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Autore: Geisha    30/08/2011    2 recensioni
Dal capitolo 12:
Un cenno... Un solo, misero cenno e lei si sarebbe allontanata, avrebbe sciolto quell'abbraccio tenue che gli stava facendo perdere ogni inibizione, sarebbe ritornata distante e inavvicinabile. L'avrebbe persa ancora... Il panico aumentò e tremando si ritrovò a stringere i suoi fianchi.
-Chyo-chan- il suo naso sfiorò quello di lei e a quella distanza minima, poteva avvertire il suo respiro regolare e che sapeva di sake -Non sei patetica, non lo sei mai stata.-
Non seppe per quanto rimasero immobili a fissarsi e perfino il pensiero di dover avvisare Shinpachi e Kagura del ritardo sfumò nel dimenticatoio. La voleva, del resto non gliene fregava granché...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Dopo un mese di assenza, torno con un nuovo capitolo pieno di mirabolanti colpi di scena! Non è vero, ma fa figo dirlo :D Come sempre, le note sono a fine capitolo.

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hideaki Sorachi; questa storia non è scritta a scopo di lucro.


 

Growing up fast


 

Chyoko teneva lo sguardo fisso sulla tazza di the fumante gentilmente preparata da Katsura. A pochi metri da lei, la causa del suo malumore giaceva incosciente in un futon, sempre gentilmente offerto da Katsura. Anche Chyoko aveva gentilmente proposto di gettare Gintoki in un cassonetto perché nuocente gravemente alla salute e all'aria pulita di Edo, ma Zura aveva rifiutato con un “No” secco e una porta che sbatteva, costringendola a sedersi silenziosa. Ecco un'altra cosa che la mandava in bestia: Zura era cortese con tutti, tranne che con lei!

-Mi spieghi cosa ci facevi in quel posto?- la voce cavernosa del capo dei Joui la risvegliò dal suo torpore incazzoso. Da quanto è seduto lì?! Con un leggero sussulto, si ritrovò a fissarlo con sguardo intimorito. Già sapeva che sarebbe scaturita, da quella banale domanda, una serie di altri innumerevoli quesiti che l'avrebbero mandata fuori di testa.

-Ero andata per... Cuccare?-

-Cuccare non si dice più da secoli.- incrociò le braccia al petto. Brutto, bruttissimo segno!

-Ero andata a ballare!- agitò l'indice per avvalorare la propria affermazione, ma lui arcuò entrambe le sopracciglia e questo significava solo una cosa: brutto, bruttissimo segno!

-Non ti basta ballare al Wango?- la ragazza recuperò fra le mani affusolate la tazza in terracotta, cercando una scusa plausibile che le permettesse di volare verso la propria casa. Purtroppo, le parole avevano fatto dietro front rifugiandosi in cassetti chiusi a chiave della sua mente, così fu costretta a sospirare e a confessare la verità. Che spirito battagliero, Chyoko Fujiwara!

-Ho accompagnato il mio capo. E prima che tu dica qualcosa: no, non so di che affare si tratti questa volta!- la sua espressione contratta dall'ansia si dissolse, dando vita ad una smorfia di disgusto -E perché questo the non è zuccherato? Lo sai che amaro non mi piace!- la sua voce si era fatta stridula e i suoi gesti più nervosi. Si sentiva sotto torchio e la certezza che sarebbero finiti col parlare di Gintoki non fece altro che accrescere il suo stato d'animo così altalenante.

-Non parleremo dello zucchero, non oggi- Zura sospirò pesantemente, probabilmente stava cercando di trattenersi dal ribadirle che le cose dolci avrebbero corroso la sua anima. Ma dallo sguardo carico di preoccupazione che le regalò, comprese che la loro chiacchierata non si sarebbe chiusa con una sua sfuriata isterica -Sicura di non sapere cosa ci facesse lì il tuo capo?-

-No, certo che no. Lui mi chiede solo di accompagnarlo per intrattenere i suoi clienti, non per rendermi partecipe delle sua beghe!- fissò con astio la tazzina contente per lei veleno, concentrandosi poi sull'espressione mortalmente seria dell'amico -Perché, è successo qualcosa?- con tutta calma, Katsura tirò fuori dalla tasca dello yukata una bustina trasparente contenente della polverina bianca e la mostrò alla ragazza, agitandola appena -Oh, il mio zucchero!- trillò felice, sporgendosi sul basso tavolino per poterlo prendere. Purtroppo, i suoi sogni dolciosi svanirono con la mano del ragazzo che si ritraeva.

-Non è zucchero, razza di scema!- Chyoko storse il naso per l'appellativo poco grazioso nei propri confronti -Si tratta di droga. Viene fatta con una speciale pianta che non cresce sul nostro pianeta e noi Joui abbiamo scoperto che viene spacciata in quel locale. Sicura che il tuo capo non sia invischiato in questa faccenda? Del resto, un Amanto che gestisce un Night Club...-

Chyoko rimase in silenzio, un po' depressa nello scoprire che quella invitante polverina non fosse zucchero, un po' accigliata al pensiero che il proprio datore di lavoro potesse essere davvero coinvolto in questi sporchi traffici. Era vero, Wang non era uno stinco di Santo considerando che l'economia dell'Atomic Wango non si basava solo su streap-tease e prostitute, ma da lì al partecipare attivamente al mercato della droga ce ne passava di acqua sotto ai ponti! -E come potrei saperlo? Wang non mi ha mai detto per cosa ci saremmo dovuti recare lì. Mi è venuto a prendere a casa e siamo andati in quel locale, nient'altro. E anche volendo, non so che faccia abbia questo fantomatico cliente, visto che ho dovuto aiutare quel balordo laggiù!- allungò un braccio, indicando con stizza il samurai dormiente.

Katsura seguì la linea del suo dito, poi inclinò il capo -Già, che cavolo ci faceva Gintoki in un posto come quello?-

-Credimi, sono più sorpresa io di te!- poi, come un fulmine a ciel sereno, un'idea balenò nella sua mente -Ma, aspetta... Vuoi dirmi che...- si coprì il volto stanco con entrambe le mani -Gli avevo detto più e più volte che la droga non è una soluzione!-

-Dubito sia andato lì per comprarsi una dose. Non ha neppure i soldi per pagare un tozzo di pane!- Katsura annuì convinto, facendola sospirare di sollievo. Ci mancava solo che quel mentecatto si cacciasse in ulteriori guai. Però, pensandoci bene, se quegli alieni dall'aspetto poco raccomandabile avevano cercato di spedirlo all'altro Mondo, significava che qualche cavolata l'aveva combinata -Piuttosto, come hai fatto a trovarlo?-

Chyoko appoggiò le mani dietro la schiena, sul pavimento, stiracchiando un po' la schiena -Stavo andando in bagno e ho visto degli Amanto che lo circondavano.-

-E non hai fatto nulla per aiutarlo?!- a quel tono di voce incredulo, la ballerina inarcò un sopracciglio -Anche se, non so quanto saresti potuta essergli d'aiuto.- Chyoko grugnì seccata per la scarsa fiducia che il ragazzo riponeva nei suoi metodi di combattimento.

-Sembri quel bifolco di Takasugi, lo sai?- commentò seria seria, sentendolo sospirare pesantemente. Probabilmente si stava trattenendo dall'insultarla o dal cacciarla da casa a calci -E comunque, avrei solo peggiorato le cose. Avrei rischiato di farmi prendere, mandando in fumo l'unico aiuto che avrebbe potuto avere a disposizione.- incrociò le gambe, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Volse appena il capo in direzione di Gintoki, intimorita al pensiero che da un momento all'altro avrebbe potuto svegliarsi. E allora cosa avrebbe fatto? Sarebbe rimasta in silenzio e avrebbe lasciato la parola a Katsura? Avrebbe evitato di incrociare il suo sguardo pigro o lo avrebbe sostenuto, dimostrandogli quanto poco della fragile e piccola Chyo era rimasto in lei? O lo avrebbe picchiato per scacciare almeno un briciolo del malumore che l'aveva assalita da quel pomeriggio?

-Se continui a guardarlo così rischierai di incenerirlo, lo sai?- posò lo sguardo pensieroso sul viso sorridente di Katsura, pacato nelle sue riflessioni che, per quanto le riguardava, avrebbe potuto tenere per sé. E quando meno se lo aspettò, ecco che la domanda che tanto temeva riempì la stanza silenziosa -Siete riusciti a parlare?-

Coraggio Chyo, non è una domanda difficile!, ma le parole le morirono in gola, legandosi in un nodo che non avrebbe sciolto facilmente e nemmeno ci avrebbe provato. Non voleva ricordare la breve ma faticosa discussione avuta con il samurai, così come non voleva dare modo a Zura di psicanalizzarla. Un mugolio sommesso e incomprensibile venne soffiato dalle sue labbra color ciliegia, costringendo il ragazzo a sporgersi per sentire meglio.

-Lo prendo per un no.- bofonchiò pochi secondi dopo, appoggiando la schiena alla parete color panna. Chyoko intrecciò le dita delle mani, studiando le unghie corte laccate di rosso.

-Qualcosina ce la siamo detti- mormorò dopo una lunga pausa, vedendo Zura drizzare le orecchie -Ma non credo che sia molto contento di riavermi tra i piedi. Non che faccia piacere anche a me, incontrarlo così spesso.- la sua espressione ansiosa mutò divenendo più rilassata, ma sempre velata da quella ambigua sensazione di incertezza che la faceva sembrare una bugiarda patentata. E Katsura, dall'alto della propria saggezza, portò in superficie quella verità che, forse, ancora Chyo non aveva preso in considerazione o che aveva soffocato nelle zone più intoccabili del proprio animo.

-Chyo, se ti piace ancora dovresti parlarne con lui.-

Chyoko deglutì, allargò gli occhi color del fiume e portò una mano sul cuore, pregando che i battiti rallentassero almeno un poco. Zura invece, dopo aver sganciato quella bomba senza preavviso alcuno, si mise a raccogliere le tazze sul tavolo riponendole sul vassoio. La ragazza morse il labbro inferire e si chiese perché le parole dell'amico avessero così tanto effetto su di lei. E soprattutto, si chiese come mai il samurai si comportasse come se quella fosse una cosa palese e naturale.

-Non è questo che conta!- gracchiò mettendosi a braccia conserte, come se potesse proteggersi da tutte le ondate di parole che di lì a poco le avrebbe propinato. Zura si appiattì contro la parete, investito dalla rabbia dell'amica.

-E allora cosa conta? - la ballerina studiò la sua espressione seria seria e si chiuse nel proprio silenzio, un'arma che Gintoki era stato solito utilizzare in passato e lei, da brava primadonna qual'era, l'aveva odiata a morte. Ironico come ora fosse lei a sfruttarla senza troppi problemi. Katsura sbuffò, mugugnò qualcosa che alle sue orecchie suonò indecifrabile, ma non sembrò arrabbiato perché le rivolse un sorriso gentile -D'accordo, ne parleremo quando avrai voglia. Sappi che le cose si sistemeranno dopotutto, il passato è passato. Può non sembrare ma Gintoki non è più l'idiota di un tempo e nemmeno tu sei la Chyo di cinque anni fa.- le sorrise incoraggiante, come se fosse semplice seppellire tutto quello che c'era stato.

Immancabilmente, il passato ripiombò nella sua mente come un'ombra malefica, facendole perdere ogni contatto con la realtà. A volte Chyoko rimpiangeva i tempi andati, quando tutto le sembrava più facile, l'unica preoccupazione era prendere bei voti a scuola... E guardare Gintoki non le faceva mancare il fiato...

Chyo scribacchiava assorta sul proprio quaderno di sottile carta di bambù, cercando di ritrarre l'immagine davanti ai propri occhi: Takasugi che, imperlato di sudore, si allenava senza sosta nella palestra del dojo. Da ormai parecchi mesi i quattro compagni di merende si recavano di nascosto all'interno dell'enorme salone per potersi allenare; o meglio, Takasugi si destreggiava fra le varie tecniche di combattimento, Katsura lo aiutava con gli allenamenti, Gintoki dormiva e Chyoko occupava il tempo come meglio poteva. A prendere in mano una katana neppure ci pensava; imbranata com'era avrebbe rischiato di ferire qualcuno e poi, le umilianti lezioni pomeridiane le sembravano sufficienti.

-Chyoko, comincia a riordinare. Tra poco dobbiamo andare.- Shinsuke si passò un asciugamano fra i capelli scuri dalle sfumature violacee e lei si perse in quel gesto assolutamente banale. Cielo, stava peggiorando! Nemmeno la sua testolina bacata poteva concepire come tanta beltà fosse stata donata ad un solo ragazzo sulla faccia della Terra. Insomma, era perfetto! Bello come un Dio e con un sorriso capace di resuscitare anche i morti.

-Stai sbavando.- la voce sonnolenta di Gintoki interruppe il corso dei suoi pensieri incentrati su Shinsuke, ora intento a riporre la katana nell'apposito mobile.

-Non è vero! Ho solo molta salivazione, tutto qua!- berciò in sua direzione, pulendosi l'angolo destro della bocca. Accidenti, doveva darsi un contegno! Chyo schioccò la lingua, sorridendo a trentadue denti mentre avvicinava il quaderno al naso dell'amico -Piuttosto, guarda qui!- la scena era sempre la stessa: lei disegnava, mostrava a Sakata le sue meraviglie e lui la derideva, schernendo le sue doti da pittrice. Ma che voleva saperne, lui? A malapena sapeva disegnare una casa vicino ad un rigagnolo e i dipinti appesi alle pareti del dojo ne erano la prova lampante!

A discapito però di tutte le sue convinzioni, Gintoki doveva essere in vena di gentilezze quella sera, perché sbattendo un paio di volte le palpebre disse -Ehi, sei migliorata!- Chyoko serrò le labbra, trattenendosi dallo starnazzare. Finalmente la sua creatività veniva compresa!

-Tu dici?!- squittì gioiosa, pronta a mostrare il capolavoro anche al suo modello.

Ma quello che sul viso di Gintoki si era dipinto come un sorriso, si trasformò in un ghigno colmo di scherno -Ma sì, non vedi qui?- indicò le gambe del ragazzo -Sei riuscita a fargliele a forma di X proprio come nella realtà! E sei riuscita anche a catturare la sua essenza stupida!-

-Gintoki!- tuonò assottigliando gli occhi grigi, vedendolo allontanarsi con aria svagata verso l'angolo più remoto della palestra. Era un mistero il perché Sakata si unisse ai loro allenamenti serali e segreti -anche perché passava le ore a poltrire- ma lui non rifiutava mai un invito e a dispetto di ciò che diceva Takasugi, non aveva mai fatto la spia con il Sensei.

-Smettetela di fare rumore. Ricordatevi che è vietato urlare- Zura li ammonì non solo con tono duro, ma anche regalando loro uno sguardo colmo di rimprovero -Rischiate di farci scoprire.-

-Certo, nessuno noterà le luci accese.- ironizzò Gintoki, facendole scappare un risolino; risolino che terminò con un suono strozzato a causa dell'occhiata omicida che Katsura aveva appena rivolto loro. Promemoria: mai far arrabbiare uno Zura che impugnava una katana ben affilata!

-Al posto di stare lì a dormire, potresti anche dare una mano a pulire!- Shinsuke gli tirò addosso uno straccio colpendolo dritto sul viso.

-Ma quanto sei cretino, Takasugi?-

-Molto meno di te, Gintoki.-

-Eccoli che ricominciano.- Zura sbuffò sonoramente, cominciando a lucidare la palestra senza aspettare il loro aiuto. Chyoko recuperò una scopa e cominciò a spolverare, lasciando che la propria risata cristallina rimbombasse nella palestra piena degli insulti di quei due mentecatti. In quei quattro anni nulla era mutato e questo le metteva buon'umore; Gintoki era rimasto il solito pigrone svogliato che non pensava prima di parlare, Takasugi era ancora il suo principe azzurro -anche se il diretto interessato ignorava di essere elevato a tale categoria- e Katsura faceva da paciere, mantenendo calmi gli animi facilmente infiammabili degli amici. E lei non voleva saperne di sorpassare la linea che divideva l'infanzia dal mondo degli adulti. Si stava così bene, al centro...

Fu all'ennesimo rimprovero di Zura e al centesimo insulto di Takasugi che la porta del dojo si aprì, pietrificandoli sul posto. Potevano dire addio alle loro scorribande notturne: il Sensei li aveva scoperti e adesso sarebbero stati cacciati dal dojo. E chi l'avrebbe sentita, ora, sua madre? Chyoko volse il viso contratto in una smorfia di colpevolezza e timore verso la porta, ritrovandosi però a fissare quello che, decisamente, non era il Maestro.

Era un ragazzo alto e corpulento, dai capelli corti e chiari e con l'aria minacciosa di chi non vedeva l'ora di alzare le mani. Decisamente lontano dall'immagine angelica che il Sensei emanava con un solo sorriso. Dietro l'omaccione dal ghigno facile, comparvero altri tre ragazzi poco amichevoli.

-E voi? Si può sapere chi siete?- fu Takasugi a pronunciare ad alta voce il quesito che attraversò le loro menti, mostrandosi fermo e deciso mentre lasciava andare il bavero dello yukata verde di Gintoki.

-Ma come? Ti sei già dimenticato di noi?- un ragazzino mingherlino si sporse, sorridendogli malevolo. Gli scagnozzi, da bravi cani fedeli, ridacchiarono.

-Ci siamo già conosci--

-Hai la memoria più labile di quella di Gintoki!- bofonchiò Zura tirandolo per la manica; Sakata, nel proprio angolino, ringraziò con un sentito “Crepate, tutti e due” -Quello è Shinichi, del Dojo di Hombu!- scandì tutte le parole con voce al limite dell'udibile, come se fosse una celebrità quel bozzolo col sorriso da ebete.

-E io sono Chyoko del Dojo di Choshu, ma mica vado a vantarmi in giro.- sbuffò acida la ragazza, lasciandoli spiazzati per un attimo. Solo la risata leggera di Gintoki si levò nell'aria, ma Katsura preferì trasalire sulla stupidità patentata della compagna.

-Possibile che tu non ricordi?!- Zura strattonò il kimono grigio del ragazzo che, con sguardo scettico, scrutò i quattro ragazzoni impalati sulla porta, in attesa che qualcuno si facesse avanti -Rimembri la rissa di tre settimane fa? Quel ragazzo che hai buttato nel fiume, dopo esservi picchiati...- scorse la sua espressione vaga; un cavo elettrico avrebbe avuto più espressività e intelligenza di Takasugi -Ma perché perdo tempo inutilmente?- la testa di Zura cadde pesantemente in avanti e lasciò andare la presa..

-Idiota, Shinichi è il ragazzo che hai picchiato.- biascicò Gintoki dandogli una manata in testa.

Shinsuke gli lanciò uno sguardo di fuoco -Vuoi la guerra, deficiente?- portò le mani sui fianchi, osservando il ghigno di Gin che si allargava.

-Per me va bene. Scusami Fujiwara, renderò il tuo Takasugi un po' più brutto.-

-Il mi, mio... Cosa?!- con il colorito bordeaux per l'imbarazzo e le braccia conserte, Chyoko si ritrovò a balbettare quella domanda davanti al sogghigno di Sakata, le gote imporporate di Shin e lo sbuffo pesante di uno Zura stranamente silenzioso.

-Smettetela di ignorarci!- berciò un ragazzino allampanato dall'altra parte della sala, spingendo di lato due compari -O avete forse dimenticato con chi dovete vedervela davvero?-

-Saldiamo i conti una volta per tutte. Che ne dici, Takasugi?- Shinichi fece qualche passo avanti, facendosi forza delle risate degli scagnozzi e delle titubanze del gruppetto di amici, incerti sul da farsi.

- Sono ancora qui?- mugugnò Katsura legando i capelli nella solita coda di cavallo -Takasugi, non facciamo cazzate. Torniamo a casa senza spargere sangue, ti prego!- e voltatosi, si rese conto della triste realtà: Shinsuke si era già avviato verso i ragazzi che avevano sbarrato la porta per evitare intrusioni fastidiose -Takasugi!- sbatté le braccia lungo i fianchi.

-Se avete paura tornatevene a casa- li guardò oltre la spalla, squadrandoli con superiorità -Non ho bisogno del vostro aiuto per batterli.-

-Non vorrai davvero affrontarli!- l'amico si mise a braccia conserte, guardandolo arcigno.

-Hai un'idea migliore?- scrocchiò le dita -Non ci faranno uscire da qui e prima che la situazione peggiori, sarà meglio far capire loro chi è comanda qui.-

Gintoki inclinò il capo -E saresti tu?-

-Vuoi forse prendere te il comando?-

-Smettetela di fare i bambini!- Chyoko si intromise, cercando di calmare le acque. Quando erano più piccoli le sue parole avevano sempre sortito l'effetto sperato, ovvero far sì che i due idioti non passassero alle mani, ma ora erano due adolescenti cui il sangue dava subito alla testa, facendo perdere loro ogni controllo e l'espressione di fastidio che Shinsuke le rivolse la mise sull'attenti.

-Non immischiarti, Chyoko. Rischierai di farti male e non abbiamo tempo per occuparci di te.-

-Tu non hai mai tempo per nulla.- prese la parola Zura, affiancandolo. Evitò di guardare i tre amici, probabilmente conscio di star commettendo un errore, ma di certo non poteva lasciarlo da solo in una situazione come quella.

-Zura, ti ci metti anche tu?- lo vide superarla con uno sbuffo pesante, seguito a ruota da Takasugi. In quel momento, non seppe cosa le prese, ma una molla scattò nelle viscere della sua anima, spingendola a fermare l'amato -Shin-chan, rischierai di farti male. E se il Sensei ti scopre passerai dei grossi guai! Non andare!- strinse la presa sulla manica dello yukata, costringendolo a fermarsi.

-Shin-chan, cosa aspetti?!- delle risate sguaiate si levarono dall'entrata della sala ma Chyo le ignorò, troppo presa a far cambiare idea al ragazzo.

L'amico non l'ascoltò e nemmeno la degnò di uno sguardo. Semplicemente si divincolò, continuò il proprio andare lasciandola indietro, mormorando un flebile e tagliente -Non chiamarmi Shin-chan. Mi dai sui nervi.- che la fece impietrire sul posto.

-Gintoki...- borbottò Katsura facendo segno con la testa al compagno di portare indietro Chyoko, evitando che rimanesse coinvolta nella mischia. Con tutta la delicatezza che aveva in corpo, il ragazzo eseguì l'ordine tirandola per il colletto e trascinandola verso il muro della palestra, la fece sedere sul parquet di ciliegio.

-Come fa a piacerti quel babbeo?-

-Direi che non è il momento adatto.- replicò tetra, mordendosi il labbro inferiore. Nei minuti seguenti Chyo si concentrò affinché le lacrime rimassero lì, dentro i suoi occhi pizzicanti e in procinto di lasciar cadere un fiume sulle gote pallide. Perché doveva sempre trattarla così male? Ogni volta era la stessa storia: lei era l'unica a preoccuparsi, ma agli occhi degli altri sembrava invisibile. E se Sakata e Katsura avevano la decenza di prenderla in considerazione quando erano di Luna buona, per Takasugi lei sembrava rappresentare il fardello della compagnia, la ragazzina gracile e debole che andava lasciata indietro se volevano sopravvivere. Prima che il ragazzo potesse vederla in quello stato pietoso, Chyo appoggiò la fronte sulle ginocchia, nascondendo il volto.

-Stai piangendo?- la domanda di Gin le sembrò colorita di confusione -Ehi, se vuoi piangere fallo almeno quando sei da sola.- mormorò grattandosi la punta del naso, guardandola di striscio.

Chyo strinse le braccia intorno alle gambe, scuotendo la nuca -Non sto piangendo. Mi è venuto il raffreddore!-

-Sì, e il germe si chiama Takasugi.- biascicò in risposta, piccato da qualche strano motivo a lei ignoto. Perché Gintoki era sempre ermetico e più gli anni passavano, più lei faticava a comprendere cosa vorticasse in quella sua testolina coperta di ricci capelli argentei. Come in quel preciso istante: Takasugi e Zura stavano affrontando quel branco di idioti giunti lì per saldare i conti e Gintoki, piuttosto che buttarsi nella mischia, rimaneva seduto al suo fianco cercando di tirarle su il morale nella sua stramba maniera contorta e poco carina. Chyoko si irrigidì quando sentì la mano del compagno posarsi sulla propria testa corvina in quel gesto assolutamente banale.

Alzò appena il viso, lasciando intravedere i propri occhi color del fiume rossi e grandi velati di incredulità che si infransero sulla figura seria di Sakata, concentrato ad osservare i movimenti degli amici. Sembrava aver perso parte della sua, proverbiale pigrizia ma forse era solamente lei a vedere tutto amplificato, data l'infelicità

-Ci penso io Chyo-chan, stai tranquilla.- le rivolse un sorriso appena accennato, capace di infonderle un briciolo di coraggio. Chyoko non comprese affondo il significato di quella frase e nemmeno si chiese se fosse rivolta a lei o a Takasugi, semplicemente non ci badò. Perché erano solo parole cariche di decisione in mezzo alle sue paure, era una frase banale e scontata che chiunque le avrebbe rivolto in quelle circostanze. E perché Gintoki non le era mai parso così maturo come in quell'istante, lasciandola spaesata.

Così, fra una scazzottata e una gomitata, fra mugugni di dolore e risate sguaiate, le certezze di Chyoko vacillarono pericolosamente. L'unica cosa di cui era certa, però, fu la piena consapevolezza di essersi dimenticata per un breve istante dell'amore che provava per Shinsuke quando aveva incontrato gli occhi cremisi di Gintoki...

Lo guardava con una mano a reggerle la guancia, la bocca arricciata per accentuare il proprio broncio. La chiacchierata con Katsura era stata meno lenitiva di quanto avrebbe mai potuto pensare e scavare nei propri ricordi era stata una mossa così azzardata, ma così azzardata che per un istante ebbe l'impulso improvviso di dare a Sakata quello schiaffo liberatorio che, cinque anni prima, non era stata capace di dargli.

-Spero si risveglino presto.- borbottò Katsura scrutando la porcellina stesa nel futon vicino alla porta e il samurai dai capelli argentei che, ora, si era voltato su di un fianco.

-Ti prego, non dirgli che l'ho aiutato io. Non voglio che inizi a pensare di avere un debito da saldare.- giocherellò con la tazzina ormai fredda, sbuffando alla vista dell'occhiata torva che il compagno le aveva appena lanciato. Del resto, Chyo sperava che quello fosse il loro ultimo incontro.

-Come preferisci- replicò accontentandola, alzandosi in piedi con un gesto fluido -Vado a controllare come procedono i preparativi per la missione. Chiamami se succede qualcosa.-

-E che dovrebbe succedere?- sarcastica, lanciò un'occhiata ai due infermi che di svegliarsi proprio non volevano saperne.

Katsura alzò le spalle -Magari Gitoki decide di tornare nel Mondo dei vivi e chissà, potrebbe aver voglia di chiacchierare con te e siccome so che finirà tutto con qualche scazzottata, farai meglio ad avvertirmi prima che ciò avvenga. Il tatami è stato pulito questa mattina- la guardò serio serio dirigendosi verso la porta, costringendola a grugnire per disapprovazione. Come se quel babbeo di Sakata si sarebbe mai messo a discutere con lei di qualcosa! Non sarebbero riusciti ad avere una conversazione civile neppure se si fossero messi a parlare di bigodini e Jump -Sarò indietro fra cinque minuti.- la rassicurò pacato, infondendole un po' di speranza. La porta che si chiuse piano accompagnò i suoi pensieri sparpagliati come foglie cadute dai rami, rendendo ancora più complicato il filo conduttore delle sue emozioni. Era un accavallarsi di sensazioni e ricordi che, tornati prepotenti dopo tanto tempo, rendevano più difficile la convivenza con la sua angoscia. E affrontare Gintoki senza preparazione, non le sarebbe stato di alcun aiuto.

Un mugolio di dolore la fece alzare di scatto; Gintoki si era svegliato, si era messo seduto e si massaggiava la spalla dolorante. E Zura non c'era... Fantastico, sarebbe toccato a lei fare i convenevoli.

-Che ci fai tu qui? Piuttosto, dove mi trovo?- lo vide guardarsi attorno con confusione, rivolgendole infine un'occhiata scettica. Chyoko sospirò. Sarebbero stati i cinque minuti più lunghi della sua vita.

******

Quando aprì gli occhi cremisi, si ritrovò ad affrontare un dolore lancinante alla spalla, i muscoli intorpiditi e un soffitto bianco che non sembrava il suo. Quando poi si era alzato con uno scatto, risvegliando i propri arti indolenziti e malconci, ecco che un rumore sospetto di chi si è introdotto furtivamente in casa altrui senza invito, lo fece ridestare. E si scontrò con la figura agitata di Chyoko.

Fantastico... Aveva appena avuto un incubo in cui un mucchietto d'ossa gli ricordava quanto incapace a salvare gli altri lui fosse e ora doveva avere a che fare proprio con lei?! Il destino gli stava tirando troppi tiri mancini, in quel periodo.

-Dove Diavolo mi trovo?- si massaggiò le tempie, mettendo in ordine i propri pensieri.

-Sei nel nascondiglio dei Joui- spiegò incolore la ragazza portando dietro l'orecchio una ciocca di capelli -Ti ha portato qui un compagno di Katsura.-

-Il nascondiglio... Nh, quell'idiota ha trovato un pretesto per arruolarmi- grugnì grattandosi la nuca -Cos'è, anche tu ci sei cascata con tutto il trucco e parrucco?- le regalò un sorrisetto ironico e l'espressione velatamente omicida che lei gli restituì non gli procurò altro che divertimento. Cielo, Chyoko non sarebbe apparsa minacciosa nemmeno se muscolosa e piena di tatuaggi; per di più, quel kimono color confetto non aiutava di certo.

-Io sono qui solo per rubargli gli elastici- inarcò un sopracciglio e con il sedere indietreggiò quando la vide fare qualche passo verso di sé con una tazza fra le mani -Tieni, Zura l'ha preparato con amorevole cura solo per te.- cinguettò porgendogli la tazzina in terracotta. Storse il naso; chissà quale brodaglia gli avrebbe propinato quel babbeo. Prese il the fra le mani senza mormorare nemmeno un grazie, come se non ci fosse nulla di carino in quel gesto improvviso; quando il liquido arrivò alle sue labbra, si ritrovò a sputacchiare quella schifezza nauseabonda.

-Ma che roba è?! Veleno?!- deglutì più e più volte sperando che il saporaccio se ne andasse in fretta; non gli sfuggì il risolino divertito della ragazza, così si volse verso di lei pronto a tirarle i capelli, darle un pugno in faccia o semplicemente insultarla. Purtroppo per lui, delle fitte al braccio sinistro lo colsero all'improvviso, costringendolo a trattenere un lamento.

-The non zuccherato- trillò sadica, sospirando poco dopo -Dovresti stare giù, sai? Così sentirai meno dolore.- avvertì le sue dita sfiorare la sua maglietta nera, prima di venire spinto delicatamente sul futon. Fu un gesto appena accennato, come se Chyo volesse mantenere le distanze nonostante la calma apparente di quel momento. E lui aveva eseguito l'ordine semplicemente perché troppo scombussolato per poter reagire. Doveva fare chiarezza: era in una stanza a lui sconosciuta, infermo e con a pochi metri il cosciotto che avrebbe dovuto riportare dal padre disperato; vicino al proprio capezzale, una Fujiwara fin troppo pacata lo accudiva come se le cose tra loro andassero bene. Ma niente andava bene! Era ridotto ad uno straccio e sapeva che quella vipera dai capelli neri e il trucco pesante avrebbe di sicuro attaccato, rilasciando il suo veleno assassino. Già gli aveva fatto bere the amaro, che altro avrebbe combinato quell'arpia?!

-Certo che avete fatto proprio un bel volo. È una tragedia che tu sia qui ancora per raccontarlo.- la vide incrociare le braccia e giocherellare con la punta della lunga coda corvina.

-Sei gentile come un carro attrezzi.- sbottò portando le mani dietro la nuca, chiudendo gli occhi pur di non vedere il suo sorriso intriso di sarcasmo. E comunque si dice miracolo!

-Non che siano affari miei, ma si può sapere che hai combinato? Quegli Amanto mi sembravano piuttosto arrabbiati.-

-Ma guarda un po'? Hai proprio ragione, non sono affari tuoi- colse indistintamente la sua imprecazione detta a mezza voce e un sorriso placido gli spuntò sulle labbra sottili, rendendosi ancora più odioso. Aprì un occhio e lanciò un'occhiata alla ragazza adagiata nel futon, avvertendo il suo respiro pesante ma regolare nel silenzio calato nella camera -Come sta l'insaccato?-

Chyoko inarcò un sopracciglio e gli scoccò un'occhiata scettica -É così che chiami la tua ragazza? Noto che il romanticismo è ancora il tuo punto forte.- sventolò una mano, sistemandosi meglio sul posto. Si era inginocchiata al suo fianco e teneva le mani sul ventre, il viso voltato verso la maialina. E qualcosa nella sua mente si inceppò: chi Diavolo sarebbe la sua fidanzata?! Come se non avesse già abbastanza problemi a cui badare!

-Quella scrofa non è la mia ragazza! Mi merito qualcosa di meglio, io!- si puntellò sui gomiti, stringendo gli occhi quando una fitta di dolore lo colpì in pieno petto; sospirò, rilassandosi, poi le rivolse un'occhiata sarcastica -Anche se perfino quella sarebbe meglio che stare con una come te...- l'ennesima frecciatina venne scagliata senza pietà e incassata con disarmante indifferenza. Ancora una volta, quella ragazza dal trucco appariscente si era rivelata meno incline all'isteria di quanto ricordasse ed era una sorpresa riscoprirsi turbato nel rendersi conto che, più il tempo passava, più la Chyoko dei suoi giorni da adolescente si stava allontanando. Dopo qualche istante di religioso silenzio, vide le labbra carnose di Chyo aprirsi pronte per vomitare veleno, ma prima che potesse dirgli amenità del tipo “Ti ricordo che con me ci sei stato e anche a lungo”, Gintoki prese in mano le redini del discorso cercando di indirizzarlo dove voleva lui -Allora, sta bene?-

Chyo parve sollevata di quel repentino cambio di argomento, perché dopo un sottile sospiro replicò -La ragazza è messa piuttosto male, ma Zura dice che cadere sul tuo corpo è stata la sua salvezza.-

-E la morte mia.- sbottò massaggiandosi la spalla, avvertendo dei dolori all'addome se solo provava a fare qualche movimento. Si sdraiò, evitando che la ragazza dovesse intervenire di sua spontanea volontà e sperò che il tempo trascorresse così, indolore e veloce.

-Tu non ti droghi, vero?-

-Ma che domande fai?- aggrottò le sopracciglia, sentendola biascicare un indecifrabile “No, nulla, lascia perdere” che gli bastò per tornare a farsi i fatti propri. Se continuavano così, sarebbe riuscito a sopravvivere. Il perché Katsura avesse però piazzato come cane da guardia Chyoko era ancora un mistero che la sua mente non riusciva a risolvere. Probabilmente si erano messi d'accordo per farlo diventare pazzo.

Ad un certo punto, infastidito e inorridito dal motivetto stonato che la ragazza si era messa a cantare a labbra strette, il tutto condito da un'espressione ebete sul volto pallido e ovale, Gintoki si ritrovò circondato da uno sgradevole odore, come se si fosse buttato in una piscina piena di sacchi della spazzatura dalla dubbia provenienza Annusò l'aria, fino a scontrarsi con il kimono rosa chiazzato di strane sostanze di Chyo -Ma che puzza immonde! Che profumo stai usando? Melanzane marce con aggiunta di pollo andato a male?- si tappò il naso con una mano mentre con l'altra cercava di scacciare l'odore maleodorante che gli stava facendo salire il vomito. Chyo indietreggiò, stringendo i pugni sulle cosce, rossa di vergogna.

-Sei solo un maleducato!- nessuna giustificazione uscì dalle sue labbra carnose, ora serrate e piegate verso il basso conferendole un'espressione accigliata e infantile; la sensazione che nascondesse qualcosa nacque nella sua mente, ma non porse domande e nemmeno provò a trovare una spiegazione alla sua presenza lì. Era troppo impegnato a non vomitare per sapere cosa nascondesse quella demente -La prossima volta ti lascerò a morire. Ma spero che non ricapiti una seconda volta.- il suo sussurro flebile venne scagliato con la potenza di uno schiaffo in pieno volto e senza sapere come replicare, cercando un senso alle sue parole, Gintoki deglutì e poi si morse la lingua.

La maschera di indifferenza che Chyoko continuava a portare con sé si era dissolta alle sue parole maleducate e Chyo-chan era riapparsa in tutta la sua isteria, rilassandolo e facendogli salire un magone di nostalgia alla gola secca, smorzandogli il respiro. L'incubo che lo aveva costretto a ributtarsi a capofitto nella realtà gli aveva lasciato addosso un senso di angoscia e un sapore amaro a livello della bocca. O forse è il the. Fatto stava che più lo sguardo indugiava sulla figurina esile di Chyo, più si diceva che quel mucchietto di ossa del sogno non aveva poi tutti i torti. Si riscoprì spaventato al pensiero che i timori di un tempo non fossero affatto svaniti, così come si riscoprì ancora avvinghiato alla cieca certezza che, dietro tutto quel trucco, ci fosse ancora la Chyoko della sua infanzia. L'unica per cui valesse la pena...

Zura cadde di schiena, trattenendo un lamento di dolore, finendo di fianco agli altri due che avevano dato forfait.

-Di questo passo vi farete ammazzare- Gintoki si grattò una guancia, guardando annoiato la lotta -Se Takasugi dovesse rompersi una gamba sarebbe anche divertente, ma per te mi dispiacerebbe.- aggiunse sincero, vedendo Katsura alzarsi a fatica.

-Perché non dai una mano, al posto di stare lì a commentare?- si tastò l'occhio gonfio e chiuso. Gintoki alzò le spalle, senza dargli una risposta. Che risposta dargli? Non aveva voglia di sporcarsi le mani, non voleva finire nei casini per colpa di Takasugi, non erano affari suoi... Non voleva fare un torto a Shouyou Sensei o a Chyoko. E quest'ultima, piuttosto che correre ai ripari o chiamare aiuto si stava improvvisando membro onorario del funclub “Shin-chan we love you”. Iscritti alla lista: uno; nome fan: Chyoko Fujiwara. Che pena, davvero. E la cosa che lo lasciava più basito era rammentare che, quindici minuti prima, Takasugi l'aveva trattata come una cretina qualunque! Bah, malfunzionamenti della mente femminile...

Shinichi assestò un diretto nello stomaco di Shinsuke e con un gesto veloce gli diede una gomitata sulla testa, approfittando del suo piegamento per soffocare il dolore alla pancia. Un risolino uscì dalle labbra sottili di Sakata -Stare qui è più divertente, fidati!-

-Bastardo...- mormorò Katsura digrignando i denti, evitando il pugno del mingherlino.

Con la coda dell'occhio Gintoki si accorse dello scatto furtivo di Chyo, così allungo un braccio e la riportò col sedere per terra -Resta qui. Rischi di farti male.-

-Ma Shin-chan-- Chyo non continuò la frase, limitandosi a torturarsi le mani ma Gintoki ne colse il suo significato recondito guardandole gli occhi rossi e gonfi. Aveva smesso di piangere da pochi minuti e per tutto quel tempo era rimasta in silenzio a mordersi le unghie. Sakata sbuffò, grattandosi la nuca. Ma perché cavolo gli dava fastidio che Chyo riversasse tutte le proprie preoccupazioni nei confronti di Takasugi?

-Quell'idiota sta bene- con il mento indicò in cretino in questione, seccato dal suo repentino miglioramento -Non vedi che si sta vendicando?- ed effettivamente, era proprio così. Davanti ai loro occhi, Shinsuke sembrava brillare di luce propria circondato da quell'aura di ira e violenza che gli stava permettendo di avere la meglio su Shinichi. Si era scagliato con forza contro il bulletto, lo aveva schiacciato contro la parete e gli aveva conficcato un pugno nello stomaco, gettandolo a terra come il peggiore delle bestie.

-Non credi di stare esagerando?- Zura si appoggiò al muro, lanciando un'occhiata al mingherlino che sputava sangue sul pavimento.

-Io non pulisco, sia chiaro.- il commento annoiato di Gintoki si librò nell'aria e Takasugi, con un diavolo per capello, si voltò pronto a liberare la propria ira contro il nulla facente. Purtroppo per lui, la risata sguaiata del bullo lo costrinse a fermarsi sul posto. Shinichi si reggeva a malapena in piedi, ma nonostante le numero contusioni, sorrideva maligno in sua direzione.

-Il tuo amico ha ragione. Rischi di farti espellere dal dojo.-

-Non siamo amici!- sbottarono in coro, tralasciando quello che, forse, era il punto focale del suo discorso. Shinsuke, infatti, scostò i capelli dal viso e lo guardò assottigliando gli occhi verde oliva -E comunque, farai la stessa fine anche tu.- sorrise cattivo, abbozzando un ghigno.

-Sai che me ne frega! Il dojo è di mio padre, non mi caccerà mai. Ma tu? Chi prenderà mai un ragazzo come te, così debole da lasciarsi istigare alla rissa?- i ragazzi si pietrificarono per la seconda volta in quella serata e rimasero ammutoliti al proprio posto. Shinsuke doveva però essere stato colpito dalle sue parole, perché si era scagliato contro di lui aumentando la potenza dei colpi; se avesse continuato così, lo avrebbe ridotto ad uno straccio..

-Idiota! Stai facendo il suo gioco!- Gintoki si alzò in piedi, adagiando la propria katana contro la parete, pronto a rifilare un ceffone a quel babbeo. Per lui, la rissa poteva dirsi conclusa già da parecchio tempo. Ma quando si accorse che qualcuno era già intervenuto e che quel qualcuno sarebbe dovuto restare in disparte, un nodo lo soffocò. L'amica era sgusciata dalla sua guardia come un'anguilla e ora era lì, al fianco di Takasugi e di un malconcio Shinichi, entrambi immobili e sorpresi.

-Shin-chan, adesso basta...- le parole di Chyo ebbero il potere di fermare la lotta per un breve istante, come se la sua voce incerta potesse placare gli animi di tutti -Se continui così ti caccerai nei guai.- la mano affusolata si strinse intorno al suo polso ancora a mezz'aria; il ragazzo indugiò sulla sua figurina esile e tutto quello che mormorò fu un assorto -Chyo-chan...- che lasciò sospesa la lotta, i loro pensieri e la sensazione che di lì a poco qualcosa sarebbe accaduto; e come in uno dei suoi peggiori incubi quel qualcosa avvenne, portando più scompiglio nel suo animo di quanto avrebbe mai potuto immaginare.

-Non ti intromettere, razza di cretina!- l'energumeno la scostò malamente, rifilandole una manata sulla guancia che la fece capitombolare a terra. Il suono dello schiaffo fu secco, duro, rimbombante nel silenzio della palestra e della sua mente ormai completamente vuota. Fu come se tutti i pensieri si fossero dissolti e la calma trattenuta fosse fuoriuscita dal vaso della sua pazienza. Se picchiavano lui, era un conto; se picchiavano Zura, era un altro paio di maniche; se picchiavano Takasugi, avrebbe stretto loro la mano. Ma Chyoko, la stessa Chyo che adesso si massaggiava la guancia dolorante e sedeva a terra non andava sfiorata. Fu quello l'ultimo pensiero che gli attraverso la mente, che gli fece salire la rabbia al cervello e che spezzò le catene che a lungo avevano tenuto a bada la sua ira omicida. Qualcosa si spezzò nella sua anima, come se una bestia ringhiante sopita ma sempre vigile in ogni fibra del suo essere fosse scattata all'attacco, scatenata dal mugolio di dolore della ragazza.

-Chyo, stai-- Takasugi venne sbalzato, ritrovandosi faccia a terra -Gintoki, sei impazzito?!-

Si era lanciato contro l'assalitore della ragazza senza vedere ciò che lo circondava, il raziocinio completamente offuscato da una coltre di rabbia che lo spinse a lanciarsi contro il nemico senza nemmeno ponderare sulle conseguenze, come se tutti i fili del cervello si fossero scollegati e un enorme blackout lo avesse avvolto, mandandolo in berserk. Inconsciamente, una voce continuava a ribadirgli quanto sbagliato fosse quel suo gesto, mettendolo in grossi guai, ma non riusciva a placare la propria sete di vendetta e più le nocche si scontravano con il corpo del ragazzo, più la lucidità scompariva. Gli occhi si erano fatti vacui, inespressivi.

Sferrò un altro pugno sul volto ormai livido del ragazzo, la vista completamente annebbiata alla vista del sangue che sputava senza controllo alcuno; gli diede una gomitata allo stomaco, ma nemmeno il suo lamento di dolore servì a placare la sua furia crescente.

-Adesso smettila! Stai davvero esagerando!- Zura lo prese per le spalle, cercando di allontanarlo dal bullo che respirava a fatica. Spintonò l'amico sfuggendo alla sua presa, facendolo capitombolare a terra e con foga tornò a ricoprire l'avversario di pugni. Come se non lo sapesse che doveva smettere! C'era già la sua coscienza a farlo andare in confusione, non aveva bisogno che Zura si intromettesse. Shinichi mise le mani davanti al viso, coprendo le lacrime che avevano cominciato a colare sulle guance martoriate. In lontananza, le voci dei compagni di scorribande giunsero ovattate e incomprensibili, incapaci di fermare la sua ira. Sollevò il braccio in alto, deciso a dargli il colpo di grazia ma prima che la sua mano potesse abbattersi sul ragazzo, una presa salda afferrò il suo polso sottile.

Chyoko era lì, immobile, piccola e fragile nella propria insicurezza -No, Gin-chan! Così lo ammazzerai!- alzò il viso chiazzato di sangue e incrociò i suoi occhi grigi colmi di terrore, avvertendo un senso di chiusura che dalla bocca dello stomaco si diramò fino alla gola. La forza che si era impossessata del suo corpo scemò, le mani scivolarono lungo i fianchi e per la prima volta, riuscì a sentire indistintamente i rumori intorno a sé. Il respiro debole del bullo sotto di sé, la voce alterata di Shinsuke, quella preoccupata di Katsura... E i singhiozzi rumorosi di Chyo.

-Questo è completamente fuori...- bisbigliò sgomento il mingherlino, appoggiato al muro mentre si massaggiava il braccio destro -Non hai visto come ha ridotto Shinichi?- i due energumeni rimanenti si avvicinarono al compagno martoriato, raccattandolo come meglio potevano mentre lo spintonavano. Ci fu uno scambio di sguardi, poi un sussurro carico di cattiveria e paura -Sei solo un mostro...- prima che si allontanassero a gambe levate, lasciandoli soli e incapaci di reagire. Facendolo irrigidire... Da quanto non lo chiamavano in quel modo?

-Muoviamoci prima di metterci nei casini- Takasugi si alzò e con fatica procedette verso la porta del dojo -Chyoko, puoi muoverti?- volse il viso oltre la spalla, scorgendola nella sua immobilità. Era come pietrificata, paralizzata alla vista di tutto il sangue riversato sulle tegole di ciliegio. Gintoki la guardò a lungo, la lingua attorcigliata e incapace di fargli dire un semplice “Mi dispiace” che avrebbe potuto alleggerire la tensione, renderlo meno abbietto... Ma lui si alzò, la superò piano e uscì dal dojo lasciandosi indietro le sue lacrime, gli sguardi indecifrabili degli amici e la completa certezza di aver perso l'unica amicizia di cui davvero gli importasse qualcosa...

-Oh, ti sei svegliato. Noi due abbiamo un sacco di cose di cui parlare.- il tono deciso di Katsura e il chiudersi di una porta lo riportarono alla realtà. Per un istante ebbe il terrore che fosse stata Chyo a porgergli una richiesta del genere, ma per sua fortuna quella se ne stava rannicchiata vicino al maialino a borbottare come una pentola di fagioli senza prestare loro attenzione. E per quanto la sua voce risuonasse cavernosa, ancora non aveva raggiunto i livelli baritonali dell'amico.

-Zura, sei inquietante. Sembri una fidanzata gelosa!- gracchiò guardandolo con disgusto, passandosi una mano sul viso al ventesimo “Il mio nome è Katsura, non Zura!” che gli fece venire voglia di prenderlo a ginocchiate. Un po' per sfogare l'ansia nello svegliarsi da un incubo e rendersi conto di essere piombato all'Inferno, con Satana in persona a fare da tour operator, un po' perché così avrebbe sfogato il nervoso che si portava dietro da quando, in quel corridoio della discoteca, aveva avuto a che fare con una Chyo acida come un limone.

-Lasciamo perdere e dimmi piuttosto cosa ci facevi in quella discoteca.- Katsura andò dritto al punto, inginocchiandosi al suo fianco. E senza neppure lasciargli il tempo di accampare una scusa, o più semplicemente cedergli la parola, Gintoki si ritrovò a sorbirsi un racconto fantascientifico che vedeva protagonisti degli Amanto, una droga a lui sconosciuta e... Cazzo, Shinpachi e Kagura! Se ne era quasi dimenticato!

-Oh, porco cane!- si alzò di scatto, ignorando il dolore al torace che si propagò per tutto il corpo come se mille spilli lo avessero infilzato.

-Si può sapere che hai?-

-Ha pippato...-

-Chyoko!- berciò Katsura assottigliando gli occhi, costringendola ad ammutolirsi. Gintoki si avvicinò alla porta scorrevole che dava sul giardino. Solo allora si rese conto di come il sole stesse ormai calando, colorando di arancio il panorama attorno a lui -Si può sapere che c'è, ora?-

-Starei volentieri ad ascoltare la tua storia, ma ho una cosa più importante da fare- recuperò gli stivali e li infilò ai piedi, appoggiandosi allo stipite per riprendere fiato. Se si stancava con un gesto così banale, come avrebbe potuto salvare i due ragazzi? -I miei amici sono stati catturati da quegli Amanto, credo li abbiano drogati. Non posso perdere altro tempo.- spiegò vago, alzando le mani al cielo in un gesto nervoso.

-E pensi di poterli aiutare ridotto in quelle condizioni?- la voce saggia dell'amico lo riportò coi piedi per terra.

Gintoki si grattò la nuca -Non lo so, se mi impegno...- la risata derisoria di Chyo e il sospiro pesante di Zura lo costrinsero a continuare il discorso -Che dovrei fare, abbandonarli?!-

-E perché no? Ti riesce piuttosto bene.- cinguettò con cattiveria Chyo, studiando le unghie smaltate. Sakata represse un'imprecazione con un sonoro grugnito, maledicendola nella propria mente. Se aveva voglia di litigare, Chyoko aveva sbagliato giorno e soprattutto persona.

Katsura inclinò il capo -Gintoki, guardati. A mala pena ti reggi in piedi!-

-Non me ne frega niente! Andrò strisciando, se ne sarà costretto!- sbatté le braccia sui fianchi, dando loro le spalle -Il fatto è che sta diventando più forte di me. Quel peso che avevo abbandonato allontanandomi dalla guerra, è ritornato sulle mie spalle senza che me ne accorgessi, da quando sono piombati nella mia vita. E per quanto io ci provi, quei due sono diventati troppo importanti perché possa abbandonarli senza fare nulla. Non... Non posso ricommettere lo stesso errore.- inspiegabilmente, come se un filo invisibile lo conducesse in quella direzione, Gintoki volse il busto per poter scorgere l'immagine di Chyo, sempre più distante e intoccabile, stretta in quel kimono rosa pallido e nel proprio silenzio colmo di chissà quali recriminazioni. Ma a discapito di tutte le propri turbe, la Fujiwara non si volse e nemmeno provò a spezzare l'aria con la propria voce; quanta forza le stava costando trattenersi?

-Se la metti così...- Katsura si era fatto vicino, sorridendogli pacato -Ti accompagno. Così non potrai fare granché. Sarò il tuo braccio sinistro, visto che il destro è piuttosto malconcio. Chyo, vuoi essere le nostre gambe?- Katsura si voltò complice in sua direzione e Gintoki fece lo stesso, guardandola con noia.

Attese qualche attimo, poi scosse la nuca -Nah, salto il giro- replicò incolore rimboccando le coperte della maialina ancora incosciente -E poi devo andare a lavorare, stasera.-

-Meglio così.-

Non avvertì più il rumore delle lenzuola, così come per un istante gli parve di sentir cessare i battiti del proprio cuore. E lo sguardo colmo di stupore misto ad ira che Chyo gli stava regalando, gli fece comprendere la triste realtà: quello che doveva essere solo un pensiero si era sparso nell'aria con velato sollievo.

-Meglio...?- bisbigliò aggrottando le sopracciglia, scacciando l'amarezza con un grugnito -E lui non sarebbe più il solito idiota?!- guardò Zura, facendogli sorgere il sospetto che quei due durante la sua ripresa di coscienza, si fossero detti più del necessario. Ma Gintoki non indagò, nemmeno si premurò di chiedere spiegazioni. L'unica cosa che gli importava in quel momento era cercare la lite con Chyo, spinto da chissà quale forza malsana che continuava ad alimentare la vocina nel proprio essere che ripeteva instancabile “Non hai bisogno di lei. Non ne hai mai avuto”.

-Come mi hai chiamato?-

-Idiota! Sei diventato sordo, con la caduta? Ti ricordo che me la so cavare da sola, non sono più una bambina!- replicò tagliente, stringendo i pugni.

-Noto con dispiacere che ti lamenti ancora come una mocciosa- le restituì un ghigno malevolo -Come ai bei, vecchi tempi.- biascicò tediato.

-E tu sei rimasto il solito maleducato che soffre di diarrea verbale!- di cosa soffrirei?! -Ma tu non pensi mai prima di parlare? Ah, già, il vuoto cosmico gira in quella testa.- un tonfo sordo lo distrasse; Katsura era svenuto sulla veranda, sbattendo la testa più e più volte per l'esasperazione.

-Si può sapere che Diavolo ci fa qui, quella?- lanciò un'occhiata di fuoco al capo dei Joui che, balbettante, mormorò un incerto “Beh, veramente lei...” che venne spezzato dalla voce stridula della ragazza:

-Adesso sarei quella?!- digrignò i denti, avanzando minacciosa verso di lui -Dovresti solamente ringraziarmi!-

-E per cosa, per essere tornata nella mia vita tranquilla? Sei ridicola, sei uno strazio!- alzò la voce, scagliandole contro tutto il nervosismo che aveva in corpo e la piccola Chyo si irrigidì, mettendosi a braccia conserte. E Gintoki ne approfittò, conscio di avere la partita in mano. Sarebbe bastato così poco per allontanarla... -Saresti solamente di intralcio. La mia priorità sono Shinpachi e Kagura, non tu- la sua lingua continuava ad attaccarla come se fosse ricoperta di lame affilate -Sai, si stava meglio quando tu non c'eri.- e con quell'ultima frase, dichiarò la propria vittoria sulla fragile Chyoko. Ma stranamente non riuscì a gustare nessun senso di godimento nel vedere le sue iridi grigi tremare, così come non provò gioia nel vedere le sue labbra serrate nel tentativo di trattenersi dal picchiarlo. Le sue parole avevano toccato quei tasti che, sapeva, avrebbero messo K.O. la Fujiwara. Deglutì a fatica, Gintoki, avvertendo il senso di colpa farsi largo in lui pesante come un macigno, schiacciando il suo stomaco. Perché da quando l'aveva rincontrata era stato un susseguirsi di frasi colme di odio, sature di colpi bassi e frecciatine che nemmeno credeva di avere in repertorio; almeno, non per la piccola Chyo. E quando vide i suoi occhi dal taglio orientale divenire lucidi, comprese quanto in là si fosse spinto nel suo tentare di apparire immune alla sua presenza.

-Andatevene al Diavolo, tutti e due!- sibilò con tutta la forza che aveva in corpo, risultando vagamente intimidatoria stretta in quel kimono da bambolina.

-Ma io cosa c'entro?- Katsura la guardò accigliato, sospirando quando sentì la porta sbattere. La testa cadde pesante in avanti, seguita da un mugugno di esasperazione per l'infantilità di quei due.

-Quella è diventata tutta matta- mormorò Gintoki grattandosi la nuca, avvertendo il sollievo pervadere ogni fibra del suo essere -È proprio vero che le donne diventano psicolabili quando invecchiano.-

-Gintoki...-

-Magari aveva le sue cose.-

-Gintoki!-

-O magari sta andando in menopausa. Tu che ne pensi, Zura?-

-Il mio nome è Katsura, non Zura!- Gin ricevette un pugno sulla nuca -E penso che dovresti ringraziarla...- distolse lo sguardo, concentrandosi sui fili d'erba mossi dal vento -Se non fosse stato per lei, il netturbino ti avrebbe di sicuro scambiato per immondizia.-

*******

-Gin-chan, a cosa servire mio vestito?- Kagura mangiucchiava un gelato, il quarto della serata da quando aveva rimesso piede in casa. Nemmeno i rapimenti le facevano passare la fame a quel maledetto pozzo senza fondo! -Tu avere fianchi troppo larghi per poterlo mettere!-

-Non è per me, razza di cretina!- studiò il vestito dal taglio cinese che stringeva fra le mani, ponderando su quanto avventata fosse la decisione presa durante il ritorno a casa. Ricordava ancora di aver accettato di trasportare quei due pesi morti di Kagura e Shinpachi sulle proprie spalle dopo averli salvato da morte certa, imprecando a mezza voce circa il loro peso non proprio da piuma. Ma più muoveva i passi, più sentiva che a pesare non erano i due amici, bensì la certezza che, se non fosse stato per Chyoko, quei due non sarebbero stati lì ad allietargli le giornate. E la voce cantilenante di Zura che recitava “Dille grazie. Non essere idiota!” che lo aveva accompagnato fino a casa, continuava a ronzargli nelle orecchie come una mosca fastidiosa.

Così li aveva lasciati cadere pesantemente davanti all'uscio, si era recato all'armadio dei vestiti della coinquilina e aveva cercato in mezzo a quel macello qualcosa che potesse tornargli utile. E quel vestito gli era balzato all'occhio come un latte alla fragola in mezzo a del comune latte di mucca. Lo aveva preso senza pensarci due volte, lo aveva infilato in una busta di plastica e si era catapultato verso la porta scostando Kagura di lato con poca delicatezza.

-Dove portare mio vestito?!-

-Al banco dei poveri! Hanno bisogno di vestiti per i bisognosi- Kagura e Shinpachi si scambiarono un'occhiata scettica -Te ne compro un altro!- gridò mentre si metteva gli stivali, sbuffando verso i lacci che continuavano a sfuggirgli dalle dita.

-E vorresti andarci conciato così?- Shinpachi si sistemò gli occhiali, rammentandogli che ancora indossava il vestito da pirata spaziale gentilmente donatogli da Zura per camuffarsi e penetrare nel covo nemico.

-Lo trovo comodo, qualche problema?-

-A parte che sembri un depravato? No, nessun problema.-

-Ehi, questo depravato ti ha salvato la vita!-

-Almeno togliere baffi!- la vocetta seria di Kagura troncò il loro futile litigio; volsero il viso, incrociando la sua espressione gioviale -Baffi non essere più di moda e banco dei poveri scambierà te per barbone.- Gintoki annuì, strappando i baffi finti e gettandoli sul pavimento. Ringraziava il cielo che Kagura fosse una ragazzina ingenua.

-E dopo questi consigli di moda, io vado.- aprì la porta con un calcio, fiondandosi per le scale.

-Gintoki! Ma dove vai?!- Shinpachi lo inseguì, aggrappandosi alla balaustra per poterlo vedere meglio.

-Ad una convention!- urlò cominciando a correre, stringendo nella mano destra il sacchetto bianco. In quel momento non gliene fregava nulla di fornire spiegazioni, così come non gli interessava essere presentabile. Gli interessava solo non combinare cazzate, questa volta.


 


 

Note noiose dell'autrice!

Finalmente sono cresciuti! Di qualche anno, d'accordo, e sono ancora nel pieno della loro fase adolescenziale... Ma direi che è un buon inizio, no? Ripeto, so che la narrazione è lenta e sembri stia tirando le fila delle relazioni per le lunghe, ma le cose frettolose non mi piacciono e non mi va di far avere loro un contatto fisico -o una chiacchierata davanti ad un bicchiere al bar- se prima non c'è stato qualcosa che possa unirli. E cosa può unire meglio di una lite? :D

Questo capitolo è stato, purtroppo, suddiviso in due parti. Era lungo ben venti pagine, non potevo rischiare di farvi venire un colpo al cuore! Ho pensato bene di tagliarlo e postarlo nel più breve tempo possibile, lavoro permettendo ^^

E ora, momento emotivo: recensiteeeeeee, vi prego! ç__ç

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, sul serio! Anche un sincero “Datti all'ippicaaaaaaa!” è ben gradito, sappiatelo ^^ Scherzi a parte (ma ero seria!!!) mi farebbe enormemente piacere trovare un vostro riscontro, sia positivo che negativo. Anche per dirmi che i capitoli sono troppo lunghi, vanno aggiunti degli avvertimenti alla presentazione della storia, i personaggi non sono gestiti bene, Chyo dovrebbe scomparire dalla faccia dell'Universo ficcinaro... Qualsiasi cosa, purché lasciate un segno del vostro passaggio :) Rendereste una povera autrice felice :D

Passando alle cose importanti: ringrazio Kuroro94 per aver aggiunto la mia storia fra le seguite e le preferite. Me felice *_* Se passerai ancora di qui, mi renderebbe felice sapere cosa ne pensi di questa storiella ^^ Un ringraziamento enorme va anche ad Elizabeth_smile per averla aggiunta fra le preferite e perché continua a recensire così carinamente, dandomi la motivazione per portare avanti al meglio la storia. Spero che mi renderai partecipe dei tuoi pensieri relativi al quarto capitolo :)

Grazie anche a chi legge ma resta in silenzio :)

Al prossimo aggiornamento!

Geisha.

  
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