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Autore: holls    30/08/2011    2 recensioni
Eri e Matt sono amici per la pelle: la prima in crisi col suo ragazzo, Jason, il secondo in cerca di una risposta ai recenti apprezzamenti verso i ragazzi che all'improvviso scombussolano tutto il suo mondo. L'incontro con Angelo e l'amico Thomas, per i due amici, sarà l'inizio di un susseguirsi di eventi che porteranno le vite di tutti a intrecciarsi, e niente sarà più come prima...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2


 
Matt e Tania si erano appartati in una stanza lontana dalla festa principale, volevano godere di una certa tranquillità. I due si trovavano già distesi sul letto, uniti dalla foga del momento. Le mani esperte di Tania scorrevano veloci sul suo corpo, quasi a voler scaricare tutta quella tensione. La convinzione di Matt su ciò che stava facendo non era totalmente piena, forse aveva accettato per disperazione o forse sentiva che c’era qualcosa nella sua vita che non andava. In effetti aveva sempre avuto quella sensazione, che qualcosa non stesse andando per il verso giusto. La sua vita, almeno all’apparenza, sembrava un’oasi felice; ma se qualcuno si azzardava a scendere un po’ più in profondità, avrebbe trovato un qualcosa di indefinito che stonava terribilmente con tutto il resto. E ciò che spaventava Matt era proprio il fatto di non riuscire a dare un nome a questo suo grande disagio. Perché si sa, le paura si risolvono se le si conosce.
Era talmente preso dai pensieri sulla sua vita, che non si accorse nemmeno che Tania aveva smesso i suoi giochetti. Se ne stava ferma, immobile sopra di lui e lo guardava con aria scocciata.
“Senti, o sei ubriaco o sei frocio!” esclamò Tania indispettita, uscendo violentemente dalla stanza, insoddisfatta. Matt non si era nemmeno reso conto pienamente della situazione. Forse aveva ragione Tania; era un po’ ubriaco…
Eppure aveva bevuto solo un bicchiere di birra. Ripensò all’alternativa espressa da Tania.
No… aveva solo un sacco di problemi per la testa, cavolo! E poi chissà… magari aveva bevuto anche più di una birra e non se lo ricordava. Certo. Cercò di convincersi che sicuramente era andata così. Era per quel motivo che le avance di Tania non avevano suscitato in lui nessun effetto. Con tutti i pensieri che aveva riguardo alla sua vita, al suo disagio… per non parlare di Eri, che avrebbe dovuto riaccompagnare a casa e non aveva la minima idea di dove fosse finita… Sì. Era così.
Si alzò di scatto dal letto, si ricompose e decise di ributtarsi a capofitto nel frastuono della festa. Quando ritornò nel salone principale, lo trovò molto più affollato di prima. C’erano corpi che si strusciavano, ragazzi che freneticamente univano le loro bocche… e per fortuna, anche persone ancora ‘normali’.
Era perso ad osservare il degenero totale, quando le luci si spensero. Tutte. All’improvviso. Si sentì un mormorio generale, chi si lamentava, chi invece pensava che fosse una bella trovata. Matt si sentì totalmente smarrito. Non vedeva niente, sentiva solo un sacco di corpi anonimi venire a sbattere contro il suo, presi anch’essi dalla difficoltà del buio. Addirittura qualcuno gli venne così vicino che poteva sentire letteralmente il suo fiato sul collo. La cosa un po’ lo infastidiva, perciò decise di allontanarlo spingendolo con un braccio. Ma quando fece per ritrarlo, sentì una mano bloccarlo al polso. Matt rimase interdetto; chi era? E che cavolo aveva intenzione di fare?
Sentiva quel fiato farsi sempre più vicino, finché non avvertì quelle labbra sconosciute appoggiarsi sul suo orecchio. Certo che doveva essere proprio una ragazza audace, per sfidare il buio in quella maniera… Ancora una volta, Matt, forse in preda all’alcol, forse no, decise di lasciarsi andare, e di godere di quel piccolo, ma eccitante gesto. Le labbra sconosciute continuavano a lasciare piccoli baci sul suo orecchio, per scendere poi giù sul collo. I suoi movimenti erano lenti, scanditi, ma dannatamente perfetti. Dentro Matt si stava scatenando una grande tempesta, un qualcosa di mai provato. Effettivamente mai nessuna l’aveva fatto impazzire così, prima…
Era davvero in preda all’estasi. Quella sensazione gli stava provocando più conseguenze del previsto. Matt alzò il braccio e cominciò ad accarezzare la mano di quella figura anonima.
Wow. Che mano grande…
Immaginava quella grande e calda mano accarezzargli tutto il corpo, quella mano sconosciuta che lo stava portando in paradiso. La testa di Matt cominciò a muoversi, cercava disperatamente di contenere tutta quell’eccitazione. Il buio gli era favorevole, e decise così di voltarsi e baciare quelle labbra. E, come si aspettava, era morbide e succose. Fece per accarezzargli il viso, ma l’altra mano, repentinamente, lo fermò; non capì il perché di quel gesto avventato, ma in fondo non gliene importava. Che differenza avrebbe fatto toccare o meno il viso? La cosa che più contava, in quel momento, era godersi quella piccola porzione di felicità che stranamente non aveva mai trovato.
I baci continuavano, appassionati, sempre più profondi… e poi smisero improvvisamente. Si sentì improvvisamente smarrito e basito. Matt ricercò nel buio quel corpo, ma non lo trovò; sentiva solo gli altri invitati, che nulla avevano a che fare con quella misteriosa presenza che lo aveva appena sconvolto.
Ad un tratto la luce tornò e tirarono tutti un sospiro di sollievo. Matt si guardò intorno cercando di fare il punto della situazione. Non aveva ancora ben capito se fosse stato un caso o meno, che la luce se ne fosse andata; in ogni caso, era stato uno scherzo molto piacevole…
Guardò senza un motivo preciso l’ora; non era eccessivamente tardi. Si rese conto che quella sera aveva un po’ trascurato Eri, nonostante fosse in compagnia di amiche. Sarebbe stato meglio cercarla. Trovare una persona in quella reggia colossale era un po’ un’impresa, decise quindi di chiedere a Thomas se per caso l’avesse vista.
Adesso che ci rifletteva, era stato proprio Thomas a presentargli Angelo; quanto tempo era passato? Qualche mese? Thomas era un tipo che sapeva adattarsi alle situazioni più disparate; niente gli appariva impossibile. Le volte che aveva bisogno di un conforto, Matt andava sempre da lui. La loro amicizia si prospettava ancora piuttosto acerba a dire il vero, ma sulla buona strada per maturare.
In quel momento, Thomas era circondato da alcuni ragazzi che ascoltavano divertiti le sue battute; come vide Matt avvicinarsi con quello sguardo bisognoso, staccò un attimo e si avvicinò verso di lui.
“Ci sono problemi?”
“Mmm… non vedo Eri.” Matt fece capolino con la testa, nella speranza di vederla sbucare da qualche parte.
“Ho visto le ragazze prima andare in giardino… Prova lì.”
Matt ringraziò e fece per andare verso il luogo indicato. Ma come si avvicinò alla porta, notò una ragazza ferma sulla soglia, piangente. Era Eri. Come Matt la vide, corse immediatamente verso di lei. Dai suoi grandi occhi nocciola sgorgavano lacrime; guardava Matt come se volesse dirgli un sacco di cose, ma la situazione, il groppo in gola e, forse, anche il suo pizzico di orgoglio, le impedirono di parlare apertamente e di sfogarsi. Ciò che doveva fare Matt era leggere nei suoi occhi. E dopo un’attenta analisi, capì che forse la cosa migliore era tornare a casa. Eri per quella sera non si sarebbe ripresa, e non era il caso di protrarre la sua agonia. Come a volersi nascondere, Eri si buttò tra le braccia di Matt, e strinse coi pugni la sua maglietta. Non capiva esattamente ciò che era successo, ma era quasi certo che avesse a che fare con Jason: nell’ultimo periodo sembravano più freddi l’uno con l’altra. Non era sua abitudine intromettersi negli affari altrui, perciò aveva aspettato invano che uno dei due si confidasse.
Aspettò che Eri si calmasse un poco, e lo avvertì dalla stretta dei suoi pugni; si era allentata. Si sciolsero dall’abbraccio; Matt si accertò che Eri stesse meglio e ne ebbe conferma dal suo sorriso appena abbozzato. La prese per mano, come per darle sicurezza, e si sentì in imbarazzo quando notò che Angelo e Thomas lo guardavano con aria interrogativa.  In fretta presero i loro effetti, e se ne andarono sotto l’indifferenza degli altri invitati.
 

 
Durante il tragitto in macchina, Eri non spiccicò parola. Avrebbe tanto voluto confidarsi con l’amico, ma aveva paura di essere pesante. In fondo, nemmeno in passato era mai successo che si raccontassero le proprie pene, e proprio per questo era un po’ restia. Apprezzava comunque moltissimo le stupide battutine con cui Matt la stava intrattenendo in quel momento. Lui non era il tipo da smancerie, come abbracci o frasi di consolazione; semplicemente era quello il suo modo di tirare su il morale, cercando di strappare un sorriso.
Per un momento pensò alla questione Jason. Anche se si era ripromessa di non farlo, di non dargliela vinta, lo aveva ricontattato. Gli aveva mandato un altro messaggio, e un altro, e un altro ancora. Ma nessuna risposta. Che fosse senza soldi era da escludere, e questo pensiero la fece stare ancora più male. E più ci pensava, e più si accorgeva che forse non sarebbe stato così facile risolvere quel diverbio. Forse non erano fatti per stare insieme: lui, più realistico e con i piedi per terra; lei, più lunatica e con un grande sogno nel cassetto che coltivava fin da bambina. E se pensava che avevano litigato proprio a causa di quel sogno, che a quel punto della sua vita si trovava davanti a quel terribile bivio…
La macchina si fermò all’improvviso. Quella frenata l’aveva distolta da quei pensieri, per fortuna.
 

 
Matt si sentiva un po’ in imbarazzo: non sapeva bene cosa dire in quel momento. Avrebbe dovuto dirle una frase di incoraggiamento? Comunicare a gesti? Sorriderle? Com’erano complicate quelle situazioni, e quanto le odiava!
“Ehm… siamo arrivati Eri.”
Eri alzò lo sguardo e lo fissò con i suoi grandi occhi. Si vedeva che aveva pianto. Abbassò lo sguardo, fece un respiro grosso e… venne verso di lui. Matt restò leggermente imbambolato di fronte a quel gesto. Eri gli aveva dato un piccolo bacino sulla guancia.
“Grazie…”
Dopo aver pronunciato quelle parole, si ritrasse imbarazzata e rapidamente uscì dalla macchina per incamminarsi verso casa.
   
 
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