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Autore: Flaqui    02/09/2011    4 recensioni
Mery ha sempre voluto vivere in una favola, come quelle che amava tanto leggere da piccola, ma quando la sua favola personale si trasformerà in un gioco pericoloso che coinvolgerà tutte le persone a cui tiene, inizierà a rimpiangere la sua normalità.
Una nuova generazione di angeli dovrà fare i conti con il passato e risolvere la missione che i loro genitori non sono riusciti a compiere.
"Perchè il passato, prima o poi, ritorna. E ti chiede di pagare i conti che hai lasciato in sospeso..."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm just right here...'
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Capitolo 3
Mai cancellare un messaggio senza prima averlo letto… anche se è di tua madre!
(Non guardare giù)
 

 (Gas)

A volte credo che qualcuno lassù ce l’abbia seriamente con me.
Tutti sanno che i migliori amici dovrebbero appoggiarti sempre, in tutto e per tutto. Tutti sanno che se tieni gli occhi fissi sul tuo cellulare non aumenteranno di certo le possibilità che esso squilli. Tutti sanno che bisogna leggere i messaggi prima di cancellarli. Tutti eccetto io.

 

***

-Allora ci vediamo fra un ora!- esclama Mery salutandoci con la mano. Paloma si limita ad un alzata di mano, intenta come è a messaggiare.
L’eco delle ballerine scricchiolanti della brunetta ci segue per un bel po’.
Nico, sbuffa animatamente, tirando un calcio ben assestato ad una pietra, facendole disegnare un arco di traiettoria simile ad una parabola e facendola atterrare con cura sul vialetto dei Barck.
Perché Rocio non mi chiama?
Tiro fuori per l’ennesima volta il cellulare nella vana speranza di non aver sentito la suoneria di una chiamata, di un messaggio o di quello che sia.
Ma la foto di noi due che sorridiamo all’obbiettivo mi fissa dal display,  immobile, senza nessuna scritta “Chiamata Persa” ad accogliermi.
-Telefono guardato, non squilla mai- esclama Nico, seguendo il mio sguardo, e cacciandosi le mani in tasca.
Crollo il capo, scuotendo con forza la testa.
Rocio è la mia ragazza da quasi due mesi. È la persona più determinata, testarda, sconsiderata e assolutamente adorabile che io conosca.
-Lo so ma non è colpa mia- borbotto.
-E non pensare di chiamarla tu!- esclama il mio amico, alzando il dito come a blandire ogni tipo di protesta.
-E perché?- chiedo, anche se conosco già la risposta.
-Amico, se non sembri troppo assillante!-
E probabilmente lo sono. Il fatto è che io amo Rocio, la amo davvero e lei.. non lo so.. è come con la scuola. Io mi impegno troppo, faccio delle cose in più che in realtà potrei anche evitarmi, e alla fine il troppo stroppia.
Ma non voglio perderla.
-Ma io..-
-Gas, ascoltami per una volta. Non chiamarla. Senti chi è il migliore qui con le donne?-
-Se per migliore intendi uno che passa da una ragazza all’altra..-
Nico è quello che potrebbe essere definito un casanova. Insomma non ha la minima difficoltà con le donne, e questo è forse è dovuto al fatto che è cresciuto in una famiglia numerosa con molte sorelle.
Nel profondo del mio cuore credo che le uniche due donne per cui abbia rispetto siano sua madre e Mery.
Io invece sono cresciuto in un mondo completamente diverso. Sin dall’infanzia mio padre mi ha insegnato a vedere la donna come un essere superiore, non come un oggetto, declamando poesie e scrivendo canzoni. Nella mia effimera illusione e schema di timidezza ho continuato a osservare il genere femminile da lontano, ideando piani, conversazioni e immaginando scene da film, e lasciando l’approccio diretto e le esperienze concrete a Nico. Diciamo che se io sono la mente lui è il braccio.
Ed è così è continuata la mia vita, unico contatto con le donne dato dalla presenza di mia madre, delle mie zie, delle mie innumerevoli cugine e di Paloma e Mery. Anzi se devo essere sincero anche con loro mi sentivo a disagio.
Poi all’incirca quattro mesi fa ho conosciuto Rocio.
Lungi capelli biondi, aria di ribelle e labbra rosee. E allora mi sono sforzato, sono diventato quello che sono ora. Non mister personalità, ma per lo meno riesco a parlare con una ragazza senza arrossire.
C’è voluta una determinazione che non credevo di possedere per decidere di farla mia e vincere le sue resistenze.
Ecco perché lei è così importante per me. È stato il mio punto di riscatto, il fulcro del mio cambiamento, colei che mi ha fatto diventare un altro.
Non posso, né voglio perderla.
Il cellulare vibra, e per prenderlo lo faccio quasi cadere. No, non è Rocio.
È solo un messaggio di mia madre.
Lo cancello senza leggerlo e ritorno a sbuffare.
 
Casa mia è nel centro di Buenos Aires, ma circa a metà Maggio, inizio Giugno, ci trasferiamo nella villetta estiva vicino al mare.
Ed è il cancello di quest’ultima che Nico cerca inutilmente di forzare.
-È chiuso, diavolo!- esclama.
Cavolo. Ho dimenticato le chiavi.
-A mali estremi, estremi rimedi-
Nico si passa una mano fra i capelli, poi si allontana di alcuni passi dal cancello.
-Cosa stai facendo?- chiedo.
-Lo scavalco- spiega, prendendo la rincorsa e spiccando in un salto, aiutandosi a issarsi sulla cancellata, dai piccoli decori in ferro battuto.
Una volta in cima, rimane bloccato lì, immobile.
-Che c’è?- domando, mentre frugo ancora nelle mie tasche, alla ricerca di qualcosa, anche se non so nemmeno io di cosa.
-Mi sono incastrato!- borbotta –Vieni su e aiutami!-
-Non posso!-
Sono terrorizzato dall’altezza. E Nico lo sa benissimo.
-Dai!-
Sbuffo profondamente e nella mia mente sono quasi d’accordo con Paloma quando dice che il mio migliore amico è un completo idiota.
Prendo coraggio e a fatica mi isso sulla cancellata. Chiudo gli occhi, lasciandomi guidare dalla voce di Nico, che mi dice dove aggrapparmi.
-Ok, ora puoi aprire gli occhi-
E sono davvero lì.
Apro gli occhi e vedo Nico che mi sorride.
-Aiutami ora, su!-
Mentre con una mano sono ancora saldamente aggrappato ad un palo della cancellata, con l’altra mi avvicino cautamente a Nico. La camicia è rimasta infilata in uno degli spuntoni dei paletti.
Okey, mi ripeto, non guardare giù. Non guardare giù.
Non guardare giù. Non guardare giù.
Oh mio Dio, sto guardando giù!
La situazione subito precipita, il terreno sembra così lontano ai miei occhi, e gli spuntoni del cancello fanno così male..
Non so come succede, ma alla fine mi ritrovo per terra, sotto Nico, dall’altra parte della cancellata. Il mio amico ha la camicia completamente strappata e io ho una grande sbucciatura sul ginocchio.
-Gaston Ordonez!- l’urlo di mia madre penetra nel mio stato confusionale, scuotendo la mia sinapsi addormentata –Che cosa diavolo è successo?-
-Perché diavolo hai chiuso il cancello? Come facevo ad entrare, eh?- chiedo, irritato alzandomi.
Nico, si appoggia alla parete della villetta, ansimando.
-Ma se ti ho mandato un messaggio per avvertirti! Le chiavi erano sotto lo zerbino all’entrata!-
Cazzo.
Il messaggio.
Nico mi guarda, fulminandomi con gli occhi. Riesco quasi a sentire la sua voce che mi manda a quel paese.
-Messaggio.. io.. non l’ho ricevuto..- borbotto.
Faccio finta di controllare il cellulare è il mio cuore si ferma. “Una chiamata persa. Da: Rochi”
L’eco delle mie imprecazioni mentali si aggiunge a quello di Nico, mentre l’idea che qualcuno lassù ce l’abbia con me, si fa reale nella mia testa.
 
Dieci minuti dopo sono al telefono con Rochi.
Lei ride di gusto, quando le racconto della storia della cancellata e di Nico che bestemmia.
La sua risata mi fa sentire bene, mi fa sentire vivo.
-Ci vediamo questa sera?- chiede.
-Ti passo a prendere alle sette- sussurro.
-Ok- sento il suo respiro nella cornetta e mi verrebbe voglia di correre, correre veloce fino a casa sua e stringerla a me.
-Ti amo-
-Ti amo anche io-
Quando chiudo il telefono, mi appresto a guardare Nico, che davanti al mio armadio, guarda scettico i vestiti in esso contenuti, alla ricerca di una nuova camicia.
-Non una parola davanti a Paloma, chiaro?- esclama, mentre afferra la maglietta blu.
-È interesse questo?- chiedo, mentre lo fisso di sottecchi.
-No, è sopravivenza. Ce lo rinfaccerebbe a vita-
Io adoro Paloma, è come una sorella per me. Ma questa volta ha ragione. Ci prenderebbe in giro per sempre.
-Gas- mia madre spalanca la porta della mia camera.
Nico che si sta cambiando, si nasconde dietro l’armadio. È davvero esagerato.
-Nicolas esci fuori, non è un problema per me, quando eri piccolo ti ho visto nudo un sacco di volte- esclama mia madre, mentre Nico rosso dall’imbarazzo lascia il suo nascondiglio, infilandosi velocemente i nuovi vestiti.
-Gas, devi aiutarmi con la soffitta- mi lancia un occhiata eloquente.
-Assolutamente no- blandisco.
Da qualche giorno a questa parte le è venuta la smania di mettere a posto la soffitta. Tipo pulizie di primavera. La cosa non sarebbe tanto terribile se in quei trenta metri quadrati non fossero concentrati circa venti anni di spazzatura.
-Gaston Ordonez, tu mi aiuterai, che ti piaccia o no-
-Mamma, fra mezzora vengono Paloma e Mery, e alle sette devo uscire con Rochi!- protesto, mentre lancio lontano il pantalone stracciato.
-Bhe le ragazze possono aiutarvi!- esclama mia madre, cocciuta, poi prima che possa ribattere, lascia la stanza, sbattendo la porta alle sue spalle.
Nico si lancia sul letto, e afferra un giornale dalla pila che pende sul mio comodino.
-Bhe, hai sentito Valeria no? datti da fare Gas!- sorride sardonico, sfogliando una pagina.
-Ah! Ah!- esclamo io –Hai sentito mia madre, no? ha detto “aiutarvi” quindi devi sistemare anche tu!-
-E io cosa centro con la tua soffitta?-
-Bhe, in pratica tu vivi qui! E hai indosso la mia maglia preferita!-
Lo sguardo che mi rivolge è più evidente di qualsiasi altra bestemmia.




AngoloAutrice

Hola ragazzi..
questo qui sotto è Gas come me lo immagino io.. che ne dite?


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Sono molto, molto in ritardo ma questo capitolo non voleva proprio uscirmi..
che ne dite?
Brutali, mi raccomando...
Ringraziamento speciale a tutte voi che mi sopportate!
Fra

 
   
 
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