sorriso cortese. ‹‹Benvenuta››. Si strinsero la mano, e Isabella notò che Rosalie Cullen aveva gli occhi di un colore molto singolare, un blu tendente al viola che risaltava sul suo viso di porcellana.
‹‹Spero di non essere in ritardo›› mormorò, dandosi ancora un’occhiata intorno.
‹‹Certo che no, figurati. Vieni, gradisci qualcosa da bere?››
Isabella seguì Rosalie in una sala secondaria, meno grande della prima, con uno spazioso camerino sul fondo e due divani dall’aria comoda.
‹‹No, grazie››
‹‹Sei nervosa? Emozionata?›› tentò allora Rosalie. Isabella le sembrava molto timida, o molto chiusa. Con la famiglia del suo futuro marito!, pensò, guardandola con attenzione.
‹‹Io…›› Isabella fece una pausa, non sapendo bene come continuare ‹‹credo di non avere ancora realizzato cosa sta succedendo›› disse infine, provando a sorridere con naturalezza.
‹‹Ti capisco. Mike sembra, ehm, un uomo fantastico! Sono sicura che il matrimonio sarà assolutamente meraviglioso… che tu sarai meravigliosa! Allora, tra poco arriverà Edward, mio fratello. Non chiedermi cosa ci fa qui un uomo, è una lunga storia›› scosse la testa con aria esasperata, e finalmente vide Isabella aprirsi in un vero sorriso divertito ‹‹comunque, lui ti assisterà in questa avventura. Potrai chiedergli qualsiasi cosa, questa mattina sarà tutto tuo. Se hai bisogno di me, se credi sia un incompetente, vieni immediatamente›› le spiegò. ‹‹Sono nella sala qui vicino con un’altra ragazza che spero arriverà presto››. Guardò l’orologio, impaziente.
‹‹Certo, ho capito tutto›› annuì Isabella, convinta. ‹‹Intanto guardo in giro e mi faccio un’idea del vestito›› suggerì.
‹‹Perfetto››. Rosalie si dileguò subito al suono della porta che si apriva, e lei rimase sola con i suoi pensieri confusi.
Lei e Rosalie si erano incontrate poche settimane prima ad un party al Metropolitan Museum, e la donna le era subito parsa molto competente, e molto delicata. Le aveva dato il suo biglietto da visita e Isabella l’aveva chiamata solo qualche giorno prima, chiedendole un appuntamento. Il matrimonio era fra tre settimane e non poteva più rimandare, ne era consapevole. Il ventisei maggio si avvicinava sempre di più.
Sentì dei passi dietro di sé, probabilmente del fratello di Rosalie. Chissà perché era lì.
‹‹Ciao Isabella›› iniziò una voce alle sue spalle. Era inspiegabilmente calda e avvolgente, carezzevole e rassicurante.
Davanti a lei c’era un ragazzo… un uomo sui ventiquattro anni, pallido, dai capelli del colore del bronzo, scompigliati, il fisico asciutto e non eccessivamente muscoloso.
Era bello, straordinariamente bello. Più della sorella, più di qualsiasi altro uomo che Isabella avesse mai incontrato. Davanti a lui si sentì terribilmente piccola e insignificante, e caldi brividi le percorsero la pelle.
‹‹Sono Edward, credo che Rose ti abbia già parlato di me, purtroppo›› le sorrise con calore, porgendole la mano ‹‹non credere ad una sola parola di ciò che ti ha detto››.
Quando la pelle di lui toccò la sua, Isabella credette davvero di passare a miglior vita. La mano di Edward era calda, morbida e liscia, e si adattava perfettamente alla sua come se fossero due pezzi di puzzle che, finalmente, si riunivano dopo tanto tempo. Lo guardò negli occhi, spaesata, e rimase intrappolata in quelle gemme verdi per una quantità di tempo indefinita. Sperava di restarci per sempre.
‹‹Non preoccuparti, non ha detto niente di brutto o imbarazzante›› pigolò. Edward l’aveva… letteralmente sconvolta.
Cosa le stava succedendo?! Non lo conosceva neanche, non poteva permettere che un uomo qualsiasi si intromettesse sgomitando in quel modo nella sua vita. Ma, mentre lo guardava, pensò che Edward era tutt’altro che “qualsiasi”.
‹‹Ne sono felice›› le sorrise. Fece accomodare Isabella su uno dei divani e si sedette su quello davanti a lei, prendendo in mano la cartellina rigida che vi era posata. ‹‹Allora, per cominciare ti faccio qualche domanda, per restringere un po’ il campo›› iniziò a spiegarle ‹‹poi passeremo alla prova degli abiti che ti mostrerò, se ti piaceranno››. Estrasse dalla tasca della giacca scura una penna e ne tolse il cappuccio.
‹‹Va bene›› annuì Isabella, non trovando niente di meglio da dire.
Edward avvicinò la mano con cautela, la posò sulla sua gamba, appena sopra il ginocchio, facendola sussultare. Al di sotto dei jeans semplici che indossava, le sembrava che la pelle avesse iniziato a scottare pericolosamente. ‹‹Rilassati, per favore›› le sussurrò dolcemente ‹‹qui nessuno ti mette pressioni, possiamo stare qui tutta la giornata se preferisci. E ricorda che non ti voglio mangiare, né che ti tengo prigioniera: puoi andare via quando vuoi. Se non sei convinta, puoi anche fare a meno di sposarti. Un matrimonio senza amore è una delle cose peggiori che ci siano››.
‹‹Cosa ti fa credere che io non ami il mio fidanzato?››. La voce le uscì più aspra di quanto si aspettava e una parte di lei si pentì di aver parlato.
Edward ritirò lentamente la mano. Sospirò, poi scosse la testa. ‹‹Scusami, scusami davvero. Non avrei dovuto aprire bocca. Allora, passiamo al vestito: cercavi qualcosa di semplice?››
Anche Isabella fece un profondo sospiro prima di parlare. ‹‹Diciamo che mi piacerebbe non troppo semplice, ma nemmeno troppo elaborato. Magari una via di mezzo…››
‹‹Perfetto›› mormorò lui annotandolo. ‹‹Con le maniche o senza?››.
‹‹Possibilmente senza››
‹‹Strascico?››
Isabella si strinse nelle spalle. ‹‹Non ne ho idea. Ho visto alcuni abiti fantastici con lo strascico, altri che erano davvero meravigliosi senza››.
‹‹Applicazioni o ricami?››
‹‹Sì, credo di sì››
‹‹Bene. Allora, cerchiamo un abito più o meno elaborato, senza maniche, forse con lo strascico, con applicazioni o ricami›› Edward studiò gli appunti per qualche secondo, poi annuì. Si alzò e sparì per qualche minuto, tornando reggendo un paio di scarpe dal tacco alto, bianche, e un body di pizzo. Appena lo vide, Isabella arrossì, ma lui le sorrise con tranquillità. ‹‹Indossa questi per provare gli abiti, nel camerino. Pronta per cominciare?››
Isabella sorrise. ‹‹Prontissima›› rispose.
‹‹Un’altra cosa… posso chiamarti Bella?›› azzardò Edward, titubante.
Lei lo fissò. Nessuno la chiamava così da molti anni, se n’era quasi dimenticata… all’improvviso provò molta tristezza. ‹‹Certo›› bisbigliò però ‹‹certo››.


Isabella passò la mezzora seguente provando abiti da sposa; indossò vestiti di chiffon che le lasciavano la schiena scoperta, abiti con il corpino stretto ricamato di pizzo, abiti con moltissimi strati di tulle, abiti con lustrini e decorati di Swarovski, abiti aderentissimi o stile impero…

‹‹Quando trovi quello giusto lo capirai›› continuava a ripeterle Edward, passandole i vestiti. ‹‹Continua a provare, troveremo quello che fa per te››.
Dall’inizio delle prove, Edward era stato ineccepibile. Si dispensava in consigli cortesi quando Bella gli chiedeva un parere, tirando qua e là fuori qualche battuta, l’aiutava a salire sul palchetto al centro della stanza e le sistemava la gonna del momento quando lei si ritrovava davanti all’enorme specchio davanti al palco.
‹‹Bella, questo non l’hai ancora provato, vero?››
Lei, con solo il body addosso, mise fuori la testa dal camerino. ‹‹No›› disse sorpresa ‹‹non l’ho ancora provato››. Le sembrava impossibile che ci fosse un abito che non aveva ancora indossato, era lì da parecchio tempo.
Edward sorrise. ‹‹Benissimo›› Glielo tese, e Isabella lo prese tra le mani con delicatezza, chiudendo la tenda.
Si liberò dell’abito di organza di seta e infilò l’ultimo che le aveva passato Edward. Il corpino aderente era ricamato di pizzo, e una fascia che terminava in un fiocco dietro la schiena le stringeva delicatamente la vita; la gonna, con tanti strati di morbido tulle, le accarezzava con grazia le gambe nude, coprendo interamente le scarpe.
Se lo sentiva bene, come se fosse una parte del suo corpo. E forse le stava anche bene.

‹‹Com’è?›› chiese uscendo.
Edward, che la stava aspettando seduto su uno dei divani, alzò gli occhi, e appena la vide spalancò la bocca, guardandola come nessuno l’aveva mai guardata prima, e Bella sentì immediatamente un leggero rossore colorarle le guance. In realtà, era la prima volta che provava delle sensazioni simili, e realizzò che le piaceva essere guardata in quel modo da Edward, le piaceva che lui le facesse complimenti, che le sorridesse.
‹‹Bella, sei… sei straordinaria… non trovo le parole, sul serio, sei semplicemente bellissima›› sussurrò Edward, fissandola rapito.
Lei abbassò lo sguardo, imbarazzata, e fece un timido sorriso.
Edward le si avvicinò e le prese la mano, negli occhi uno sguardo dolce e intenso che la sciolse, e la fece salire sul piccolo palco.
Quando Isabella si vide allo specchio, restò senza fiato: era davvero… bella. Sentì una sensazione di calore, mentre si guardava in quell’abito bianco, ma anche profonda tristezza. Si stava per sposare. Con il figlio del sindaco di New York, Michael – chiamato da tutti Mike – che conosceva da qualche anno. Si erano conosciuti all’università, Mike si era interessato subito a lei, notandola al secondo anno tra altre migliaia di ragazze.
‹‹Isabella!›› la voce di Rosalie la fece sobbalzare. Sollevò lo sguardo e incontrò i suoi occhi blu che la osservavano con stupore. ‹‹Sei magnifica! È proprio l’abito adatto a te!›› si complimentò, entusiasta. ‹‹Pensi sia quello giusto? Edward si sta comportando bene?››
Lui alzò gli occhi al soffitto, sbuffando, ma non parlò.
‹‹Edward si sta comportando benissimo, non preoccuparti›› Bella le sorrise ‹‹quanto al vestito… credo di sì. È quello giusto››.
Rosalie si illuminò. ‹‹Sapevo che l’avresti trovato. Al matrimonio sarai divina››. Fece un gran sorriso e scomparve.
‹‹Allora hai deciso? Questo?›› le chiese Edward, abbassandosi per sistemarle la gonna.
Bella annuì. ‹‹Sì, questo. Ho deciso›› dichiarò con un sorriso. ‹‹Approvi?››.
‹‹Questo è l’unico abito che ti ha fatta sorridere. E poi… sei davvero meravigliosa. Quindi, direi che con questo sei perfetta››
‹‹Grazie›› mormorò lei.
‹‹E’ quasi ora di pranzo›› notò Edward, lanciando uno sguardo all’orologio che aveva al polso ‹‹a proposito, hai fame? Hai voglia di sopportarmi per un’altra oretta?››.
Isabella lo guardò negli occhi attraverso lo specchio, e inclinò il capo di lato. ‹‹Mi stai invitando a pranzo?››.
‹‹Consideralo un invito solo se hai intenzione di dire di sì›› Edward ammiccò.
‹‹I-io… non lo so…››
‹‹Non c’è nulla di male in un semplice pranzo tra amici, no?››
Bella sospirò, arrendendosi, e senza volerlo le spuntò un sorriso sulle labbra. ‹‹Va bene, va bene›› disse. Edward sorrise all’istante. ‹‹Dammi il tempo di cambiarmi e di prendere il vestito…››. Scese dal palchetto e si avviò al camerino, improvvisamente agitata. Si tolse l’abito, il body e le scarpe e indossò i jeans e la camicia che aveva messo quella mattina.
‹‹Okay›› balzò fuori dal camerino, il vestito ben sistemato sul suo braccio ‹‹adesso possiamo andare››.
‹‹Benissimo›› le sorrise Edward, e insieme uscirono dalla saletta.



NOTE DELL’AUTRICE:

Questa storiellina non so esattamente come sia entrata nella mia mente. Ci sarà ancora un altro capitolo, poi sarà ufficialmente conclusa :) Volevo scrivere una one shot, ma sarebbe venuta troppo lunga e so che vi avrebbe annoiati.
Ditemi cosa ne pensate, se devo andare avanti. Se non vi piace l'idea - e dico sul serio - non dovete fare altro che dirmelo: cercherò di pensare a qualche altra cosa ;)
   
 
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