Titolo: Facer
Fandom: COW-T!Verse
Pair: Donald Lancaster + Yorick Willington
Genere: Generale,
Sovrannaturale
Rating: Arancione
Avvertimenti: One-Shot,
What if, Non per Stomaci Delicati
Note: Prima di
tutto, ringrazio le splendide donnine che mi hanno recensita. In un fandom come
quello delle Originali mi sento come la matricola sfigata di turno, e un
po’ di supporto fa sempre bene.
Quindi grazie. davvero.
Poi, spero che il capitolo piaccia, anche se non tratta poi
argomenti così significativi. Alla fine, credo che la
particolarità di questa raccolta la si possa trovare nei personaggi, non
di più.
Altro punto, ho deciso di provare a continuare a scrivere su
questo universo, quindi è possibile che spiegherò cosa si siano
detti Yorick, Donald e William. Speriamo bene, ecco.
Ultimo appunto: Facer vuol dire batosta, duro colpo, difficoltà
improvvisa.
Facer
Era notte, a metà tra il
calare e il sorgere del sole, l’aria che frizzava pacata sul campo di
battaglia e il cielo scuro di nuvole.
Combattevano, i cavalieri piegati dal peso
dell’armatura e sostenuti dall’orgoglio del genere umano, le spade
tra le mani e gli elmi a coprirgli il viso. Era una battaglia che durava da
tempo, forse più di quanto ognuno di loro avrebbe voluto, e le cose non
andavano bene.
Yorick Wellington ansimò, sentendo il fiato
grattargli contro la gola secca, e un istante dopo deglutì silenzioso
nell’arricciare le labbra. Si muoveva circospetto, in quel pezzo di campo
erboso che era la sua area, sentendo il cuore pulsare con forza a ritmo dell’adrenalina
che gli scorreva nelle vene.
Il vampiro che gli stava davanti,
quell’ammasso di carne morta che portava il nome di Donald Lancaster e si
rifiutava di sbandierarne le origini, lo fissava a pochi metri di distanza con
un sorriso ad illuminargli il viso e le vesti rovinate a testimoniarne la
fatica.
« Allora » stava dicendo in quel
momento il non-morto, indietreggiando distrattamente di un passo. « Come pensi di risolverla questa storia, cavaliere?
»
Si muoveva lento, ora di lato e ora di nuovo verso
l’uomo, le braccia lungo i fianchi e le mani tese ad artigliare
l’aria senza un sibilo. Non portava armi, perché la forza e
l’abominio erano dalla sua parte, anche se avrebbe potuto. Sarebbe stato
tutto più facile, in effetti.
Yorick quasi non stette a sentirlo, troppo
impegnato ad osservare i suoi movimenti. « Quale
storia? » domandò, chiedendosi come potesse un essere così
privo di addestramento e tattica dargli tanto da penare.
Il sorriso del vampiro si accentuò,
mostrando i canini così bianchi da spiccare nel nero della notte. Non
c’era la luna, e alle loro spalle si stava scatenando una battaglia
così dura da far tremare le ossa.
Scattò in avanti e tese un braccio, il
cavaliere sollevò per istinto la spada e menò un fendente –
tagliò l’aria e null’altro, il corpo del più giovane
che scivolava fluido oltre la sua portata.
« Questa guerra. » rise
Donald, e Yorick si rese conto di non sopportarlo proprio per quella risata.
Era priva di vita, di sentimento. Come unghie che tagliavano il vetro, non esprimeva
altro che scherno ribollente di sfida. « Non
penserai mica di vincerla, ti pare? »
Il cavaliere si mosse di lato, lasciando scorrere
la punta della lama lungo il terreno secco. «
Non lascio morire i miei uomini senza un motivo, vampiro. »
Lo credeva davvero, nel dirlo, perché
quello che suo padre gli aveva insegnato era di non demordere, di combattere
fino alla fine – fino alla morte. Il Bene avrebbe sempre vinto sul Male,
in un modo o nell’altro.
Qualcuno urlò alle sue spalle, e il
clangore che ne seguì lo avvertì della perdita di uno dei suoi
uomini.
Yorick si chiese quanto tempo ancora sarebbe
passato, prima di una vittoria significativa.
« Vedi? » riprese a
parlare il vampiro, che non dimostrava più di una quindicina
d’anni. Troppo pochi, per poter rappresentare una reale minaccia. « Parlo di questo. Gli angeli lo hanno capito da un
pezzo. »
Lo sguardo del cavaliere si assottigliò
appena, sotto l’elmo pesante che simboleggiava la sua natura, senza
capire. Fu tentato di chiedere spiegazioni, ma quello che gli premeva di
più in quel momento era continuare a combattere. Così
avanzò bruscamente, un mezzo urlo di fatica e incitamento a seguirlo, e
menò un fendente. Il vampiro lo scansò così in fretta da
risultare irritante, Yorick non si lasciò scoraggiare e ruotò su
sé stesso per tagliare l’aria in un affondo laterale – che
sorprendentemente andò a segno con uno sibilo
acuto di carne tagliata.
« Per- per tutte le
prostitute di Londra! » gracchiò allora Donald, e Yorick ebbe il
sospetto che quel’imprecazione se la fosse
appena inventata. Lo sentì ansimare e indietreggiare bruscamente, ne
approfittò per tentare di infliggere un altro colpo – e tutto
quello che vide furono gli occhi neri come la pece del vampiro che si alzavano
di scatto per guardarlo, gelidi e fissi su di lui. « Provaci » gli
sibilò, una mano sul fianco e il busto chino in avanti. Avrebbe potuto sembrare una posizione di difesa, un qualcosa
dovuto al dolore e al peso della battaglia, ma il cavaliere ne vide la rabbia
pronta a scagliarsi su di lui come un animale inferocito.
Yorick avanzò bruscamente, serrò la
presa sull’elsa della spada e tirò indietro il braccio per
caricare il colpo. Il vampiro non si mosse, scosse appena la testa
–sorridendo senza allegria, come incredulo- e si rizzò sulla
schiena senza spostarsi, giusto in tempo per essere infilzato dalla vecchia
lama che tanto bruscamente lo fece indietreggiare – senza però
cadere.
Si sentì un sospiro, rantolante come se il
sangue fosse salito dallo stomaco del ragazzino fino alla stretta gola, e poi
non ci fu più nulla.
Donald scattò in avanti, perché la
morte era qualcosa che aveva troppo dentro per potersene lasciare sopraffare, e
allungando entrambe le mani le serrò contro il collo dell’umano.
Finirono a terra e la spada trapassò il più giovane come burro
fuso, il sangue prese a colare come tale e Yorick strinse gli occhi per il duro
impatto. Ansimò, perché l’armatura gli pesava tenendolo a
terra, e l’elmo rotolo lontano per via del vento che prese a soffiare con
forza sopra le loro teste.
Il più giovane sembrò tossire sopra
di lui, sputando qualcosa che il cavaliere sperò vivamente fosse sangue,
e riprese fiato così rumorosamente da sembrare appena emerso da una
lunga apnea.
« Porca… » cominciò a
dire, ma non volle concludere l’imprecazione. Non si mosse, restando
lì a pesare sopra il corpo del cavaliere –la mano stretta a tenere
l’elsa della spada ancora conficcata nella carne- e restò qualche
tempo a respirare pesantemente. Poi sembrò far schioccare la lingua,
sbuffare e tirarsi un po’ su.
« Visto? Non posso morire, cavaliere. »
Ne sembrava soddisfatto, e in un certo senso quasi
orgoglioso. Yorick lo fissò, più sorpreso di essere ancora vivo
che del resto, cercando qualcosa da dire.
« Nulla mi impedisce di provarci. »
bofonchiò poi in risposta, quasi scocciato. La battaglia infuriava
lontano dai loro sguardi, chiassosa come lo era una guerra in corso e ed
altrettanto incerta, e nessuno badava a quell’ammasso di carne sporca che
erano i due a terra.
Donald sorrise ancora una volta, piegando le
labbra in un ghigno storto, e quando l’altro fece per sollevarsi gli
premette una mano sulla spalla per tenerlo giù. «
Sei l’unico, a questo punto. »
« Questo parlare per enigmi comincia a
seccarmi » ribatté Yorick un istante dopo, ansimando per il
dolore. Fissò il cielo, alto e distante sopra le loro teste, il braccio
che cominciava a ribellarsi a quella stretta troppo ferrea sull’elsa
della spada. Ma il cavaliere non l’avrebbe mai lasciata andare, per
orgoglio e perché era la sua unica via di salvezza. Pensò che
avrebbe potuto approfittarne per tagliarlo in due, visto che c’era, ma la
posizione era troppo scomoda e aveva il sospetto che
la lama si fosse incastrata tra le costole.
« Nessun enigma » rispose con una
mezza risata il più giovane, la spada che si muoveva a ritmo del suo
respiro affaticato. « Dico solo che voi umani
siete gli unici a combatterci. »
« Questo non è affatto vero. »
Il cavaliere si corrucciò e fissò il vampiro, lo sguardo attento
ai suoi movimenti. «
« Veggente Veggente Veggente »
gli fece il verso Donald, tirando fuori la lingua come un moccioso. « State tutti ad ascoltarla come degli idioti, quando
l’esito di questa battaglia è così ovvio da darmi il
voltastomaco. »
C’era noia, nelle parole del vampiro, ma
anche una soffusa quanto malcelata rabbia. Allungò una mano con uno
scatto fastidioso e afferrò quella del cavaliere, gli strinse il polso
con così tanta forza da far cozzare i nervi tra di loro e sbuffò.
« Perché credi che gli angeli siano rimasti
così in disparte, tutto questo tempo? »
« Cosa stai… »
Il vampiro gli strattonò appena il braccio
come a voler richiamare la sua attenzione, come a fargli segno di tacere.
« Sta zitto » lo zittì seccato, improvvisamente di malumore.
Si portò il polso che teneva stretto tra le dita fino alla bocca, senza
però toccarlo. Si limitò a chiudere gli occhi ed inspirare,
silenziosamente.
Yorick si sentì improvvisamente e
terribilmente fuori luogo, a disagio. Non rabbrividì, perché
aveva un onore da difendere, ma cominciò a pensare più in fretta
di prima un modo per togliersi da quella situazione. L’unica cosa che gli
venne in mente fu di prendere tempo, almeno per il momento.
« Di cosa stai parlando? »
domandò quindi, forse troppo precipitosamente. In parte era curioso,
forse persino sospettoso, quindi quel parlare sarebbe davvero servito a
qualcosa.
Donald aprì gli occhi, puntandoli su quelli
castani del cavaliere, e arricciò le labbra in un sorriso senza denti.
« Davvero non ci avete pensato,
tu e la tua gente? » Sembrava divertito, in modo
quasi calmo e pacato, dispettoso. « Siete gli
unici che si agitano tanto, per questa inutile battaglia. Voi umani, voi
cavalieri e maghi. »
Fece una pausa, lasciando scorrere lo sguardo
verso il basso –lì dove l’argento della lama finiva nel
rosso della sua carne viva, senza possibilità di sanarsi- e
sembrò quasi distrarsi.
Yorick ansimò appena, perché il
braccio aveva preso a tremargli, e allentò di poco la presa
sull’elsa. Sapeva che se l’avesse lasciata andare sarebbe stata la
sua fine –non che la situazione attuale volgesse di più a suo
favore- ma tenerla ancora in mano non sembrava comunque portarlo da nessuna
parte.
Sperò almeno che il vampiro stesse
soffrendo, in tutto quello.
« A me sembra che voialtri stiate combattendo più
di tutti noi messe insieme, invece. »
tentò di provocarlo, per smuovere un po’ la situazione.
Donald sbuffò, stringendosi nelle spalle, e
corrucciò le labbra sottili in un broncio infantile. Tornò poi a
fissare il polso dell’uomo, lì dove la sua presa ferrea
costringeva le vene a scoprirsi.
« Combattere è il modo più pratico e veloce
per procurarci da mangiare. » replicò
atono, insoddisfatto. Lasciò scorrere i denti sulla pelle tesa
dell’altro e lo sentì trattenere un brivido. «
Ma non è questo il punto. »
Il cavaliere si chiese, non senza una certa
apprensione, quale fosse il punto e quanto velocemente ci avrebbe messo Donald
ad arrivarci.
« Voi umani non avete capito, invece, che non potrete mai
vincere. Né con incantesimi né con spade » picchiettò
un paio di dita sulla lama per sottolineare il concetto « perché
quello che criticate tanto a noi vampiri è la vostra condanna. » Si piegò appena in avanti, tirando
però il braccio dell’altro in modo da tenendo teso e oltre la
propria spalla. « Mortalità, cavaliere, voi umani siete così
dannatamente mortali. »
« E tu sei così dannatamente logorroico, Donald. » lo rimbeccò con dolorante esasperazione
l’uomo, agitandosi appena sotto il peso dell’altro.
Quello rise, di gusto e senza cuore, finendo con lo
scuotere la testa e sospirare. Si sporse verso Yorick, il riso che ancora gli
illuminava gli occhi, e mostrò la lingua nell’arricciare le
labbra.
« Allora, cavaliere. » lo richiamò,
il sangue morto che ancora gli scorreva dalla ferita. Lo fissò negli occhi,
silenzioso, e inclinò il viso di lato.
Il vento soffiò forte ed impetuoso,
attraversò il campo di battaglia come un grido straziante e poi
fuggì via, lontano da tutto quello che avrebbe potuto
accadere da un momento all’altro.
« Che si fa? »
English
Summer Rain
End