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Autore: Arwen297    31/08/2011    8 recensioni
Cinque lunghissimi anni che non aveva più niente a che fare con pannolini, pappe e quant’altro e quella sera cosa doveva capitarle? Rimanere in casa da sola a prendersi cura dei bambini
La Presente One shot è da considerarsi un Missing Moments, da posizionare nell'arco temporale che spazia dall'ultimo cap. di "You Were a Dream in My Heart" al capitolo 4 di "I Gemelli Maledetti". Spero che vi piacca.
Modificato finale
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruka/Heles, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
- Questa storia fa parte della serie 'Unite per l'Eternita''
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Pannolini e Biberon per Heles

di Arwen297

“Amore io sono pronta, scappo che altrimenti arrivo in ritardo con tutto il traffico che c’è” esclamò Milena finendo di mettersi a posto il vestito e il coprispalle, era avvolta in un bellissimo abito blu abbastanza aderente che metteva in risalto le sue forme. Al collo un ciondolo in oro bianco sul quale spiccava un piccolo Zaffiro in tinta con il vestito. Ultimo regalo di sua nonna materna, l’unica persona che l’aveva fatta sentire amata al di la del suo talento musicale. L’unica prima di Heles sia chiaro.

“Uhm… devi proprio metterti questo vestito?” le rispose la bionda squadrandola dalla testa ai piedi e ritorno, era bellissima. Troppo per andare in giro da sola.

“Si, non ho assolutamente tempo di cambiarmi, allora ti ho spiegato tutto, dove trovare gli ingredienti per le pappe, i pannolini e tutto il resto. Non sarà difficile, fai conto di avere un’Ottavia ancora piccola sdoppiata. Prometto di tornare appena posso ok?” le disse la violinista dandole un leggero bacio sulle labbra prima di afferrare le chiavi dal mobile dell’ingresso, e sparire al di la della porta. Era rimasta sola. Sola con quelle due pesti dei suoi figli, che ora giocavano amabilmente nell’area gioco allestita per loro in sala, in modo che non si potessero fare male. Anche se Kazeshi era piuttosto prepotente anche con la sorella. Erano cinque anni, Non uno, cinque. Cinque lunghissimi anni che non aveva più niente a che fare con pannolini, pappe e quant’altro e quella sera cosa doveva capitarle? Rimanere in casa da sola a prendersi cura dei bambini, quando lei l’unica cosa della quale si poteva interessare era giusto reggere loro il biberon quando doveva mangiare, tutto il resto era compito della sua compagna o di Sidia. Per di più ad arrovellarsi il cervello su ciò che la guerriera di Nettuno potesse combinare alla cena di lavoro per organizzare il suo ritorno sulla scena. Di lei si fidava, che sia chiaro! Ma non si fidava di tutti quei marpioni che le ronzavano attorno, e quel vestito che aveva indossato non aiutava certamente la tranquillità del suo animo. Fu riportata alla realtà da un pianto improvviso che si alzava da un punto imprecisato al di la del divano, dove i gemelli stavano giocando fino a qualche istante prima.

Trovò la bambina che avendo perso l’equilibrio mentre era seduta con la schiena contro il divano ora aveva il faccino in terra, il fratello al suo fianco invece continuava a giocare come se niente fosse. La motociclista la prese in braccio, il faccino rosso per il pianto e una piccola bugna sulla fronte. E ora che faccio? Tua mamma altro che bernoccolo, mi suona come un tamburo. A quel pensiero nella sua mente si formò la visione della violinista in abiti piuttosto succinti che brandiva un mattarello in una mano e una frusta nell'altra. Mmm... però non sarebbe affatto male come idea. Sorrise.Dopo qualche istante si ricordò che c’era del ghiaccio in congelatore, ma probabilmente avrebbe fatto più danni che altro, il gelo dei cubetti avrebbe fatto strillare la bambina ancora di più. Erano le sette e mezza, e da li a mezz’ora avrebbero anche dovuto mangiare. Entrambi. Si sedette sul divano li vicino e fece sedere la figlia sulle sue gambe per farle fare il cavalluccio nel tentativo di calmarla. Il dondolio ritmato della sua gamba sortì ben presto l’effetto desiderato facendo calmare Umiko. Tirò un sospiro di sollievo per la calma appena conquistata dopo il cessare delle urla della bambina che ora la guardava con i suoi occhioni viola da sopra il suo ginocchio.

“Sarà meglio che vada a prepararvi la cena, voi nel frattempo state tranquilli a giocare come fino a poco fa e non fatevi male capito?” Mormorò persa nella convinzione che quei due trottolini avvolti nelle tutine potessero realmente capire il senso di quello che diceva. Si diresse verso la cucina pronta a litigare con i fornelli e con le pentole, mise l’acqua per la pasta sui fornelli e tiro fuori i formaggini da mischiare alla pastina con il sugo e con loro gli omogeneizzati alla frutta.

L’acqua stava già bollendo quando vi versò le stelline da brodo dentro, prendendo mentalmente il tempo necessario a una completa cottura senza che scottassero, il sugo per fortuna era già pronto. Un nuovo pianto questa volta meno acuto del precedente si alzò dalla sala. Cos’è successo adesso? . Pensò dirigendosi nell’altra stanza, trovo i bambini esattamente come li aveva lasciati con l’unica differenza che il suo secondogenito strillava senza un motivo apparente a pieni polmoni, fu costretta quindi a dimenticarsi momentaneamente della cena per concentrarsi sul figlio e cercare di capire cosa lo spingesse a piangere in quel modo, probabilmente aveva fame. Anche se solitamente se avevano fame piangevano in due soprattutto verso l’ora di cena. Si avvicinò a Kazeshi e lo prese in braccio mentre questo si agitava, che avesse mal di pancia? Non lo credeva affatto, o meglio poteva essere ma le sembrava così talmente strano. Lo appoggio con le braccine sulla sua spalla sinistra in modo da avere i fianchi del piccolo quasi a livello del viso, e li capì che cosa avesse il bambino per strillare e agitarsi in quel modo. Porca Puttana, la fogna ha sganciato. Pensò, maledicendo le sue compagne di squadra che l’avevano abbandonata in quella situazione, e ora? Aveva cambiato un pannolone si è no due volte a Ottavia quando era piccola, e sempre sotto la supervisione attenta della sua compagna, in quel frangente era sola. Si diresse verso il letto suo e di Milena e vi sdraiò il figlio prima di stendere una particolare coperta che le aveva dato sua madre formata dalla normale stoffa ma con all’interno della plastica, ottima per non far passare eventuali liquidi molesti. Ve ne era un’altra poco più lunga tra il lenzuolo e il materasso del lettino dei bambini. Sbottonò la tutina del bambino e quando arrivò al pannolone tirò un forte sospiro per farsi coraggio e immergersi in quell’odore così caratteristico e al quanto spiacevole delle cacca dei bambini piccoli.

“Cazzo sembra una discarica abusiva sto pannolino, ma cos’hai mangiato?” disse al piccolo, schifata. Mai possibile che un essere così piccolo producesse così tanto? Non mangiava neanche moltissimo ad essere sincera. Eppure eliminava così tante schifezze, cercò di pulirlo il più possibile con il pannolone in modo tale da dover fare una passata veloce con le salviette, gli olii appositi e la crema all’ossido di Zinco. “Mamma quanto puzzi” mormorò nella speranza che la sorella non avesse lo stesso ritmo digestivo, perché altrimenti sarebbe morta per asfissia entro quella sera. Dopo aver pulito il bambino mise sotto di lui il pannolone pulito aperto e pronto per essere chiuso. Ora è la parte più difficile pensò. Non si ricordava proprio l’ordine di chiusura delle estremità, il pacco di pannolini tra l’altro era giù nel garage insieme agli altri quattro e non poteva lasciare i bambini in casa da soli, anche se Umiko rideva allegramente probabilmente perché Artù, il loro gatto, giocava poco lontano da lei con i giochi per gatti attaccati al muro. Provò a chiudere per prime le lingue laterali e poi quella in basso, senza ottenere risultati soddisfacenti. Se non è così è per forza nell’altro modo. Si disse, provando quindi ad alzare prima la lingua centrale e poi a chiudere su di essa quelle laterali. Ok a posto. Nel momento stesso in cui finì di chiudere la tutina azzurra del figlio, si ricordò della pasta sul fuoco e diede sfogo nella sua testa ad una serie d’imprecazioni e parolacce che avrebbe fatto impallidire chiunque, prese in braccio il bambino e con la mano libera il pannolino sporco e si diresse in sala a lasciare Kazeshi, poi in cucina per il pannolino sporco, e fece una corsa in bagno a lavarsi le mani. Tornata in cucina scolò la pasta augurandosi che non fosse scotta, e per esserne sicura l’assaggiò scoprendo che era migliore di quello che pensava, certo - in confronto - quella che cuocevano le altre sarebbe stata sicuramente meglio ma… quello era ciò che passava la casa per quella sera e sarebbe stato bene se i bambini si fossero accontentati. La divise sui due piattini e aggiunse il sugo e il formaggino, dopo di che agganciò al tavolo i due seggioloni e andò a prendere le due pesti, sperava con tutta se stessa che non facessero storie per mangiare, non ne avevano in realtà mai fatte, anzi avevano sempre mangiato con gusto nonostante la loro misera età, ma c’è sempre una prima volta. Sarebbe stata un’impresa farli mangiare insieme entrambi, e optò quindi per dare un cucchiaio a uno e il secondo all’altro per tenerli entrambi tranquilli. Non aveva però fatto i conti, con l’irruenza di suo figlio che non appena fu messo davanti al piattino con dentro la pappa calda al punto giusto iniziò a giocare con il cucchiaino divertito dal rumore umido provocato dal sugo stesso.

“Non si fa piccolino dammi il cucchiaino che è molto meglio se lo tengo io” disse la bionda attirando così l’attenzione del bambino che per tutta risposta le buttò sul viso un po’ della sua pappa, scatenando una risata genuina nella sorella. Heles calma, stai calma. Sono solo bambini. Si e allora perché con Milena non fanno ste cose? Hanno solo diciotto mesi e mi prendono per il culo. Pensò cercando di mettere a tacere il nervoso provocatole da quel piccolo e innocente scherzo e dotandosi di tutta la pazienza di cui il suo animo impulsivo era capace, che in effetti era molto poca.

Passò una mezz’ora buona prima che la cena dei bambini fosse terminata, il seggiolone della piccola era immacolato, così come il suo piatto rimasto vuoto dopo essere stato ripulito egregiamente dalla bambina, alla destra di lei non si poteva dire lo stesso di quello del bambino dove il tavolino di plastica era pieno di pappa sparsa e di ditate, per non parlare delle manine sporche del piccolo, per fortuna che la tutina non aveva le maniche troppo lunghe e che aveva il bavaglino ma il viso del piccolo e quello del suo “papà” non erano dello stesso parere. La ragazza si mosse per prendere un asciugamano da vicino il mobile della cucina e lo bagno con dell’acqua tiepida per pulire il viso del figlio e le sue manine in modo tale da non farlo entrare in contatto con l’acqua.

Dopo aver pulito la cucina ed essersi fatta un toast veloce si diresse in sala portandoli entrambi in due viaggi separati. Mai più avrebbe acconsentito a rimanere da sola con i due gemelli, la serata era ancora lunga, fino alle dieci e mezza i loro cari e dolci bambini sarebbero stati svegli e quindi sarebbe stato tutt’altro che semplice gestirli fino a quell’ora. Doveva sperare con tutta se stessa che una delle sue amabili compagne facesse il suo ingresso in quella casa, Milena era da ritenere fuori portata almeno fino alle undici passate, ma Ottavia e Sidia sarebbero dovute rientrare a momenti o almeno sperava, il trio fu raggiunto anche dal gatto che saltò sulla spalliera del divano e raggiunse la più grande dei tre, iniziano a miagolare insistentemente.

“Artù per piacere, non iniziare pure tu” mormorò seccata la motociclista prendendo il gatto e lasciandolo cadere al di la del divano, azione che provocò un miagolio carico d’indignazione da parte dell’animale, che non si lasciò neanche minimamente intimidire dalla sua reazione e partì nuovamente all’attacco., saltando per una seconda volta sul bracciolo per poi accucciarsi e tendere un agguato alla testa della guerriera di Urano. Che si ritrovò all’improvviso un ammasso di pelo bianco attaccato al lato sinistro del cranio. Umiko e Kazeshi che scoppiarono a ridere nel vedere la scena, mentre il bambino lanciava con convinzione delle palline di gomma contro il padre.

“Voi tre siete un’associazione a delinquere altro che…”

L’associazione a delinquere per cui darei la mia stessa vita.

Quando a mezzanotte Milena fece il suo ingresso nella stanza insieme alle altre due sue compagne la trovò sdraiata sul divano addormentata con i loro due bambini, davanti ai suoi occhi una delle scene più dolci che avevano coinvolto la persona che amava, da quando si erano conosciute. Come poteva essere che quelle dolci creature potevano costituire un pericolo per l’universo intero? Fece il giro del divano e si sedette nel poco spazio rimasto disponibile  sul divano vicino ai fianchi della compagna. Stette ancora per qualche minuto a fissarla. Fu strappata da quel limbo dalla guerriera di Plutone.

"Dorme ancora?" esclamò Sidia senza porre la minima attenzione al volume troppo alto della voce. 

"Si, comunque abbassa la voce ci sono anche i bambini qui con lei" sussurrò,  proprio mentre la motociclista sembrava tornare tra loro con un sonoro sbadiglio. "Ben tornata tra noi amore" disse all'altra stampandole un baccio sulla fronte "Com'è andata?"

"Mai più Milena, mai più" esclamò accigliata lei. 

"Ma dai mica sono dei mostri i nostri bambini non trovi ?" rispose lei con un lieve sorriso sulle labbra.

"In effetti hai ragione, dopo un bernoccolo, una fogna aperta e un cambio di pannolini, e la pappa in faccia non sono dei mostri. Sono delle pesti!!" borbottò causando la risata cristallina dell'altra e anche quella di Sidia che osservava la scena dalla porta della cucina.

"E tu che ti ridi?" sbottò contro Sidia.

"O niente ma credo che tu stia sinceramente esagerando sono dei bellissimi angioletti" rispose lei, avvicinandosi alle compagne per osservare i suoi "nipotini". 

"Credo che tu sia una sottospecie di zia ubriaca" mormorò la guerriera di Urano "Anzi se non ti dispiace vorrei passare un pò di tempo con la mia donna, quindi già che ci sei renditi utili e sposta queste due pesti nel loro letto e smamma" concluse provocando un roteare degli occhi della bruna che tuttavia prese in braccio entrambi i bambini addormentati e li portò nel loro lettino, per poi passare in sala e dirigersi verso la sua camera mormorando alle compagne sul divano un buona notte. 

"Come è andata la cena?" chiese, portandosi la mano della violinista sul viso fissandola negli occhi.

"O bene, Martedì c'è il concerto..." mormorò lei prima di essere tirata giù dalla bionda, prima di perdersi in un dolcissimo bacio.

Note dell'Autrice: Non so da dove esca sta cosa, anzi non mi piace decisamente: l'idea iniziale era tutta un'altra e quindi questa non mi soddisfa affatto. A voi il giudizio. Come avete letto nello specchietto nella home del fandom, è un Missing Moments della mia Serie "Unite per l'Eternità". Umiko e Kazeshi sono i figli biologici di Heles e Milena in seguito a ciò che accade alla fine della prima fic della serie. L'idea è nata da una recensione di Celesten all'ultimo capitolo della quarta ff di questa "saga". Quindi la colpa di sto obrobrio è sua. No scherzo! xD è solo e solamente colpa dei miei neuroni. Chiunque abbia letto fino a qui ha tutto il mio appoggio per essere sopravvisuto a sta cosa.

   
 
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