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Autore: Jess_    31/08/2011    4 recensioni
"Non sapevo neanche che ore fossero e speravo con tutto il cuore di non incontrare qualche professore in giro. Di certo non era il massimo farmi trovare in questo stato.
Ma se pensavo di passarla liscia, evidentemente mi sbagliavo. Mi sbagliavo di grosso.
- Mezzosangue! Sembra ti sia passato sopra un Troll! -
Oh no, cazzo no!
Mi fermai di scatto, voltandomi e cercando di assumere un’espressione poco colpevole, incrociando due occhi grigi e un ghigno beffardo.
Ora si che ero nella merda."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I pettegolezzi, quando invecchiano, diventano miti. (Stanisław Jerzy Lec)




-Ti rendi conto? Non me lo sarei mai aspettato da lui! Non così! –
-Calmati dai…non è detto che sia tutto vero. Lo sai che le voci corrono per i corridoi…chissà per quante bocche sarà passata questa storia. –
Il fumo grigiastro e acre di una sigaretta accesa riempiva l’angusto spazio di uno dei gabinetti nel bagno di Mirtilla.
-Adesso esci da lì e vai da lui. Parlagli; E’ l’unico modo per capire qual è la verità. –
Daphne Greengrass stava appoggiata alla porta del suddetto bagno in attesa che una delle sue più care amiche si decidesse a calmarsi e uscire di lì.
-E va bene. Ma se è tutto vero voglio strozzare con le mie stesse mani quella puttana che si è portato a letto. –
Replicò la Parkinson spegnendo la sigaretta nel gabinetto e uscendo finalmente dal nascondiglio improvvisato.
-Non ce ne sarà bisogno, ne sono certa. Adesso muoviamoci. Abbiamo difesa. –
Così le due Slytherin si chiusero la porta del bagno di Mirtilla Malcontenta alle spalle, ignare che non erano state sole lì dentro.
La porta dell’ultimo gabinetto si aprì lentamente e una chioma rossa sbucò dall’interno per spiare il bagno.
Sinceratasi che non vi era più nessuno, uscì e una risatina la colse mentre ripensava alla conversazione della Parkinson e della Greengrass.
Solo al pensiero della faccia della Parkinson se mai avesse scoperto chi era la misteriosa ragazza, la faceva morire dalle risate. Sarebbe stato un bel colpo per la Slytherin.
Si affrettò ad uscire dal bagno per raggiungere l’aula di pozioni ma fu fermata dopo alcuni passi.
-Ginny aspetta!Hai dimenticato il tuo libro sul tavolo prima! Ma dov’eri? –
La rossa in questione si voltò verso la compagna di casata, facendole un gran sorriso.
-Grazie Calì. Ero nel bagno di Mirtilla…non puoi immaginare cos’ho sentito! –
Una cosa era certa: i pettegolezzi, ad Hogwarts, correvano veloci…molto veloci.
 
 
 
 
-Stai scherzando spero! –
-Vuoi abbassare la voce, cazzo! –
Draco Malfoy stava consumando una sigaretta dietro l’altra nel giardino della scuola, al riparo dietro un enorme faggio, quando l’urlo piuttosto stridulo del suo migliore amico gli ferì i timpani delicati.
-Draco ma ti rendi conto?! La Granger! Non una qualunque! Tu devi essere impazzito. –
-Ecco il motivo per cui non volevo dirtelo…E ti ricordo che tu ci hai ballato e hai passato la serata in sua compagnia. Hai poco da parlare quindi. –
Uno sbuffo e Blaise si portò una mano tra i capelli corvini.
-E’ diverso Draco! Io non sapevo che fosse lei! Tu…tu si, per Merlino! Se qualcuno scopre la verità è la fine per te… E lei? Lei lo sa? –
Ecco il punto cruciale. La domanda peggiore di tutte.
Si, lo sa.
-No. Non lo sa. –
Mentire proprio a Blaise non era corretto, ma che importanza poteva avere se lei sapesse o meno? Non si aspettava di certo un ‘grazie’ o altro. Vero?
Gli occhi grigi dello Slytherin si fissarono su un anonimo sassolino accanto alla sua scarpa destra.
Non gli importava la sua gratitudine. O, almeno, era ciò di cui si stava convincendo.
-Draco… -
Ecco quel tono: IL tono che Blaise gli riservava quando stava per spararne una grossa.
-La Granger non centra con la rissa con Brandt, vero? –
Eccolo lì il tarlo che gli penetrava nel cervello da più di 24 ore ormai. Quel dubbio che lo stava logorando. La verità? La verità era difficile da stabilire.
Lui, sempre padrone delle sue emozioni, schiacciato da…da cosa? Rabbia?
Na. Troppo banale.
Rivide l’esatto momento in cui il sangue aveva cominciato a montargli nelle vene. La spalla di Brandt che colpiva la Mezzosangue con violenza, facendole perdere l’equilibrio. L’espressione impassibile del Grifondoro. Non era riuscito a leggere nulla in quegli occhi blu. Solo…volontà? Decisione?  Soddisfazione?
Con uno scatto, il pugno chiuso dello Slytherin sbattè contro il tronco dell’albero su cui poco prima si era comodamente appoggiato.
Aveva già visto quell’espressione.
-Draco?! –
La voce di Blaise gli giunse ovattata. Il cervello galoppava tra mille domande e zero risposte. Mille volti che si accavallavano facendogli girare la testa.
Un puzzle su cui stava lavorando. Era solo al primo pezzo.
-Blaise…qualcosa non va. –
Gli disse solamente, alzando lo sguardo di ghiaccio sull’amico.
Non seppe tuttavia dire se l’assenso che aveva ricevuto in cambio, si riferiva a lui e alla sua follia momentanea o alla realtà dei fatti.
 
 
 
 
Trascorrere un’ora all’aperto di prima mattina faceva sempre bene. Qualche raggio di sole aveva illuminato la giornata oltre le coltri di nubi, migliorando l’umore di molti.
La neve era di certo uno spettacolo…però il calore del sole era impareggiabile.
-Quindi dobbiamo fare altre trenta righe del tema di pozioni? Ma sei sicura? –
La voce di Ron, piuttosto terrorizzata, arrivò alle orecchie di Hermione intenta a cercare gli appunti di trasfigurazione per ripassare nel tragitto dalle serre all’aula.
-Si Ron, sono sicura. Avrai copiato male dalla lavagna… -
Rispose lei senza neanche alzare lo sguardo. Sapeva già che cosa stava per chiederle.
-Ma Mione!Non ce la farò mai per domani! Ti prego, aiutami! –
Tutto nella norma, insomma.
-Ronald…sei sempre il solito. –
Lo rimbrottò lei, accelerando il passo e lasciando il rosso in compagnia del Bambino Sopravvissuto.
-Ma che hai ultimamente?è intrattabile. –
Si lamentò Ron con l’amico, sbuffando. Ottima prospettiva per quella sera: scervellarsi per terminare il compito per quell’idiota di Piton.
-Sarà stressata per i M.A.G.O. Lo sai com’è fatta Herm… -
Buttò lì Harry, osservando l’amica poco più avanti intenta a leggere chissà cosa. Solo Godric Grifondoro sapeva come faceva a leggere e camminare a quella velocità senza inciampare ad ogni passo.
 
Il tepore diffuso dal camino nell’aula di trasfigurazione fu un sollievo per gli arti indolenziti dal freddo.
L’inverno era alle porte, ormai. Il freddo cominciava a far compagnia.
Gli studenti si disposero nei banchi con il solito vociare che fu interrotto solo all’ingresso della professoressa McGranitt accompagnata da Alexander.
In molti avevano notato la sua assenza alla lezione di erbologia e in quel modo avevano avuto via libera i vari commenti sul nuovo arrivato.
Molti pareri positivi tra le file rosso-oro e ciò aveva lasciato perplesso Harry Potter. Era davvero l’unico a non vedere di buon occhio Brandt? (Oltre a Malfoy, s’intende.)
-Signor Brandt si accomodi accanto alla signorina Granger. –
Lo invitò la McGranitt e il ragazzo ubbidì di buon grado, affiancando Hermione che, d’istinto, si spostò lievemente verso il lato del banco libero.
A primo impatto quel ragazzo le aveva infuso un certo timore. Tutto di lui trasudava sicurezza.
Poi però, ne era rimasta affascinata. Aveva un comportamento decisamente educato (se si escludeva lo spintone datole in corridoio), regale e sofisticato. Ma anche pratico e deciso.
Le dava l’idea di essere un tipo che non badava a mezzi termini.
Distolse l’attenzione dal nuovo vicino, concentrandosi sulla lezione. Aveva un anno intero per studiarlo.
-…Dovete concentrarvi al massimo. Questa è la parte più difficile del corso come potete immaginare. –
La voce della McGranitt procedeva tranquilla e decisa mentre la maggior parte dei presenti sonnecchiava ad occhi aperti, scarabocchiava la pergamena degli appunti, pensava a quale vestito indossare per la prima uscita ad Hogsmeade dell’anno…
Di tutto insomma, fuorché ascoltare la docente.
L’unica intenta a prendere appunti sembrava Hermione anche se, quel giorno, faticava a scrivere frasi sensate. Si sentiva osservata costantemente e ciò la metteva in imbarazzo.
Con estrema difficoltà tentava di ignorare quel fastidio e continuare a seguire la lezione come se nulla fosse.
Un’ora più tardi la lezione finì, per la gioia di tutti. Uno scatto improvviso di Dean, che si alzava di colpo facendo stridere la sedia sul pavimento, fece sobbalzare Hermione dallo spavento che sembrava immersa in qualche altra dimensione.
Trasalendo aveva urtato il gomito del ragazzo accanto a sé. Gli occhi dorati della ragazza incontrarono quelli blu del compagno e fu come precipitare nel vuoto.
Si riscosse, dopo quelli che sembravano giorni interi, grazie a Harry che, schiarendosi bruscamente la voce, interruppe quel contatto fin troppo intimo.
Hermione, assumendo un colorito tendente prepotentemente al rosso, si alzò farfugliando qualche scusa in direzione di Alexander e uscì di corsa dall’aula senza badare a dove mettesse i piedi.
Mancò poco che urtasse proprio Malfoy che, con gli altri Serpeverde, stazionava di fronte alla porta per entrare e iniziare la lezione successiva.
Il biondo si scansò giusto in tempo, abbaiandole qualche insulto ma lei non sembrò badarci. Rallentò la sua corsa solo quando fu nei pressi dell’aula di Rune, affannata e rossa per la corsa e la magra figura fatta con il neo-grifondoro.
Qualche corridoio più indietro, c’era chi era rimasto immobile per quella fuga improvvisa, chi ancora borbottava insulti ai Babbani e all’intera casta Grifondoro e chi, invece, sorrideva soddisfatto al riparo da occhi indiscreti.
 
 
 
 
“Alle 11 di fronte alla stanza delle necessità. Devo parlarti.
H.J.P.”

 
La civetta che portava quel breve messaggio spiccò il volo prima che potesse scrivere una risposta che contenesse almeno un insulto. Ciò, se possibile, lo fece incazzare ancora di più.
Dava per scontato che si presentasse al suo cospetto?  Beh si sbagliava di gran lunga.
Così aveva accartocciato quel misero biglietto e aveva ripreso a sonnecchiare tra le coperte.
Continuava a rigirarsi nel letto, tentando di riaddormentarsi, ma ben presto vi rinunciò.
Un altro insulto borbottato ad indirizzo di colui che aveva deciso di interrompere il suo sonno e si alzò a sedere sul letto.
Era deciso a mancare all’appuntamento solo per fargli un dispetto. Il tono che aveva usato nel biglietto non l’aveva gradito affatto. Neanche un ‘per favore’! Come poteva pensare che corresse lì come se dovesse uscire con una bella bionda?
Assurdo. Era tutto assurdo.
D’altra parte però voleva sapere che diamine aveva da dirgli di così urgente da non poter aspettare di incontrarsi – pardon, scontrarsi – nei corridoi e parlarne lì. Magari tra un Cruciatus e un Avada Kedavra, anche.
La curiosità ebbe la meglio così si arrese e si alzò cominciando a rivestirsi dell’uniforme scolastica.
Ritardò di ben venti minuti apposta e per qualche momento, mentre percorreva il corridoio, si chiese se se ne fosse andato, stanco di aspettarlo.
Un ghigno comparve sul suo volto quando lo scorse appoggiato al muro con un espressione decisamente furibonda.
-Alla buon ora, Furetto! –
-Ringrazia che sono venuto, Sfregiato. –
Udì un respiro profondo da parte del moro, segno che stava tentando di calmarsi prima che finisse male, poi lo osservò mentre si dirigeva verso la porta appena apparsa sulla parete.
Lo seguì subito senza aggiungere altro, all’interno. Osservando il nuovo arredamento non potè trattenersi dal pensare che, proprio in quella stanza, giorni prima, aveva dormito con la Mezzosangue.
-Saltiamo i convenevoli. Sai di cosa voglio parlare. –
La voce di Potter fermò i mille flashback che cominciavano a fargli perdere il contatto con la realtà. Senza scomporsi minimamente fece finta di nulla, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni scuri.
-Brandt. –
Rispose solamente, avviandosi verso una delle due poltrone posizionate di fronte al camino acceso.
Ebbe modo di osservare la stanza mentre il Grifondoro si sedeva di fronte a lui.
Pareti spoglie, due poltrone scure, un tappeto, un camino acceso, qualche candelabro che illuminava la stanza.
-Esatto. Cosa sai su di lui? –
La domanda di Potter gli fece aggrottare le bionde sopracciglia.
-Io non so proprio nulla. –
Rispose meccanicamente mentre si passava una mano tra i capelli biondi.
-Andiamo Malfoy…E’ la prima volta che ti vedo aggredire in quel modo qualcuno che non sia io. Cosa sai su di lui? E’ un Mangiamorte? –
-Ti ho detto che non so niente. E poi non vedo perché debba darti spiegazioni su ciò che faccio. Fatti gli affari tuoi, Potter. –
L’atteggiamento schivo dello Slytherin non scoraggiò tuttavia Harry che non si diede per vinto.
-Un motivo deve esserci per forza per come hai reagito. –
Doveva arrivare al punto o con Malfoy non avrebbe cavato un ragno dal buco.
-Anche tu ti sei accorto che Brandt è piuttosto strano. Non mi fido di lui. Se sai qualcosa dimmelo. –
A dire il vero non si fidava neanche di Malfoy ma era la sua unica via d’uscita in quel momento. Ma rimembrava perfettamente le parole di Silente di qualche giorno prima su di lui.
L’espressione dello Slytherin era rimasta immutata e nulla dava a vedere ciò che in realtà stava provando.
Potter aveva appena confermato un suo dubbio. Non era stato l’unico ad accorgersi che qualcosa non quadrava in Brandt.
Ora la domanda era una sola: doveva scoprire le carte con Potter? Dirgli ciò che pensava su Brandt?
Era rischioso in parte ma ne andava della sicurezza di molti.
Lui compreso.
-L’ha fatto apposta. –
Se ne uscì così, alzando lo sguardo sul Gryffindor in un’espressione glaciale ora.
-Come? Che cosa ha fatto apposta? –
Poteva chiaramente leggere la confusione sul volto del Bambino Sopravvissuto. Possibile che non se ne fosse accorto?
-Ad andare addosso alla Mezzosangue in corridoio. L’ha fatto apposta. Poteva evitarla facilmente ma non l’ha fatto. Per di più n…-
Il gesticolare di Potter lo fece interrompere.
-E perché l’avrebbe fatto apposta, scusa? Ok, magari non gli sta simpatica Hermione, anche se non mi sembra corretto… Hai visto male. –
L’affermazione di Potter lo fece inviperire e serrò la mascella per qualche secondo, prima di rispondere.
-Non ho visto male, Sfregiato. L’ha fatto apposta! L’ha urtata con la spalla facendole perdere l’equilibrio. Avrebbe anche potuto trattenerla per un braccio prima che cadesse all’indietro. Invece non l’ha fatto. –
Si sentiva quasi ridicolo a discutere con Potter di una cosa così futile ma non gli avrebbe permesso di contraddirlo. Sapeva ciò che aveva visto.
-Hermione è caduta per colpa della borsa. Era troppo pesante e quella le ha fatto perdere l’equilibrio. Infatti, prima che tu lo aggredissi in quel modo, Brandt la stava raccogliendo per ridargliela. –
Stava quasi per ribattere e insultare Potter che aveva difeso Brandt, quando si fermò, restando di sale.
Brandt si era chinato sulla sua borsa…
La mente corse a quella mattina, ricordando quel dettaglio che gli era sfuggito. Era stato un istante, ma Brandt aveva toccato la borsa della Mezzosangue. La vista gli si appannò per lo sforzo con cui stava cercando di ricordare ciò che aveva visto con esattezza.
Rivide lo scontro, la borsa che scivolava verso terra mentre la Mezzosangue perdeva l’equilibrio. Poi quella mano che toccava la borsa di cuoio scuro… Un istante solo.
Un altro pezzo del puzzle tornò al suo posto.
-Potter…Brandt non aveva preso in mano la borsa per ridargliela in puro spirito di cavalleria. Ha messo una mano all’interno. Ha preso qualcosa…o… -
-Ha messo qualcosa!
Potter finì la frase per lui e si sentì cadere. Per fortuna era seduto o sarebbe scivolato a terra. Il volto cereo del Gryffindor doveva essere la copia del suo. Poi fu una corsa contro il tempo.
-Muoviamoci! Dobbiamo trovare quella borsa! –
Gli urlò il moro, scattando in piedi e cominciando a gesticolare.
Si alzò in men che non si dica, deglutendo e cercando di respirare in modo regolare. Cos’era quella morsa allo stomaco? Preoccupazione?
-Vuoi darti una mossa?! Hermione potrebbe essere in pericolo! –
Harry sembrava essersi dimenticato di non essere in compagnia di Ron ma bensì di Malfoy e lo sospinse verso l’uscita della Stanza per poi cominciare a correre a perdifiato per i corridoi.
Una mano reggeva la bacchetta, l’altra la Mappa del Malandrino per controllare che nessuno li sorprendesse in giro a quell’ora.
Attento a non sbattere su qualche pilastro, raggiunse l’entrata della Sala Comune di Gryffindor, pronunciando in un soffio la parola d’ordine con il poco fiato rimastogli dopo la corsa.
Malfoy, alle sue spalle, sembrava affannato quanto lui.
La Signora Grassa si lamentò non poco per essere stata svegliata a quell’ora ma, per grazia di Merlino, sembrò non accorgersi della presenza del Serpeverde con lui.
Richiusa la Mappa, ora al sicuro nella tasca dei pantaloni, si zittirono pregando che nessuno si fosse attardato in Sala Comune.
-Dormono tutti. Da questa parte… -
Disse il moro dopo qualche istante, guidandolo verso la scalinata che portava al dormitorio femminile.
-Cazzo le scale… -
Ricordò all’ultimo momento Harry, salvandoli appena in tempo.
Con un accio perfettamente eseguito richiamò la sua scopa e il mantello dell’Invisibilità dalla sua stanza, sotto lo sguardo perplesso del Serpeverde.
-Dai sali, Malfoy. –
Borbottò Harry, sbrigativo, salendo sulla scopa e aprendo il mantello per nascondere entrambi.
Lo Slytherin sembrò contrariato ma alla fine cedette, salendo alle sue spalle e coprendosi con il mantello.
Appena furono al sicuro sotto al Mantello paternò, Harry fece scattare la scopa in avanti salendo le scale e fermandosi davanti alla porta della stanza di Hermione.
Insieme spostarono il mantello e smontarono dalla scopa e, mentre Harry la posava a terra senza fare alcun rumore, Malfoy apriva lentamente la porta della stanza cercando di non far cigolare i cardini.
Se qualcuno tempo prima gli avesse detto che avrebbe fatto una cosa del genere si sarebbe sbellicato dalla risate.
-E se sono sveglie? –
Domandò Harry alle sue spalle, in un mormorio appena udibile.
-Ma sei scemo? Non senti come russano?! Farebbero impallidire Goyle! –
In un’altra occasione probabilmente avrebbe riso ma, la preoccupazione per la sua migliore amica era troppo forte in quel momento e ciò lo spinse a scavalcare Malfoy appena la porta fu aperta per raggiungere il letto di Hermione accanto alla finestra.
Ginny, Lavanda e Calì dormivano beatamente e non sembravano essersi accorte della loro intrusione.
Con un bisbiglio, Malfoy pronunciò ‘Lumos’ e una fiammella di luce uscì dalla sua bacchetta illuminando a malapena i loro visi.
Malfoy gli fece strada tra scarpe e vestiti buttati a terra verso il letto della Mezzosangue, illuminando il pavimento con la bacchetta.
Anche Hermione sembrava tranquillamente addormentata e entrambi sospirarono di sollievo. Rivedere l’espressione tranquilla sul volto della Mezzosangue dormiente calmò l’animo dello Slytherin che ricordava ancora bene le sue urla in quella maledetta notta.
Ancora si chiedeva che cosa diamine avesse sognato di tanto realistico.
-Silencio. –
Pronunciò Harry a quel punto, accostando la sua bacchetta alla gola della ragazza. Se si fosse svegliata all’improvviso si sarebbe spaventata di certo a trovarli lì e sarebbe scoppiato il finimondo.
Dopo essersi assicurati che la voce di Hermione fosse stata magicamente incantata, Harry la scrollò delicatamente tentando di svegliarla.
Ci volle qualche istante prima che la Gryffindor aprisse gli occhi e proprio in quel momento Harry e Draco ringraziarono il successo dell’incantesimo vista la faccia agghiacciata e la bocca spalancata della ragazza.
-Herm sta calma o sveglieremo le altre!Dai vieni…usciamo di qui. –
Le sussurrò Harry non appena si fu ripresa dallo spavento, tirandola giu dal letto.
Impossibile per Malfoy non osservare con attenzione l’abbigliamento notturno della Mezzosangue. Solo per pena del momento, probabilmente, trattenne la risatina di fronte al suo imbarazzante pigiama azzurro con tanto di nuvolette.
Lo sguardo di pure odio che gli lanciò la ragazza fu solo un assaggio di ciò che li aspettava non appena ebbero chiuso la porta della stanza alle loro spalle.
L’incantesimo fu revocato da Harry e la voce della ragazza, seppur mantenuta bassa, gli fece incassare la testa nelle spalle. Malfoy, mollemente appoggiato alla porta, la guardava con poco interesse. Come al solito, ovviamente.
-Ma che cazzo ti è saltato in mente? E che ci fa lui qui? –
Una cosa sapeva bene della sua migliore amica: quando diceva parolacce la situazione era critica ed era molto, molto incazzata. Consiglio? Sfoderare la bacchetta ed elencare ogni incantesimo di protezione che conoscesse.
L’espressione furibonda dell’amica gli suggeriva di cominciare subito.
Sarebbe stata una notte molto lunga, la loro
.
 
 
 

Spazio Autrice:
 
Sono tornata! E con un capitolo particolarmente lungo e ricco di cose.
Ammetto che mi sono divertita a scriverlo. Non amo buttare tutto sull’oscuro e la tragedia. Quindi fatevi anche voi quattro risate con questo trio improvvisato!
Aspetto le vostre opinioni e considerazioni su questo capitolo e su ciò che sta accadendo riguardo Alexander?Secondo voi avranno ragione Harry e Draco? Lo scopriremo presto!
Jess
.

 
 
   
 
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