Quando
siete pronti per una cosa,
l'opportunità
di utilizzarla si presenta da sé.
(Edgar Cayce )
<<
Make Your Choice - Caffeina >>
Holy
Grail School – Torre Nord
-
Credo di averle detto tutto signor Malfoy… Se ha domande sulla posizione delle
aule, sugli orari della biblioteca o dei campi da gioco i suoi compagni sapranno
risponderle in maniera più esaustiva di me. –
Aslan
Piket, insegnante di pozioni e capo della torre Nord aveva appena scortato il
biondo alla torre spiegandogli in che modo vi si accedeva: al contrario di
Hogwarts, dove ogni mese c’era una parola d’ordine da memorizzare, per accedere
alle sale comuni si usava un incantesimo di riconoscimento che a contatto con
uno speciale pannello spalancava i portoni delle torri.
-
La tua stanza è la trecentosettantadue… E vedi di non combinare strani scherzi
al tuo piano sono stato chiaro? – le parole del professore volevano essere un
avvertimento ma il biondo non capì a cosa si stesse riferendo - Due porte dopo
la tua c’è la stanza della Halliwell, ho visto che vi conoscete ma ancora non ho
inquadrato bene la vostra situazione quindi sappi che vi tengo d’occhio.
–
Ci
mancò poco che il biondo scoppiasse a ridere…
La
Halliwell?
Certo,
come no.
-
Non deve preoccuparsi professore. Non siamo due amici di vecchia data, anzi…
Potrei quasi dire che tra me e lei c’è lo stesso rapporto che ho con Harry
Potter signore. – rispose all’insegnante, osservando con curiosità il nuovo
ambiente, senza però nascondere la sua espressione dubbiosa… Cosa aveva fatto
credere a Piket che tra lei e la rossa ci fosse qualcosa?
Stavolta
fu Piket a ridere… Non gli mancavano proprio i tempi della
scuola!
-
Per ora ti credo Malfoy ma ti tengo d’occhio… Ora, ho duecento test da
correggere per domani e credo di averti già rotto abbastanza le scatole. – si
allontanò verso il portone ma prima di uscire si voltò un ultima volta verso il
biondo - La tua classe ha lezione con me alla prima ora, vedi di essere
puntuale, non mi piacciono i ritardatari. -
-
Lo terrò a mente. – borbottò quello, una volta che la figura dell’uomo era
scomparsa dietro al portone, prima di lanciarsi su uno dei divanetti presenti
nell’enorme sala – Che strazio… Non bastavano Potter e gli amici dell’allegra
compagnia, ci dovevano pure essere una preside psicopatica ed un professore
visionario qui dentro! –
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
America
– Periferia Nord di Manhattan, Bronx
Amy
aveva lasciato la scuola senza dire niente a nessuno: se qualcuno l’avesse
cercata in camera sua, un incantesimo che aveva fatto alla maniglia della porta
avrebbe riportato alla memoria di questo “qualcuno” un impegno improrogabile e
da svolgersi assolutamente dalla parte opposta della scuola… Difficilmente
qualcuno avrebbe varcato la porta della sua camera quella
sera!
Si
trovava di
fronte ad una vecchia villa, le pareti esterne erano coperte dai graffiti delle
numerose bande del quartiere e come sempre Amy, senza farsi troppi problemi su
dove si trovasse, decise di addentrarsi all’interno
dell’edificio.
-
Noto con piacere che hai deciso di mostrarti al pubblico…
Non dovresti essere, che so io, in mezzo ai canguri? – a parlare era stato un
ragazzo sulla ventina, portava un taglio di capelli “militare” ed aveva una
cicatrice all’altezza della tempia che terminava sotto al
mento.
-
E tu Nate? – disse lei appoggiandosi al cofano di una macchina su cui era
rappresentata una fenice stilizzata – Dove hai lasciato la tua tutina arancione
da detenuto? L’ultima volta che ti ho visto ne portavi una che ti stava davvero
bene. –
Il
ragazzo ridacchiò appena prima di avvicinarsi alla rossa: - Sono uscito su
cauzione, non che ci sia voluto molto… L’ultima volta che sei stata qui Daniel
ha detto che era troppo pericoloso per te. Hai deciso di disubbidire al tuo
amato cuginetto? – dal suo metro e ottanta di statura, si poteva dire che la
sovrastava di almeno una trentina di centimetri ma ne l’uno ne l’altra
sembravano più farci caso da tempo.
Lei
scoppiò a ridere e gli domandò se ricordasse una sola occasione in cui aveva
davvero ascoltato quello che diceva suo cugino e la risposta del ragazzo non
tardò ad arrivare: - Che io ricordi non è mai successo… Quindi non è questo il
giorno in cui comincerai a farlo giusto? –
Parlarono
del più e del meno fino a quando Amy chiese a Nate se avesse qualcosa da farle
fare… Non sarebbe rientrata alla Holy Grail prima delle otto e doveva pur
impegnarsi in qualcosa!
- Che domande fai, sai che abbiamo sempre
qualcosa da fare qui dentro… Vieni, questa l’ho tenuta apposta per te. – e la
condusse in un’altra stanza dove, sotto ad un enorme lenzuolo bianco, si trovava
una Audi R8.
-
Non ne avevi mai vista una così da vicino, vero? – le chiese lui, accendendo le
luci, notando con quando interesse la ragazza stesse esaminando la
macchina.
-
Se la pensi così ti sbagli di grosso. Mi è capitato spesso di guidarne una ma
non sono una patita delle Audi quindi ho lasciato perdere l’acquisto. - disse
lei mentre si avvicinava al cofano della macchina prima di voltarsi verso il
moro – Perché me lo chiedi? –
Nate
scrollò le spalle e le disse che la sua era semplice curiosità: - Quindi sono
vere tutte le voci che circolano sul tuo conto? – ed attese con impazienza una
risposta dalla rossa che però, ghignando tra se e se, lo liquidò con un
banalissimo “forse” che lo confuse ancora di più… Tuttavia, in quel momento,
avevano entrambi altro a cui pensare: - Credi di poterla sistemare?
-
Amy
spostò lo sguardo, dal magnifico cilindro del motore al ragazzo, che continuava
ad osservarla con attenzione mentre metteva le mani un po’ dappertutto in cerca
del problema.
–
Credo di poterla finire entro stasera. - ed iniziò a frugare nella cassetta
degli attrezzi in cerca di una torcia con cui poter illuminare meglio le parti
interne del motore - Ora dovresti andare, no? Ti ho visto parecchio indaffarato
di là. E poi qui ho tutto quello che mi serve. -
-
Va bene… - rispose lui avviandosi verso la porta – Ti mando uno dei miei per
darti una mano. – ed uscì, lasciando la ragazza da sola con la macchina.
Si
voltò chiudendo il cofano: se quella macchina aveva un problema sicuramente non
era colpa del motore.
Poco
dopo un ragazzo sui vent’anni si fermò a pochi passi da lei e si presentò: -
Hei… Ciao, io sono Tyler. Nate ha detto che ti devo aiutare a sistemare questo
gioiellino. – e si infilò le mani in tasca, in attesa di sentire cosa voleva
sapere da lui la ragazza che Nate gli aveva presentato come “la Volpe di
Manhattan”…
Se
era la stessa ragazza di cui parlavano ultimamente era davvero fortunato anche
solo a trovarsi nella sua stessa stanza!
Amy
non perse tempo in ulteriori chiacchiere e cominciò subito a parlare di “lavoro”
con il moro: - Allora Tyler, puoi darmi con precisione i danni di questa? Ho
dato un occhiata al motore ma non mi sembra avere problemi di quel tipo quindi…
Sono nelle tue mani: dimmi tutto quello che sai! –
-
Certo. – e prontamente, il ragazzo, fece il giro dell’auto - Come prima cosa, le
sospensioni sono saltate. – e mentre parlava, l’auto fu sollevata verso l’alto,
permettendo alla rossa una visione migliore del danno.
Con
la torcia riuscì ad individuare praticamente subito la rottura della molla
secondaria: - Ecco qua… Dimmi una cosa, stavate scappando e non avete visto i
dossi o avete pensato bene di darvi al fuori strada? –
Tyler
ridacchiò per le parole della rossa ma non diede una risposta certa a quella “mezza domanda” prima di
riprendere la sua spiegazione: - Non ne siamo sicuri ma crediamo che ci sia il
condotto terziario intasato. Potrebbe essere sabbia? –
-
Non credo, macchine così sono abituate a sopportare certa rena… Anche se visto
come sono conciate le sospensioni non sono più sicura di nulla. – e cercò
qualcosa tra gli attrezzi che le potesse servire a sostituire il pezzo… Afferrò
chiave inglese e cacciavite da un cassetto ed insieme al ragazzo smontò la
ruota.
- Potesti accendere qualche altra luce? Non
vedo niente qui sotto. – gli chiese Amy, stesa sopra una tavola di legno con le
ruote, mentre allentava qualche bullone… Tyler cliccò sugli interruttori
fulmineo e gli sfuggì una risata nel notare che lei aveva il viso sporco di
grasso.
Probabilmente
quando si era passata la manica della tuta sulla fronte non si era accorta di
tutto il grasso che le era finito addosso e non aveva fatto altro che peggiorare
il danno.
-
Sicura che non ti servo a nulla? – chiese lui, ad un certo punto, notando che la
rossa non gli aveva ancora chiesto niente fino a quel
momento.
-
Il silenzio basterebbe. – rispose lei mentre lavorava al livello della terza
asse di sospensione, allentando e stringendo alcuni
componenti.
Tyler
si allontanò e prese a giocare con un cubo di Rubik… Aveva capito che il suo
aiuto non serviva affatto alla “Volpe” quindi preferì lasciarla lavorare in
santa pace.
Le
servirono quasi tre ore per ricompattare le sospensioni della ruota destra
anteriore, fortunatamente la sinistra era a apposto… Ma doveva ancora
controllare lo scarico.
I
meccanismi interni erano ben visibili dalla vetrata che dava bellezza e
spettacolo sulla parte superiore dell’auto… ma era tutto finto; il vero motore
era complesso, ruvido, dispersivo e nascosto bene.
Con
altre tre ore di lavoro, in cui stavolta l’aiuto di Tyler fu necessario,
finirono il lavoro… entrambi decisamente esausti.
Amy
era seduta al posto di guida: il piede premuto sull’acceleratore mentre provava
lo scarico con potentissimi rombi assordanti.
Tyler
ascoltava il ruggito della macchina seduto al posto del passeggero, il suo cubo
irrisolto ancora tra le mani, mentre ad ogni rombo borbottava tra se e se un
“che figata”.
-
Siamo stati proprio bravi. - la ragazza scese sorridente dalla macchina e chiuse
la portiera notando che l’attenzione del moro, una volta finita l’attrattiva del
lavoro andato bene, era stata nuovamente catalizzata dal
rompicapo.
Amy
controllò il suo orologio: alla Holy Grail erano ormai le 23.30 passate… Si era
persa la cena e almeno fino a mezzanotte c’erano i prefetti in giro per la villa
a controllare i corridoi quindi niente rientro; tanto
valeva mangiare una pizza in compagnia prima di rientrare.
Si
avvicinò al ragazzo e gli sottrasse il gioco: con quattro abili mosse aveva
completato i sei lati del cubo, sorprendendo completamente il povero
Tyler.
-
Ma come hai fatto!?! –
-
Adesso andiamo… Il mio corpo reclama del “cibo-spazzatura” per arrivare a
domani. – e gli rilanciò il gioco tra le mani,
allontanandosi.
s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s-s
Holy
Grail School – Torre Nord
Senza
bene sapere come, Amy non era rientrata alla HGS prima delle otto meno venti e
una volta oltrepassata la porta della sua camera si era fiondata in bagno: era
certa che l’unico rimedio che aveva per riprendersi dal devastante pomeriggio
passato al garage di Nate fosse una bella doccia bollente.
*
Merda, merda, merda! Speriamo che nessuno si sia accorto della mia assenza di
ieri sera. Dio che sonno… Sono in straritardo e non posso nemmeno chiudere
occhio per cinque minuti! Spero soltanto di non addormentarmi in classe
altrimenti oggi una punizione non me la leva nessuno. * e mentre la rossa si
rilassava temporaneamente, sotto al getto caldo dell’acqua, un incantesimo
materializzava i libri della giornata nella sua tracolla. Nel
giro di cinque minuti si asciugò i capelli, indossò la divisa e raggiunse la
mensa per bere quanto più caffè possibile.
Dopo
la quarta tazza di caffè gli ammonimenti di Lily cominciarono: – Se vai avanti a
bere tutto quel caffè ti verrà un infarto prima dei trent’anni! – e mentre
distoglieva lo sguardo dalla sua copia del Fattucchiere, le caraffe di caffè
presenti sul loro tavolo furono rispedite alle cucine, per impedire alla rossa
di berne ancora.
Amy
alzò la testa dal tavolo, due occhiaie marcate erano comparse sotto i suoi
occhi, persino la voce era ridotta a poco più di un sussurro: - Se non fosse per
questo… – ed indicò la sua tazza - Sarei già svenuta per il sonno da un pezzo
quindi ti pregherei di lasciarmi trangugiare caffè fin che morte non
sopraggiunga. – e strinse a se la sua tazza, scoccando un occhiata non troppo
amichevole all’amica – Ne tu, Lily Pendragon, ne nessun’altro riuscirà ad
allontanarmi dal caffè! –
Althea
ed Abigayle si scambiarono uno sguardo preoccupato… Amy era forse uscita di
senno?
Althea
le suggerì che forse sarebbe stato meglio per lei tornare in camera dal momento
che non sembrava in grado di sostenere le lezioni ma la rossa non sembrava
d’accordo: rispose che sarebbe andato bene e che quello sarebbe stato un altro
noioso mercoledì scolastico.
Abby
però decise di rincarare la dose: - A me sembri un filino paranoica stamattina…
Sicura di stare bene? –
Una
strana risata uscì dalle labbra della rossa, aveva un “che” di lievemente
isterico che non fece presagire nulla di buono alle altre tre: - Io? Certo che
si… È tutto nella norma! – ma quando una mano si posò sulla sua spalla, questa,
con uno scatto fulmineo aveva bloccato il povero Ian: una mano lo obbligava a
tenere il volto premuto contro il tavolo mentre l’altro gli bloccava un braccio
dietro la schiena – Oddio… Scusa Ian! Credevo fosse qualcun altro! – e liberò
immediatamente dalla “scomoda posizione” l’amico che aveva ammesso di non
volersi mai trovare nei panni di quel qualcun altro… Anche solo per evitare i
suoi scatti d’ira mattutina.
-
Sei convinta adesso? Tornatene a letto e riposa, in questo stato sei più
pericolosa che utile. Ti copriamo noi con i professori… Non sarà difficile
inventarsi una scusa. – la riprese Abigayle, raccogliendo le sue cose, pronta ad
affrontare le due ore di trasfigurazione che le aspettavano – Un ultima cosa:
dal momento che ti devo coprire pretendo di sapere dove sei sparita per tutto il
giorno. –
Amy
scrollò le spalle: - Io non sono scomparsa nel nulla… Ho solamente trovato
qualcosa di più interessante da fare. Sapete che dopo un po’ i pettegolezzi mi
annoiano quindi mi sono data ad attività alternative. – e notando gli sguardi
dei suoi compagni, che sembravano impazienti di scoprire “cosa” esattamente
l’avesse costretta ad entrare in modalità eremitica, spiegò in cosa era
consistito il suo pomeriggio alternativo – Non c’è poi molto da dire… Sono
andata nel Bronx a riparare macchine rubate, ho sfidato una banda di malavitosi
a basket e ho mangia una pizza con degli ex detenuti. Tutto qui.
-