03/09/2011
2 recensioniFeci che scendere le scale di corsa, con i pantaloni della tuta e una canottiera bianca, prima di prendere le chiavi del SUV di papà, presi la sua giacca e la mia borsa; dovevo fare il possibile per arrivare in aeroporto, prima che lui partisse; doveva leggere la lettera, vedere che quello che provavamo non era sbagliato.
Guidai come una matta, superando il limite di velocità e bruciando qualche stop, passai anche con il rosso, almeno per una volta, quando arrivai al parcheggio parcheggiai tra due posti, mi avrebbero messo una multa, tranquillamente; a Londra mettono multe per tutto.Corsi fuori e andai appena sotto i tabelloni, l’unico volo per il New Jersey, era già all’imbarco, non ce l’avrei mai fatta, ma alla fine mi convinsi a tentare, in qualche modo.
Ovviamente ai controlli, trovai i primi intoppi.
“Devo passare, è una questione di vita o di morte” dissi, cercando di fare la melodrammatica, mi è sempre riuscita bene quella parte.
“Non posso signorina, torni indietro, per favore, ho sarò costretto a chiamare la sorveglianza” mi disse l’uomo che era in piedi davanti al metal detector.
“Ok, ascolti, le prometto che sarò qui da lei in men che non si dica, non sono una terrorista e non ho intenzione di salire sul primo aereo che capita” dissi cercando di essere persuasiva, quell’omone mi sembrava tanto simpatico, avrebbe ceduto.
“Signorina, non insista, la farei anche passare ma...” incominciò a dire, ma io lo bloccai, e sfoderai il mio miglior paio di occhi dolci barra disperati.
“Ascolti” dissi tirando fuori dalla borsa la carta d’identità, le chiavi della macchina e il cellulare “Le do tutto questo, così se non dovessi tornare indietro potrà denunciarmi alla polizia, farmi sequestrare la macchina, il SUV nero che occupa due parcheggio appena qui fuori e il cellulare, l’ultima chiamata è quella di mio padre; va bene? Può essere una garanzia?” chiesi.
“Ok, vada, ma si sbrighi, e ritorni in mezz’ora, non un minuto di più...” disse, io lo ringraziai velocemente e poi corsi verso il gate dove doveva avvenire l’imbarco.
C’era una quantità enorme di gente, non lo vedevo da nessuna parte, non riuscivo a trovarlo, fu lui a trovare me, arrivo alle mie spalle.
“Ivy, che ci fai qui?” mi chiese, era rigido, impalpabile; tutta recita insomma. Tirai fuori la lettera dalla borsa e gliela schiaffai sotto il naso.
La lesse due volte e alternava ogni riga al mio viso.
“Questa...”
“Me l’ha data mia madre, non so come abbia fatto ad arrivare lì” dissi “Il mio angelo custode, forse” e credevo e non credevo a quello che dicevo, ma ormai non potevo più avere barriere, ne avevamo passate fin troppe. Forse quello in cui credevo, in cui credo, non annulla necessariamente quello in cui non credo, forse sono mondi che possono coesistere.
“E poi ho visto la nonna” dissi “Demi, ho sognato lei e le ho parlato, era così reale, ed è venuta per me, ha parlato con me”
“Tutto questo è vero?” mi chiese, io sorrisi e mi avvicinai a lui.
“Vero come il fatto che io ora sia qui” dissi, poi mi sollevai sulla punta dei piedi per poterlo baciare, e fu un bacio liberatorio, lui lo ricambiò con trasporto e mi sembrò che finalmente anche noi potevamo avere il nostro lieto fine.
“Ti amo” disse “E per la prima volta so che è una cosa che provo io, e forse anche nonno, ma lo provo io. Ed è stupendo, sono libero”
“Siamo liberi” ribadì “E ti amo anche io”
Angolo dell'autrice:
Ringrazio tutti per le recensioni e anche per aver messo la storia tra le seguite e le preferite.
Volevo informarvi che da questa storia è stata tratta una delle mie originali, la prima che pubblicherò su EFP
e mi piacerebbe se voi passaste, la trama e i personaggi (ovviamente) sono stati cambiati.
Ivy. è il titolo della storia.
Penso che ricomincerò più avanti a scrivere ancora sui Jonas (:
Con l'inizio di ottobre probabilmente, ho pronte altre 2 FF! (:
Un bacione,
#StayStrong