Il mattino seguente Sybille venne svegliata dalla voce della compagna di stanza Gabrielle,
“Maurice mi ha detto di dirti che ti aspetta nella sala colazione” mi annunciò con un tono di voce che non lasciava presagire nulla di buono.
“Perfetto mi preparo e scendo” rispose Sybille decidendo di fare buon viso a cattivo gioco.
Dopo aver indossato un paio di semplici jeans e una maglietta bianca, Sybille scese le scale per andare nella sala da colazione a vedere cosa stesse capitando.
Attraversò l’ingresso e, suo malgrado rimase a bocca aperta: Maurice stava lì,sotto gli occhi di tutti, proprio nel posto in cui lei solamente si sedeva con le sue amiche per fare colazione, in compagnia di Lèa una sgualdrinella del settimo anno. Dire in compagnia effettivamente è un eufemismo visto che i due avevano talmente tante parti del corpo appiccicate a quelle dell’altro che era difficile distinguere i loro reali contorni.
Non appena avvertì il silenzio che si era creato nella sala Maurice stacco bocca e mani dalla sgualdrinella e si voltò a guardare Sybille con aria di sfida:
“Bhe allora buon viaggio dolcezza” disse facendole l’occhiolino
“Grazie mille Maurice” rispose Sybille con aria altezzosa avviandosi verso l’uscita del castello.
I suoi bauli erano già stati trasportati davanti ad una delle enormi carrozze, insieme a loro era già pronta anche la piccola civetta nera che osservava con aria sdegnosa i ben più grandi animali alla guida delle carrozze.
Dopo aver dato un veloce bacio alla civetta e un grande abbraccio alla commossa Madame Maxime, Sybille salì sulla carrozza e partì senza nemmeno gettare un’ultima occhiata al luogo che per anni aveva chiamato casa.
In realtà,pensò, non gliene fregava niente di Maurice e della sua zoccoletta, ciò che veramente le bruciava e che lui avesse deciso di umiliarla pubblicamente, in una giornata per lei così importante.
Dopo un’oretta trascorsa in tali pensieri Sybille sbuffò e si mise a guardare il paesaggio sotto di lei.
Non amava pensare a cose che la facessero stare male, tanti le invidiavano quel suo inguaribile ottimismo lei spesso arrivava ad odiarlo considerandosi troppo fredda e superficiale.
Un po’ di chilometri più indietro Maurice si trovava in infermeria, non appena Arielle era venuta a sapere dell’accaduto non aveva saputo trattenersi e l’aveva riempito di sberle e maledizioni gettate puramente a caso.
Ora Maurice si divertiva a stare in infermeria con Lèa che gli faceva da crocerossina, dopotutto era la sua vendetta contro Sybille.
Sybille che era partita lasciandolo solo nel suo mare di guai, Sybille che aveva preferito se stessa a tutto quello che lui le avrebbe potuto offrire, Sybille che probabilmente l’aveva già cancellato dai suoi pensieri.
Indugiare su questi pensieri feriva profondamente Maurice che preferì abbandonarsi al sonno e alle carezze amorevoli della sua amica.
Anche Sybille si addormentò, sorvolando le campagne inglesi, e chissà forse nei sogni i due riuscirono a scambiarsi un addio più meritevole.