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Autore: Amore    01/09/2011    1 recensioni
La famiglia Cullen vive la sua vita spensierata ormai da troppo tempo. Ora è tempo che nuovi inattesi personaggi entrino nella sua vita, sconvolgendola ancora una volta. Sarà stata la sfortuna di Bella a mettere di nuovo in pericolo la sua famiglia?
Una cosa è certa, tutto quello che la Meyer ha lasciato in sospeso lo risolverò io con una travolgente e insensata storia d’amore. Buona lettura popolo di Efp ^^
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Renesmee Cullen, Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Capitolo2: QUESTO È L’INIZIO DELLA MIA FINE
 

Adoravo quel piccolo lago, mi era piaciuto fin dall’inizio ed era diventato il mio luogo di pace. Io e Cat ci eravamo trasferiti lì da poco, come sempre non ci saremmo rimasti molto tempo. Dovevamo ripartire subito e velocemente prima che qualcuno ci trovasse. Per noi due queste poche settimane non erano state un ritorno a casa -di casa non ne avevamo mai avuta una. Erano solo una piccola vacanza che ci aveva regalato Tom.
Più pensavo a lui, più la mia mente si riempiva di domande.
Dove sei Tom? Cosa stai facendo? Perché non sei ancora tornato? È andato tutto bene in Alaska? Quando capirai che fare una stupida telefonata ogni tanto non fa male a nessuno?
Quell’ ottuso uomo ci aveva lasciato soli in quella casa ormai da due settimane senza uno straccio di informazione.
«Dai ragazzi fatemi un sorriso.. non è la fine del mondo se vi riposate un po’.. » disse scompigliandomi i capelli.
«Tom ti prego portami con te. Ti potrei essere d’aiuto, non è certo un gioco questo.. tu non puoi..»
«Cat finiscila abbiamo già deciso.»
«No, qui l’unico che ha deciso sei tu! Io devo venire, per riportarti in dietro.  Lo sai, tu .. tu non sei in grado di difenderti.. sei un imbranato..»
Tom ed io scoppiamo a ridere.
«Non fate così.. Leo perché stai in silenzio! Di a Tom che ho ragione. Io devo andare con lui!!»
Ormai stavamo discutendo da giorni, o almeno Cat discuteva. Tom doveva andare a trovare un amico in Alaska per fare delle ricerche. Era fondamentale questo viaggio e io e Cat non ci saremmo mai tirati in dietro, se non fossimo stati costretti.  Tom aveva deciso che, per la nostra incolumità, era meglio rimanere nascosti per un po’. Ovviamente chi doveva rimanere nascosto ero io. Ne Tom e ne Cat erano in pericolo, rischiavano molto solo se stavano vicino a me.
«Cat se tu devi “assolutamente” andare.. allora devo venire anche io. Sai per riportare indietro entrambi.. » chiusi gl’occhi e alzai le spalle per l’evidente conseguenza.
«No!» gridò Cat «assolutamente no! Tu non puoi venire, stiamo andando a trovare un vampiro non te lo ricordi. Tu devi restare qui, nascosto. Io devo andare con Tom. Fine della storia.»
Io sbuffai. A volte mi faceva sentire così inutile. Quasi un penso.
«Ma Cat se tu vieni con me chi protegge Leo?!» domandò Tom con un dono beffardo.
Cat rimase a bocca aperta, e visto che stavamo correndo si bloccò.
«Cat che succede?» domandai. Aveva sentito qualcuno? Mi avvicinai e lo poggiai una mano sulla spalla per tranquillizzarla.
Lei piegò in giù la testa e la scosse. «Niente, non è successo niente.» poi mi guardò negl’occhi «Va bene.. io resto con te. Tu sei più imbranato di lui» e sorrise.
Io rimasi un po’ interdetto dalle parole di Cat, ma poi l’abbracciai.
L’abbracciai perché in quel momento non potevo fare altro per consolare me stresso. Sempre, da quando ero nato, la mia incolumità era venuta prima di tutto e Cat si era arruolata in questa crociata. Per quanto odiassi che sacrificasse la sua vita per cercare di salvare la mia, non potevo che rimanere ogni volta sconvolto quando sceglieva me, a lei o a Tom; era sbagliato lo so, ma lei era mia e di nessun altro. Che egoista che ero, mi sentivo sollevato nel sentirla così vicina a me. Eppure, credetemi, l’avrei spinta mille volte tra le braccia di Tom per allontanarla.
Lei mi strinse forte avvolgendomi la vita con le sue braccia.
«Sei una stupida lo sai?» le sussurrai all’orecchio. E lei annui.
«Ora che è tutto risolto.. ricominciamo a correre. Dobbiamo arrivare alla frontiera prima che spunti il sole.»
«Si signore» dicemmo in coro io e Cat e, mano nella mano, ricominciammo a correre.
Quella era stata l’ultima volta che avevamo parlato con Tom. Arrivati alla frontiera ci aspettavano due auto che avrebbero preso due direzioni diverse.
L’ansia si sostituì velocemente alla rabbia. Con una spinta andai sott’acqua e cercai di svuotare la mente. Li sotto tentai di ritrovare la pace. Era tutto così spettacolare che non ci volle molto; i pesci dai mille colori nuotavano tra le alghe selvagge senza paura. Ogni volta mi perdevo in quella meraviglia, fino a che l’ossigeno me lo permetteva. Risalii in superficie e  mi rilassai sul pelo dell’acqua. Chiusi gl’occhi e cercai di godermi il sole in santa pace.
Avevo perso la cognizione del tempo quando la sentii arrivare. Un suono così famigliare che era inconfondibile.
«Leo.. leo mi senti!» Cat.
«No» dissi io.
«Ah ah ah.. spiritoso. Esci dall’acqua, vieni a fare colazione..» disse con un tono materno che non consentiva repliche.
«Non ho fame Cat..»
«Devi mangiare invece imbecille!» disse alzando la voce di qualche ottava.
Mi avvicinai al molo per vedere se si era veramente arrabbiata. Lei, vestita con un pantaloncino e una maglia bianca smanicata , aveva le mani sui fianchi e il busto in avanti. I suoi capelli d’orati ricadevano lunghi e ribelli sulla schiena mentre gl’occhi azzurri erano baciati dal sole.
«ahaha.. lo sapevi che quando sei arrabbiata assomigli una zuccheriera?!» non la smettevo di ridere.
«Cosa? Io una zuccheriera.. cosa vuoi dire che sono grossa!!» Cat diventò rossa in volto.
«No dai Cat stavo solo scherzando..» appoggiai le braccia sul pontile. «Cosa hai preparato di buono..»
Prima di rispondermi passarono alcuni minuti. Se l’era presa, e presto o tardi me l’avrebbe fatta pagare. Mise il broncio e venne a sedersi vicino a me. Le mani sul legno rovente e i piedi in acqua, poi mi guardò.
«Niente.. non ti ho preparato proprio niente. Se vuoi vieni e ti cucini quello che vuoi.. così impari»
«Ma come.. tu hai detto che.. e stamattina stavi facendo tutto quel rumore..»
Lei girò la testa e si mise a prendere il sole.
«Ho sentito l’odore del caffè non negarlo..» dissi puntandole il dito contro.
«Ho fatto solo il caffè.. prima stavo facendo le valige.»
«Ah» dissi con un tono che non esprimeva emozioni. Saremmo partiti subito allora. «E quando partiamo?»
«Oggi pomeriggio.. così non dovremmo fare tutto di corsa» disse lei tristemente.
«Okei»
Congiunse le mani e se le portò sulle gambe. A quel punto notai che si era portata una grande mela rossa.
«Allora hai deciso cosa mangiare..» disse sorridendomi per scacciare i suoi pensieri.
Annui.«Una bella mela rossa» dissi con un sorriso a trentadue denti.
«E no caro!» si alzo in un secondo. Fece un passo in dietro e addentò la mela.«Se la vuoi, vattela a prendere..» e giratasi incominciò a tornare a casa.
«Sei una peste..» le dissi.
«Lo so.. ho preso da te!» urlò lei, che già era entrata nella boscaglia.
 
Da un paio d’ore ci eravamo messi in macchina. Avevamo lasciato la casa e il lago; come sempre Cat lo aveva scritto su un albero. “Il gatto e il leone sono stati qui”. Per lei era diventata una tradizione le piaceva lasciare un ricordo nei posti che visitavamo. Diceva che così ci saremmo rimasti per sempre. Io lo sapevo che per lei era un modo per ricercare la sua –la nostra- casa. Aveva uno spirito molto avventuriero, ma a volte non bastava. Non bastava neanche a me.. quanto avrei desiderato una vita tranquilla e monotona, soprattutto per lei.
Al volante percorrevo un’autostrada baciata dal tramonto del sole. Risi all’idea che era illegale quello che stavo facendo. In teoria non avevo il permesso dallo stato di guidare, avevo ancora quindici anni, ma non vi preoccupate mancava solo un mese al compleanno.. e poi non conta molto l’età se non si ha la patente.
«Leo accelera» disse Cat che accanto a me aveva lo sguardo perso tra le montagne.
«Perché.. non avevi detto che potevamo fare con calma.»
«Lo so.. ma ho un brutto presentimento. Meglio che arriviamo in albergo entro oggi così non avremo problemi»
Tom, poco prima di partire, ci aveva dato l’indirizzo di un hotel nel Montana. “Leo ci vediamo tra qualche settimana qui.. voi godetevi un po’ di sole e non mettetevi nei pasticci”. Mi aveva detto dandomi le chiavi della casa e della macchina.
«Ti manca non è vero..» dissi a Cat.
Lei annui e le sue guance si imporporarono.
«Non ti preoccupare manca poco» le sorrisi.
Arrivammo in albergo la sera tardi. Avevo spinto al massimo l’acceleratore sfiorando i centosessanta e ce l’avevamo fatta. La camera era già stata prenotata con due mesi d’anticipo,  la 206, una tripla. Voleva dire che Tom aveva intenzione di rimanerci per un po’.
Appena entrammo ovviamente Cat si lanciò sul letto.
«Sono distrutta!»
«Ma se non hai fatto niente! Io ho guidato per quasi dieci ore.. e sto portando da solo tutte le tue valige..»
«Non fare storie..» sbadigliò «mi sta salendo un sonno..» si rigirò su un  fianco.
Io mi liberai dalle valige, aprii il frigo bar e presi una bottiglietta d’acqua. Bevvi generosamente e poi mi volta per controllare Cat. Era seduta sul letto con un foglietto in mano e un sorriso a trentadue denti stampato sul viso.
«Cosa hai trovato il menu del servizio in camera?» le dissi sorridendo.
Lei subito scosse la testa. «È Tom!»
Sgranai gl’occhi e istintivamente sorrisi. «Leggi dai..» la incitai.
«Cari Cat e Leo,
(Cat prima di iniziare vorrei farti notare che ho messo prima te così non ti arrabbi)..»
«ahahha» scoppiai a ridere.
«Non ridere, è stato carino»
«Si carinissimo guarda.. quell’uomo ha paura di te! Lo capisco.»
«Smettila» Cat era diventata tutta rossa. «Vuoi che te la legga oppure no?»
Annui e con le mani mi cucii la bocca.
«Bene.. allora.. spero che la casetta vi sia piaciuta. Era dei miei e ci andavamo in vacanza d’estate spero che vi abbia portato un po’ di tranquillità. Se state leggendo questa lettera vuol dire che sono in ritardo. Non vi preoccupate va tutto bene. Chiamo ogni giorno in albergo per sapere se siete arrivati perché devo dirvi una cosa. Non posso scrivervela per ovvi motivi..»
«Perché?» dissi.
Cat alzò lo sguardo e disse «Non è la sua scrittura. Forse deve aver dettato la lettera al reseption..» Io annuii.
«È molto probabile.. continua a leggere per favore..»
«..Non posso scrivervela per ovvi motivi ma presto ve la racconterò. Se c’è qualche problema c’è un cellulare nel cassetto del comodino con un numero in rubrica. Chiamatemi e non fatemi stare in pensiero.
 Se la lettere la trovata Cat allora le dico di approfittare delle terme dell’albergo e della fantastica palestra che ho scelto per lei. Oh veramente!! Non ci posso credere. Non ci posso crederee… C’è la spa.. c’è la spaa!» Cat aveva incominciato a saltare sul letto.
«Stai attenta a non romperlo.. » le dissi entrando nel bagno. Mi rinfrescai un po’ poi ritornai nella camera. Cat stava rileggendo la lettera.
«..ma finisce così?» le chiesi.
«Oh quello che c’e scritto dopo non ha importanza..» disse.
«Perché?» chiesi con un tono un po’ malizioso. Mi buttai sul letto. Lei istintivamente si strinse il foglio al petto.
«Perché.. non ha scritto nient’altro!»
«Ne sei sicura..» mi alzai sulle ginocchia «Cat.. cat dammi la lettera.. fammi leggere..» le sorrisi.
«No!» le sue braccia si strinsero ancora di più.
Volevo leggere! Inizia a farle il solletico «..dammi la lettera Cat!..»
«No..ahahah no ti prego..ahahah» pochi secondi e cedette.
Con il foglietto in mano, tutto tronfio, mi misi in piedi sul letto e dissi «allora leggiamo questa parte poco importante, che non è mai stata scritta.. » mi schiarii la voce.
Cat si alzò e cercò di strapparmi via il foglietto, ma avendo qualche centimetro di svantaggio, non ci riuscì.
 «..Se invece la sta leggendo Leo allora ti prego di sopportare ancora per un po’ quella piccola peste e ti assicuro che arriverò il prima possibile. Con affetto il vostro sventurato Timothy.» lessi tutto d’un fiato. E poi scoppiai a ridere. Cat si riprese il foglietto e se lo nascose.
«Che carino.. non è vero Cat non è stato dolcissimo..» iniziai a canzonarla.
«Uffa Leo smettila se no lo chiamo subito e gli dico di tornare perché sono io a non sopportarti più. C’è il rischio che ti uccida io stessa…» disse lei con un tono decisamente alto.
Le strinsi la vita e la trascinai sul letto. La feci raggomitolare accanto a me la stinsi al mio petto.
«Scusa..  se prometto che non lo faccio più, tu non mi ucciderai, vero?» le chiesi.
«No. Però devi fare il bravo» disse lei. Aveva chiuso gl’occhi e appoggiato la testa sul cuscino. Era veramente distrutta forse anche lei aveva passato la notte in bianco.
«Buona notte»
«Notte..» mi disse lei.
«Cat..?»
«Si?!»
«Lo sapevi che sei ancora più bella quando ne parli.. cioè diventi tutta rossa e..»
Lei spalancò gl’occhi e poi urlò «Leo!», io iniziai a sogghignare. «Su alzati, mettiti il pigiama, spegni la luce e stai zitto.. che voglio dormire!» si girò dall’altro lato e tirò gran parte della coperta dalla sua parte.
 
«Cat andiamo a fare una passeggiata? Ho visto un bel sentiero a qualche kilometro da qui..» le dissi abbassando il giornale che avevo in mano.
Eravamo seduti al bar perché avevamo appena ricevuto la telefonata di Tom. Ci aveva parlato del suo viaggio in Alaska dicendoci che era tornato un paio di giorni in brasile, ci avrebbe raggiunto domenica in hotel e ci avrebbe raccontato un po’ di novità. Noi lo avevamo rassicurato che la vacanza era andata bene e non c’era successo niente. A causa del brutto segnale e della costosa telefonata chiudemmo dopo poco.
Cat, che stava sorseggiando un drink tutto colorato, annuii. Era al settimo cielo.
«Mi devi spiegare come fai a bere quella schifezza..» indicai il liquido azzurro nel suo bicchiere.
«Tu non capisci proprio niente.» disse lei chiudendo gl’occhi e sorseggiandone un altro po’. «Sa di nuvola.. ti fa sentire leggero e felice.»
«Perché tu hai mai assaggiato una nuvola, scusa?» le dissi alzando un sopracciglio.
«Cosa c’entra questo! Se la potessi assaggiare sono sicura che assomiglierebbe a questa meraviglia.» disse lei sollevando il bicchiere.
«Tu non hai qualche rotella..» le dissi e mi rituffai nel giornale.
Cinque minuti dopo sentii la sedia di Cat spostarsi. «Allora questa passeggiata?» mi chiese. Io annui subito. Uscimmo dalla sala e ci dirigemmo verso il giardino dell’albergo che confinava con un piccolo boschetto.
«Rendiamola un po’ più interessante. Dopo la dormita di ieri sera ho bisogno di sgranchirmi un po’.» disse Cat. «Una bella corsetta mattutina fino al sentiero chi arriva prima decide le canzoni in macchina per la prossima settimana.»
«Le canzoni in macchina? Non è molto allettante.» le dissi.
Lei mi guardò un po’ male «Leo concentrati sul correre che l’altra volta hai fatto pena.. eri una lumaca..»
«Signorina.. pronta a rimangiarti queste parole.»
Lei di tutta risposta scoppio a ridere.
«Facciamo che ci vince riceve uno schiavo per il prossimo mese. »
« E ovviamente lo schiavo è il perdente..» aggiunse Cat.
Io annuii. «Bene ci sto!» disse lei e ci stingemmo la mano. Io sorrisi trionfante. Ero decisamente più veloce di lei.
«Cat però non vale barare.. niente poteri speciali.. solo gambe e muscoli!» puntualizzai. «Ufffa va bene» disse Cat.
Mi concentrai, nessun umano era interessato a noi. Una coppia di adolescenti correvano verso le piscine. Una vecchietta portava il suo cane dall’altra parte e un cameriere tornava nel ristorante, mentre una signora affacciata alla finestra aveva appena chiuso la tenda.
«Bene non ci vede nessuno.» dissi. «Pronta?»
Lei mi sorrise e poi disse «Via!».
Correvamo più veloce della luce. Fianco a fianco. Per pochi secondi era in vantaggio lei, per altrettanti io. Eravamo veloci, più veloci di un essere umano e anche di un normale vampiro. Dopo cinque minuti arrivammo all’imbocco del sentiero in perfetta parità.
Nessuno dei due rallentò. Entrammo nel fitto del bosco senza seguire il sentiero. Gli alberi che spuntavano irregolari dal terreno e il suolo irregolare iniziarono a farci rallentare. Cat era rimasta in dietro.
«Cat ti manca il fiato..» le urlai senza voltarmi per non perdere il vantaggio. Per questo rimasi a dir poco sconvolto quando la vidi  superarmi dall’alto. La peste era salita su un albero e con un salto aveva recuperato lo svantaggio superandomi anche di qualche metro.
«Leo stai attento a non perderti per strada.. se non mi vedi più, ci ritroviamo in albergo..» disse lei ridendo.
E no quella piccola peste aveva bisogno di una lezione. Iniziai ad aumentare la velocità e poi salendo su un tronco che era caduto al suolo, sfruttai anche io la gravità e recuperai subito lo svantaggio. «Cat vincerò io lo sai..»
«Leo fai meno lo sbruffone e pensa a correre.. lo vedi il fiore rosso davanti a noi..bhe quello è il nostro traguardo.. » sorrise lei aumentando la velocità. Ma io non mi feci trovare impreparato e non le permisi di superarmi.
«Per prima cosa voglio che ti fai un bagno in quella sostanza azzurra che odi tanto» disse Cat «Poi voglio che ti stiri da solo le tue cose per almeno quattro mesi così vediamo se impari.. o se ti rimangono magliette..»
«Cat fai meno la sbruffona e pensa a correre.. » le dissi superandola.
«Okei Leo come vuoi tu..» Eravamo perfettamente in parità a pochi metri dal traguardo, quando sentii le mie gambe piantarsi al suolo. Il mio corpo immobile vide Cat tagliare il traguardo.
«Ora che ho vinto la posso fare la sbruffona?!» disse Cat odorando il fiore rosso simbolo della sua vittoria.
«No.. al massimo puoi fare l’imbrogliona.» dissi.
«Dai Leo non ti arrabbiare. Ti ho bloccato solo per due secondi.. scusami ma la tentazione era troppo forte.»
«Non vale..» le dissi e le diedi le spalle. Le mi salto sulla schiena e si aggrappo al mio collo.
«Leo non puoi tirarti in dietro abbiamo fatto un patto!»
«Si ma avevamo anche deciso di non usare le nostre abilità. Mi hai stretto la mano..!»
«Tecnicamente quello l’abbiamo deciso dopo la stretta.. quindi non vale.» disse Cat tutta trionfante.
«Te lo mai detto che sei una peste!» le dissi prendendole bene le gambe che aveva stretto alla mia vita.
«Si e anche più di una volta.. e io ti ho detto che mi devi regalare una macchina per il compleanno?»
«Cosa?» le chiesi io.
«Oh no così non ci siamo.» Cat scosse la testa «Regola numero uno: mi devi sempre mostrare rispetto.» Io spalancai gl’occhi. «Regola numero due: io sono l’unica padrona che servirai. Regola numero tre..»
«Ne esistono tante di queste regole..?» chiesi.
«Certo! Non mi interrompere. Regola numero tre: non interrompermi mentre parlo e accetta sempre di buon grado quello che dico.»
«Sono costretto..» bisbiglia..
«Non bisbigliare cose cattive sulla tua padrona. Aggiungila alla numero tre.. »
«Si padrona..»
«Bene vedo che impariamo in fretta» disse Cat ridendo.
Mentre lei continuava il suo monologo io iniziai a incamminarmi verso l’hotel. Non aveva senso ritornare sul sentiero, avremmo attraversato il bosco in diagonale arrivando subito a casa, cioè in albergo. Il bosco era stranamente silenzioso.  Era da un po’ che non vedevo ne sentivo animali in giro.
«Leo» sentii Cat irrigidì. Scese subito dalle mie spalle, mi prese la mano e disse bisbigliando «Dobbiamo correre.. subito», era sconvolta.
Iniziammo a correre di nuovo ma questa volta non c’era adrenalina a muovere il corpo, ma paura. Con il doppio della velocità di prima correvamo per scappare.
«Chi sono?» sputai tra i denti.
«Non lo so.. penso nessuno che ci conosca.. non li riconosco.» disse Cat con un tono di voce spezzato.
«Sono quattro, due da nord e due da est.. » dissi.
«Dobbiamo correre..»
«..verso dove?» chiesi io.
«Sud verso la città..» disse Cat dopo pochi secondi.
«La città non li fermerà Cat!»
«Si ma almeno li ci potremo nascondere e chiamare Tom..»disse lei.
«Va bene. Allora dobbiamo accelerare.»
I nostri inseguitori erano veloci, più veloci di quanto mi aspettassi, ci sapevano fare sul rettilineo ma noi secondo dopo secondo acquistavamo vantaggio. Portai Cat più a est, ci saremmo avvicinati di poco a loro ma il bosco era più scombro e saremmo passati prima.
«Leo c’è ne un altro a ovest..» Disse Cat. Poi chiuse gl’occhi..
«No non ci provare.. niente poteri.. dobbiamo correre!» dissi prendendola per il polso e trascinandola per farle recuperare mezzo metro. Ora lei stava davanti e io dietro le proteggevo le spalle.
«Leo dividiamoci..» propose Cat.
«No!»
«..tu spostati verso destra io verso sinistra.. tra qualche metro c’è un biforcazione..» continuava Cat.
«Ho detto di no sta in silenzio e corri!» l’apostrofai.
«..ascoltami alla biforcazione, tu destra io sinistra, poi arrivato a metà della montagna taglia a sinistra e raggiungimi.. giriamo al montagna..» scossi la testa.
«Così ne avremo tre dietro e due a destra. Girata la montagna li avremo tutti dietro e sarà più semplice superarli.»
«Se continuiamo così ci accerchieranno.. va bene» dissi. «Non fare pazzie niente poteri te lo ordino.» lei annuì.
Arrivati alla biforcazione seguimmo il piano. Solo in quel momento mi accorsi che il braccio destro si staccava molto da quello sinistro. Avrei dovuto accelerare per non perdere terreno. Corsi al massimo delle mie forze. I piedi non toccavano mai terra e ogni albero caduto era un trampolino. Ad un certo punto sentii vicini i due vampiri dell’est. Mi spostai allontanandomi di qualche metro; ma poi il contatto visivo fu inevitabile. Un uomo alto e una donna bassina dai capelli corvini mi erano alla costole. Un ringhio mi uscii dal petto. Girai verso sinistra, dovevo raggiungere Cat. Li staccai con facilità anche perché la ragazza non era velocissima e quindi rallentava il compagno.
«Fermati ragazzo!» gridò uno dei due.
«Col cavolo..» risposi a bassa voce sicuro che mi avrebbero sentito ugualmente.
«Che impertinente!» rispose il ragazzo. Io accelerai staccandomi ancora di più da loro. Dovevo fargli perdere il contatto visivo. Sfruttai un grosso tronco per coprire il salto che mi portò tra i rami alti di un albero. Passai tra un ramo e l’altro e poi tornai sul terreno. Da averli dietro ora li avevo a ore 4, andava bene anche perché non se n’erano accorti. Continuai a correre. Sentii il battito di Cat a una centinaio di metro da me. Era ferma. Cosa le era successo?
Senza neanche accorgermene inizia a sfiorare i duecento chilometri orari.
 
L’avevo ritrovato in condizioni pietose ma alla fine era andato tutto bene. Il piano non aveva funzionato Cat era stata attaccata da un dei vampiri che però aveva continuato la ricerca lasciandola in un fosso. Quel vile le aveva quasi spezzato una gamba. Ero riuscito a trovare una grotta per nasconderci. Cat aveva perso i sensi.
«Cat mi senti..» meccanicamente le accarezzavo le guance. Me l’ero stretta al petto stando attento alla gamba. Era insopportabile per me vederla ridotta in quello stato. Cat.. cat svegliati! Voci diverse dentro di me le urlavano contro. Il mio volto si rigò di lacrime.
«Cat.. ti prego.» appoggiai una mano sul suo cuore. Batteva, un po’ velocemente ma non sembrava niente di grave. Forse aveva perso conoscenza per la gamba. La guardai era ridotta maluccio, ma niente che io non potessi curare. Mi  asciugai le lacrime, dovevo fare qualcosa. Loro erano li fuori e noi dovevamo scappare. Mi morsi un dito, poi lo infilai nella bocca ti Cat. Feci in modo che dalla ferita uscissero molte gocce e gliele feci ingoiare. Poi mi tolsi la felpa e le pulii un po’ la ferita. Piano piano vidi che si stava rimarginando, quando si chiuse feci un sospiro di sollievo. Spostai un attimo Cat  e mi avvicinai all’entrata della grotta. Non ero mai stato bravo ha rilevare gl’altri, concentrandomi percepii tre vampiri distanti un chilometro verso nord e altri tre più vicini che giravano per il bosco.
Allora ce n’erano degl’altri. Brutta cosa. Presi il cellulare, ma niente campo. Cosa dovevo fare?
Li fuori c’erano troppi vampiri, sei ne avevo contati, sperai non ce ne fossero altri nascosti. Dovevamo allontanarci il prima possibile e con discrezione quindi dovevo aspettare che Cat si svegliasse. Ma chi sa quanto tempo ci sarebbe voluto, lì fuori c’erano troppi nemici nascosti. Anche se avevo lasciato i nostro giubbotti nel bosco, in poco tempo ci avrebbero trovato. Mi avvicinai a Cat e la osservai. Stava dormendo.
Una sola era la cosa da fare, e per lei e Tom l’avrei voluta fare già da tempo. Presi la foto di noi tre che mi portavo sempre dietro perché la consideravo la mia casa, il mio posto sicuro, la girai e iniziai a scrivere.
 
Cat ci hanno trovato. Respira, calmati, andrà tutto bene. Quando ci siamo divisi c’è mancato poco che ti prendessero per fortuna sono arrivato prima io e ti ho portato al sicuro. Eri ridotta male ma ho cercato di stabilizzarti e ti dovresti sveglia tra qualche ora. Però credo che qualche ora non c’è l’abbiamo, almeno se io rimango qui con te. Mi dispiace Cat. Sono a caccia nel bosco e cercano me. Ora per piacere farai quello che dico io. Ti lascio il telefono, scappa, torna da Tom e iniziate a correre più veloce che potete. Non sarà difficile. A loro ci penso io, non vi dovrete più preoccupare. Ora tocca a te, sii felice e inizia a vivere la tua vita perché è la cosa più importante. Tom te l’affido proteggila più di quanto sono riuscito a fare io. Cat sei e sarai per sempre la mia metà, ricordatelo. Con amore il vostro Leone.
 
Misi foto e cellulare nella sua mano e le diedi un bacio sulla fronte.
«Ti amo, peste.» Le sussurai all’orecchio, lei fece un smorfia. Me la sarei ricordarmela così – non ferita e martoriata da un mostro – ma altezzosa e bellissima come era sempre stata.
Uscii dalla grotta senza voltarmi in dietro, avevo deciso. Staccai la mente e incominciai la mia ultima corsa.




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Olà avventurieri! Benvenuto al secondo capitolo, è un papiro lo so.. succedono un sacco di cose lo so.. non ci state capendo un cavolo lo so, ma pazienza io sono fatta così tengo tutti sulle spine. Spero che qualcuno continui a leggere perchè anche se la storia sembra un po' incasinata può valerne la pena! 
Ora credo sia il caso di ringraziare BlueWinter, che ha recensito lo scorso capito ( non vedo l'ora di sapere cosa ne pensi, spero di averti confuso ancora di più le idee, ahahah ^^) e Alliee che mi segue dall'inizio ( ho pastato un capitolo lungo così mi faccio perdonare per il prologo ;))
Bhe, buona lettura a tutti!!                                                                      Amore
   
 
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