L’antro
era immerso nel silenzio più totale. Piccole scintille di luce, gli ultimi
resti del sigillo millenario che aveva intrappolato Kasreyon, brillavano
testarde, decise a non spegnersi finché tutta la loro energia non si fosse
dispersa nell’ambiente circostante. I due mezzi demoni erano seduti contro una
delle pareti di roccia, ciascuno perso nei propri pensieri, con indosso solo i
pantaloni. Nessuno dei due aveva proferito parola dopo quello che era successo
tra loro. Le loro spade giacevano incrociate, esattamente come le avevano
lasciate, a qualche metro di distanza insieme ad Ivory ed Ebony, mentre il
resto dei loro vestiti era sparso disordinatamente tutto intorno.
Dante teneva le ginocchia strette al petto, il mento appoggiato sopra di esse e
lo sguardo che vagava per lo spazio buio della caverna soffermandosi sulle armi
e soprattutto su Vergil, che gli sedeva accanto a gambe incrociate, immobile,
gli occhi fissi davanti a sé, persi nel vuoto. Non poteva impedirsi di
accarezzare mentalmente quel corpo che aveva appena finito di amare,
quell’anima a cui si era donato completamente, il ragazzo che gli aveva
procurato le emozioni più intense che si possano provare, tanto forti da fare
male, tanto profonde che se le sentiva impresse nella carne come cicatrici
invisibili ed indelebili. Però, dall’altro lato, non poteva fare a meno di
temere che quel silenzio tra loro significasse che suo fratello si era pentito
di quello che aveva lasciato accadere. In fondo, per tutta la durata della loro
passione, Vergil non aveva mai detto di amarlo, nemmeno una volta, nemmeno al
culmine dell’estasi. L’aveva chiamato, l’aveva baciato, ma non aveva mai
espresso i suoi sentimenti chiaramente, lasciandogli quello sgradevole quanto
irragionevole dubbio. Tipico del suo gemello. Bisognava estorcergli tutto. Mai
una volta che si sforzasse di essere chiaro fin dal principio. Gli lanciò
un’altra occhiata impaziente, chiedendosi quanto a lungo sarebbe durata quella
stasi.
Un istante dopo, come a rispondere al suo muto interrogativo, l’altro giovane
si alzò, spolverandosi con cura i pantaloni e iniziando a raccogliere il resto
dei suoi vestiti per poi rimetterseli e recuperare anche Yamato. Il cacciatore
di demoni rimase a fissarlo tutto il tempo, senza fare commenti, seguendo con
gli occhi ogni movimento, anche il più piccolo, incantato. Prima di quel
momento non aveva mai fatto veramente caso a quanta eleganza racchiudessero i
gesti del suo gemello, anche i più insignificanti. E quella cosa lo stregava.
L’altro finì di vestirsi e gli lanciò un’occhiata interrogativa. “Che hai da
fissarmi?”domandò, gelido come sempre. “Cos’ho fatto stavolta?”.
“Nulla, Ver. Non posso guardarti? Mi piace farlo, c’è qualcosa che non va? In
fondo è anche normale che io non riesca a toglierti gli occhi di dosso dopo
quello che è successo, no?”rispose lui, ignorando il tono brusco e avvertendo
un leggero rossore estendersi sulle sue guance. Sentirsi quegli occhi glaciali
addosso gli dava i brividi e gli riportava alla mente emozioni ancora troppo
bollenti per poterne controllare gli effetti. “Mi fa piacere vedere che sei di
nuovo del tuo adorabile umore, fratellino”aggiunse sarcastico, cercando di
darsi un contegno, ma non poté impedire al suo sguardo bramoso di correre di
nuovo lungo tutta l’agile figura di suo fratello.
“Fa’ come ti pare. Però a me dà fastidio essere fissato, lo sai”fu la risposta
atona. Vergil raccolse il giubbotto rosso e lo lanciò al gemello. “Muoviti,
vestiti. Abbiamo aspettato anche troppo”.
Lui afferrò al volo l’indumento e si alzò, un sorrisetto stampato sulle labbra.
“Be’, non è colpa mia se tu ti sei
voluto trattenere così tanto”fece con aria innocente, mentre i suoi occhi
brillavano minacciosi. Il maggiore lo fulminò con lo sguardo, arrossendo
leggermente a sua volta, imbarazzato. Lui gongolò alla vista di quella
reazione, rivestendosi e riappropriandosi delle sue armi, e poi continuò,
sempre con lo stesso tono in apparenza serio ma in realtà decisamente
canzonatorio: “Insomma, Ver, non negare, non ti è bastato una volta, che tra
l’altro è stata la più lunga che io abbia mai avuto, no, hai voluto il bis!”.
“Io sarò sempre del mio umore adorabile, ma tu sei il solito cretino”disse
Vergil con calma, appoggiando con noncuranza la mano sull’elsa della sua
katana. “Sì, hai ragione, fratellino, ho voluto il bis. Non posso negarlo. Ma
sai com’è, non potevo mica lasciarti credere che potevi dominarmi così
facilmente”. Un ghigno gli si aprì sul volto. Voleva giocare? Lo avrebbe accontentato
ricambiandolo con la stessa moneta. “La prima volta poteva anche passare visto
che non avevo nessuna esperienza in materia, ma non potevo permettere che ti
montassi troppo la testa. Ti fa male. Quindi ho messo in pratica quello che ho
imparato da te”.
Dante avvampò ancora di più e fece una smorfia. Bastardo. Avrebbe dovuto
aspettarselo da uno come lui. Aveva sempre quella dannata risposta pronta.
Proprio come Lady. Non li poteva soffrire quei due quando facevano così. E da
quel momento in avanti li avrebbe avuto intorno tutti e due, anche
contemporaneamente. Un vero Inferno. Ma se l’era cercata, doveva ammetterlo.
“Touchè, Vergil. Non ti lasci mettere sotto in nessuno modo e da nessuno,
vero?”si arrese, scuotendo il capo e avvicinandoglisi fino a che non furono a
meno di un passo di distanza. “Però ammetti almeno che ti è piaciuto. Sia
essere scopato che scoparmi”fece avvicinando il proprio viso al suo con il più
bel sorriso sfacciato che riuscì a fare.
“La tua finezza non ha limiti, Dante. Sinceramente speravo che tu non considerassi “scopare” quello che
fai con me. Lo preferirei, se non ti spiace”commentò l’altro mezzo demone,
glaciale, senza raccogliere la provocazione. “Ma immagino che queste
espressioni siano dovute alla ristrettezza del tuo vocabolario”. Gli afferrò il
mento con una mano e glielo sollevò appena, fissandolo dritto negli occhi. “Ma
avrò tutto il tempo di aiutarti ad ampliarlo”.
“Non chiedo di meglio”lo provocò ancora lui, afferrandogli le dita e
portandosele alle labbra. “E allora sentiamo, fratellone, visto che ti ritieni
tanto acculturato, come lo chiami quello che abbiamo fatto?”.
“Se ti aspetti che io ti risponda, mi spiace deluderti ma devo avvisarti che
non casco nei tuoi stupidi giochini”fece Vergil, liberandosi dalla sua presa.
“Se sei pronto possiamo andare. Anche se l’idea di dover affrontare
l’interrogatorio della tua amica umana non mi piace neanche un po’. Farà di
sicuro un sacco di domande e di insinuazioni…inappropriate”.
“Oh, non sai quante, Ver. Ti metterà tanto in imbarazzo che ti verrà voglia di
ammazzarla. Ti pregherei di non farlo. In fondo glielo devi. Se non ci fosse
stata lei saresti tornato all’Inferno e nulla di quello che è successo sarebbe
successo. Magari quei demoni ti avrebbero sbranato!”gli ricordò suo fratello
con un ghigno. Poi sospirò. “Prima di andare devo chiederti una cosa,
Vergil”riprese serio dopo un attimo. “E non è una delle mie solite stronzate
questa volta, quindi ti pregherei di non partire prevenuto nei miei confronti”.
“Prevenuto? E perché mai dovrei esserlo?”fece lui canzonatorio. Aveva capito
che per una volta volta suo fratello voleva lasciare da parte le prese in giro,
ma non aveva saputo trattenersi dal lanciargli quell’ultima frecciatina. In
fondo fare il bastardo era nella sua natura. “Comunque sia, parla, ti ascolto”.
“Vedi che lo sei già?”sbuffò il minore dei figli di Sparda, irritato da
quell’ironia. “Lasciamo perdere. Litigheremo dopo, tanto abbiamo tutto il
tempo, vero?”. Fissò il suo gemello dritto negli occhi. “Vergil, io ti amo. Te
l’ho ripetuto all’infinito prima mentre…mentre…facevo con te quello che per me
era amore allo stato puro”. Stava facendo uno sforzo enorme per non distogliere
lo sguardo da quelle impassibili iridi azzurro ghiaccio che si specchiavano
nelle sue. Non era abituato a dire quelle cose, non erano decisamente il suo
genere, e il disagio che avvertiva era enorme. Ma in fondo quella situazione
era qualcosa di speciale e lui ci teneva. Voleva sentirselo dire. Voleva sapere
cosa provava Vergil, voleva essere certo dei suoi sentimenti, voleva sapere
cosa aveva guidato le sue azioni. “Ma tu non hai mai risposto. Cosa devo
pensare?”.
“Dovresti saperlo che non sono uno che esplicita i propri pensieri,
Dante”rispose calmo Vergil, anche se la situazione imbarazzava anche lui. “Non
saranno poche sillabe pronunciate o meno a cambiare quello che sento, non
trovi?”.
“Con te non si può mai sapere. Non si può mai sapere cosa ti spinge a
comportarti in un certo modo. Io l’ho imparato a mie spese e tu ne dovresti
essere più che conscio. E poi l’hai detto tu, che cosa cambia dire o non
dire?”.
“E perché dovresti fidarti delle mie parole più che delle mie azioni? Potrei
mentirti. Dovresti sapere quanto sono abile a fingere”.
“Mi hai dato motivo di fidarmi di te. Hai mantenuto quello che hai promesso,
anche a se a modo tuo. Quindi se mi giuri che non stai mentendo non ho motivo
per dubitarne”.
Rimasero a fissarsi in silenzio per un po’. Dante vibrava di attesa, non
sapendo se doveva aspettarsi una delle solite scuse o forse quelle agognate
parole. In fondo non gli sembrava di chiedere molto, voleva solo una
rassicurazione. E dopo tutto quello che il suo gemello gli aveva fatto passare
se l’era più che meritata, almeno dal suo punto di vista. Cercò negli occhi di
Vergil un indizio che potesse aiutarlo a capire quale decisione lui avesse
preso, ma quei pezzi di ghiaccio rimasero imperscrutabili. Eppure lui sapeva
che potevano riempirsi di emozioni. Li aveva visti sconvolti dalla loro
passione non molto tempo prima, aveva visto i suoi stessi sentimenti
attraversarli impetuosi. Ma lui si ostinava a volerlo sentire da suo fratello.
Perché poteva anche essersi immaginato tutto, nella confusione dell’estasi,
poteva essere stato tutto solo una bellissima illusione.
Dopo qualche minuto il maggiore dei gemelli scosse il capo. “Dante, non
cambierai mai, razza di idiota che non sei altro”sentenziò, con uno sospiro
esasperato. Poi, senza dare all’altro il tempo di ribattere, si chinò in avanti
e chiuse la distanza che c’era tra loro, baciandolo quasi con dolcezza. Lo
avrebbe accontentato ancora una volta. In fondo, in confronto a tutto quello
che Dante si stava dimostrando pronto a perdonargli, le sue concessioni non
erano nulla. Ma avrebbe fatto molto di più di quello che lui gli aveva chiesto.
Le loro aure si intrecciarono di nuovo e il cacciatore di demoni avvertì
qualcosa nella sua testa, quella voce che non parlava, la stessa che lo aveva
guidato fuori dal Labirinto della Perdizione qualche ora prima. Allora era
davvero stato suo fratello a tirarlo fuori dal quel posto infernale, anche se
probabilmente l’aveva fatto inconsciamente. Chiuse gli occhi concentrandosi su
quella flebile ma intensa sensazione, cercando di decifrare quello che stava
cercando di trasmettergli. Sentiva i loro corpi stringersi sempre di più uno
all’altro, quasi volessero cancellare ogni spazio fisico che li separava, e lo
stesso facevano le loro anime intrecciandosi. Riusciva ad avvertire i pensieri
e le emozioni del suo gemello, poteva quasi toccarle.
“Ti amo, idiota. L’ho sempre fatto anche
se non ho mai voluto ammetterlo, neanche con me stesso. Se te lo dico così non
puoi non credermi visto che mi stai praticamente leggendo dentro”. La voce
di Vergil, chiara ed silenziosa, gli rimbombò improvvisa dentro, arrivando al
tempo stesso da ogni parte e da nessuna. Era come se stesse leggendo i suoi
pensieri senza vedere le parole che li componevano. Avvertì un senso di
confusione invaderlo, ma era uno stordimento tutt’altro che spiacevole. Sentiva
anche chiaramente che suo fratello era alquanto divertito dal suo
disorientamento e la cosa lo irritò non poco. Sempre pronto a prendersi gioco
di lui e a dimostrare chi era il migliore. Ma decise di ignorare le sue manie
di grandezza almeno per una volta e godersi quelle sensazioni incredibili.
Però, poco dopo, Vergil si staccò senza preavviso da lui, rompendo in un attimo
anche il legame che si era creato tra loro. “Allora, sei contento adesso?”gli
domandò con mezzo ghigno divertito. “Se non lo sei, vedi di accontentarti
perché non lo rifarò una seconda volta”.
Dante si lasciò sfuggire un mugolio, indispettito da quell’interruzione, ma si
obbligò a rispondere: “Sì, lo sono. Non ti preoccupare, fratellino, non ti farò
pugnalare il tuo orgoglio di nuovo. E sono anche piacevolmente sorpreso dal
modo in cui hai soddisfatto la mia richiesta. Non finirai mai di stupirmi,
Ver”ammise ridacchiando e cercando di catturare le sue labbra di nuovo. “Ci
sarebbe da festeggiare anche questo…”.
Il maggiore gli diede una spinta, allontanandolo da sé senza troppi
complimenti. Possibile che il suo gemello non sapesse fare altro che
comportarsi come uno stupido e un pervertito? O forse lo stava facendo apposta
per provocarlo. Niente di più facile. “Non credo che sia necessario. E se anche
fosse, di sicuro non è questo il momento giusto per farlo”borbottò voltandosi e
incamminandosi verso l’uscita. “Muoviti, idiota”.
L’altro mezzo demone scosse il capo e si affrettò a seguirlo. Vergil era il
migliore quando si trattava di rovinargli la festa. “Potresti almeno cercare di
essere un po’ più dolce quando siamo da soli!”si lamentò affiancandolo.
“Nessuno lo saprà. E mi faresti contento! Ti giuro che non ti prenderò in giro
e non ti riderò dietro. O almeno, che proverò a non riderti dietro. E poi, se
lo facessi, sarebbe senza cattiveria!”.
“Non se ne parla”fu la risposta gelida ma anche vagamente divertita. “Mi hai
rivoluto indietro e adesso mi tieni come sono. Non cambierò per te”.
“Se questo è il tuo prezzo, allora sopporterò”sospirò teatralmente il
cacciatore di demoni, lanciando un’occhiata significativa al gemello che la
ricambiò. “Tanto ti ho detto cos’ero disposto a fare pur di riaverti indietro,
Vergil”.
“E io ti ho detto che non posso lasciartelo fare. Voglio mantenere le mie
promesse, Dante. Ad ogni costo. E di certo portarti all’Inferno con me non è il
modo migliore per farlo. Penso che invece costringerti a sopportarmi sia più
che accettabile”.
“Per una volta siamo d’accordo. E poi chissà che magari io non riesca ad
insegnarti a scioglierti un po’ di più, almeno in alcuni momenti particolari.
Però anche tu dovrai sopportarmi perché nemmeno io smetterò di essere quello
che sono”.
“Guarda che io mi sono rassegnato anni fa al fatto di avere un cretino per
gemello”.
“E allora io mi rassegnerò al fatto di avere un pazzo insensibile e
guastafeste”.
Erano arrivati davanti al portale che li avrebbe ricondotti sulla terra,
ponendo definitivamente fine a quella lunga battaglia. Si voltarono a guardare
l’antro in cui si erano consumati il loro scontro e duemila anni prima quello
di loro padre. Alla fine Sparda aveva nuovamente sconfitto le Tenebre
infernali, salvando la Luce da un tragico destino di distruzione. Su quel
pavimento di pietra sarebbe rimasto il suo sangue mischiato a quello del suo
nemico e tra quelle pareti sarebbero risuonati gli echi dei combattimenti,
mentre nell’aria avrebbero continuato a vibrare i ricordi delle forti emozioni,
negative e positive, che l’avevano percorsa. Ma tutto ciò non aveva più
importanza dal momento che quel luogo,
dopo la loro partenza, sarebbe stato dimenticato anche dal tempo e sarebbe
stato lasciato in custodia all’oblio dell’antica eternità.
Vergil fece vagare lo sguardo nella caverna ormai vuota, senza soffermarsi
sulle immagini presenti, ma lasciando che lo spazio venisse riempito dai
ricordi ancora freschi. Quello non era il finale che aveva previsto, non era la
fine che si era aspettato, non era l’epilogo che aveva desiderato. Però questo
non significava che non l’avrebbe
accettato. In fondo quell’imprevista conclusione era migliore dei suoi piani
più rosei. Aveva il potere di Sparda, in un certo senso. Poteva essere suo
figlio senza doversi dibattere nelle contraddizioni. Poteva mantenere le sue
promesse. Poteva vivere al fianco di Dante. Non poteva chiedere di più.
“Vogliamo andare?”chiese la voce di suo fratello, distogliendolo dalle sue
riflessioni. Lui lo guardò e il cacciatore di demoni ricambiò il suo sguardo
con uno dei suoi sorrisetti. “Lo so che non sei impaziente di sorbirti Lady, ma
sono certo che troverai il modo giusto per zittirla”scherzò quello. “E poi
ormai ci hanno beccati, che vuoi che cambi se la evitiamo o no? Comunque,
guarda il lato positivo, non può venirci a spiegare nulla, abbiamo fatto da
noi!”.
“Non è quello, stavo solo pensando”disse piano l’altro mezzo demone, ignorando
per un attimo i commenti idioti del gemello. “Comunque non c’è nient’altro da
fare qui. Andiamocene e lasciamo che questa storia diventi solo un ricordo”.
Tacque per un attimo. Anche il suo passato sarebbe diventato tale insieme a quei
fatti. La sua vita intera. Ma in fondo ne aveva già un’altra a portata di mano.
Un sorriso sincero gli si aprì sul volto. “Comunque alla tua amica conviene
tenere a freno la lingua se non vuole che la mia Yamato lo faccia per lei”.
Dante lo fissò a metà tra il sorpreso e l’incantato. Erano passati tanti anni
dall’ultima volta che lo aveva visto sorridere davvero. Decisamente troppi.
Aveva dimenticato quanto piacere gli dava quella vista, per quanto strana gli
potesse sembrare al momento, dopo tutto quello che era successo tra le loro
vite ancora giovani ma decisamente vissute.
“Perché mi fissi in quel modo? Ma cos’è, un hobby per te?”domandò il maggiore
dei figli di Sparda, lanciandogli uno sguardo interrogativo. “Che ti prende
adesso? Non…”.
Ma suo fratello non gli lasciò finire la frase perché si chinò rapidamente in
avanti e lo baciò a stampo, impedendogli così di continuare. “Fallo più spesso
e giuro che sarò pronto a fare tutto quello che mi chiederai. Qualunque cosa
sia”mormorò poi a un soffio dalle sue labbra. “Tranne lasciarti andare
ovviamente”.
Vergil si scostò, imbarazzato e sorpreso da quella reazione. “Fare che
cosa?”chiese interdetto.
“Sorridere”rispose il cacciatore di demoni riavvicinandoglisi di nuovo. “Cazzo,
non sai quanto ho sognato di vedertelo fare ancora. Ormai avevo perso la
speranza di poter rivedere quel tuo maledettissimo sorriso. Hai smesso da
bambino, da quando nostro padre se n’era andato non sorridevi che raramente, e
poi…è successo tutto quel casino”. Gli sfiorò la guancia con una mano. “Ma
adesso tornerai a farlo per il tuo fratellino adorato, vero, Ver?”fece
speranzoso. “E poi se sorridi sei molto più eccit…”.
“Vedremo”si affrettò a dire l’altro mezzo demone per impedirgli di completare
quelle sue considerazioni. Poi sospirò. “In effetti è vero, è una vita che non
lo facevo più. Pensavo di aver scordato come si fa. E invece tu, idiota, e
un’altra persona mi avete portato a farlo di nuovo”. In fondo Sparda sorrideva
spesso. Ricordava che suo padre diceva sempre a lui e a Dante che la Luce si
diffondeva meglio attraverso il sorriso e che quindi anche un demone come lui
poteva arrivare a toccarla con quel semplice gesto. E ora lui ci teneva davvero
ad arrivare a quella Luce da cui era scappato per così tanto tempo. “Potrei
anche darti retta”.
“Un’altra persona?”ripeté suo fratello, stupito. Di chi diamine stava parlando
Vergil?! Gli sembrava di essere tornato bambino, ai tempi in cui suo padre e
suo fratello facevano quei discorsi complicati che lui non riusciva ad
afferrare. Il senso di irritazione era lo stesso.
“Un giorno te lo spiegherò, Dante. Ma per il momento preferisco tenerlo per me.
Devo ancora capire alcune cose”.
“Come vuoi, Vergil. Ormai ho imparato da tempo a non chiederti spiegazioni
quando fai così. Cazzo, sei proprio la fotocopia di nostro padre”.
Vergil lo fissò per capire se lo stava prendendo in giro, ma dal sorriso che
l’altro gli rivolse comprese che quelle parole le pensava davvero. Scosse il
capo ed accennò un altro sorriso per la gioia di suo fratello. In fondo non era
così male. Però l’avrebbe fatto solo nelle occasioni particolari perché,
nonostante tutto, era una cosa che gli si addiceva per niente.
Dopo essersi scambiati un ultimo sguardo, i due oltrepassarono il portale,
senza proferire una parola di più, lasciando per sempre quell’antro maledetto e
con esso il loro passato intriso di sangue e di sofferenza.
Lady
sbuffò impaziente. Dannazione, erano passate più di due ore da quando lei e
Magornak avevano lasciato i gemelli da soli e ancora non avevano ricevuto
notizie. Era preoccupata, doveva ammetterlo. Non si fidava poi così tanto di
Vergil e soprattutto non aveva molta fiducia nelle capacità persuasive di
Dante. E poi entrambi i gemelli, che fossa colpa del loro sangue demoniaco o
meno, erano due teste calde, chi più, chi meno, e di certo non dicevano di no a
un qualunque pretesto per scontrarsi tra loro. Neanche il fatto che il
demonietto le avesse assicurato che riusciva ancora a percepire entrambe le
loro aure la rassicurava, anche perché quello non le diceva nulla su cosa
stessero facendo quei due idioti.
Il guardiano la guardava camminare avanti e indietro per la stanza circolare
mentre lui se ne stava seduto su un cumulo di macerie, dondolando
tranquillamente le gambe. Al contrario della sua amica lui non era per niente
ansioso. Era certo che i gemelli avrebbero risolto la faccenda senza fare
cavolate. Erano i figli di Sparda, questo aveva una qualche conseguenza
dopotutto. E poi lui sapeva bene che l’unico desiderio di entrambi era
chiarirsi, quindi non aveva motivo di dubitare che l’avrebbero fatto. L’unica
cosa su cui era incerto era il risultato della discussione. Entrambi i mezzi
demoni erano decisi a far valere le loro ragioni ed erano entrambi disperati.
Nessuno dei due aveva qualcosa da perdere ormai. Sinceramente sperava tanto che
Dante riuscisse a convincere Vergil a restare. Sarebbe stata la cosa migliore
per tutti loro. Però non poteva ignorare le motivazioni che spingevano il suo
protettore a rifiutarsi di rimanere nel mondo degli umani. Sospirò. Non gli
restava far altro che aspettare. Se fosse stato ancora semplicemente Magornak
avrebbe già avuto una crisi d’ansia, ma con millenni di esperienza alle spalle
ormai era difficile che qualcosa potesse spingerlo ad avere una reazione
simile.
“Mary, è inutile che ti tormenti. Non li farà tornare prima”disse all’amica. Il
suo tono era paziente ma imperativo. Era stufo di vederla in quello stato. Non
gli piaceva che lei ci stesse così tanto male per una cosa che non era ancora
successa e che forse non sarebbe accaduta. “Vieni a sederti di fianco a me e
calmati”.
Lei si bloccò e per un attimo lo guardò come se avesse davanti un fantasma. Le
ci sarebbe voluto del tempo per abituarsi a quel nuovo Magornak. Decisamente.
Soprattutto se continuava a dimenticarsi chi era in realtà il suo amico. Ma si
riprese in fretta e sostituì allo sguardo interdetto uno irritato. “Ma mi
spieghi come faccio a darmi una calmata sapendo che quei due magari si stanno
scannando per l’ennesima volta?! Dovresti sapere meglio di me come sono fatti
quei dei mezzi demoni cretini!”lo aggredì, ma al tempo stesso fece come le era
stato detto e gli si sedette accanto. Non era certa di potersi permette di
contraddire completamente il guardiano delle Porte dell’Inferno, anche se era
suo amico ed era un demone pacifico. “Non so chi è peggio tra i due! Quel pazzo
con manie di grandezza esagerate che a momenti non sa neanche in che mondo è o
l’idiota testone che non sa mai quando deve essere serio! Spiegamelo, dimmi
come cavolo faccio a restare calma sapendo che abbiamo chiuso quei due in una grotta
da soli teoricamente a parlare! E non
dire che l’idea è stata mia. Lo ammetto, però, dannazione, sono due ore che
sono chiusi lì dentro, anzi di più! Non è possibile che abbiano passato due ore
a discutere!”. Scattò in piedi con decisione. “Io adesso torno dentro! Non ce
la faccio più!”. Fece per avviarsi ma una delle falci del demone le sbarrò la
strada. La ragazza si voltò a fissarlo, incredula e un po’ spaventata. Quella
era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata da Magornak. Le aveva praticamente
puntato un’arma contro anche se ovviamente non aveva nessuna intenzione di
nuocerle.
“Ti prego di calmarti, Mary”le disse lui, piantando i suoi luminosi occhi viola
in quelli bicolore della cacciatrice, serio. Il suo tono era sempre calmo ma
non ammetteva repliche. Lei non poté far altro che tornare a sedersi, incantata
da quelle pietre di luce e il demone fece sparire la sua falce per poi
sospirare. “Appunto perché so come sono fatti ti sto dicendo di non
preoccuparti, Mary. Abbi fede. Sono i figli di Sparda, hanno il buon senso di
capire quando è ora di farla finita. Da’ loro il tempo che serve, è una
faccenda molto complicata quella che devono sistemare”. Sollevò lo sguardo
verso il soffitto. “Hanno passato anni a cercarsi e a combattersi, ad odiarsi e
a volersi, divisi tra i loro desideri e la realtà dei fatti. Non si può
risolvere un tale conflitto in poco tempo. E poi dopo tutto quello che è
successo con Kasreyon, soprattutto Vergil deve affrontare molti problemi che
fino a questo momento ha preferito ignorare. Lasciali stare. Hanno già
abbastanza difficoltà per conto loro senza che tu metta loro pressione e fretta
o che ti intrometta in una faccenda che possono risolvere solo tra loro”. Tornò
a guardarla. “Sono certo che puoi capire cosa sto cercando di dirti. Quindi
adesso rilassati e pensiamo ad altro, va bene?”.
Lady ricambiò il suo sguardo non del tutto convinta, ma poi alzò le mani in
segno di resa. “Va bene, va bene, sei tu il demone antico che sa tutto e
capisce tutto”borbottò offesa. “Certo che scoprire il tuo passato ti ha montato
la testa!”.
“Eh?! Ma…ma…non è vero!”protestò lui, sorpreso da quell’uscita.
“No? Ti ricordo che hai appena puntato una delle tue care falci contro di me”lo
rimbeccò la donna con aria offesa, ma nascondendo un sorriso. “Bel modo di
trattare gli amici!”.
“Ma…Insomma, se ti avessi semplicemente detto di stare buona non mi avresti
ascoltato!”protestò Magornak, incrociando le braccia. “Mi spiace! Ma era
l’unico modo! Sei arrabbiata con me? Non è giusto! Non ho fatto nulla. Stavo
solo cercando di impedirti di fare una cavolata!!”.
Lei scoppiò a ridere vedendo quella reazione disperata. Poteva essere il
guardiano di quello che voleva ma quel demonietto restava la personificazione
dell’ingenuità. “Lo so, scemotto! Ti sto prendendo in giro! Ma quando imparerai
ad afferrare queste cose?!”.
Lui gonfiò le guance, un po’ irritato da quello scherzo e imbarazzato dalla
propria eccessiva innocenza. Era proprio fallito come demone. Anche Sparda
glielo diceva spesso durante le loro giornate spese in cima alle rupi
infernali. E rideva come stava facendo la sua amica. Ma sapeva che le sue
parole, come quelle di lei, non erano cattive, anzi, per il Cavaliere Oscuro
erano quasi un complimento quello che gli rivolgeva apostrofandolo in quel
modo. “Ridi, ridi. Tanto ormai si è capito che nessuno mi porterà rispetto
anche se sono il guardiano delle Porte. Mi ci sono rassegnato. Però per una
volta sono stato io a farti rinsavire!”fece con una punta di orgoglio nella
voce, sorridendo a sua volta.
“Va bene, su questo hai ragione. Vedo che inizi ad imparare! Bravo il mio
demonietto! E anche quando hai risposto a tono a Dante per difendermi…Non sai
quanto mi sono sentita orgogliosa di te! Dire di fronte a Vergil che lui e suo
fratello sono fidanzati…Stai imparando dalla tua maestra!”rise la ragazza
scompigliandogli i capelli. “Di questo passo vedrai che la gente imparerà a non
darti costantemente dell’idiota, te lo garantisco!”.
Magornak abbassò gli occhi a disagio. “Mary…appunto, volevo chiederti questa
cosa…Ci terrei insomma…”balbettò indeciso.
“Coraggio, non essere timido. Sai che a me puoi chiedere tutto. Spara!”.
“Promettimi che non riderai e che non mi prenderai in giro”.
“Giuro sulla tomba di mia madre”.
Il guardiano si tormentò le mani per un attimo, poi, con l’espressione più
seria che avesse mai assunto, chiese: “Ma Vergil e Dante sono fidanzati
davvero? Insomma, non è tanto per il fatto che sono gemelli, ma si sono sempre
combattuti…Come fanno ad essere amanti se si sono sempre fatti la guerra?!”.
Lady lo fissò incredula. Quella domanda era talmente assurda che non le venne
neanche da ridere. Va bene, Magornak poteva essere ingenuo quanto voleva, ma li
aveva visti! Si erano baciati davanti a lui per ben due volte. Come poteva
venirle a farle quella domanda dopo quello che aveva visto?! Quella creaturina
era impossibile. “Magornak, ti prego, ora sono io che chiedo a te di
ragionare”disse con calma dopo qualche attimo di silenzio basito. “Dante e Vergil
si sono baciati, ok? E l’hai detto anche tu, solo i “fidanzati” si baciano no?
Almeno, si baciano sulla bocca”. Aveva l’impressione di dover spiegare quelle
cose a un bambino. “Loro non sono esattamente fidanzati. Diciamo che si amano e
basta, senza che ci sia un qualche tipo di relazione ufficiale tra loro. Per
quanto riguarda il fatto che sono stati nemici…be’, quello è stato il destino a
volerlo. Però anche io e te siamo stati nemici eppure ci vogliamo bene e siamo
ottimi amici. Quindi non vedo perché la stessa cosa non possa valere per loro.
Solo che loro ci hanno messo anni a realizzare quello che provano l’uno per
l’altro, mentre io e te ci siamo capiti al volo”.
Magornak rimase in silenzio per un po’, pensieroso. In effetti il ragionamento
della sua amica non faceva una grinza. Adesso aveva capito. Si sentì
soddisfatto di sé per un attimo. Ma poi realizzò quello che quel dato
implicava. “Oh per le falci delle Porte dell’Inferno!”esclamò sgranando gli
occhi. “Ma…ma…Vergil è innamorato?!
No, non ha senso!”. Quella era l’antitesi più grossa che gli era mai capitato
di incontrare. Incredibile. No, peggio, inconcepibile.
Lady ridacchiò divertita dalla sua reazione. In effetti il demonietto non aveva
tutti i torti. Non era una cosa facile da pensare. Ma a quanto pareva era
successo l’impossibile. “Lo so, sembra assurdo, ma credimi è vero”lo rassicurò
battendogli una mano sulla spalla. “Ma non andare a dirglielo perché, guardiano
delle Porte o meno, ti taglierà a metà lo stesso! Comunque visto che l’hai capito?
Vedrai che col tempo non sarei più così ingenuo come adesso!”.
“E così non mi daranno più dell’idiota di continuo”annuì lui, ancora un po’
scombussolato.
“Mi spiace contraddirti ma io continuerò a farlo perché quella è la tua
natura”si intromise una voce gelida, facendoli sobbalzare.
I due si voltarono immediatamente verso l’ingresso del passaggio segreto che si
era chiuso dietro i figli di Sparda. I gemelli erano in piedi uno accanto
all’altro e li guardavano. Dante aveva stampato sul viso un sorriso enorme e
anche piuttosto inquietante, mentre Vergil aveva la sua solita espressione
impassibile.
“Magornak, i tuoi servigi di guardiano non sono più richiesti!”annunciò il
cacciatore di demoni trionfante passando un braccio intorno alle spalle di suo
fratello e guadagnandosi così un’occhiataccia da parte di quest’ultimo che però
si guardò bene dal scostarselo di dosso. “Lascia chiuse quelle Porte maledette!
Per sempre”.
Lady fissò il suo migliore amico incredula. L’aveva fatto davvero. Aveva
convinto quel pazzo a restare. Avvertì la gioia invaderla mentre un sorriso
raggiante le illuminava il volto. Ora tutto sarebbe andato per il meglio.
“Dante!”esclamò scattando in piedi. “Tu…Non ci credo, l’hai fatto! L’hai fatto!
Ci hai messo un’eternità ma ci sei riuscito!”.
“Avevi qualche dubbio per caso?”domandò il minore dei gemelli rivolgendole uno
sguardo vittorioso. “Io ottengo sempre quello che voglio”.
“A dire il vero avevo poche speranze che tu ce la facessi…”lo prese in giro
lei.
“Che?! Grazie per la fiducia e…”iniziò a ribattere lui, quasi offeso, ma fu
interrotto da Magornak che, senza preavviso, si buttò addosso a Vergil, pazzo
di felicità.
“VERGIL!! Io lo sapevo che saresti tornato! Lo sapevo che non avresti tradito
le scelte di Sparda! Sono certo che è orgoglio di te!”gridò arpionandosi al
mezzo demone.
“Magornak! Idiota! Staccati!”imprecò lui cercando di scollarselo di dosso. Alla
fine ci riuscì e lo allontanò. “Ma che razza di guardiano sei?! Abbi un po’ di
contegno almeno per rispetto del tuo stesso ruolo!”. Per tutta risposta la
creaturina scoppiò a ridere seguita dagli altri due e a lui non rimase che
borbottare: “E io devo restare con questo branco di cretini…”.
“Oh, andiamo, Ver!”fece Dante, riacciuffandolo. “Lo sappiamo che sotto sotto
non ti stiamo così tanto antipatici! Ci avresti già ucciso”.
“Non mi hai ancora dato il tempo di farlo, Dante, ma sta sicuro che se mi lasci
prendere Yamato rimedio subito all’inconveniente”rispose suo fratello irritato,
cercando di liberarsi dalla sua presa.
“Oh, non te lo lascio mica fare!”esclamò lui abbracciandolo per bloccargli le
braccia.
Lady e Magornak li guardarono ingaggiare quella sorta di lotta attoniti. Quei
due erano gli stessi che si erano quasi ammazzati a vicenda qualche ora prima?
Era difficile crederlo.
Alla fine Vergil riuscì a liberarsi dalla prese dell’altro mezzo demone e
sguainò Yamato puntandogliela alla gola. “Sta’ lontano, cretino”sillabò,
minaccioso.
Il cacciatore di demoni alzò le mani, abbozzando un sorriso spavaldo, ma i suoi
occhi erano fissi sulla lama della katana, un po’ preoccupati. “Andiamo,
Vergil, stavo solo giocando! Quanto sei irritabile! Rilassati! La guerra è
finita”.
“Questo non vuol dire che io sia diventato un idiota come te. Sarò anche il tuo
gemello, ma ricorda che io e te siamo diversi come la Luce e le Tenebre”.
“Però sei rimasto, Vergil!”si intromise Lady, impedendo così a Dante di
rispondere e giocarsi la salute. “Forse avete qualcosa in comune, non trovi?”.
“Sono rimasto per essere degno figlio di mio padre. E a quanto pare l’unico
modo per esserlo è restare qui. E poi, se sto con questo cretino, ho anche il
potere che ho sempre agognato”rispose il maggiore dei figli di Sparda, atono,
abbassando la sua spada e rinfoderandola, mentre il suo gemello si lasciava
sfuggire un sospiro di sollievo.
“Cavoli, ci hai messo due ore a capire una cosa del genere? Non ci credo”fece
la ragazza basita. “Potrà essere complicata quanto volete, ma o Dante è del
tutto incapace di parlare, cosa non tanto assurda, o tu sei scemo. Quindi
opterei per la prima”.
“Ehi!”protestò il suo migliore amico. Eccola che cominciava. Sempre a prenderlo
per il culo. “Guarda che io mi sono espresso alla grande! E non ci ho messo due
ore a convincerlo! Vergil, come hai giustamente detto, non è scemo e non è neanche
così testardo al punto di negare l’ovvietà delle ragioni che gli ho esposto!”.
“E allora che cazzo avete fatto in tutto sto tempo?!”.
I due mezzi demoni si scambiarono una fugace occhiata imbarazzata, mentre un
leggero rossore si espandeva sulle guance di entrambi. Cosa avrebbero dovuto
dire adesso?
Ma prima che uno di loro potesse rispondere la ragazza sgranò gli occhi, molto
probabilmente leggendo loro in faccia quello che era successo. “Non ditemi che
voi…?! Non ci credo!”fece, presa alla sprovvista. Poi scoppiò a ridere. “Ma
allora non avevo del tutto torto quando ho detto quella cosa sul perché voi due
vi scontrate tanto volentieri! Questa è l’ultima cosa che mi sarei aspettata!
Dante! Ti avevo detto di non fare porcate!”.
“Bel colpo, Dante!”commentò Vergil fulminando suo fratello con lo sguardo,
irritato. “Ora non questa umana schifosa non la smetterà più di pigliarci in
giro!”.
Il cacciatore di demoni arretrò qualche passo, sentendosi attaccato su due
fronti. “Dai, Ver, non ti arrabbiare, l’avrebbe scoperto comunque! E tu, Lady,
non sparare cagate! Non abbiamo fatto nessuna porcata!”si difese.
“Non cercare di convincermi che mi sbaglio! Mi prendi per scema per caso?!
Sentiamo, cosa avreste fatto allora?!”lo rimbeccò la ragazza, mentre suo
fratello maggiore si copriva il volto con una mano, intuendo cosa stava per
dire Dante.
“Non sto cercando di convincerti che ti sbagli, Lady”rispose lui con calma. “Io
non mi sono scopato Vergil”.
“Dante, non…”fece per ribattere lei, ma lui la interruppe.
“Fammi finire prima di aggredirmi come tuo solito. Quello che sto cercando di
dire è che “porcata” non è la parola giusta per descrivere quello che abbiamo
fatto”.
“Dante, non ci interessa”si intromise suo fratello. Non voleva sentire di nuovo
quel discorso. E soprattutto non voleva sentire i commenti che sarebbero
seguiti. “Usciamo di qui e facciamola finita”.
“Dubito che ti salverai dai commenti di Mary. Così la istighi ancora di più”gli
fece notare Magornak. “E poi voglio sentire anche io cosa avete fatto tu e Dante!”.
Era chiaro che, come al solito, non aveva la più pallida idea di qual era
l’argomento del discorso.
“Ascolta la voce della verità, Vergil”lo prese in giro Lady guadagnandosi
un’occhiata assassina che ignorò prontamente. Poi tornò a rivolgersi all’altro
figlio di Sparda: “Avanti, finisci che così poi facciamo contento questo musone
e ce ne andiamo!”.
Dante lanciò un’occhiata al gemello, quasi a chiedergli il permesso per
continuare e quello gli fece cenno di muoversi, incamminandosi verso la
scalinata e fermandosi ai piedi di esse, in attesa. Lui si schiarì la voce,
sentendosi improvvisamente più imbarazzato che mai. La sua amica lo fissava
impaziente e divertita, pronta a prendersi la propria vittoria su di lui. Col
cavolo che glielo avrebbe permesso. “Vedi, Lady, forse tu mi credi un essere
inetto e superficiale, incapace di provare emozioni profonde e pensi che Ver
sia solo un pazzo con la sfera emotiva di un iceberg, ma ti devo deludere”fece,
mentre un ghigno gli si allargava sul voto. “In realtà non hai avuto più torto
di così. Quello che abbiamo fatto io e Vergil non può essere espresso a parole
e soprattutto è qualcosa che un semplice umano non potrà mai capire. E ancor
meno un demone. È una cosa unica, che solo noi che l’abbiamo provata possiamo capire”.
Tacque per un attimo, notando con piacere che lei, seppure contro la sua
volontà, pendeva dalle sue labbra. “Quindi…è perfettamente inutile che te lo
spieghi, mi spiace”. E senza aggiungere altro andò a raggiungere suo fratello,
ridacchiando e lasciandola senza parole.
“Brutto bastardo!”esplose Lady, dopo un attimo di sconcerto. “Ma come ti
permetti di prendermi per il culo in questo modo!”. Estrasse le pistole e sparò
dritto ai piedi del cacciatore di demoni che fu costretto a saltellare per
evitare i proiettili. “Adesso te la faccio pagare!”. Dante si voltò e scappò su
per le scale e lei lo inseguì, decisa a dargli una lezione. “Dove scappi, razza
di idiota?!”.
Vergil scosse il capo mentre Magornak gli si affiancava ridendo come un matto.
“Non si prospetta poi così male come vita, non trovi?”commentò il demonietto
incamminandosi su per la scalinata.
“Non è esattamente il mio genere, ma non c’è male”rispose divertito il giovane
seguendolo. “Quei due ci daranno parecchio da fare. Mi toccherà prendermi cura
di tre idioti adesso. Se non fossi figlio di mio padre sarebbe un’impresa
impossibile”.
“Secondo me presto capirai perché Sparda apprezzava tanto gli umani. Non tutti
gli umani, ovviamente, ma la vita di alcuni casi particolari vale davvero la
pena di proteggerli tutti. E poi, Vergil, la loro Luce. Vedrai, è bellissima”.
“Sulla prima cosa ho i miei dubbi, ma ormai ho fatto la mia scelta. Però credo
di potermi consolare con la seconda”.
“Non te ne pentirai”.
Salirono il resto dei gradini in silenzio, mentre le grida di Dante e Lady
rimbombavano tra quelle pareti antiche come l’Inferno. L’oscurità si diradava
lentamente mentre salivano, portando via con sé l’ansia e la sofferenza che
avevano sperimentato e lasciando loro un senso crescente di liberazione. Quando
arrivarono all’uscita, la luce del sole nascente li inondò completamente in
tutta la sua calda bellezza. Magornak si tuffò letteralmente in quel bagliore,
lasciando che i raggi dell’astro gli accarezzassero il volto. Il mondo di Luce.
Finalmente avrebbe potuto spenderci la sua esistenza, esattamente come gli
aveva promesso Sparda duemila anni prima. La sua missione era davvero conclusa.
Avrebbe ripreso a vegliare sulle Porte come aveva fatto fin dalla Notte dei
Tempi, ma ora poteva farlo lontano dal Buio infernale a cui sentiva di non
appartenere. Raggiunse Lady e Dante che avevano smesso di litigare e si erano
voltati a guardarli. La ragazza gli fece cenno di raggiungerla e lui le corse
incontro, lasciando che lei lo prendesse sotto braccio e gli scompigliasse i
capelli, ridendo.
Vergil invece arretrò nell’ombra, schermandosi gli occhi feriti dai raggi con
un braccio. Forse era troppo per lui, forse si era illuso di poter tornare a
vivere in quello splendore dopo tanto tempo passato nelle Tenebre. Forse lui
era davvero condannato a restare all’Inferno, anche se contro la sua volontà,
forse suo padre si era sbagliato, non poteva scegliere. Quel bianco lo accecava,
non poteva sopportarlo. Serrò le palpebre, cercando di arginare quella
sensazione di doloroso fastidio e scese istintivamente un altro gradino,
cercando riparo nel buio della torre. Le tenebre infernali lo chiamavano,
offrendogli suadenti il loro gelido conforto. Ma non era più quello che voleva.
All’improvviso qualcosa si frappose tra lui e la luce del sole, permettendogli
di riaprire gli occhi. Dante era in piedi davanti a lui e lo guardava con un
sorriso.
“Coraggio, Ver. Insieme possiamo fare tutto, ricordi?”lo esortò, tendendogli la
mano. Capiva quanto potesse essere difficile per Vergil compiere quel passo, ma
era necessario. Poi avrebbero potuto stare insieme per sempre e ottenere quella
felicità che il loro destino crudele aveva tante volte tentato di affogare nel
sangue.
Lui la guardò esitante. Doveva avere fiducia. Un nuovo mondo era pronto ad
accoglierlo. Doveva solo afferrare quella mano e lasciarsi trascinare. Il mondo
di sua madre. Il mondo per cui suo padre aveva dato molto più che la vita.
Allungò il braccio e le sue dita si intrecciarono saldamente con quelle del suo
gemello. Sarebbe andato fino in fondo questa volta, non avrebbe fallito
miseramente come era successo in passato. Perché quella era la sua strada. La
via della Luce, il sentiero di Sparda, la strada che avrebbe diviso con Dante
passo dopo passo.
La Luce li avvolse nuovamente mentre loro lasciavano una volta per tutte le
tenebre di Temen-Ni-Gru, mano nella mano. Non faceva più così male come prima,
constatò Vergil, non accecava più, anzi era quasi piacevole. Magornak e Lady si
erano già incamminati chiacchierando verso l’agenzia del cacciatore di demoni e
oramai non erano nulla di più di due sagome confuse nella luce dell’alba. I due
mezzi demoni si scambiarono uno sguardo complice e poi li seguirono stringendo
la presa l’uno sulle dita dell’altro. Forse quello non era proprio il loro
mondo, ma nessuno lo era data la loro natura a metà. Però erano certi che li
avrebbe accolti senza tentare di inghiottirli, qualunque cosa fosse successa.
Insieme potevano tutto, soprattutto ora che avevano accettato di vivere il loro
legame e di viversi senza limiti. E poi non sarebbero mai stati soli. Il potere
e la forza interiore di Sparda e l’anima luminosa di Eva rinascevano dentro di
loro, Oscurità e Luce insieme li avvolgevano senza più combattersi, ma
amandosi. L’Armonia possente del fragile Equilibrio che reggeva l’intero
Universo.
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Buongiorno a tutti anche se ormai è
praticamente pomeriggio!
Eccomi qua a postare l’ultimo (già, non ci credo) capitolo. Lucifero, che
tristezza!! >.< Comunque, non mi dilungo tanto sul capitolo in sé perché voglio
fare un altro discorso…
Allora, capitolo che chiude la storia, nulla di speciale, era solo per tirare
un po’ le somme di quello che è avvenuto in generale e poi dovevo mettere la
frase ad effetto alla fine u.u Devo dire che la prima parte è anche la
festa dell’OOC xD Povero Ver, gli ho distrutto la reputazione facendogli dire a
Dante che anche lui è innamorato…Anche se teoricamente l’ha solo pensato,
quindi non è che l’ha proprio ammsso, e poco importa che Dan poteva leggergli
nella testa in quel momento! Tralasciando queste scuse idiote per
giustificarmi, volevo solo dire che ho deciso di mettere quella “dichiarazione”
perché mi sembrava il minimo per ricompensare gli sforzi di Dante e l’ho
tirato scemo parecchio xD Inoltre ho pensato che far chiedere scusa a Ver
direttamente sarebbe stato decisamente peggio, quello sì che andava fuori dal
personaggio! Altra cosa che mi sento in dovere di commentare è la maturità che
Magornak inaspettatamente assume. Non sono andata fuori dal mio personaggio, non pensatelo nemmeno! Non
sono così scema per fortuna! xD Solo
che volevo rimarcare il fatto che lui è cambiato con la scoperta del suo
passato anche se conserva tutti i suoi tratti di ingenuo cosmico come si vede
nella sua “domanda” xD
Bene, dopo il mio borbottio privo di senso
passiamo alla parte più seria del commento. Scrivere questa storia è stata una
bellissima esperienza e mi ha anche vagamente soddisfatta, cosa che non capita
quasi mai, anche se sono un po’ triste che sia finita. Ma tutte le storie hanno
una fine dopo tutto, noi nolenti o volenti! È stato bello poterla condividere
con tutti voi (sia chi ha recensito che chi l’ha seguita/preferita che chi si è
limitato a leggere nell’anonimato) e spero che sia stata un piacevole
passatempo anche per voi. Io amo scrivere e leggere, sono le mie passioni più
affezionate, e soprattutto adoro il potere che la letteratura ti dà, se non sul
mondo reale, almeno sui personaggi di cui racconti. Prendetemi per un’esaltata perché
lo sono ma questo è quello che provo quando scrivo. Per non citare il fatto
che per me ogni parola sulla carta è una via di fuga dalla realtà che spesso e
volentieri si fa troppo insopportabile, almeno per quanto mi riguarda.
Detto ciò, spero di rivedervi al mio
seguito in futuro! Grazie mille a tutti quanti, siete stati un pubblico
meraviglioso! Voglio citare un’ultima volta le mie recensitrici e sostenitrici
adorate, doc11, Rakelle, ninjiapiccina, Hikari Sama, Bloody Wolf, Kuromi_, LadyVergil e Xeira_, che, chi più chi meno, mi hanno
sempre seguita e mi hanno dato il loro appoggio! Visto che è l’ultimo capitolo
voglio anche mettere tutti i nomi di chi ha seguito la storia senza commentare,
sperando di non dimenticare nessuno! Insomma, è il minimo che posso
fare!! Quindi un abbraccio a chi ha preferito/ricordato (Beyond Uchiha, neik, nikkith, Pupa2009, ikarikun) e a chi ha seguito (davidemont, Mikachan, Mizzy, Ranchan, Sheila sparda, victor malfoy) questa storia!
E ora levo il disturbo definitivamente! Grazie a tutti della pazienza! Un bacio!
Alla prossima, se mai accadrà!!
La vostra pazza anima dannata che alla fine è rimasta chiusa dietro le Porte,
MysticAsters