Note:
a)
Francia/Inghilterra alquanto light, ambientazione di
sfondo WWII –sono propensa a dire probabilmente dopo un bombardamento tedesco
su suolo inglese
b)
B) piccolo presente per la danna.
Perché di sì <3
c)
Vagamente senza senso. Ma spero possiate apprezzarla
comunque <3
Anglosaxon blood
Rosso.
Si
diede dell’idiota. Di che altro colore poteva essere, il sangue? Rosso, caldo,
e se era abbastanza fresco anche appicicaticcio. Se
era fresco, però, voleva dire che la ferita non era ancora completamente
chiusa.
Però…
era davvero così stupido, essersi aspettato, giusto per una frazione di
secondo, un battito di ciglia, che il suo sangue fosse verde come i prati
incolti delle sue pianure, o blu intenso come il mare che tanto amava e a cui
tanto agognava? Avrebbe avuto più senso.
Avrebbe
avuto più senso il fatto che Inghilterra sanguinasse, così. Mentre il rosso gli
apparteneva così poco, non gli donava neppure, e le pezze che odoravano di
ferro e sudore parevano così assurdamente irreali. Un controsenso.
Arthur
ebbe un sobbalzo, mentre anche l’ultimo lembo di una benda ormai usurata
scivolava lungo la pelle fino a terra, lasciando scoperto un taglio slabbrato
che gli deturpava la spalla. Rabbrividì, gettandogli una breve, brevissima
occhiata –ovviamente per constatare di persona le condizioni effettive in cui
verteva- e poi puntò lo sguardo fisso a terra, le folte sopracciglia che
assumevano una piega risoluta sopra gli occhi verdi.
Francis
abbozzò un sorriso smorto. Conosceva quell’espressione. Era praticamente
identica a quella che assumeva da bambino, quando a picchiarlo a sangue erano
stati i fratelli che adesso gironzolavano solerti per casa. L’unica cosa che
era cambiata stava nella smussatura della mascella, che aveva definitivamente
perso la morbidezza dell’infanzia e adesso che stringeva i denti formava un
angolo netto, secco.
Si
riscosse, concentrandosi nuovamente sulla morbida pezzuola umida di acqua e
disinfettante, e continuò a passarla con delicatezza infinita sulla ferita
rossa e gonfia, cercando di pulirla meglio che poteva. Individuò dei minuscoli
spasmi di sofferenza dalla contrazione irrequieta dei muscoli del braccio, ma
ogni volta che provò ad alzare lo sguardo verso il volto dell’inglese non
riuscì a leggervi il benché minimo segno di debolezza. Maledetto cretino.
Impegnato anima e corpo a mostrarsi superiore.
Non
trovò la forza effettiva di farglielo notare. Di stuzzicarlo, di esacerbare la
sua pazienza fino a farlo sbottare risentito, di suscitare una qualsiasi
reazione e poi gongolarsi nel pensiero di aver attirato,
ancora, la sua attenzione. D’altro canto, andava bene anche così. Lasciò cadere
la spugna, afferrando invece un rotolo di bendaggi puliti e accuratamente
conservati. Si sporse appena in avanti, allungando un braccio oltre il petto
nudo per afferrarne l’estremità e poter cominciare a svolgerlo, e Arthur ebbe
un altro sussulto. Stavolta, il contatto, seppur minimo, del gomito con la
spalla sana.
Scemo.
Ma quanto era scemo. Senza accorgersene Francis trattenne il fiato per qualche
istante, cercando di non far tremare le mani mano a mano che lavoravano, e si
sforzò di concentrarsi sul far sparire sotto tutto quel cotone bianco ogni
singola traccia del taglio e della carne lacerata, fino a ritrovarsi con un
quadrato di stoffa che non sapeva bene dove fermare. Si lasciò scappare un
singulto.
Che
idiota.
La
mano di Inghilterra si chiuse sopra la sua, sfilandogli il termine del
bendaggio dalle dita, e si affrettò a farlo sparire tra le pieghe del resto
della fasciatura, controllando che non si potesse spostare di un millimetro.
Francia si morse un labbro nell’estremo tentativo di non parlare, e voltò di
scatto il capo quando comprese che l’altro stava per cercare il suo, gli occhi
verdi che guizzavano sotto le palpebre appesantite dal poco sonno e dagli
incubi.
Inghilterra
sospirò, probabilmente innervosito. Francis non fece una piega, fingendo di
giocherellare con i rimasugli di cotone macchiati che aveva buttato per terra,
ma alla fine fu lui, stavolta, che non riuscì a frenare un sobbalzo.
Inghilterra si era mosso, di qualche centimetro, strisciando sul materasso, e
con tutta la scarsa naturalezza e la goffaggine di cui era dotato, aveva posato
il capo contro la sua, di spalla. Così, in silenzio, senza aggiungere altro.
Francis
sentì le labbra aprirsi per protestare o quantomeno dire qualcosa, ma non ne ebbe il tempo.
-Non
provarci- la voce di Inghilterra era talmente roca che aveva perso qualunque
traccia di minacciosità, ma non per questo suonava meno decisa –Fallo e ti
taglio la gola. Tieni chiusa quella maledetta bocca-
Indeciso
sul da farsi, se rivendicare il proprio diritto all’uso della parola o se
insultarlo pesantemente, lasciarlo andare di scatto e poi ritirarsi indignato
in camera sua, Francia si concesse qualche secondo di silenzio per rimuginarci
con calma; dopodiché si disse che le cose andavano prese come arrivavano senza
far troppo gli schizzinosi, e che un altro momento così non sarebbe arrivato
mai più. Così optò per tacere, sistemandosi un pochino meglio per stare più
comodo, e annuì compunto senza aprir bocca.
Solo,
si concesse che sulle labbra gli spuntasse un sorriso, mentre si chinava un
poco a posare un bacio lieve su quella zazzera debosciata di capelli biondi.