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Autore: _Cassie    31/08/2011    11 recensioni
Gli unici passatempi preferiti di Isabella erano: cavalcare, nuotare e tormentare il giovane garzone della fattoria, dall’alba al tramonto.
Il suo nome era Edward, ma lei non lo chiamava mai così...
«Garzone, riempi questi secchi d’acqua. Poi lucida la sella di Cavallo; voglio vederci rispecchiare il mio viso».
Garzone. Questo era il nome con cui l’aveva ribattezzato dall’età di dieci anni.
Nulla al mondo piaceva di più a Isabella che dare ordini a Edward.
«Ai tuoi ordini» rispondeva il ragazzo ad ogni richiesta della giovane.
“Ai tuoi ordini” era tutto ciò che le avesse mai detto...
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Capitolo 1 

L’anno in cui nacque Isabella, la donna più bella della Terra si chiamava Leah, una nativa americana che viveva nel “Nuovo Mondo”. 
La sua pelle era del colore del bronzo, priva di qualsiasi imperfezione o impurità e straordinariamente liscia al tatto; i suoi capelli erano del nero più intenso e lucente che occhi umani avessero mai visto, morbidi e setosi come la seta più rara. 
Era corteggiata da tutti gli uomini, invidiata da tutte le donne e ammirata de tutti i bambini delle tribù native americane. 
All’ età di undici anni aveva scoperto la sua bellezza specchiandosi nel ruscello poco distante dall’accampamento indiano. Da allora, ogni giorno per otto anni, tutte le mattine si recava nel luogo dello specchio d’acqua, e passava ore e ore ad ammirarne il riflesso.
Divenne pian piano una donna vanitosa e superba, tanto che per il suo carattere impossibile non trovò mai marito, nonostante la straordinaria bellezza. 
Qualche anno dopo, sulla sua pelle cominciarono a formarsi delle rughe, e i suoi capelli perdettero gradualmente lucentezza.
Quando Isabella aveva cinque anni, la donna più bella del mondo era Victoria, una giovane cortigiana del Regno di Francia. 
I suoi occhi verdi come il prato e i suoi capelli rossi come il sangue le donavano l’ unicità alla quale tutte le donne aspiravano, in quel mondo di futilità e civetterie. 
Molti la chiesero in sposa, e lei in fine accettò James, l’uomo più ambito di tutta la Francia.  
Durante i festeggiamenti del matrimonio, Victoria assaggiò per la prima volta il cibo tanto famoso di cui si parlava da qualche anno a quella parte in tutto il Regno: il cioccolato.
Le piacque talmente tanto che da quel giorno, assieme al marito, cominciò a cucinare dolci e delizie varie con quell’ingrediente tanto speciale, capace di risvegliare l’allegria e la passione nelle persone. 
Nel giro di qualche mese, i coniugi ingrassarono notevolmente, ma continuarono a vivere una vita allegra e soprattutto molto dolce.
I dieci anni di Isabella coincidevano con la nomina della nuova donna più bella: Elizabeth. 
Viveva in Inghilterra, figlia di nobili; ricca ereditiera, viziata ed egoista. 
I suoi lunghissimi capelli color dell’autunno erano la cosa di cui andava maggiormente fiera. 
Era solita farseli spazzolare per ore ed ore, incessantemente, punendo severamente le domestiche che commettevano l’errore di spezzarne anche una singola fibra dorata. Non permetteva a nessun altro di toccarli, nemmeno di sfiorarli con una piuma, tanto ne era gelosa. 
Una domestica, stanca delle angherie subite per colpa di quella chioma tanto odiata, si intrufolò a notte inoltrata negli appartamenti della giovane padrona, con un paio di affilate forbici in una mano. 
Ne uscì mezz’ora dopo, con le stesse forbici nella mano e una quantità enorme di fili color dell’autunno nell’altra. 
La mattina dopo, quando Elizabeth si svegliò, andò come di consueto davanti allo specchio per ammirarsi. La vista di se stessa senza gli amati capelli la sconvolse a tal punto che si precipitò urlando fuori dal palazzo di famiglia, dove per sua sfortuna tutte le pettegole della città erano abituali. 
La notizia fece inevitabilmente il giro della Nazione. 
Quando Isabella compì quindici anni, il suo posto nella classifica era discreto: era la centesima tra tutte le donne del mondo.
Viveva in una fattoria di un piccolo villaggio nel Regno di Florin, confinante a sua volta con il Regno di Guilder, suo nemico giurato. 
Figlia di umili contadini, Charlie e Renée Swan, aveva un viso molto dolce e vivace, a forma di cuore, del colore della panna d’inverno, e i capelli color mogano che le arrivavano di poco sotto le spalle. Il suo corpo era ben proporzionato, dalle curve delicate e femminili, ma ancora molto infantili.                                      
Le sue labbra erano rosee e piene, e i suoi occhi erano color del cioccolato.
Aveva molto potenziale per diventare la prima della classifica, ma per il suo carattere libero e vivace non si curava granché del suo aspetto. 
Nonostante ciò, in tutto il villaggio era la ragazza più desiderata e invidiata.
Non aveva molti amici, anzi, per la verità nessuno. Parlava di rado con le persone, ma non le importava proprio di socializzare con quelle teste vuote, che non facevano altro che giudicarla superficiale e “ribelle”. 
Per cosa poi? Solo perché amava cavalcare senza sella e nuotare nel grande lago, doveva essere considerata un maschiaccio? Libertà e felicità prima di tutto, e grazie tante! 
Le uniche persone con cui aveva un rapporto erano ovviamente i suoi amati genitori.      
Seguiva poi il suo caro cavallo, al quale aveva dato il nome “Cavallo”, non essendo dotata di molta fantasia. 
Ma l’unica persona con la quale Isabella parlava, oltre alla sua famiglia e al suo cavallo, era il garzone. Viveva nella casetta vicino alla sua fattoria da quando avevano entrambi quattordici anni.
All’età di otto anni, dopo la morte dei genitori per un’epidemia sconosciuta, era stato ospitato dagli Swan, fino a diventare il loro aiutante. 
Forse “parlare” non era il termine giusto per indicare i loro dialoghi. Piuttosto lei “ordinava”, sempre con tono fermo e autoritario, e lui obbediva, mesto e bonario. 
Gli unici passatempi preferiti di Isabella erano: cavalcare, nuotare e tormentare il giovane garzone della fattoria, dall’alba al tramonto. 
Il suo nome era Edward, ma lei non lo chiamava mai così... 
«Garzone, riempi questi secchi d’acqua. Poi lucida la sella di Cavallo; voglio vederci rispecchiare il mio viso».
Garzone. Questo era il nome con cui l’aveva ribattezzato dall’età di dieci anni.                                   
Nulla al mondo piaceva di più a Isabella che dare ordini a Edward.                                                                              
«Ai tuoi ordini» rispondeva il ragazzo ad ogni richiesta della giovane.                                         
“Ai tuoi ordini” era tutto ciò che le avesse mai detto... 


Passò il tempo, Isabella compì sedici anni. Quel mese, per la fattoria, era stato molto fortunato, infatti il buon Charlie aveva coltivato ottimi ortaggi dalla sua terra, riscuotendo un discreto guadagno nel villaggio. 
«Bella, tesoro?» chiamò la figlia, che si avvicinò. «Dovresti portare queste zucche al signor Weber giù in paese. Prendi pure il carro e Cavallo, ma ritorna per il tramonto a casa» la ragazza annuì, salutò la mamma che era intenta ad impastare la pasta del pane, e uscì di casa. 
Arrivò al villaggio, e quando incontrava qualche donna o ragazza, esse le giravano a largo. Confusa e pensierosa, andò a casa del buon uomo, consegnò le zucche e ripartì per la fattoria. 
Durante il ritorno, incontrò una ragazza che conosceva discretamente, Irina. Anche lei, vedendola, si voltò sui suoi passi e si affrettò ad andarsene. 
Isabella, infastidita da quel comportamento enigmatico, balzò su Cavallo e sciolse le briglie che lo legavano al carro, per poi inseguire la bionda al galoppo. 
«Ehi, tu! Ferma! Sei Irina, giusto?» si fermò esattamente davanti ad ella, che ansimava per la corsa. 
Non ottenendo risposta, continuò: «Perché tutte le ragazze mi evitano? E dove sono i ragazzi?» chiese. 
«Tu mi chiedi dove sono?» ribatté Irina a bassa voce, quasi temesse di farsi sentire mentre parlava con lei. «Li hai rubati!» rispose, per poi scappare nuovamente, indignata.
Rubati. Li aveva rubati con la sua bellezza, e tutte le donne erano gelose, ma era troppo giovane per capirlo. Tornò indietro per riattaccare il carro e vi risalì sopra.
Arrivò alla fattoria molto prima del tramonto, e all’esterno vi trovò Edward, intento a trasportare pesanti barili da una parte all’altra. Sogghignò.
«Garzone» lo chiamò, scendendo dal carro e avvicinandosi al ragazzo, che si girò verso di lei, i capelli scompigliati dalla fatica, ma il volto rilassato e curioso. 
«Quando avrai finito con quei barili, porta le brocche sul retro» ordinò.
Prima di andarsene, attese la consueta risposta: «Ai tuoi ordini». Sorrise soddisfatta, dopodiché gli diede le spalle e si diresse al grande lago.
L’acqua quel giorno era particolarmente cristallina e tiepida, l’ideale per una nuotata rilassante. 
Isabella si sfilò il semplice abito beige, restando in sottoveste, e si tuffò. 


«Bella, Bella, abbiamo una buona notizia, figliola!» esclamò Renée quando la figlia fece ritorno a casa, con i capelli ancora umidi. Sorrise alla madre e si fece raccontare tutto; durante la sua assenza, il Conte Black era giunto in persona alla fattoria, assieme alla moglie, la Contessa Emily, per conoscere i proprietari delle mucche migliori di tutto il regno.
Naturalmente era merito del garzone, che le accudiva e le nutriva con maestria. 
«La Contessa non gli staccava gli occhi di dosso...» disse a un certo punto la donna. «gli ha persino proposto di lavorare al Palazzo Reale!» Isabella la guardò confusa.
«Ma a chi, mamma?» chiese. 
«Ma come “a chi”, cara? A Edward!» rispose con un sorriso. 
La Contessa aveva proposto al garzone di lavorare a Palazzo. Questo era l’unico pensiero che invadeva la mente di Bella.
E lui? Aveva accettato?
Lei come avrebbe fatto senza l’aiuto del ragazzo? Inoltre, sapeva bene che la Contessa era una tra le donne più belle, era la cinquantatreesima tra tutte le donne del mondo, quindi forse lui ne era rimasto abbagliato. No, impossibile! Come osava lasciare la fattoria, il posto che l’aveva ospitato per anni?
«E lui che ha risposto?» la domanda che uscì dalle labbra di Isabella fu bassa, lenta e di una calma inquietante.
Renée s’accigliò un attimo, pensierosa. «Ha rifiutato. Non si è smosso di un centimetro. Oh, è stato molto garbato e gentile, ma fermo» rispose. Bene, quello era il suo posto. 
Senza aggiungere altro, Bella si avviò in camera sua, per cambiarsi l’abito e asciugarsi i capelli.
Tuttavia, una rabbia cieca s’impossessava di lei pian piano, mentre passavano i minuti. Non seppe darne un motivo.
Dopo cena, la madre le porse un piatto abbondante di stufato, dicendole di portarlo ad Edward, che aspettava sul retro della casa. 
In silenzio aprì la porta della cucina, trovandoselo davanti. Lo guardò dritto negli occhi. 
«Tieni» disse freddamente, porgendogli il piatto. Lui annuì e si allontanò. Questo la indispettì non poco. 
«Non ti ho dato l’autorizzazione di muoverti, garzone» lui si voltò, la guardò e tornò di fronte a lei.
«Non mi piace come tratti Cavallo, lo voglio pulito. Massaggiagli le orecchie, e voglio che la sua coda sia intrecciata. Lucida i suoi zoccoli e ferrali. Poi spazzolalo e dagli da mangiare. E per finire voglio che la sua stalla sia immacolata. Questa sera stessa. E se dovessi metterci tutta la notte, ebbene lo farai».
«Ai tuoi ordini» rispose ancora una volta il povero ragazzo. Lei gli sbatté la porta in faccia, senza degnarlo di altre parole. 
Poi si rinchiuse
in camera sua, e sprofondò sul morbido letto, ma non prima di aver liberato un urlo di rabbia fuori dal petto. 


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Bene. Eccomi qui. Questo è il primo capitolo della storia. Noioso? Da non credere. Ma ho dovuto scriverlo così, per farvi capire un po' la situazione.
Ringrazio ovviamente tutte le fantastiche fanciulle che hanno recensito la storia, e le meraviglie che l'hanno aggiunta tra le seguite.
Vi ringrazio un mondo e mezzo, e se potessi, spedirei a ciascuna di voi un bell'Edward Cullen a casa. Eeeeh...
Ah, a proposito... voi avete animali? Come si chiamano?
Io ho un coniglietto nano nero, che chiamo "Coniglio". Eh già, ho la stessa fantasia di Bella e_e...
Grazie ancora a tutte, vi mando un grandissimo bacione =**********!

Cassie

P.S. ringrazio infinitamente Goten, che è stata la prima a leggere e commentare il capitolo. Date un'occhiata alle sue meravigliose storie, ne vale proprio la pena ^^!


Alla prossima!

 



 
                                                


 

   
 
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