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Autore: Lost_Mind93    01/09/2011    2 recensioni
Le hanno insegnato a sopportare il dolore. A guardare la paura negli occhi... A diventare la paura degli altri.
Il suo nome è Penelope ed è il "contenitore" di Avres, un'antica Divinità condannata più di tremila anni prima a scatenare la prossima apocalisse.
Se fallirà nel suo compito, il mondo come lo conosciamo sarà totalmente sconvolto da orde di demoni controllate dal perfido Gareth.
Non sarà facile lottare, nè contro il proprio passato nè contro il destino che la attende ma ora come ora Penelope ha un solo obbiettivo in mente: sopravvivere.
PS: causa motivi di tempo e problemi con il pc la storia sarà temporaneamente interrotta.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando siete pronti per una cosa,

l'opportunità di utilizzarla si presenta da sé.

(Edgar Cayce )

 

<< Make Your Choice - Caffeina >>

 

Holy Grail School – Torre Nord

 

- Credo di averle detto tutto signor Malfoy… Se ha domande sulla posizione delle aule, sugli orari della biblioteca o dei campi da gioco i suoi compagni sapranno risponderle in maniera più esaustiva di me. –

Aslan Piket, insegnante di pozioni e capo della torre Nord aveva appena scortato il biondo alla torre spiegandogli in che modo vi si accedeva: al contrario di Hogwarts, dove ogni mese c’era una parola d’ordine da memorizzare, per accedere alle sale comuni si usava un incantesimo di riconoscimento che a contatto con uno speciale pannello spalancava i portoni delle torri.

- La tua stanza è la trecentosettantadue… E vedi di non combinare strani scherzi al tuo piano sono stato chiaro? – le parole del professore volevano essere un avvertimento ma il biondo non capì a cosa si stesse riferendo - Due porte dopo la tua c’è la stanza della Halliwell, ho visto che vi conoscete ma ancora non ho inquadrato bene la vostra situazione quindi sappi che vi tengo d’occhio. –

Ci mancò poco che il biondo scoppiasse a ridere…

La Halliwell?

Certo, come no.

- Non deve preoccuparsi professore. Non siamo due amici di vecchia data, anzi… Potrei quasi dire che tra me e lei c’è lo stesso rapporto che ho con Harry Potter signore. – rispose all’insegnante, osservando con curiosità il nuovo ambiente, senza però nascondere la sua espressione dubbiosa… Cosa aveva fatto credere a Piket che tra lei e la rossa ci fosse qualcosa?

Stavolta fu Piket a ridere… Non gli mancavano proprio i tempi della scuola!

- Per ora ti credo Malfoy ma ti tengo d’occhio… Ora, ho duecento test da correggere per domani e credo di averti già rotto abbastanza le scatole. – si allontanò verso il portone ma prima di uscire si voltò un ultima volta verso il biondo - La tua classe ha lezione con me alla prima ora, vedi di essere puntuale, non mi piacciono i ritardatari. -

- Lo terrò a mente. – borbottò quello, una volta che la figura dell’uomo era scomparsa dietro al portone, prima di lanciarsi su uno dei divanetti presenti nell’enorme sala – Che strazio… Non bastavano Potter e gli amici dell’allegra compagnia, ci dovevano pure essere una preside psicopatica ed un professore visionario qui dentro! –

 

 

s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s

 

 

America – Periferia Nord di Manhattan, Bronx

 

Amy aveva lasciato la scuola senza dire niente a nessuno: se qualcuno l’avesse cercata in camera sua, un incantesimo che aveva fatto alla maniglia della porta avrebbe riportato alla memoria di questo “qualcuno” un impegno improrogabile e da svolgersi assolutamente dalla parte opposta della scuola… Difficilmente qualcuno avrebbe varcato la porta della sua camera quella sera!

Si trovava di fronte ad una vecchia villa, le pareti esterne erano coperte dai graffiti delle numerose bande del quartiere e come sempre Amy, senza farsi troppi problemi su dove si trovasse, decise di addentrarsi all’interno dell’edificio.

 

- Noto con piacere che hai deciso di mostrarti al pubblico… Non dovresti essere, che so io, in mezzo ai canguri? – a parlare era stato un ragazzo sulla ventina, portava un taglio di capelli “militare” ed aveva una cicatrice all’altezza della tempia che terminava sotto al mento.

- E tu Nate? – disse lei appoggiandosi al cofano di una macchina su cui era rappresentata una fenice stilizzata – Dove hai lasciato la tua tutina arancione da detenuto? L’ultima volta che ti ho visto ne portavi una che ti stava davvero bene. –

Il ragazzo ridacchiò appena prima di avvicinarsi alla rossa: - Sono uscito su cauzione, non che ci sia voluto molto… L’ultima volta che sei stata qui Daniel ha detto che era troppo pericoloso per te. Hai deciso di disubbidire al tuo amato cuginetto? – dal suo metro e ottanta di statura, si poteva dire che la sovrastava di almeno una trentina di centimetri ma ne l’uno ne l’altra sembravano più farci caso da tempo.

Lei scoppiò a ridere e gli domandò se ricordasse una sola occasione in cui aveva davvero ascoltato quello che diceva suo cugino e la risposta del ragazzo non tardò ad arrivare: - Che io ricordi non è mai successo… Quindi non è questo il giorno in cui comincerai a farlo giusto? –

Parlarono del più e del meno fino a quando Amy chiese a Nate se avesse qualcosa da farle fare… Non sarebbe rientrata alla Holy Grail prima delle otto e doveva pur impegnarsi in qualcosa!

 - Che domande fai, sai che abbiamo sempre qualcosa da fare qui dentro… Vieni, questa l’ho tenuta apposta per te. – e la condusse in un’altra stanza dove, sotto ad un enorme lenzuolo bianco, si trovava una Audi R8.

 

- Non ne avevi mai vista una così da vicino, vero? – le chiese lui, accendendo le luci, notando con quando interesse la ragazza stesse esaminando la macchina.

- Se la pensi così ti sbagli di grosso. Mi è capitato spesso di guidarne una ma non sono una patita delle Audi quindi ho lasciato perdere l’acquisto. - disse lei mentre si avvicinava al cofano della macchina prima di voltarsi verso il moro – Perché me lo chiedi? –

Nate scrollò le spalle e le disse che la sua era semplice curiosità: - Quindi sono vere tutte le voci che circolano sul tuo conto? – ed attese con impazienza una risposta dalla rossa che però, ghignando tra se e se, lo liquidò con un banalissimo “forse” che lo confuse ancora di più… Tuttavia, in quel momento, avevano entrambi altro a cui pensare: - Credi di poterla sistemare? -

Amy spostò lo sguardo, dal magnifico cilindro del motore al ragazzo, che continuava ad osservarla con attenzione mentre metteva le mani un po’ dappertutto in cerca del problema.

– Credo di poterla finire entro stasera. - ed iniziò a frugare nella cassetta degli attrezzi in cerca di una torcia con cui poter illuminare meglio le parti interne del motore - Ora dovresti andare, no? Ti ho visto parecchio indaffarato di là. E poi qui ho tutto quello che mi serve. -

- Va bene… - rispose lui avviandosi verso la porta – Ti mando uno dei miei per darti una mano. – ed uscì, lasciando la ragazza da sola con la macchina.

Si voltò chiudendo il cofano: se quella macchina aveva un problema sicuramente non era colpa del motore.

 

Poco dopo un ragazzo sui vent’anni si fermò a pochi passi da lei e si presentò: - Hei… Ciao, io sono Tyler. Nate ha detto che ti devo aiutare a sistemare questo gioiellino. – e si infilò le mani in tasca, in attesa di sentire cosa voleva sapere da lui la ragazza che Nate gli aveva presentato come “la Volpe di Manhattan”…

Se era la stessa ragazza di cui parlavano ultimamente era davvero fortunato anche solo a trovarsi nella sua stessa stanza!

Amy non perse tempo in ulteriori chiacchiere e cominciò subito a parlare di “lavoro” con il moro: - Allora Tyler, puoi darmi con precisione i danni di questa? Ho dato un occhiata al motore ma non mi sembra avere problemi di quel tipo quindi… Sono nelle tue mani: dimmi tutto quello che sai! –

- Certo. – e prontamente, il ragazzo, fece il giro dell’auto - Come prima cosa, le sospensioni sono saltate. – e mentre parlava, l’auto fu sollevata verso l’alto, permettendo alla rossa una visione migliore del danno.

Con la torcia riuscì ad individuare praticamente subito la rottura della molla secondaria: - Ecco qua… Dimmi una cosa, stavate scappando e non avete visto i dossi o avete pensato bene di darvi al fuori strada? –

Tyler ridacchiò per le parole della rossa ma non diede una risposta certa  a quella “mezza domanda” prima di riprendere la sua spiegazione: - Non ne siamo sicuri ma crediamo che ci sia il condotto terziario intasato. Potrebbe essere sabbia? –

- Non credo, macchine così sono abituate a sopportare certa rena… Anche se visto come sono conciate le sospensioni non sono più sicura di nulla. – e cercò qualcosa tra gli attrezzi che le potesse servire a sostituire il pezzo… Afferrò chiave inglese e cacciavite da un cassetto ed insieme al ragazzo smontò la ruota.


- Potesti accendere qualche altra luce? Non vedo niente qui sotto. – gli chiese Amy, stesa sopra una tavola di legno con le ruote, mentre allentava qualche bullone… Tyler cliccò sugli interruttori fulmineo e gli sfuggì una risata nel notare che lei aveva il viso sporco di grasso.

Probabilmente quando si era passata la manica della tuta sulla fronte non si era accorta di tutto il grasso che le era finito addosso e non aveva fatto altro che peggiorare il danno.

- Sicura che non ti servo a nulla? – chiese lui, ad un certo punto, notando che la rossa non gli aveva ancora chiesto niente fino a quel momento.

- Il silenzio basterebbe. – rispose lei mentre lavorava al livello della terza asse di sospensione, allentando e stringendo alcuni componenti.

Tyler si allontanò e prese a giocare con un cubo di Rubik… Aveva capito che il suo aiuto non serviva affatto alla “Volpe” quindi preferì lasciarla lavorare in santa pace.

 

Le servirono quasi tre ore per ricompattare le sospensioni della ruota destra anteriore, fortunatamente la sinistra era a apposto… Ma doveva ancora controllare lo scarico.

I meccanismi interni erano ben visibili dalla vetrata che dava bellezza e spettacolo sulla parte superiore dell’auto… ma era tutto finto; il vero motore era complesso, ruvido, dispersivo e nascosto bene.

Con altre tre ore di lavoro, in cui stavolta l’aiuto di Tyler fu necessario, finirono il lavoro… entrambi decisamente esausti.

Amy era seduta al posto di guida: il piede premuto sull’acceleratore mentre provava lo scarico con potentissimi rombi assordanti.

Tyler ascoltava il ruggito della macchina seduto al posto del passeggero, il suo cubo irrisolto ancora tra le mani, mentre ad ogni rombo borbottava tra se e se un “che figata”.

- Siamo stati proprio bravi. - la ragazza scese sorridente dalla macchina e chiuse la portiera notando che l’attenzione del moro, una volta finita l’attrattiva del lavoro andato bene, era stata nuovamente catalizzata dal rompicapo.

Amy controllò il suo orologio: alla Holy Grail erano ormai le 23.30 passate… Si era persa la cena e almeno fino a mezzanotte c’erano i prefetti in giro per la villa a controllare i corridoi quindi niente rientro; tanto valeva mangiare una pizza in compagnia prima di rientrare.

Si avvicinò al ragazzo e gli sottrasse il gioco: con quattro abili mosse aveva completato i sei lati del cubo, sorprendendo completamente il povero Tyler.

- Ma come hai fatto!?! –

- Adesso andiamo… Il mio corpo reclama del “cibo-spazzatura” per arrivare a domani. – e gli rilanciò il gioco tra le mani, allontanandosi.

 

 

s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s

 

 

Holy Grail School – Torre Nord

 

Senza bene sapere come, Amy non era rientrata alla HGS prima delle otto meno venti e una volta oltrepassata la porta della sua camera si era fiondata in bagno: era certa che l’unico rimedio che aveva per riprendersi dal devastante pomeriggio passato al garage di Nate fosse una bella doccia bollente.

* Merda, merda, merda! Speriamo che nessuno si sia accorto della mia assenza di ieri sera. Dio che sonno… Sono in straritardo e non posso nemmeno chiudere occhio per cinque minuti! Spero soltanto di non addormentarmi in classe altrimenti oggi una punizione non me la leva nessuno. * e mentre la rossa si rilassava temporaneamente, sotto al getto caldo dell’acqua, un incantesimo materializzava i libri della giornata nella sua tracolla. Nel giro di cinque minuti si asciugò i capelli, indossò la divisa e raggiunse la mensa per bere quanto più caffè possibile.

Dopo la quarta tazza di caffè gli ammonimenti di Lily cominciarono: – Se vai avanti a bere tutto quel caffè ti verrà un infarto prima dei trent’anni! – e mentre distoglieva lo sguardo dalla sua copia del Fattucchiere, le caraffe di caffè presenti sul loro tavolo furono rispedite alle cucine, per impedire alla rossa di berne ancora.

Amy alzò la testa dal tavolo, due occhiaie marcate erano comparse sotto i suoi occhi, persino la voce era ridotta a poco più di un sussurro: - Se non fosse per questo… – ed indicò la sua tazza - Sarei già svenuta per il sonno da un pezzo quindi ti pregherei di lasciarmi trangugiare caffè fin che morte non sopraggiunga. – e strinse a se la sua tazza, scoccando un occhiata non troppo amichevole all’amica – Ne tu, Lily Pendragon, ne nessun’altro riuscirà ad allontanarmi dal caffè! –

Althea ed Abigayle si scambiarono uno sguardo preoccupato… Amy era forse uscita di senno?

Althea le suggerì che forse sarebbe stato meglio per lei tornare in camera dal momento che non sembrava in grado di sostenere le lezioni ma la rossa non sembrava d’accordo: rispose che sarebbe andato bene e che quello sarebbe stato un altro noioso mercoledì scolastico.

Abby però decise di rincarare la dose: - A me sembri un filino paranoica stamattina… Sicura di stare bene? –

Una strana risata uscì dalle labbra della rossa, aveva un “che” di lievemente isterico che non fece presagire nulla di buono alle altre tre: - Io? Certo che si… È tutto nella norma! – ma quando una mano si posò sulla sua spalla, questa, con uno scatto fulmineo aveva bloccato il povero Ian: una mano lo obbligava a tenere il volto premuto contro il tavolo mentre l’altro gli bloccava un braccio dietro la schiena – Oddio… Scusa Ian! Credevo fosse qualcun altro! – e liberò immediatamente dalla “scomoda posizione” l’amico che aveva ammesso di non volersi mai trovare nei panni di quel qualcun altro… Anche solo per evitare i suoi scatti d’ira mattutina.

- Sei convinta adesso? Tornatene a letto e riposa, in questo stato sei più pericolosa che utile. Ti copriamo noi con i professori… Non sarà difficile inventarsi una scusa. – la riprese Abigayle, raccogliendo le sue cose, pronta ad affrontare le due ore di trasfigurazione che le aspettavano – Un ultima cosa: dal momento che ti devo coprire pretendo di sapere dove sei sparita per tutto il giorno. –

Amy scrollò le spalle: - Io non sono scomparsa nel nulla… Ho solamente trovato qualcosa di più interessante da fare. Sapete che dopo un po’ i pettegolezzi mi annoiano quindi mi sono data ad attività alternative. – e notando gli sguardi dei suoi compagni, che sembravano impazienti di scoprire “cosa” esattamente l’avesse costretta ad entrare in modalità eremitica, spiegò in cosa era consistito il suo pomeriggio alternativo – Non c’è poi molto da dire… Sono andata nel Bronx a riparare macchine rubate, ho sfidato una banda di malavitosi a basket e ho mangia una pizza con degli ex detenuti. Tutto qui. -

   
 
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