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Autore: Remedios la Bella    01/09/2011    5 recensioni
Un ragazzo tedesco che tollera gli ebrei e trova misera la loro condizione. Max.
Una ragazza Ebrea dallo sguardo vuoto e dal passato e presente tormentati e angustiati. Deborah.
Due nomi, un'unica storia. 15674 è solo il numero sul braccio di lei, ma diverrà il simbolo di questa storia.
In un'epoca di odio, nasce l'amore.
E si spera che quest'amore rimanga intatto per lungo tempo, e sradichi i pregiudizi.
Enjoy!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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é parecchio lungo, ma questo capitolo segna  la fine della prima frazione di storia di 15674, da qui in poi si parlerà della vita latitante di Deborah e dell'arruolamento di Max ... poi il loro incontro dopo tanto tempo naturalmente!
Ma per tutto questo dovrete aspettare un pò, parto per il mare e sarò di ritorno solo tra un bel pò, se riesco pubblicherò il 9, ma non è certo!
Quindi, godetevi questa parte come solo voi sapete fare! Au Revoir mes amis!
Remedios




Capitolo 22
 
Assolutamente! Non sarebbero state di certo quattro guardie a impedirmi il suo salvataggio! Quella maledetta sirena era suonata proprio quando tutto sembrava andasse per il meglio, pochi passi ancora e sarei uscito, l’avrei salvata e sarei andato con il cuore in pace in guerra.
Strinsi la presa al suo polso, mentre sentivo i suoi passi accelerati misti ai miei.
Le guardie ci videro mentre per poco non uscivamo da lì e si misero alle nostre calcagna urlando come ossessi.
Io le guardai, avevano un’espressione alquanto intimidatoria, non sarebbero stati certo quei brutti ceffi a fermarmi. Quindi li guardia con aria di sfida continuando a correre:” Deborah …” le dissi:” ti fidi di me?”
“ Come potrei non farlo?” sentii la sicurezza nella sua voce tanto delicata.
“ bene … tieniti, tra un pò saremo fuori … Elly! Scatta in avanti e superami!” urlai a mia sorella, che era dietro di me. Lei mi sentii e con uno scatto felino raggiunse la mia velocità arrivando in fretta alla rete prima di me.
“ Tienila alzata!” Mi piegai in avanti nell’atto della corsa e lo stesso fece Deborah. Non avevamo tempo per fermarci a oltrepassare la rete da fermi, dovevamo farlo in movimento.
Elly alzò subitanea la rete, abbastanza da potermi far passare senza ulteriori piegamenti.
E io ne approfittai. Strinsi ancora di più quel fragile polso, e come il gatto che passa nelle più strette fessure, passai di corsa, seguito da Deborah che per poco non inciampò nella corsa. Elly ci fu subito dietro, facendo un giro scattò fuori e rimise la rete al suo posto.
I soldati erano pericolosamente vicino.
“ Stanno scappando! Presto!” urlò uno di loro mentre alzava di nuovo la rete per uscire a catturarci.
Lasciai la presa di Deborah, mentre correvamo in direzione della boscaglia circostante:” Elly! Prendila con te! Dobbiamo separarci!” urlai, mentre io mi diressi alla mia sinistra. Vidi chiaramente che Elly e Deborah si diressero verso destra.
Non guardai dietro di me per tutto il tempo in cui corsi nel buio del bosco in cerca di seminare quelle macchine da guerra. Ma sentivo chiaramente qualcosa che mi seguiva, così, dopo aver saltato uno dei tanti cespugli di mirtilli che incontrai, volsi lo sguardo indietro. Una guardia piuttosto bassina ma veloce mi stava seguendo, braccando un fucile.
“ Bastardo! Fermati non hai scampo!” mi urlò contro, e per poco non beccai una pallottola sparata da quel miserabile. Piegai la testa in avanti e deviai verso la mia destra, ma quello lì continuava a seguirmi. Un altro sparo, schivato anche quello. Però dovevo far presto a trovare una soluzione.
E quella venne da sé. Mentre continuavo a correre, sentii qualcuno chiamare:” Qui!” voltai la testa verso la fonte del suono, vidi chiaramente una mano chiamarmi verso i rami di un albero non poco lontano da lì.
Mi affrettai a raggiungerlo, deviando alla mia sinistra e per un po’ oscurai il campo visivo della guardia nascondendomi tra quegli alberi. Giunto al tronco, la mano di prima divenne un braccio peloso di uomo, che afferrò il mio saldamente e mi sollevò, portandomi sopra il ramo dell’albero dai rami fittissimi.
Mi sedetti sul ramo grosso dove mi poggiò l’uomo che mi aveva salvato. Era Mark. Ripresi fiato dalla corsa estenuante di prima.
“Grazie .. tempismo perfetto!” dissi, quasi senza fiato. Mi misi una mano sul cuore, batteva a ritmo impazzito. Peggio di quando vidi Deborah la prima volta.
Ma a proposito di lei .. dov’era?
“ Deborah …?” sussurrai  preoccupato a Mark, che guardava di sotto. Lui si mise un dito sul viso in segno di silenzio e indicò giù. La guardia di prima sembrava disorientata e continuava a guardarsi intorno con fare circospetto.
Attesi che se ne andasse avvolto in un silenzio che sapeva di inquietudine vera, mentre quella, rassegnata all’idea di aver fallito, tornò sconfitta indietro.
Tirai un sospiro di sollievo poco dopo e ripetei la mia domanda.
“ è in macchina … al sicuro con Elly e tua madre.” Disse lui rassicurandomi. Tirai un altro sospiro di sollievo:” Andiamo, devo rivederla prima di poter tornare a casa.”
“ Sicuro!” rispose sorridendo. Saltammo giù dal ramo e poi Mark mi fece da giuda nel buio di quel bosco verso la sua macchina.
La raggiungemmo dopo cinque buoni minuti di camminata, e come lui aveva detto dentro stavano Deborah che riprendeva fiato insieme a Elly.
 
Lo vidi arrivare attraverso il finestrino della macchina, accompagnato da Mark. Era una gioia immensa saperlo vivo, gli ultimi istanti li avevo vissuti nella più completa disperazione che gli fosse successo qualcosa.
“ Max!” scesi dalla macchina raggiante e gli andai incontro. Lo vidi fare lo stesso, e quando mi abbracciò mi sollevo in aria, facendo fluttuare i miei capelli neri sotto i raggi splendenti della luna sorta poco prima.
“ Stai bene! Temevo che ti avessero preso!” ero felicissima, e in lacrime per lui. Gli cinsi le spalle ancora più forte di prima, non volevo lasciarlo scappare, proprio come dentro la capanna dei condannati.
Delle calde lacrime che non riuscii a trattenere iniziarono a colare dai miei occhi e dei singhiozzi mi mozzarono il respiro. Piangevo di felicità perché era vivo, e di tristezza perché non lo avrei rivisto per lungo tempo. Dovevo sentire il suo calore un’ultima volta, prima di dovermi separare da lui.
“ Deborah …” mi strinse nel suo caloroso abbraccio con voce tremante, eravamo solo noi due, sotto un cielo di lievi stelle e fra il canto delle cicale che frinivano nascondendo i nostri singhiozzi. I miei più che altro:” non piangere …  SSh …” mi consolava accarezzandomi i capelli e potei sentire uno schiocco sulle fronte delle sue caldi labbra setose.
Mi scostò un pochino, per potermi prendere il viso tra le mani dolcemente. Lo guardai in quegli occhi verdi resi luminosi dalla luce della splendida luna in cielo. Erano bellissimi, lui era bellissimo in tutto.
Appoggiai le mie mani sul suo petto all’altezza del cuore:” Max … io …”
“ SSh … è tutto finito per adesso … sono felice di averti potuto vedere un’ultima volta prima di partire.”
Mi guardò più intensamente, i nostri respiri ormai si fondevano in uno solo capace di sciogliere il ghiaccio di un iceberg.
“ Anch’io … anch’io … ma non voglio perderti di nuovo …” strinsi i lembi della divisa da prigioniero che ancora indossava, distogliendo lo sguardo da lui e bagnando la sua mano con le mie lacrime.
“ Neanch’io … ascoltami …” mi fece alzare il viso, aveva gli occhi lucidi come i miei, ma non piangeva. Si tratteneva dal farlo per non farmi stare male, sicuramente.
“ Ti amo immensamente e voglio solo che tu sia felice … andrai con Elly verso la libertà, aspettami e ti raggiungerò anch’io, presto o tardi lo farò te lo prometto.”
“ So che lo farai sicuramente … Ti amo … e per favore … non morire.”gli sussurrai, a un millimetro dalle sue labbra.
La voglia di baciarle era immensa, la voglia di risentire un’ ultima volta quel calore unico che solo lui mi poteva donare.
Prima di partire, prima di abbandonarlo al suo destino infame,prima di poter solo sognare di poterlo rincontrare  un  giorno.
Prima di tutto.
“ Non lo farò … “ mi rispose, suadentemente. Chiusi gli occhi, mentre i suoi petali di seta si poggiarono sulle mie labbra, e estasiata le dischiusi facendo entrare quel frutto nel mio corpo. Avvolsi le mie braccia attorno a lui accarezzando i suoi capelli neri, mentre le nostre labbra giocavano tra di loro, senza malizia e con puro sentimento di castità.
Sentivo le sue dita contro il mio viso, mentre le sue labbra esploravano le mie in un gioco di carezze piacevole e delicato. Non volevo che quel calore smettesse di ristorarmi il cuore, non volevo ripiombare nella dura realtà di tutto quel mondo di schifo, dove i pregiudizi sottomettono la gente. Volevo essere in mondo tutto mio, io e lui, soli, lì, tra baci e carezze, nell’amore più casto del mondo.
Mi vennero quasi le lacrime appena sentii un gelido vento accarezzarmi le labbra, misto a quello caldo e piacevole del suo respiro:” è stato meraviglioso.”
“ Non quanto te …” gli sussurrai riposando delicatamente le mie labbra serrate sulle sue. Uno schiocco di ringraziamento.
E il nostro attimo dolce venne interrotto dalla voce di Mark:” Dobbiamo andare.” Sospirai triste e mi staccai da Max, che mi stette accanto tenendomi la mano intrecciata dita a dita.
“ Ultimo saluto miei cari … poi le signorine dovranno andare.” Ribatté di nuovo, mentre io nel mentre mi diressi al fianco di Elly, che teneva sulle spalle la sua borsa da viaggio.
La madre andò accanto al figlio e gli posò le mani sulle spalle. Aveva uno sguardo triste e commosso allo stesso tempo, avrei voluto salutarla ma non c’era tempo.
Mark ci fece entrare nella macchina, mentre gridò a Max:” poco distante da qui c’è un mio amico che vi riporterà a casa. Lì …” indicò a sinistra, e Max e la madre annuirono, iniziando ad andare in quella direzione.
Prima di chiudere la portiera che mi avrebbe per sempre separato da lui, gli urlai contro: “Se tu sorridi ad una stella da qualche parte su nel cielo,allora mi basta volgere lo sguardo verso lo stesso cielo per essere felice. “ quella frase mi venne di getto, e sorrisi dopo averla detta. Lui si voltò e fece lo stesso, ripetendo la mia frase.
Sorrise meravigliosamente, come sempre. E non potei fare altro che tornare dopo in macchina, e chiudere la portiera.
Una nuova vita mi attendeva oltre. Facile non sarebbe stato, ma meglio di prima sicuramente si. Bastava pregare. 


La frase che alla fine Deborah pronuncia a Max è tratta dalla opening di Junjou Romantica.
La frase originale è:

"Kimi ga dokka no hoshi ni hohoemi kakeru nara,Sora wo miageru dake de shiawase ni narunda"
Non è bellissima? La trovo stupenda *---*
Beh, e con questo io vi lascio per partire finalmente! Ma vi voglio bene lo stesso! A tutti tutti!
A Prestoooo!!
Remedios la bella, baci, da Arbatax ( meta della mia gita!)
   
 
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